Quattro morti al giorno
Continua la strage di operai
Manca la sicurezza, non vengono rispettate le leggi e il Governo non muove un dito

Una strage di operai senza fine, un bollettino di guerra che ogni giorno deve essere tragicamente aggiornato. Un elenco lunghissimo che comprende tutte le categorie: dall'edilizia all'agricoltura, sempre in cima alla lista, all'industria chimica, al commercio, ai magazzini della logistica, ai porti.
Nella sola giornata del 13 ottobre ci sono stati tre casi. Un operaio di 54 anni è stato trovato morto all'Ibl, azienda che produce compensati e pannelli in legno di Coniolo Monferrato, nell'Alessandrino. Aveva lavorato nel turno di notte e stava effettuando un controllo su una passerella. Il sospetto è che sia caduto da un altezza di circa tre metri, abbia battuto la testa e sia morto. Un'altra vittima nel trevigiano: un operaio edile di 48 anni, di Pieve del Grappa, è deceduto in un incidente all'interno di un cantiere a Caerano San Marco (TV). Secondo la prima ricostruzione, l'uomo è stato travolto da un pesante pannello in metallo, che gli ha causato lo schiacciamento del cranio.
Inoltre una donna di 58 anni che il 2 settembre fu travolta da un bancale nel magazzino dell'azienda dove lavorava, è morta all'ospedale fiorentino di Careggi dopo settimane di ricovero per i traumi e le lesioni subiti nell'incidente sul lavoro che avvenne in una ditta di stampaggio di materie plastiche a Scandicci (FI). Il titolare della ditta è indagato per omicidio colposo. Tra le ipotesi della morte di Tiziana Bruschi c'è quella di una manovra con un muletto che urtò una pila di bancali e uno di questi la colpì. Un altra donna, che si va ad aggiungere alla morte della giovanissima Luana D'Orazio (23 anni) di Prato e a quella di Laila, la quarantenne uccisa in provincia di Modana, entrambe schiacciate dai macchinari. Evidentemente non regge più nemmeno il luogo comune che le donne svolgono lavori meno pericolosi rispetto agli uomini.
Il giorno prima era deceduto Salvatore Ada, 55 anni, impiegato della "Toto Costruzioni", che stava eseguendo i lavori al cantiere autostradale del Viadotto Ritiro. I sindacati hanno proclamato uno sciopero regionale di 8 ore per l'ennesima morte sul lavoro in Sicilia. L'incidente è avvenuto sulla tangenziale messinese dell’autostrada A20 Messina-Palermo. Quando sono arrivati i sanitari, purtroppo, non c'è stato nulla da fare, perché Salvatore Ada era già morto. Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che l'uomo sia rimasto schiacciato nel corso di alcune operazioni di carico del jersey di cemento su un autoarticolato.
Il 15 ottobre altra giornata tragica. Un agricoltore di origine cinese è morto a Disvetro di Cavezzo (Modena), mentre lavorava nei campi. L’uomo, 49 anni, è caduto dal trattore in movimento ed è rimasto schiacciato sotto il giunto cardanico. Un autotrasportatore terzista è morto a Fossò, in provincia di Venezia. Si chiamava Romeo Bortolotto e abitava in zona. Una delle rotoballe che stava scaricando, del peso medio di circa 4-5 quintali, gli è finita addosso. A causa del colpo, il 64enne è caduto all’indietro, battendo violentemente la testa. A Monastir, in Sardegna, Un operaio di 60 anni stava caricando su un camion dei presidi sanitari da distribuire negli ospedali. Si trovava sulla pedana idraulica quando ha perso l'equilibrio finendo sul terreno sottostante dove ha battuto il capo. Ha riportato un trauma cranico e sarebbe morto sul colpo.
Il giorno successivo, un sabato, altri due morti. Un operaio di 37 anni a Lanciano (Chieti) stava lavorando per la Società Gasdotti Italia alla realizzazione del metanodotto Larino-Chieti. Dopo un sopralluogo nel canale dal quale era risalito insieme a un collega, è tornato sul posto per recuperare una mola. È stato in quel momento che una parete dello scavo ha ceduto, probabilmente a causa del terreno appesantito dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi. A S.Croce sull'Arno, in provincia di Pisa, un altro operaio di 47 anni è morto schiacciato da un escavatore mentre stava lavorando in una ditta di materiali edili, un suo compagno è rimasto ferito.
L'Osservatorio nazionale, attivo dal 1° gennaio 2008 certifica che i caduti sul lavoro nel 2021 al 15 ottobre sono stati complessivamente 1164. 566 sono morti sui luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade e in itinere che sono considerati a tutti gli effetti morti sul lavoro dalle Istituzioni. Il triste conteggio è presto fatto: quattro morti al giorno. Morti sacrificati al profitto capitalistico, a discapito della sicurezza, nonostante l'avanzamento tecnologico e nuovi sistemi dovrebbero favorire una drastica diminuzione degli infortuni, che invece sono in crescita.
Non si capisce l'ottimismo dei sindacati confederali (ribadito anche in piazza San Giovanni il 16 ottobre) per il brevissimo incontro (neanche mezz'ora) sul tema della sicurezza sul lavoro dove “il Governo assicura un forte intervento già nelle prossime ore”, che si riduce a un indefinito “potenziamento degli strumenti e organici negli ispettorati del lavoro”, e l'abbassamento dei parametri per la sospensione delle attività laddove non vengono rispettate le norme sicurezza e sul lavoro: “oggi c'era una soglia del 20% di lavoro nero, viene abbassata al 10%”. La realtà ci parla di lavoro precario, produttività messa davanti a tutto, scarsità di fondi e di personale per i controlli. Se non si combattono questi fenomeni, queste dinamiche, rimangono solo buoni propositi buoni per salvare la faccia alle istituzioni borghesi.


20 ottobre 2021