Il cancelliere austriaco Kurz indagato per corruzione
Costretto a dimettersi

 
Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha presentato la sera 9 ottobre le sue dimissioni dopo le notizie uscite nei giorni precedenti su una inchiesta della Procura anti-corruzione che lo vede accusato di aver commissionato con soldi pubblici alcuni sondaggi elettorali a lui favorevoli poi pubblicati dal quotidiano Oesterreich e dalla tv privata Oe24 , entrambi di proprietà della famiglia Fellner. “Le accuse sono false e lo dimostrerò”, dichiarava annunciando che sarebbe rimasto in parlamento come capogruppo e leader del Ovp, il Partito popolare che guida dal 14 maggio 2017, e indicava l’attuale ministro degli Esteri Alexander Schallenberg a subentrargli alla guida del governo di coalizione tra Ovp e Verdi in carica dal gennaio 2020. Insieme al cancelliere dimesso risultano indagati anche suoi stretti collaboratori dello staff stampa e il consulente Stefan Steiner, oltre all’ex ministra Sabine Beinschab.
Kurz è stato il più giovane ministro della storia di un Paese dell’Unione Europea, nel 2013 a 27 anni venne nominato ministro degli Esteri nel governo di coalizione guidato dal socialdemocratico Faymann, e il più giovane cancelliere della Seconda Repubblica in Austria con l'incarico ricevuto il 18 dicembre 2017, ma per ben due volte dimissionario, sempre per casi finiti all'attenzione della giustizia. La prima volta nel 2019 l'esecutivo era stato travolto da uno scandalo che riguardava il vicecancelliere Heinz-Christian Strache della formazione di destra della FPÖ, ripreso con delle telecamere nascoste mentre stava cercando di stringere accordi con presunti agenti russi in cambio di sostegno durante la campagna elettorale del 2018. Strache era stato condannato lo scorso agosto per corruzione ma anche Kurz era indagato con l’accusa di falsa testimonianza in merito a una sua deposizione sulla vicenda.
Il giovane cancelliere era stato successivamente coinvolto in un'indagine che riguardava Gernot Blümel, il suo braccio destro alla guida del ministero delle Finanze, che lo aveva chiamato a intervenire per dare una mano a risolvere i problemi con il fisco italiano di una società austriaca, il colosso del gioco d'azzardo Novomatic; la stessa società che era finita anche nelle indagini nella vicenda chiamata Ibizagate dell'ex vicecancelliere Strache. I guai giudiziari di Kurz non finivano qui e continuavano con una accusa di false dichiarazioni per aver minimizzato il proprio ruolo nella designazione di Thomas Schmid, allora segretario generale al ministero delle Finanze, a capo della Oebag, la holding delle partecipazioni statali. Proprio Schmid è al centro di un nuovo filone di indagini sulla base di suoi incauti messaggi chat del 2016 e 2017 che hanno portato la Procura a ipotizzare reati di corruzione e appropriazione indebita. Reati di cui Kurz sarebbe stato complice o istigatore.
Nello specifico l’allora ministro degli Esteri Kurz, con l’aiuto di Schmid e altri avrebbe avviato la scalata alla guida del partito Ovp e poi del governo aiutato dagli editori del quotidiano Österreich e della rete televisiva per mettere in cattiva luce il leader del partito e vice-cancelliere Reinhold Mitterlehner. Fra le altre è accusato di aver commissionato e pagato tramite Schmid coi soldi del ministero. La vicenda intanto mette in luce da parte di Kurz lo spregiudicato uso di tutti i moderni mezzi di comunicazione per scalare il potere dentro il partito popolare e per lanciarsi alla guida del paese.

20 ottobre 2021