Cala l'occupazione. Le donne più penalizzate
Meno occupati a tempo determinato. Prezzi su del 2,6

I dati Istat confermano che le conseguenze della pandemia sono andate a colpire in maniera più forte le donne, a questo non si sottraggono i numeri relativi all'occupazione. Secondo l'Istat nel mese di agosto rispetto al mese precedente si sono registrati 80mila occupati in meno di cui, ben 68mila risultano essere donne.
L'Istat ci dice anche che rispetto allo stesso mese di un anno fa, cioè agosto 2020, gli occupati sono 162mila in più. Se vogliamo però allargare il quadro temporale vediamo che i saldo rimane negativo. Fino al 2019 assistiamo a un graduale, seppur lentissimo aumento dell'occupazione che si arresta a metà anno (quindi prima della pandemia) iniziando poi a calare. Dopo un drammatico abbassamento nel 2020, equivalente alla perdita di circa un milione di posti di lavoro, nel 2021 inizia la risalita che però nei mesi estivi si è arrestata. Tirando le somme rispetto al periodo precedente alla pandemia ci sono quasi 400mila occupati in meno.
Tornando ai dati di agosto, l'Istat cerca di spiegare il calo con le particolarità legate a questo mese. Se però da una parte va considerato il fatto che in molti possano aver rimandato la ricerca di un nuovo lavoro, allo stesso tempo ci domandiamo dove sia andata a finire l'annata straordinaria del turismo italiano proprio nel suo mese clou, che in certi settori dovrebbe aver portato maggiore occupazione.
Nonostante infatti da luglio il governo abbia avviato lo sblocco, seppur parziale, dei licenziamenti, a crollare non sono i contratti a tempo indeterminato, ma quelli a termine, molto diffusi nel settore turistico. L’emorragia occupazionale continua a riversarsi sui contratti più precari, concentrati nel commercio e nei servizi, tra i settori più in sofferenza. Su 80mila occupati in meno, mancano all’appello 62mila rapporti a tempo determinato, a fronte di 13mila rapporti stabili e 4mila autonomi in meno.
È proprio per questo motivo che le lavoratrici sono le più colpite dal calo dell'occupazione. Alle donne, assieme ai giovani, sono riservati la maggior parte dei contratti a termine e in generale i lavori precari e meno tutelati. Perciò, nonostante lo sblocco dei licenziamenti dal 30 ottobre sarà generalizzato per tutti, sono loro che continuano a subire le maggiori conseguenze. La fascia d’età in cui il tasso di occupazione cala maggiormente (-0,4%) è quella 25-34 anni, soffrono anche i 35-49enni, tra i quali gli occupati diminuiscono di 29mila unità e che in un solo anno perdono 134mila posti di lavoro.
Il calo congiunturale dell'occupazione si riflette quasi completamente sull'aumento dell'inattività mentre il tasso di disoccupazione ad agosto resta stabile al 9,3%. Altro dato allarmante è quello legato al confronto a livello continentale. Il tasso di disoccupazione è sceso nella zona Euro al 7,5% dal 7,6% di luglio e l'Italia si è confermato il paese con il più alto tasso di senza lavoro dopo la Grecia e la Spagna. La situazione è ancora peggiore se si guarda al tasso di occupazione dato l'alta percentuale di inattivi nel nostro Paese.
Anche se in questo momento il Covid-19 non sia in una fase di ascesa, i suoi effetti continuano a riversarsi sulle donne e sulle lavoratrici in particolare. A partire dalla cronica carenza di strutture scolastiche e per l'infanzia, con funzioni ancor più ridotte per la pandemia, con il personale sanitario (a larga maggioranza femminile) colpito dal virus, con i servizi alla persone in maggiore difficoltà (in aumento con il Covid-19) accollati a loro per la mancanza di servizi e strutture pubbliche. A tutto questo si aggiunge la perdita del lavoro, all'essere relegate a mansioni sottopagate o lasciate come esercito di riserva dei disoccupati.
Contemporaneamente l'Istat ci dà un'altra “bella notizia”. L'inflazione segna a settembre un rialzo su base annuale del 2,6%, toccando il massimo da ottobre 2012 mentre i prezzi rallentano lievemente rispetto ad agosto (0,1%). La crescita dei prezzi, annota l'istituto, continua ad essere trainata dai beni energetici che, guarda caso sono esclusi dal calcolo del computo dell'inflazione dei contratti nazionali di lavoro.
Ma anche i prezzi del carrello della spesa "accelerano nuovamente, registrando un aumento che rimane però inferiore alla metà di quello riferito all’intero paniere". Nel dettaglio il rialzo dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona - quello che viene definito il paniere del "carrello della spesa" - salgono passa +0,6% a +1,2% e quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto da +2,4% a +2,8%.

20 ottobre 2021