Era l'uomo di fiducia del governo Conte 2
L'ex commissario Arcuri indagato per peculato per le mascherine

 
L’ex commissario straordinario all’emergenza Covid-19 nonché attuale amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, già indagato dal 9 novembre 2020 dalla Procura di Roma per corruzione e abuso d’ufficio, risulta iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di peculato dallo scorso gennaio nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisto per 1,25 miliardi di euro di 801 milioni di mascherine, risultate poi non a norma da succesivi controlli, importate in Italia dalla Cina durante la prima ondata pandemica, nel 2020.
Avevamo dato conto delle numerose indagini della magistratura in tutta Italia, durante la gestione di Arcuri, sulle forniture sanitarie legate alla pandemia su Il Bolscevico n. 9/2021 e n. 10/2021: nel primo dei due articoli citati, intitolato 'Inchiesta sulle mascherine acquistate da Arcuri ', si dava espressamente conto delle vicende che hanno portato poi lo stesso Domenico Arcuri ad essere iscritto nel registro degli indagati, e lo stesso articolo si concludeva con l'evidente considerazione che sarebbe stato “evidente che, prima o poi, anche Arcuri dovrà rispondere di questi fatti ”, e infatti l'ex commissario, uomo di fiducia del governo Conte 2, sarebbe stato messo sotto indagine dalla Procura di Roma il successivo aprile.
L’indagine della Procura romana che ha coinvolto Arcuri – e insieme a lui il suo stretto collaboratore nella gestione commissariale, Antonio Fabbrocini, che aveva il ruolo di responsabile unico del procedimento d'acquisto - ha ad oggetto tangenti per oltre 77 milioni di euro percepite dai mediatori che curarono le commesse da 801 milioni di mascherine per un costo di 1,25 miliardi di euro con tre consorzi cinesi tra marzo e aprile 2020.
Nell'ambito della stessa indagine sono poi indagate, a vario titolo, per i reati di traffico di influenze illecite, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio e frode in pubbliche forniture altre nove persone: il giornalista Mario Benotti in qualità di presidente del consorzio Optel Gruppo Partecipazioni spa e dell’azienda Microproducts, la sua convivente Daniela Guarnieri in quanto amministratore delegato di Microproducts srl, l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi che è titolare della società Sunsky srl, il banchiere sammarinese – ex amministratore delegato della Banca CIS - Daniele Guidi, il mediatore ecuadoriano Jorge Solis, l'ex segretaria al ministero delle Infrastrutture, Antonella Appulo, l'amministratore fittizio della società Guernica srl, Dayanna Andreina Solis Cedeno, l’avvocato internazionalista milanese Georges Fares Khozouzam, e infine Francesca Immacolata Chaouqui, faccendiera già coinvolta nello scandalo Vatileaks.
Per la Procura di Roma gli unidici indagati costituivano un vero e proprio comitato d’affari, una consorteria composta da “freelance improvvisati desiderosi di speculare sull’epidemia ” e “capace di interloquire e di condizionare le scelte della Pubblica amministrazione ”, come si leggeva già nella richiesta di sequestro della Procura, accolta dal Giudice per le indagini preliminari di Roma, a seguito della quale furono sequestrati lo scorso 17 febbraio a Roma e a Milano conti correnti, quote societarie, beni e immobili di lusso, riconducibili a otto indagati e a quattro società - Sunsky srl, Partecipazioni spa, Microproduts srl e a Guernica srl - per un valore di oltre 70 milioni di euro.
Il 27 febbraio 2021, poi, Mario Benotti e Jorge Solis sarebbero finiti, su richiesta della Procura e su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, agli arresti domiciliari a seguito dei riscontri investigativi emersi a seguito dei sequestri.
La ricostruzione della Procura romana è contenuta, tra l’altro, nella rogatoria internazionale inviata il 2 febbraio scorso e integrata il 4 marzo con ulteriore documentazione – quando già sia Arcuri sia il suo stretto collaboratore Fabbrocini erano stati iscritti nel registro degli indagati con la nuova accusa di peculato – alle autorità sammarinesi, e specificamente al Tribunale Unico della Repubblica di San Marino e al Segretario di Stato per la Giustizia, perchè i magistrati italiani volevano acquisire elementi sui movimenti dei conti correnti intestati al sammarinese Daniele Guidi, uno dei personaggi coinvolgi nell'inchiesta.
Mario Benotti, sfruttando le sue relazioni personali con Arcuri – si legge nel testo della rogatoria internazionale trattata dal Commissario della Legge Elisa Beccari – si faceva prima promettere e quindi dare indebitamente da Andrea Vincenzo Tommasi, il quale agiva in concorso previo concerto con Daniele Guidi e Jorge Solis, la somma ” di circa 12 milioni di euro, che costituisce, secondo la Procura romana, il profitto della “remunerazione indebita della sua mediazione illecita, siccome occulta e fondata sulle relazioni personali con il Commissario, in ordine alle commesse di fornitura dispositivi di protezione individuali ordinate dal detto Commissario alle società cinesi Whenzou Light, Whenzou Moon-Ray e Luokay ”. Tommasi, Guidi e Solis, secondo i magistrati italiani, si erano occupati di individuare e contattare le tre aziende cinesi, e per quel lavoro hanno ricevuto in cambio circa 65 milioni di provvigioni.
Il sospetto dei magistrati romani è che Arcuri e il suo stretto collaboratore Fabbrocini fossero consapevoli che parte dell'importo di 1,25 miliardi di euro destinati ai tre consorzi cinesi, circa il 6%, non fosse destinato all’acquisto dei dispositivi di protezione, bensì alle commissioni destinate agli intermediari, e la rogatoria indirizzata alla Repubblica di San Marino si prefigge proprio l'obiettivo di individuare la traccia di fondi riconducibili ad Arcuri e Fabbrocini nel territorio di quello Stato.
Il Commissario della Legge di San Marino, Elisa Beccari, si è messo subito al lavoro e nel giro di pochi mesi ha potuto fornire ai colleghi italiani ulteriori elementi di indagine che vanno ad aggiungersi a quelli già in loro possesso, tanto da consentire a questi ultimi di convocare lo stesso Arcuri lo scorso 16 ottobre dai magistrati per essere sottoposto a interrogatorio, dopo che il giorno precedente erano state sequestrate, su disposizione degli stessi magistrati, un numero ingente di mascherine oggetto del reato presso la struttura commissariale nazionale e le sedi regionali della Protezione civile.
Le indagini documentali – recita il testo del decreto di sequestro scritto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma – hanno dimostrato come una considerevole porzione dell’intera fornitura sia stata validata sulla base di una sistemica sostituzione dei test-report, i quali inizialmente le accompagnavano, con altri ”, che però riportavano “una data non già successiva ai primi, come sarebbe accaduto se si fossero ripetute le prove di laboratorio, ma antecedente la fornitura “, ossia, secondo il magistrato romano, la validazione delle mascherine ha “quasi sempre seguito, e non anticipato, i pagamenti delle forniture, cosicchè le strutture Inail e Iss a supporto del Cts si sono trovate nella scomoda condizione di dover sconfessare, in caso di giudizio negativo, pagamenti con denaro pubblico già erogati ”.
Insomma per l'uomo di fiducia del governo Conte 2, e al tempo del governo Prodi nel 2007 fortemente sponsorizzato da D'Alema, il percorso giudiziario si preannuncia tutto in salita.

27 ottobre 2021