Ciclone mediterraneo si abbatte sulla Sicilia e sulla Calabria e provoca morti e distruzione
Catania sott'acqua

 
A partire dal 24 ottobre scorso una forte ondata di maltempo seguita da un vero e proprio ciclone mediterraneo – denominato Apollo - hanno devastato per alcuni giorni la Sicilia e la Calabria, con precipitazioni pari a quelle che si registrano in sei mesi.
In Sicilia la situazione ha assunto tale gravità da indurre la Regione a deliberare lo stato di emergenza con l'attivazione della protezione civile, del Genio civile e del Corpo forestale, ed è stato richiesto al governo di dichiarare lo stato di calamità.
Particolarmente grave è stata la situazione nel catanese dove si sono contati tre morti (uno a Gravina di Catania e due a Scordia), numerosi smottamenti, allagamenti, fiumi di fango, crolli ed esondazioni di corsi d'acqua.
La situazione più grave si è avuta a Catania, devastata nella giornata del 26 ottobre da una vera e propria bomba d'acqua: completamente allagate numerose piazze e vie cittadine, sommerse auto, inondati negozi, case e scantinati, completamente allagato e invaso da detriti e acqua l'ingresso dell'ospedale Garibaldi Nesima.
Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, ha dichiarato in conferenza stampa: “sono stato nel centro storico e in alcuni quartieri periferici e non avevo mai visto immagini di devastazione simili ”.
Nelle stesse ore una mareggiata ha provocato danni sul lungomare di Furci Siculo, in provincia di Messina, devastando e trascinando in mare parte di un marciapiede insieme ad alcuni alberi, transenne e segnaletica.
A partire dal 28 ottobre, poi, il ciclone Apollo ha investito il siracusano, provocando la chiusura di strade e l'esondazione di fiumi e torrenti, interrompendo i collegamenti stradali e ferroviari in varie parti della provincia.
Oltre che a Siracusa, dove ci sono stati numerosi allagamenti di case e locali e cinque alberi sono caduti per il fortissimo vento, forti criticità si sono registrate ad Augusta, rimasta a lungo isolata dal resto della provincia, con la chiusura di un tratto autostradale della Catania-Siracusa.
Negli aeroporti di Catania e di Palermo molti voli sono stati cancellati o dirottati e anche il collegamento con le isole Eolie i collegamenti marittimi sono stati interrotti per alcuni giorni a causa delle forti mareggiate che impedivano la navigazione.
Anche Alcamo, in provincia di Trapani, è stata colpita da una bomba d'acqua che ha allagato strade, abitazioni, negozi e magazzini, danneggiando anche alcune auto travolte dalla furia dell'acqua, con gravi disagi alla viabilità.
In Calabria, soprattutto in provincia di Reggio Calabria, i danni sono stati minori e per fortuna nessuna vittima, ma le piogge intense hanno provocato lo straripamento di fiumi e torrenti mentre altri sono a rischio o sotto osservazione: particolarmente gravi sono stati gli straripamenti del fiume Bonamico, in località Pace a San Luca, e del torrente La Verdea a ridosso della statale 106, tra Bianco ed Africo, con l'allagamento di terreni agricoli circostanti, mentre a Seminara alcune piccole frazioni sono rimaste prive di energia elettrica e a Roccaforte del Greco si è verificata una frana sulla strada provinciale ad un chilometro dal centro abitato.
Alla fine, tra il 29 e il 30 ottobre, il ciclone Apollo ha perso potenza, lasciando sulle zone colpite ingenti danni, soprattutto all'agricoltura: verdure e ortaggi marciti, piante di agrumi abbattute e la raccolta delle olive ormai mature, interrotta, con danni incalcolabili per le aziende.
Gli eventi più devastanti – ha precisato in una nota la Coldiretti - si sono verificati a Linguaglossa in provincia di Catania dove domenica sono caduti 320 millimetri per una durata di 18,5 ore, mentre lunedì a Catania le precipitazioni sono durate 8 ore con la caduta di 127 millimetri di acqua e martedì sono caduti 98 millimetri con una durata della pioggia di ben 7 ore ”.
La stessa Coldiretti non ha risparmiato critiche al governo: “I fatti di Catania – ha affermato in una nota Stefano Masini, responsabile Coldiretti per l'ambiente - dimostrano che siamo dinanzi a una fase nuova e del tutto inesplorata degli effetti dei cambiamenti climatici e devono indurre le istituzioni a un cambio di passo e di mentalità per garantire la messa in sicurezza dei territori e delle attività produttive ”. “Situazioni che la legislazione attuale, pensata per il controllo di eventi ordinari – ha concluso Masini - non è più in grado di governare ”.
Le critiche della Coldiretti sono tutt'altro che infondate, perché in Sicilia il 92,3% dei comuni ha parte del proprio territorio a rischio frane e alluvioni con i terreni che non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando allagamenti e smottamenti. Una situazione che peggiora in Calabria dove si sale addirittura al 100% dei comuni.

3 novembre 2021