Campobasso, Roma, Firenze
Le istanze di base del PMLI appoggiano ed esaltano il discorso di Scuderi alla Commemorazione di Mao

 

Risoluzione dell’Organizzazione di Campobasso sul discorso del segretario del PMLI alla commemorazione di Mao
Scuderi argomenta la titanica lotta di Mao contro il revisionismo moderno

Il 45° Anniversario della morte del Maestro del proletariato internazionale Mao, ha fornito l’occasione al nostro Segretario generale Giovanni Scuderi per scrivere uno dei più incisivi documenti sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao mai apparsi in Italia. Lo sforzo profuso dal nostro amato Segretario generale merita di essere apprezzato in pieno: il documento è ben articolato, colmo di passaggi importanti, un vero e proprio vademecum da studiare per tutti i fautori dell’abbattimento della società capitalista. Un vero e proprio piccolo capolavoro, ricchissimo di insegnamenti da tenere bene a mente per il futuro. Opera eccellente da diffondere a chiunque sia intenzionato a capire, a chiunque voglia combattere seriamente il capitalismo senza farsi imbrigliare da imbonitori di sorta.
L’Organizzazione di Campobasso del PMLI qui si concentra in particolare sul primo dei tre punti cardini in cui è strutturato il lavoro, cercando di approfondire (ammesso che ve ne sia il bisogno) alcuni aspetti.
Le prime battute di questo importante documento vertono sulla lotta intrapresa da Mao contro il “revisionismo moderno”, espressione che rimanda al lungo, ricercato e purtroppo ben riuscito lavorio di snaturamento cosciente ed opportunista del marxismo-leninismo-pensiero di Mao: ben riuscito poiché i disastri da esso cagionati sono palpabili e continuano a frenare la presa di coscienza del proletariato italiano come classe per sé!
Mao, premette Scuderi, è il grande alfiere della titanica lotta fra marxisti e revisionisti e si inserisce degnamente al fianco di coloro che hanno combattuto questo infame strumento ideologico posto a servizio del capitale. Difatti, così come Marx ed Engels hanno smascherato i falsi difensori del proletariato Proudhon o Bakunin, con le loro assurde teorie di abolizione dello Stato, la querelle sul Planlosigkeit (assenza di piano, vedi critica del progetto di programma di Erfurt), il ruolo della dittatura rivoluzionaria nel passaggio da società capitalista a comunista, ecc; come Lenin ha smascherato Bernstein o Tsereteli, estimatori dei compromessi al ribasso, del disarmare gli operai, del venerare la macchina statale e i suoi specialisti; come Stalin ha tutelato la rivoluzione socialista dalle derive avventuriere e ultraoperaiste di Trotzki e dalle incertezze, mancanza di fiducia nel proletariato sovietico e deviazioni piccolo borghesi di Bucharin o Zinoviev; così, dicevamo, Mao ha fatto la sua parte. Si è scagliato contro Krusciov e Breznev, coloro che trasfigurarono l’Urss da fortezza socialista a dittatura hitleriana, criticando il loro pessimo operato: divisioni fra lavoratori, forte stratificazione dei salari, introduzione della pubblicità, intere nazioni utilizzate come colonie, esportazione armata della “democrazia proletaria”, ecc.
Riportata questa doverosa nota introduttiva, Scuderi si addentra a piccoli passi nel vivo dell’analisi teorica; qui, cerchiamo di dare il nostro umile apporto su un piano marcatamente filosofico. Per Mao “negare i principi fondamentali del marxismo, negare le sue verità universali è revisionismo. I revisionisti cancellano la differenza tra socialismo e capitalismo, tra dittatura del proletariato e della borghesia. Non sostengono la linea socialista ma quella capitalista” . Pericolosi, quindi, perché presentandosi come sinceri comunisti che cercano di tenere aggiornato il marxismo ai tempi che cambiano in realtà lo sabotano dall’interno, esaltando pacifismo, collaborazionismo interclassista e attaccando lo strumento per antonomasia di guida del proletariato, il Partito.
Celebre, a riguardo, il noto impegno profuso fra gli anni ’50 e ’60 nelle dispute teoriche contro Suslov, Ilicev e altri rinnegati ideologi sovietici che da stalinisti ortodossi si sono poi genuflessi ai capricci del borghese Krusciov a cui offrirono le proprie doti intellettuali per attaccare i principi fondamentali del comunismo quali ruolo del partito, materialismo storico, dialettico, conquista del socialismo, ecc. Mao, invece, per tenere unito il movimento comunista internazionale già scosso dai tradimenti di Kautzki, Trotzki, Tito, lavorò più di finezza e con buonsenso, cercando in tutti i modi di persuadere i militanti del PCUS, i militari, le masse lavoratrici a stare in guardia contro Krusciov e i suoi lacchè. Comprese che bisognava avere fiducia nel lavoro svolto in vari decenni da Lenin e Stalin, capì che il revisionismo sovietico andava combattuto facendo affidamento su quelle donne e uomini fedeli al marxismo che, dall’alto dei ruoli dirigenti che ancora occupavano in vari settori, avrebbero dovuto mobilitare le avanguardie proletarie sovietiche e, come una catena di trasmissione, portare all’azione le masse popolari. Purtroppo, ciò non avvenne e gli opportunisti di destra presero repentinamente il controllo totale del paese. Solo una volta persa ogni possibilità di azione, diretta o indiretta, Mao ruppe gli indugi e fece senza esitare la cosa giusta: lanciare la direttiva di costituire in ogni nazione partiti genuinamente marxisti-leninisti.
In ciò, Mao comprende che per avanzare verso il comunismo non basta una rivoluzione, occorrono più rivoluzioni! Non basta aver spodestato la vecchia classe dirigente, il vecchio sistema di potere e oppressione borghese: le vecchie idee perdurano ancora a lungo nonostante la rivoluzione. Ecco così la storica Circolare, così la definisce giustamente il nostro compagno Scuderi, del 16 maggio 1966, in cui si afferma di tenere alta la bandiera della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (d’ora in poi GRCP), di “denunciare a fondo la posizione reazionaria borghese delle autorità antipartito e antisocialiste, criticare tutte le idee reazionarie borghesi e assicurarsi la direzione in tutti i campi della cultura”.
Già così Mao apporta un prezioso contributo al marxismo-leninismo: ma in realtà la sua azione va meglio inquadrata nel contesto culturale dell’epoca per capirne appieno la grandezza. Per secoli, in Cina la dinastia Shang si era fatta credere come i rappresentanti in terra del Signore del Cielo, perciò legittimati a comandare; poi la dinastia Chou aveva lanciato il dogma del cielo inteso come una metafisica impersonale legge di virtù: conseguentemente, non potendosi appellare più agli Dei, spetta agli uomini il compito di rispondere ai problemi della vita; risposte che venivano fornite dai filosofi sulla scorta dei bisogni della classe dominante, si capisce. Si giunge così a Confucio che esalta il passato, coi suoi valori e le sue regole, come un modello da restaurare; perciò se nella famiglia l’uomo si comporta bene (venerazione per il padre, sottomissione della donna e dei figli) avremo uno stato armonioso.
Ecco la tradizione ultramillenaria cinese che ancora, ovviamente, aveva forte presa sul popolo dato che in dieci anni di socialismo non si poteva certo spazzar via le vecchie idee e sostituirle con quelle nuove. Ecco quindi la grandezza di Mao, la sua audacia, il suo assalto al cielo: battersi contro il vecchio, i preconcetti, i residui del medioevo che ancora attanagliavano gli strati contadini cinesi (maggioranza del popolo), battersi contro il confucianesimo ma anche contro il taoismo, altro nemico del comunismo in Cina ma questo in chiave anarchica, poiché predicava il distacco dalla società, addirittura dalla propria individualità. Insomma, in una nazione con tanti problemi, pratici e ideologici, con tanti nemici religiosi, revisionisti, capitalisti ecc, Mao dice: “È giusto ribellarsi contro i reazionari, per millenni si è sempre preteso che è giusto opprimere e sfruttare e che è sbagliato ribellarsi. Ma è apparso il marxismo che ha rovesciato questo vecchio verdetto”. Ecco la grandezza e lo spessore filosofico di Mao che non si crea problemi a dire “Fuoco sul quartier generale!” , se in esso confluiscono gli ultimi spezzoni del vecchio mondo nazionalista e borghese, che esalta le Guardie rosse a cui dice “per portare a compimento la rivoluzione proletaria è indispensabile la direzione della classe operaia, la partecipazione delle masse operaie”.
Ecco il nuovo, giusto e migliore, la Cina nuova, la Cina proletaria che deve rompere senza indugi col passato, deve osare, con umiltà e laboriosità, porsi come apripista del nuovo corso del comunismo mondiale, attaccato dai revisionisti: la Cina deve sobbarcarsi l’onere di essere faro e laboratorio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao mondiale.
Ecco perché il compagno Scuderi ci invita ad intendere appieno la GRCP: essa non aveva solo lo scopo di impedire la restaurazione del capitalismo ma anche quello di trasformare la coscienza delle masse in senso rivoluzionario secondo la concezione proletaria del mondo, impresa enorme e di lunga durata.
Non a caso, per il “Grande timoniere” cinese “la Grande rivoluzione culturale proletaria è una grande rivoluzione che tocca l’uomo in quanto ha di più profondo e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo. La Grande rivoluzione culturale proletaria in corso non è che la prima di questo genere; sarà necessario intraprenderne delle altre” . Questo il messaggio di fondo: internazionalismo proletario, dedizione totale alla causa della liberazione del popolo, elevare la coscienza politica sia personale che del popolo; insomma, “fare la rivoluzione per trasformare il mondo e se stessi” come i fondatori del nostro amato PMLI vogliono farci assimilare.
E chiudiamo proprio con un sentito ringraziamento agli arditi pionieri del PMLI. Nel 1979 furono costretti a rompere ogni rapporto col PCC a seguito della debolezza di Hua Guofeng e del golpe borghese di Deng Xiaoping. Gli insegnamenti di Mao sul revisionismo moderno sono ancora validi e, proprio per evitare che il nostro amato Partito possa anch’esso essere distrutto dai revisionisti in futuro, teniamo bene a mente: dobbiamo studiare, applicare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao combattendo il revisionismo per fare con successo il lavoro rivoluzionario ed essere degli autentici comunisti.
 
L'Organizzazione di Campobasso del PMLI
 
Risoluzione della Cellula “Rivoluzione d'Ottobre” di Roma del PMLI sul discorso del Segretario generale del Partito alla Commemorazione di Mao
“Scuderi argomenta e traccia il suo pensiero sulla strategia della lotta di classe per il socialismo in Italia”
 
Il discorso di Scuderi per il 45° Anniversario della scomparsa di Mao affronta tre grandi temi: la lotta contro il revisionismo, la lotta di classe e la lotta tra le due linee. Egli argomenta e traccia il suo pensiero all’interno dello studio della teoria e della pratica del movimento comunista italiano e internazionale, e sulla strategia complessiva della lotta di classe per il socialismo in Italia, sempre attento a riallacciare coerentemente parti e passaggi sul piano storico, sul piano attuale e di prospettiva.
 

Il revisionismo
Scuderi senza mezzi termini definisce, già dalle prime battute, il revisionismo come “un mostro, che, se non si uccide appena viene allo scoperto, divora boccone dopo boccone i partiti comunisti e i paesi socialisti”. È perciò un dovere marxista-leninista di ogni sincero militante quello di tenere sempre alta la guardia perché, come fa bene a sottolineare subito dopo: “chi non si oppone ai revisionisti, chi lascia correre, chi non dà loro importanza è destinato prima o poi a soccombere, a distruggere quello che in buona fede ha creato, salvo che non sia un revisionista mascherato”.
Scuderi riesce a ben sintetizzare tutte le fasi fondamentali della storica e internazionalista lotta di Mao contro il revisionismo moderno, stimolando il lettore a percepire in modo vivido le dinamiche di scontro affrontate in prima persona da Mao che sono importantissime da ricordare e da studiare. Il modo in cui Mao ha saputo analizzare la realtà e a contestualizzare il marxismo-leninismo alla lotta di classe in Cina e nel mondo è uno dei più grandi insegnamenti che possiamo trarre, perché è il modo di un grande Maestro del proletariato che ha difeso il marxismo-leninismo nel PCC, nella rivoluzione cinese e nell’edificazione del socialismo in Cina, che ha saputo cogliere tutta la potenza dell’esperienza di Lenin e Stalin in URSS tracciando la via dell’Ottobre e difendendola in Cina e in tutto il movimento comunista internazionale rompendo dopo una lunga fase di contraddizioni fatta di discussioni e scontri con il revisionista Krusciov e mettendo in guardia i comunisti dei paesi occidentali dalla deriva revisionista che vedeva proprio nell’italiano Togliatti uno dei principali leader revisionisti.
Il pensiero di Mao è nel nucleo del PMLI dalla sua fondazione. Non è un caso che il compagno Scuderi nel suo discorso tenda in più parti ad evidenziare le caratteristiche principali che fanno del PMLI un Partito marxista-leninista autentico. Infatti nel nucleo del PMLI l’antirevisionismo è forte perché poggia su principi che Mao esplica in teoria e in pratica in maniera inequivocabile: il revisionismo come forza della borghesia all’interno dei partiti comunisti “che paralizza l’energia rivoluzionaria della classe operaia e postula il mantenimento e la restaurazione capitalismo”; il ruolo del Partito rivoluzionario a non tralasciare mai la lotta di classe e la presa del potere da parte del proletariato, anche quando nelle lotte immediate queste sembrano distanti o non peculiari, bensì “educare le masse nello spirito rivoluzionario nel marxismo-leninismo, elevare incessantemente la loro coscienza politica e assumersi il compito storico della rivoluzione proletaria”; e ultimo, ma non meno importante, anche se può sembrarci lontano, il principio della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, perché “è sbagliato, contrario alla realtà e al marxismo-leninismo, negare l’esistenza della lotta di classe del periodo della dittatura del proletariato”.
 

La lotta di classe
Scuderi dedica l’intero blocco conclusivo del proprio discorso alla lotta per il socialismo. In questa parte illustra in maniera sincera e aperta a tutte le forze comuniste, progressiste e antifasciste, la volontà del PMLI di voler aprire in Italia un dialogo serio, per costruire un vasto fronte unito su tutte le tematiche principali che riguardino le masse lavoratrici e popolari.
In questa parte del discorso Scuderi richiama l’attenzione di tutte le forze che vogliono dare il proprio contributo per combattere e rovesciare il capitalismo e lo fa con una vocazione al futuro, rivolgendosi all’interno del Partito per quanto riguarda il ruolo chiave dei militanti e dei futuri dirigenti.
La via per il socialismo non è semplice e non sappiamo quanto tempo ci vorrà per rovesciare il capitalismo, ma è giusto ribadire che restano fondamentali i principi antirevisionisti, come citati in precedenza, per tenere alta la guardia contro l’ideologia borghese all’interno del movimento comunista e del nostro stesso Partito, per continuare a formare marxisti-leninisti anche quando la rivoluzione può apparirci lontana, per aprire sempre il dialogo con le masse. E proprio su questo punto Scuderi cita prontamente Mao che ci ricorda: “il risveglio politico del popolo non è una cosa facile e per eliminare le idee errate diffuse fra il popolo, dobbiamo fare seri e considerevoli sforzi”.
La lotta contro il capitalismo per il socialismo, la lotta di classe del proletariato contro la borghesia, non sono concetti astratti, per il PMLI l’arma del fronte unito è d’obbligo per non rimanere isolato, per fare esperienza, per avere rapporti con le masse lavoratrici e popolari, prima ancora che per confrontarsi con gli altri partiti comunisti e della “sinistra”, con i movimenti di lotta locali e nazionali. Il fronte unito ci consente di toccare con mano le contraddizioni e crescere come Partito, elaborare tattiche più accurate, far crescere i militanti e portare tra le masse la lotta di classe.
“Noi marxisti-leninisti dobbiamo continuare a lavorare per rendere il capitalismo inviso al proletariato e alle masse fino a convincerli che esso va distrutto per essere liberi del proprio destino” scrive Scuderi prima di citare Mao che ha detto: “il marxismo è duro, senza pietà, quello che vuole è annientare l’imperialismo, il feudalesimo, il capitalismo e anche la piccola produzione”. Questo passaggio è molto esplicativo e in poche righe esprime tutta la potenza sociale e politica del proletariato che non ha alcun bisogno di preservare la proprietà privata che per esso significa soltanto sfruttamento e violenza, anche qualora si parli della piccola imprenditoria che detenendo i mezzi di produzione sfrutta direttamente la forza lavoro o indirettamente priva la società dalla possibilità di socializzare quella piccola produzione e ottimizzarla per i bisogni delle masse e non per il profitto del singolo proprietario.
La proposta di Scuderi e del PMLI è di aprire una grande discussione rivoluzionaria, senza precedenti, sul futuro dell’Italia. Quello del compagno Scuderi è un vero e proprio appello che merita di essere letto e preso in considerazione da tutte le forze all’interno del movimento operaio, siano esse partiti, sindacati, o associazioni con finalità sociali e culturali, “con apertura mentale, a cuore aperto, senza pregiudizi, preclusioni e personalismi, da pari a pari e con la piena disponibilità ad apprendere l’uno dall’altro”.
Il PMLI auspica che i partiti con le bandiere rosse e la falce e martello accolgano il nostro appello per fare la loro parte nella storia della lotta di classe in Italia, per lottare uniti per il socialismo contro il nemico principale: il capitalismo.
Sul piano sindacale la proposta resta quella di sciogliere tutti i sindacati per costituire un unico sindacato fondato sulla democrazia diretta, il cui potere sia in mano alle Assemblee generali di azienda, a quelle dei pensionati e che rappresenti tutti i settori e tutte le categorie di lavoratori sfruttati e abbia proposte reali nella lotta contro il precariato e la disoccupazione.
Le masse popolari devono guadagnare posizione e forza su tutti i temi fondamentali che le riguardano, dalla sanità pubblica all’ambiente, dall’istruzione ai beni pubblici, dalla qualità della vita nei quartieri alle questioni abitative, e così via, che devono essere in grado di farsi forza politica fuori dalle istituzioni borghesi, essere anticapitaliste e fautrici del socialismo, e prendere decisioni al loro interno tramite l’arma politica e organizzativa della democrazia diretta.
Questo è il quadro che ci mostra Scuderi e di quale il PMLI si fa portavoce, costruendo tassello dopo tassello le basi per la lotta di classe e chiede perciò a tutti i sinceri fautori del socialismo di farsi avanti e avvicinarsi al PMLI come militanti e simpatizzanti, perché per avanzare uniti nella lotta per il socialismo avremo bisogno degli elementi di avanguardia della lotta sui luoghi di lavoro e tra le masse popolari, degli intellettuali e anche dei tecnici anticapitalisti che credono nella causa del socialismo.
 

La lotta tra le due linee
Scuderi non dedica un capitolo a parte sulla questione ma permea tutto il discorso di cenni storici, citazioni e principi inerenti all’importante tema della lotta tra le due linee.
Va ricordato che il PMLI non sarebbe mai nato senza la dura lotta contro il revisionismo presente all’interno della direzione del Pcd’I(m-l), e nel contesto storico dell’epoca fa accademia - e sembra giusto dirlo in questi termini - il passaggio citato da Scuderi preso dallo scambio di lettere tra i comitati centrali di PCC e PCUS, nella fattispecie il documento inviato dal PCC del 14 giugno 1963 che riporta vari riferimenti alle Dichiarazioni di Mosca del 1957 e del 1960. Il passaggio è nel punto 12: “Se il gruppo dirigente del partito adotta una linea non rivoluzionaria e fa del partito un partito riformista, allora i marxisti-leninisti dentro o fuori del partito si metteranno al suo posto per condurre il popolo a fare la rivoluzione”. Questo passaggio come sottolinea Scuderi “prospetta per la prima volta la necessità di costituire nuovi partiti marxisti-leninisti”, mentre dal punto di vista degli eventi storici da quelle lettere si evincono le dinamiche della lotta tra le due linee, quella del PCC e quella del PCUS. È un passaggio fondamentale perché consentirà a Mao di smascherare il revisionismo del PCUS e di dare una svolta coerente al marxismo-leninismo e al movimento comunista globale.
Senza questa dura lotta tra le due linee non avremmo avuto la sintesi teorica e pratica del pensiero di Mao che ha contribuito all’avanzamento del marxismo-leninismo nell’epoca moderna.
Basti pensare all’immenso contributo di Mao nello staccare il marxismo-leninismo da alcune delle peggiori deviazioni che tuttora permangono in parte nel movimento comunista occidentale, quale l’etnocentrismo occidentale e l’incapacità di guardare e imparare dal “vento dell’Est” e dalle lotte di liberazione dei popoli oppressi nelle aree sottosviluppate e oppresse dall’imperialismo; oppure sulla forma del passaggio al socialismo non tramite una rivoluzione radicale che spazzi via la classe dominante, ma tramite elezioni borghesi o mai dimostrate forme di passaggi di potere pacifici; e vale la pena ribadire anche il principio dell’importanza della lotta al revisionismo anche dopo la presa del potere da parte del proletariato.
Scuderi parlando di Mao sottolinea l’importanza dell’individuazione delle contraddizioni e della giusta valutazione delle dinamiche e della sintesi di esse, che possono portare a fasi di successo e di insuccesso nelle lotte a tutti i livelli e di come la natura scientifica della dialettica materialista sia di enorme importanza per la crescita del movimento di lotta del proletariato per il socialismo, per la crescita del partito rivoluzionario, per la crescita dei marxisti-leninisti e lo sviluppo della lotta di classe all’interno delle masse popolari: “tante volte il compagno Mao ci ha detto che i partiti rivoluzionari e i popoli rivoluzionari hanno bisogno di un’educazione continua tramite esempi positivi e negativi e tramite le lotte per sviluppare la grande maturità indispensabile per raggiungere la vittoria”.
Il principio dell’analisi continua per negazione all’interno della dialettica materialistica è scientificamente fondato e indispensabile da fare proprio. La teoria marxista-leninista non avrebbe mai assunto i connotati del leninismo e del pensiero di Mao, forse non ci sarebbero nemmeno state le rivoluzioni socialiste che conosciamo o avrebbero tardato a emergere, se, come continua Scuderi, avessimo avuto solo maestri positivi e non anche maestri negativi.
Quella della contraddizione e della negazione è una parte fondamentale di tutto l’impianto scientifico del materialismo storico e dialettico. Per un partito rivoluzionario la lotta tra le due linee è una fase d’evoluzione fondamentale per la crescita e lo sviluppo delle armi teoriche e pratiche necessarie per guardare al mondo e trasformarlo e per guardare a noi stessi e trasformarci. In un’ipotesi di soli maestri positivi, senza contraddizioni, la nostra esperienza storica si sarebbe saturata già da decenni e le rivoluzioni socialiste sarebbero rimaste solo delle belle parole, astratte e senza effetto che tanto piacciono tutt’oggi a trotzkisti e detrattori delle esperienze rivoluzionarie in URSS e Cina.
 

L’indissolubile legame tra le tre lotte
La lotta tra le due linee e la lotta al revisionismo sono strettamente correlate tra loro e sono strettamente legate allo sviluppo della lotta di classe.
Scuderi rimarca come la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese sia stata l’apice della lotta di Mao contro il revisionismo moderno. Ed è bene specificare che la GRCP è stata anche una vastissima esperienza di lotta tra le due linee che ha dato alla Cina socialista una svolta importante dal punto di vista della realizzazione del socialismo e ha ispirato in maniera preponderante il movimento mondiale sulla via della lotta di classe.
Nella Cina della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria le masse popolari si sono riappropriate delle armi di rappresentanza diretta e rivoluzionaria che altrimenti forze revisioniste e opportuniste all’interno del PCC e dell’organizzazione della RPC avrebbero limitato e ostacolato. Le famose parole “Fuoco sul quartier generale!” scritte da Mao in sostegno agli studenti di Pechino del 1966 sono di grande efficacia e potenza perché sono capaci di mettere in discussione, in senso marxista-leninista, letteralmente tutto, soprattutto i dirigenti del Partito e dello Stato, stimolando la partecipazione delle masse popolari alla politica e allo sviluppo della Cina, nei processi decisionali di fabbrica e di partito, potendo definire in ultima analisi che ribellarsi è giusto anche in un paese socialista, anche in un partito marxista-leninista, se ci si ribella e si lotta contro il revisionismo per il socialismo.
Scuderi riassume in sette punti gli insegnamenti lasciati da Mao nella lotta contro il revisionismo moderno, che sono principi fondamentali senza i quali è impossibile scovare le contraddizioni e portare avanti la lotta tra le due linee e proseguire sulla via della lotta di classe e contribuire allo sviluppo della scienza del materialismo storico e dialettico che è alla base del marxismo-leninismo.
È bene riproporli tutti questi punti.
1. “Combattere il revisionismo perché snatura il marxismo-leninismo - noi aggiungiamo il pensiero di Mao -.”
2. “Attenersi sempre, in ogni momento, su qualsiasi questione e in ogni circostanza e in ogni fase della lotta di classe al marxismo-leninismo - noi aggiungiamo il pensiero di Mao -.”
3. “Praticare la lotta tra le due linee, la critica e l’autocritica, all’interno del Partito.”
4. “Combattere i revisionisti non appena si manifestano nel Partito.”
5. “Studiare e applicare il marxismo-leninismo - noi aggiungiamo il pensiero di Mao-” per “costruire un vero Partito comunista, cioè marxista-leninista”.
6. “Studiare e applicare il marxismo-leninismo - noi aggiungiamo il pensiero di Mao -” per staccare il lavoro dei rivoluzionari dalla sfera del capitalismo e delle istituzioni borghesi.
7. “Studiare e applicare il marxismo-leninismo - noi aggiungiamo il pensiero di Mao -” per impedire il lavoro dei revisionisti all’interno del Partito e della sfera delle masse in lotta per il socialismo contro il capitalismo.
Scuderi sintetizza ancora in una frase i sette punti che è necessario citare e apprendere: “Dobbiamo studiare e applicare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao combattendo il revisionismo per fare con successo il lavoro rivoluzionario ed essere degli autentici comunisti, cioè dei marxisti-leninisti”.
Negli scritti di Mao si parla spesso dell’importanza dello studio, caratteristica che Scuderi fa bene a riportare in più occasioni all’interno del proprio discorso, ma ancora più importante è come questa caratteristica del pensiero di Mao sia fondativa del PMLI stesso che infatti la riporta già nell’articolo 13 del proprio Statuto: “Ogni membro del Partito deve: a) studiare e praticare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, diffonderlo tra il proletariato e le larghe masse popolari”.
Tutti dobbiamo studiare, non solo i militanti del partito rivoluzionario ma anche le masse. Lo studio è stata un’arma fortissima in tutta la storia del socialismo, da Marx a Mao. Senza le attività di educazione scolastica di base per i lavoratori e i contadini della Russia e della Cina, sarebbe stato impossibile introdurre lo studio del marxismo-leninismo tra le masse e di conseguenza anche i principi e gli ideali di rivoluzione e del rovesciamento del capitalismo, in ultima analisi non avremmo visto l’esperienza delle rivoluzioni in Russia e in Cina perché semplicemente i protagonisti della rivoluzione, le masse avanzate, non sarebbero state al passo dei tempi, non avrebbero preso consapevolezza e sarebbe stato impossibile tradurre i principi rivoluzionari tra le larghe masse.
Anche dopo le rivoluzioni lo studio ha avuto un ruolo esplosivo nelle rivoluzioni socialiste in Russia e Cina, e in entrambe le esperienze solo grazie allo studio si è potuta radicalmente trasformare l’organizzazione della produzione fondata sulla proprietà sociale dei mezzi di produzione, che altrimenti sarebbe rimasta in mano a tecnici che erano in larga parte gli stessi del capitalismo perché gli unici a detenere il know how necessario. Con il movimento dello stakhanovismo nell'URSS di Stalin e con la GRCP nella Cina di Mao, lo studio ha ricoperto il ruolo fondamentale per dare ai rispettivi paesi non soltanto i connotati di un paese realmente socialista governato dal proletariato, ma anche la possibilità altrimenti negata nel capitalismo di potersi servire collettivamente della forza creatrice e creativa delle masse.
Quando Mao dice che “dobbiamo scuoterci e studiare facendo duri sforzi” parla direttamente alle masse rurali della Cina dell’epoca che rischiavano di rimanere indietro rispetto al proletariato urbano. Mao è infatti molto realista e soppesa molto bene le parole e il loro ordine: “Che cosa studiare? Il marxismo e il leninismo, la tecnologia, le scienze naturali. Poi c’è la letteratura, soprattutto le teorie artistico-letterarie. (…) C’è il giornalismo, la pedagogia. (…) Le discipline sono molte e bisogna almeno farsene un’idea in generale.”
Anche nel nostro Partito dobbiamo studiare maggiormente il ruolo della tecnologia e delle scienze naturali. Assunto che le opere dei Maestri, come suggerisce Mao, vengono per prime, è anche vero che non possono sussistere se non vengono sostenute dalla tecnologia e dalle scienze naturali. Non avremmo potuto avere Marx e il marxismo senza la macchina a vapore e senza il calcolo differenziale e integrale, persino Hegel dedicava una parte importante della sua opera “La Scienza della logica” all’analisi infinitesimale, anche se quasi mai viene riportato questo aspetto dell’opera hegeliana. Se arriviamo a Mao non tracciamo dei parallelismi, capiamo esattamente la necessità storica di mettere vicino il marxismo-leninismo alla tecnologia e alle scienze naturali.
La Cina di Mao non avrebbe mai e poi mai potuto accelerare e diventare una potenza economica mondiale in così poco tempo senza uno sviluppo concreto e coerente delle forze produttive, organizzative e soprattutto delle conoscenze diffuse tra una popolazione che prima della Rivoluzione era quasi esclusivamente rurale. Anche se la linea generale era quella della lotta di classe e della rivoluzione proletaria.
Nella pianificazione economica servivano tecnici marxisti-leninisti che sapessero programmare i computer. La Cina degli anni '60 possedeva i suoi primi computer di costruzione sovietica in un momento in cui i rapporti con l’URSS erano precari, e non potendo più acquisire know how dalle università sovietiche, anche per motivi ideologici di una divergenza profonda che si era oramai acuita, c’era il bisogno di spingere sulle università cinesi rivoluzionando completamente l’insegnamento per permettere alle masse di imparare a utilizzare la tecnologia e a conoscere le scienze naturali.
Non è certo questo lo spazio per fare un’analisi esaustiva dello sviluppo della tecnologia e delle scienze naturali, e della loro stretta relazione con il marxismo-leninismo nell’URSS di Stalin e nella Cina di Mao, ma è importante capirne il principio di fondo che è legato all’importanza di acquisizione di conoscenza da parte delle masse, soprattutto quelle più arretrate per la costruzione del socialismo.
Ma la tecnologia e la conoscenza delle scienze naturali non sono solo utili nella pianificazione economica della produzione socialista, sono essenziali anche nello studio del capitalismo e il marxismo-leninismo non ne può prescindere.
Con l’umiltà che lo contraddistingue, Mao è di esempio per il popolo cinese quando parla dei propri limiti in ingegneria e nelle scienze naturali che sono pure aspetti fondamentali della rivoluzione cinese.
Sembra giusto in ultima analisi suggerire di aggiungere questo spunto sullo studio della tecnologia e delle scienze naturali di fianco allo studio del marxismo-leninismo, e inoltre estendere la consapevolezza di queste conoscenze nelle proposte di fronte unito di tutte le forze in Italia progressiste e fautrici del socialismo, perché nell’epoca delle grandi piattaforme digitali del capitale non possiamo permetterci di mostrare imbarazzo e sentirci impreparati verso le nuove tecnologie, ma al contrario dobbiamo seguire il punto 6, di cui sopra, e “Studiare e applicare il marxismo-leninismo - noi aggiungiamo il pensiero di Mao - per staccare il lavoro dei rivoluzionari dalla sfera del capitalismo e delle istituzioni borghesi”. Dobbiamo appropriarci della tecnologia e dell’esplosione scientifica all’interno della società capitalistica degli ultimi decenni e tradurla in armi a nostro vantaggio per la lotta di classe e la costruzione del socialismo in Italia.
 
Cellula “Rivoluzione d'Ottobre” di Roma del PMLI
 
Risoluzione della Cellula “Nerina 'Lucia' Paoletti” di Firenze del PMLI sul Discorso del Segretario generale del Partito alla Commemorazione di Mao
“Scuderi ha spiegato quanto sia fondamentale la lotta contro il revisionismo di ieri e di oggi per far mantenere il giusto colore rosso al Partito e la barra dritta per guidare il proletariato verso la conquista del potere politico e l'edificazione del socialismo”
 
La Cellula “Nerina 'Lucia' Paoletti” di Firenze del PMLI, esprime unanimemente sentiti ringraziamenti al Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi per il discorso emozionante, formidabile quanto memorabile addirittura storico - sia detto senza alcuna esagerazione retorica anzi in stretta aderenza ai fatti - per contenuti, analisi e unicità, pronunciato in occasione del 45° Anniversario della scomparsa di Mao.
Il compagno Scuderi giustamente definito Maestro, educatore, guida e organizzatore del PMLI ha espresso magistralmente e spiegato, argomentando ogni passaggio, quanto dice Mao, nella migliore tradizione marxista-leninista ("e noi aggiungiamo il pensiero di Mao", ha sempre precisato, molto opportunamente) a proposito della necessaria lotta contro il revisionismo. Ciò sia in senso teorico generale, con precisazioni assolutamente necessarie nelle attuali circostanze, sia nelle precise articolazioni storiche, che attaccano la maniera nella quale il revisionismo si è insinuato nell'URSS dell'epoca, ma anche nei partiti ancora sedicenti "comunisti" dei paesi europei (così nella fondamentale affermazione di Mao: "Io penso che ci siano due ‘spade’: l'una è Lenin, l'altra è Stalin. Ora questa spada che è Stalin, i russi l'hanno abbandonata. Quanto a questa spada che è Lenin, oggi non è stata forse anch'essa abbandonata, in una certa misura, da alcuni dirigenti sovietici? A mio avviso, essa è stata abbandonata in maniera considerevole".
Scuderi ha spiegato quanto sia importante, per noi un “dovere rivoluzionario”, studiare Mao, perché il suo pensiero insieme a quello degli altri Maestri del proletariato internazionale, è una freccia rossa nell'arco del proletariato e delle masse popolari ben scoccata e mirata contro il revisionismo. Ciò è stato sintetizzato mirabilmente nei sette punti antirevisionisti. È fondamentale la lotta contro il revisionismo di ieri e di oggi per far mantenere il giusto colore rosso al Partito e la barra dritta per guidare il proletariato verso la conquista del potere politico e l’edificazione del socialismo, usando l’arma dello studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Da questa premessa Scuderi prosegue con l'analisi storica del revisionismo in Italia e lo smascheramento, da parte di Mao, di Togliatti come teorico del revisionismo in Italia.
L’Istanza appoggia la giusta analisi sulla Costituzione italiana, tanto osannata e decantata prima dal PCI e oggi da forze anticapitaliste, antifasciste e antidraghiane. Essa non può essere il “canovaccio” di lotta del proletariato perché sancisce legalmente la proprietà privata da noi assolutamente ripudiata.
Le capacità di analisi politiche e storiche fanno “barba e capelli” anche al revisionismo di destra, e alla sua nefasta influenza revisionista sul movimento comunista internazionale, impersonato da Antonio Gramsci, di formazione idealista, provenendo costui dall'intenso studio delle opere di Croce e del filosofo fascista Gentile, tanto che, non a caso, Gramsci scriverà, del tutto erroneamente, nell'articolo "La rivoluzione contro il Capitale": "La rivoluzione dei bolscevichi è materiata di ideologie più che di fatti. Essa è la rivoluzione contro il Capitale di Marx" (articolo pubblicato nel novembre 1917 ne "L'Avanti" e poi nel gennaio 1918 nel "Grido del popolo”).
Scuderi conclude la sua vibrante quanto densa di contenuti relazione con un capitolo sulla lotta per il socialismo. In esso si trovano indicazioni politiche ed esortazioni all'insegna della fiducia nei cinque Maestri e nella lotta per il socialismo sintetizzata nella citazione di Mao: “ogni verità è sempre al principio nelle mani di una minoranza che si vede esposta costantemente alle pressioni della maggioranza” e ancora “tutto può cambiare. Le grandi forze in disfacimento cederanno il posto alle piccole forze emergenti. Le piccole forze diventeranno grandi, perché la maggioranza delle persone esige che le cose cambino...” . Ed è in questa ottica che Scuderi esorta a non preoccuparsi di quanto tempo ci vorrà per conquistare il socialismo e che ogni membro del PMLI contribuisce, chi in maggiore misura, chi in minore misura alla vittoria del Partito. I 5 appelli ai Partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, al proletariato, alle anticapitaliste e agli anticapitalisti, alle ragazze e ai ragazzi di sinistra, agli intellettuali democratici antidraghiani, vanno nell'ottica di “muovere le acque” di creare apertura contro settarismi e divisioni, in un confronto aperto, dinamico e costruttivo. Un lavoro di fronte unito non facile e di lungo respiro.
La nostra Cellula, che è storica a Firenze e che ha visto la crescita e l'impegno di numerosi dirigenti nazionali, cercherà di fare la propria parte, imparando dai compagni più avanzati, dai nuovi compagni e dai dirigenti storici come il compagno Scuderi, tenendo di conto delle priorità e del contributo di tutti. Anzitutto ci batteremo contro la giunta Nardella e contro i rigurgiti fascisti e squadristi a cui ci opponiamo da sempre e che si sono clamorosamente manifestati con l’aggressione nera alla Sede nazionale della Cgil a Roma.
La Cellula coglie l’occasione non solo di far sue le analisi e indicazioni del Segretario generale sul revisionismo e sulla lotta di classe per il socialismo ma trae carica rivoluzionaria e linfa nuova anche dalla sua biografia che è esemplare, educativa e appassionante; è così che dev’essere un marxista-leninista. Siamo orgogliosi di condividere la scelta di definirlo Maestro in quanto egli ha messo la sua vita al servizio del proletariato, della causa e del PMLI senza badare a sacrifici di qualsiasi genere. Ciò rimane indelebile nelle nostre menti e nei nostri cuori.
Facciamo infine nostro l’invito di Mao: “dobbiamo lasciarci infiammare dalle grandi e sublimi aspirazioni proletarie, osare aprire sentieri mai esplorati e scalare vette mai raggiunte”.
Ringraziamo “Il Bolscevico” per il bellissimo numero 32 “Speciale Commemorazione di Mao” e ringraziamo ancora una volta il Segretario generale del PMLI, per come ha entusiasmato i militanti e l'intera sala.
Viva Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao!
Viva il compagno Giovanni Scuderi!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firenze del PMLI

10 novembre 2021