Dati Istat di settembre 2021
Aumenta il lavoro precario, diminuisce quello stabile

Lo sblocco dei licenziamenti deciso dal governo Draghi con l'avallo dei vertici sindacali confederali e l'infame ricatto occupazionale imposto dai padroni “per sostenere la ripresa economica dopo la pandemia” cominciano a produrre tutti i loro nefasti effetti nel cosiddetto “mercato del lavoro” trasformando progressivamente tutti i lavoratori a tempo indeterminato in un esercito di precari senza più un contratto nazionale, con zero diritti e tutele sindacali e salari da fame.
A certificarlo sono i dati Istat inerenti la stima preliminare di occupati e disoccupati nel mese di settembre, terzo trimestre 2021, ossia tre mesi dopo il primo sblocco dei licenziamenti alla fine di giugno e poco prima dello sblocco generale del 30 ottobre scorso.
Dall'indagine pubblicata il 3 novembre emerge innanzitutto che, rispetto a settembre 2020, il tasso di disoccupazione per i giovani dai 15-24 anni continua ad aumentare toccando la nuova quota record del 29,8% (+1,8 punti). Mentre il tasso di occupazione sale al 58,3% (+0,2 punti) e quello di disoccupazione cala al 9,2% (-0,1).
Tradotto in cifre risulta che gli occupati sono aumentati di 59mila unità (+0,3%) rispetto al mese precedente e di 273mila unità (+1,2%) rispetto a settembre 2020.
Ma dagli stessi dati Istat emerge anche che la cosiddetta ripresa occupazionale è trainata esclusivamente dagli occupati a termine, che sono saliti di 97mila superando i 3 milioni: oltre il livello del febbraio 2020 (2,9 milioni). Tant'è che rispetto al crollo dell’aprile dello scorso anno se ne contano 430mila in più. Mentre i dipendenti stabili sono calati di 11mila unità in un mese e si attestano a 14,9 milioni contro i 15 milioni registrati nell’ultimo mese prima dello scoppio ufficiale della pandemia e a farne maggiormente le spese sono soprattutto i lavoratori autonomi.
Rispetto a gennaio 2021 - si legge tra l'altro nel rapporto Istat - si registra un saldo positivo di poco più di 500mila occupati, dovuto esclusivamente alla ripresa del lavoro dipendente che cresce di circa 520mila unità: 161mila stabili e 360mila a termine. Continuano invece a diminuire gli autonomi che crollano a 4,9 milioni: mai così pochi. A febbraio 2020 erano 5,2 milioni.
Rispetto ai livelli pre-pandemia, febbraio 2020, il numero di occupati è inferiore di oltre 300 mila unità, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono più bassi di 0,4 e 0,6 punti rispettivamente, mentre il tasso di inattività è superiore di 0,9 punti.
L’aumento dell’occupazione di settembre si osserva per gli uomini e soprattutto per le donne e coinvolge le persone tra i 25-34 anni e gli ultra 50enni. La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-1,2%, pari a -28mila unità rispetto ad agosto) è più marcata per gli uomini e coinvolge solo chi ha più di 24 anni. La diminuzione del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni, osservata a settembre rispetto al mese di agosto (-0,3%, pari a -46mila unità), coinvolge solamente le donne, i 25-34enni e i maggiori di 50 anni. Il tasso di inattività scende al 35,7% (-0,1 punti) ”.

10 novembre 2021