Il governo nazisionista di Israele mette al bando le organizzazioni palestinesi per i diritti umani

 
Il ministro della Difesa del regime di Tel Aviv Benjamin Gantz ha deciso di mettere al bando sei organizzazioni palestinesi per i diritti umani, ritenute "organizzazioni terroristiche", componenti della resistenza palestinese con in particolare un ruolo di copertura delle attività del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp). Un atto che colloca in piena linea di continuità con la politica nazisionista e antipalestinese di quelli precedenti il nuovo governo di Tel Aviv di Naftali Bennett.
La coalizione che ha dato vita al primo governo dopo la lunga serie di quelli di Netanhiau è entrata in carica lo scorso giugno col via libera del parlamento di Tel Aviv; il premier è Naftali Bennett, il leader di Yamina (destra) e fra i ministri sono presenti ai Trasporti e alla Salute i leader del partito laburista e del partito Meretz (sinistra). L'esecutivo gode persino per la prima volta dell'appoggio esterno di una delle formazioni arabe, la “United Arab List”, conosciuta in ebraico come “Raam”.
Il provvedimento varato da Gantz mette al bando le organizzazioni umanitarie palestinesi e autorizza l'esercito occupante sionista a chiudere le sedi, arrestare i componenti e sequestrare i beni; oltre a vietare il finanziamento alle loro attività da parte di associazioni straniere.
Le sei ong palestinesi sono Al Haq, un’organizzazione storica che documenta le violazioni del diritto umanitario e lavora anche con le Nazioni Unite, Addameer, che assiste i prigionieri politici palestinesi, Defense for Children International-Palestine (DCI-P), Union of Agricultural Workers Committees (UAWC), Bisan Center for Research and Development e Union of Palestinian Women Committees (UPWC). Organizzazioni impegnate da decenni nella difesa dei diritti di donne, bambini, prigionieri, contadini palestinesi regolarmente calpestati dai nazisionisti di Tel Aviv. Che alcuni mesi fa avevano con identiche motivazioni ridotto al silenzio anche l’associazione Samidoun che diffondeva informazioni sui prigionieri politici palestinesi.
Nessuna condanna da parte dei protettori e complici imperialisti a Washington come a Bruxelles; il Dipartimento di Stato americano si è solo lamentato per essere stato tenuto all’oscuro dell'iniziativa e il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna dell'Unione europea Peter Stano si è premurato di far sapere chela Ue "prende molto seriamente le accuse mosse" alle ong palestinesi ed è in contatto "con i partner israeliani per chiarimenti".
Non hanno avuto bisogno di nessuna precisazione per condannare l'ennesima decisione antipalestinese degli occupanti sionisti sia Human Rights Watch che Amnesty International che in un comunicato congiunto denunciavano "l'attacco sfacciato, la pericolosa escalation che minaccia di paralizzare completamente il lavoro della società civile palestinese nell’opporsi all’abuso dei diritti umani". Così come il centro israeliano per i diritti umani B’Tselem che in un comunicato esprimeva solidarietà ai colleghi palestinesi, coi quali assicurava di continuare assieme il lavoro in difesa dei diritti umani, definiva la messa al bando delle sei ong "una mossa che caratterizza i regimi totalitari" e denunciava coraggiosamente che "l’attuale governo (israeliano) non è un esecutivo di cambiamento bensì un governo di continuazione del violento regime di apartheid che è in vigore da molti anni tra il Mediterraneo e il fiume Giordano". E continuava la sua opera di denuncia col rapporto presentato a metà novembre sull'espropriazione, negli ultimi cinque anni, di quasi 30 kmq di terreni agricoli e da pascolo ai palestinesi in Cisgiordania da parte dei coloni con i soldati sionisti che non "lo impediscono, anzi in alcuni casi, vi partecipano".

17 novembre 2021