A Livorno
Oltre mille manifestanti in piazza contro il carovita
In corteo anche una folta delegazione dei lavoratori GKN

Al grido di “No carovita day. Altro che greenpass e libertà di scelta” nel pomeriggio del 13 novembre oltre un migliaio di manifestanti sono scesi in piazza a Livorno per dire “Basta al caro vita” e per denunciare la strumentale campagna stampa imbastita dai mass media di regime che da mesi danno ampio risalto alle manifestazioni “no vax” travestite da “no green pass” polarizzando il dibattito politico e spostando l’attenzione dai problemi reali.
“La cosa più grave - hanno denunciato i manifestanti sfilati in corteo da Piazza Cavallotti e Piazza Attias - è che nel frattempo il governo Draghi indisturbato sta approvando in parlamento una manovra di lacrime e sangue che scarica la crisi su studenti, precari, lavoratori e pensionati”.
Il lungo e combattivo corteo, colorato da una selva di bandiere rosse, con cori, striscioni e cartelli contro il governo Draghi, ha portato la protesta fin sotto le finestre del comune e della prefettura percorrendo Via Della Madonna, Via Grande, Piazza Grande e Via Cairoli.
La manifestazione è stata indetta, spiegano gli organizzatori in un appello, “per dire no all’età pensionabile portata a quota 102, no alla mancanza di investimenti in edilizia popolare, no ai continui tagli alla sanità pubblica, scuola e all'edilizia popolare, no alle delocalizzazioni selvagge, no alla deregolamentazione della logistica e autoproduzione in ambito portuale, no all’aumento delle bollette di gas, luce, spese correnti e benzina”.
A testimoniare gli effetti devastanti delle delocalizzazioni produttive e della urgente necessità di una nuova legge che le impedisca, al corteo ha preso parte anche una folta delegazione di lavoratori della Gkn Firenze che dal 9 luglio sono in assemblea permanente per impedire la chiusura dello stabilimento e il licenziamento in tronco di oltre 500 lavoratori.
“La libertà – si legge ancora nell'appello - non è un concetto astratto ma concreto, quindi, noi vogliamo riportare al centro dell’agenda politica e dell’attenzione delle masse, tutte le questioni citate, che costituiscono veramente un pericolo per chi da sempre, e non da un anno, vive sotto la vera dittatura in atto: quella finanziaria.
Per mesi ci hanno raccontato che sarebbe andato tutto bene e adesso stanno scaricando la crisi economica collegata a quella sanitaria sulle solite persone.
Le generazioni future non hanno prospettive. Vediamo continui tagli alla scuola e all’istruzione, accorpamenti di aule e mancanza di insegnanti adeguatamente retribuiti.
I nostri salari negli ultimi 30 anni sono gli unici ad essersi abbassati rispetto al resto d’Europa.
In Italia abbiamo 3 milioni di lavoratori al nero.
Un esercito di precari: senza diritti, senza contratti, con salari da fame, che non possono permettersi di ammalarsi; c’è una vera e propria strage sul lavoro che ha prodotto 15 mila morti negli ultimi 14 anni. Rivendichiamo anche la necessità di un piano globale e condiviso per superare la pandemia”.

17 novembre 2021