Tutto è delegato al privato
I tagli hanno colpito a morte la sanità pubblica in Sardegna
Combattiva manifestazione di protesta a Nuoro

 
Lo scorso 13 novembre almeno seimila persone sono scese in piazza a Nuoro con due combattivi cortei per rivendicare il diritto alle cure e per opporsi allo smantellamento della sanità pubblica.
Un primo corteo, lungo un paio di chilometri e composto da persone arrivate anche dal Nuorese, dall’Ogliastra, dal Goceano, dal Medio Campidano e dal Sulcis, ha sfilato da piazza Sardegna fino a piazza Vittorio Emanuele, alla presenza di rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, oltre che di numerosissimi amministratori locali, consiglieri regionali, delegazioni di studenti e rappresentanti di associazioni dei malati.
L'appello era stato lanciato dall'associazione "Vivere a Colori" che raggruppa pazienti oncologiche, la cui presidente, Marilena Pintore, ha ricordato in un'intervista i gravissimi motivi che hanno indotto la sua associazione a indire la manifestazione: “qui se non ricorriamo al privato – ha affermato la Pintore - non possiamo più essere essere curati, in alternativa dobbiamo percorrere centinaia di chilometri. Ma noi non ci fermeremo finché tutti i medici che mancano, sono centinaia, non saranno di nuovo al proprio posto ”.
Gli oratori hanno rivendicato il diritto alla sanità pubblica in tutta la Sardegna, mettendo pesantemente sotto accusa le scelte dell'attuale giunta regionale sardo-leghista retta da Solinas, accusata di avere di fatto smantellato la sanità pubblica in Sardegna a tutto vantaggio della sanità privata.
Dall’altra parte della città, partiti da Pratosardo, hanno sfilato i comitati popolari fino all'ospedale San Francesco di Nuoro, che è diventato un vero e proprio simbolo dell'inefficienza della sanità pubblica sarda: “sono mesi che manifestiamo e rivendichiamo i nostri diritti - ha detto Pina Cui del comitato Sos Barbagia Mandrolisai - che nella nostra zona sono inesistenti. Prima dopo due ore di strade accidentate trovavamo l'ospedale di Nuoro a curarci, ora ci dirottano verso altri ospedali perché questo è al collasso. Non ci fermeremo qui fino a che le riposte non arriveranno ”.
L’ospedale San Francesco, a Nuoro, è stato infatti negli ultimi anni fortemente ridimensionato nella sua funzionalità, nonostante tutti i reparti funzionavano benissimo fino a una decina di anni fa e addirittura alcuni, come la cardiologia, erano strutture di eccellenza. Poi sono arrivati i tagli e attualmente alcuni reparti, come oculistica e geriatria, sono stati quasi completamente smantellati e i medici trasferiti in altri ospedali non sono stati mai sostituiti.
La sanità pubblica in Sardegna è effettivamente al collasso, e paga le pesanti conseguenza provocate prima dai tagli della giunta di centrosinistra Pigliaru che, in carica dal 2014 al 2019, aveva in mente soltanto il pareggio del bilancio regionale senza curarsi minimamente delle disastrose conseguenze in ambito sanitario, e poi dal malgoverno dell'attuale giunta sardo-leghista di Solinas, il cui clientelismo e incompetenza hanno ulteriormente indebolito la sanità pubblica a favore di quella privata.
A essere più colpite sono soprattutto le zone più povere e più isolate, ed è un fenomeno che interessa tutta la Sardegna.
Nel Nuorese e in Ogliastra mancano persino i medici di base, il sindaco di Ussassai, comune di cinquecento abitanti in Barbagia, ha dovuto chiedere aiuto a Emergency, mentre a Oristano molti reparti dell’ospedale San Martino sono in grave difficoltà per mancanza di personale e rischiano la chiusura gli ospedali di Ghilarza in provincia di Oristano e quelli di Isili e di Muravera nel sud della Sardegna.
Eclatante è anche il caso del Centro per la cura della sclerosi multipla di Cagliari, dove ad assistere cinquemila pazienti provenienti da tutta la Sardegna ci sono soltanto tre medici.
Va bene puntare su centri di eccellenza - ha affermato Davide Burchi, sindaco di Lanusei - ma è altrettanto importante che nei territori siano garantiti i servizi sanitari e che questi possano essere raggiunti con mezzi pubblici in periodi non superiori ai quaranta minuti. Non possiamo permettere che ci siano zone servite da eccellenze e altre completamente abbandonate ”: la polemica di Burchi stigmatizza il fatto che, mentre nei piccoli centri delle zone più isolate dell'Ogliastra la situazione della sanità pubblica è drammatica, la Regione Sardegna ha recentemente autorizzato una spesa di venti milioni di euro a favore del Mater Olbiae, l’ospedale privato convenzionato nato a Olbia da una partnership fra Qatar Foundation e policlinico Gemelli, a dimostrare che la volontà politica degli amministratori dell'isola è quella di affossare la sanità pubblica per favorire gli interessi della sanità privata.


24 novembre 2021