Super green pass
No a diritti diversi tra vaccinati e non vaccinati

Con il nuovo decreto legge contenente “misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali”, approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri del 24 novembre, il governo Draghi ha impresso un altro giro di vite alle libertà democratico-borghesi e ai diritti costituzionali inasprendo le restrizioni ai non vaccinati per imporre in maniera surrettizia la vaccinazione obbligatoria. E tutto questo in nome di una presunta “normalità da preservare e conservare” e di un “Natale normale”, almeno “per i vaccinati”, come lo stesso Mario Draghi si è compiaciuto di sottolineare nella conferenza stampa convocata al termine del Cdm.
Il provvedimento contiene infatti diverse misure mirate a stringere il cerchio intorno ai 6,5 milioni circa di renitenti al vaccino - che siano la minoranza di no vax incalliti o la maggioranza di persone semplicemente dubbiose o impaurite dalle possibili conseguenze avverse poco importa – a cominciare dall'istituzione del cosiddetto “super green pass”, che opera una separazione sociale ancor più netta tra vaccinati e non vaccinati, che se non è ancora il rifiuto delle cure ospedaliere ai non vaccinati adottato dal governo di Singapore, si avvicina molto però al lockdown selettivo per i non vaccinati imposto dal governo austriaco.
Dal 6 dicembre l'attuale green pass si scinderà in due: un green pass rinforzato, per i vaccinati e i guariti dal covid, che avrà validità di 9 mesi e non più 12, e un green pass semplice o “di base”, che varrà per i non vaccinati che hanno fatto un tampone molecolare, valido per 72 ore, o un tampone antigenico valido 48 ore. I non vaccinati dovranno esibirlo anche per accedere ad alberghi, spogliatoi per l'attività sportiva, treni regionali e interregionali, trasporto pubblico locale (autobus, tram, metropolitane). I possessori di green pass rinforzato potranno accedere a tutte quelle attività ricreative che finora erano proibite a tutti nelle zone in fascia gialla, come spettacoli, eventi sportivi, ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche. Attività che continueranno invece ad essere vietate ai non vaccinati. Anche in caso di passaggio in zona arancione le restrizioni previste finora varranno solo per i non vaccinati. Soltanto nelle zone rosse le restrizioni varranno in ugual misura per tutti.
 

Verso l'obbligo vaccinale per tutti i lavoratori
Inoltre dal 6 dicembre e per tutto il periodo natalizio fino al 15 gennaio, il green pass rinforzato varrà anche per le zone bianche, ossia non basterà più il tampone negativo per entrare negli stadi, nei bar e ristoranti al chiuso ecc. Draghi ha annunciato che saranno rinforzati i controlli e che “le forze di sicurezza saranno mobilitate in maniera totale”, forze di polizia, carabinieri, vigili urbani e quant'altro potranno disporre i prefetti, a cui è demandato questo compito.
Ma non basta. Oltre ad aver separato ancor più nettamente vaccinati e non vaccinati, radendo quasi a zero le possibilità di vita sociale per questi ultimi, il decreto allarga dal 15 dicembre anche l'obbligo vaccinale vero e proprio, già in vigore per medici e infermieri e personale delle rsa, ad altre categorie lavorative come il personale amministrativo della sanità, i docenti e il personale amministrativo della scuola, i militari e le forze di polizia. Dalla stessa data è prevista anche l'estensione dell'obbligo di terza dose, e con l'esclusione di poter essere adibiti ad altre mansioni per chi si rifiuta. È evidente in ciò l'intenzione del governo di arrivare un passo dopo l'altro ad imporre prima o poi l'obbligo vaccinale per tutti i lavoratori del pubblico e del privato, eliminando la possibilità ancora residuale di accedere al posto di lavoro con il solo tampone negativo.
Con il super green pass, chiesto a gran voce proprio dai governatori leghisti del Nord per non rovinare lo shopping di Natale e il business dello sci, e motivato da Draghi e Speranza col “peggioramento lieve ma costante” della situazione pandemica in Italia visto anche il quadro più drammatico dei Paesi vicini, il governo mira anche a scaricarsi della responsabilità di non aver fatto nulla di quanto promesso per far fronte alla pandemia con le necessarie misure di adeguamento in materia di sanità, scuola, trasporti, sicurezza sul lavoro ecc., inseguendo invece il meno costoso ma illusorio miraggio dell'immunità di gregge e additando i no vax come l'unico ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo “salvifico” e come unici responsabili della diffusione del contagio.
 

Le vere cause dell'aumento dei contagi
In realtà il governo sa benissimo che non è così, che cioè la minoranza di no vax e i non vaccinati in generale, a fronte di una maggioranza di vaccinati che sfiora ormai il 90% che hanno ricevuto almeno una dose (84% con due dosi), può essere solo una, e nemmeno la principale, delle cause dell'aumento sia pur lento dei contagi che si stanno verificando in Italia. Altre cause, e in molti casi più rilevanti, risiedono nel contagio indotto dai Paesi limitrofi come Austria, Slovenia e Croazia, vista non a caso la situazione particolarmente critica in Friuli, Veneto e Trentino-Alto Adige; il fatto che abbiamo alcuni milioni di bambini sotto i 12 anni non vaccinati; e soprattutto l'attenuarsi della protezione vaccinale nel tempo, in concomitanza con l'abbassamento delle misure di prevenzione, come mascherine e distanziamento (per non parlare dell'affollamento obbligato nelle scuole, autobus e treni), che portano anche una grossa parte dei vaccinati a diffondere il contagio. Lo dimostrano anche gli esempi della Gran Bretagna e dell'Irlanda, che hanno alti tassi di vaccinazione e allo stesso tempo anche alti tassi di nuovi positivi.
Come ha osservato a questo proposito su “Il Fatto Quotidiano” del 19 novembre il prof. Andrea Crisanti: “La battaglia non si deve fare sui non vaccinati. Ci sarà sempre chi non vuole vaccinarsi per ragioni ideologiche o per fobia, non ha senso accanirsi cercando una spaccatura nel Paese e facendo leggi che intaccano le libertà democratiche. Il 5 o il 10 per cento in più o in meno di vaccinati in questo momento non fa la differenza. Abbiamo 45 milioni di persone vaccinate, potenzialmente disposte a fare la terza dose, su queste dobbiamo fare leva”. Un equilibrio si può raggiungere invece – proseguiva il microbiologo dell'Università di Padova - “se si mantengono le mascherine, se si induce la popolazione a fare la terza dose prima possibile, se si mantiene qualche forma di distanziamento”. A suo avviso, per esempio, l'obbligo di mascherine FFP2 in treno e in autobus sarebbe molto più efficace del green pass, che è praticamente impossibile da controllare in questi contesti.
Invece a quanto pare il governo del banchiere massone punta tutto sull'intensificazione dei controlli e le sanzioni attraverso una mobilitazione senza precedenti delle forze di sicurezza: e non a caso, perché come ha già fatto con le direttive del ministero dell'Interno per proibire tutte le manifestazioni nei centri storici, e mentre si guarda bene da sciogliere Forza Nuova e gli altri gruppi neofascisti e neonazisti, Draghi, con la copertura di Mattarella, sfrutta l'emergenza sanitaria e le intemperanze dei no vax per tagliare surrettiziamente le libertà democratico-borghesi e comprimere i diritti costituzionali in previsione dei conflitti sociali e di classe che stanno montando nel Paese. Si pensi che a Bologna il prefetto ha vietato (come denumciamo in un altro articolo) il centro città alla protesta sindacale per cambiare la Legge di Bilancio.
 

Un'intollerabile discriminante sociale
“Si può dire – ha scritto il prof. Tomaso Montanari su “Il Fatto Quotidiano del 13 novembre – che è intollerabile proibire le manifestazioni all'aperto invocando il contagio, e al tempo stesso consentire lo shopping prenatalizio nei centri commerciali o costringere gli studenti e i lavoratori a viaggiare in carri bestiame che sembrano allevamenti di covid? E che tutto questo rivela che ci sta molto più a cuore il mercato che non la democrazia”?
Questa denuncia è ulteriormente rafforzata dal decreto del 24 novembre, che istituisce per sovrappiù un'intollerabile e anticostituzionale discriminante sociale tra vaccinati e non vaccinati, i quali ultimi non hanno più gli stessi diritti dei primi pur essendo la vaccinazione ancora facoltativa e pur essendo assai dubbio un loro contributo determinante alla crescita della pandemia tale da giustificare misure punitive esclusive nei loro confronti. Il problema con i non vaccinati è semmai che si ammalano più facilmente in forma grave e vanno a saturare ospedali e terapie intensive, riducendo le risorse per i pazienti con altre patologie e in attesa di interventi chirurgici, ma come si è visto i metodi di coercizione surrettizia come il green pass è discriminatoria e non sono riusciti a far aumentare più di tanto le vaccinazioni.
Servirebbe piuttosto una campagna capillare di informazione e persuasione sulla necessità di vaccinarsi, ma anche sull'uso delle mascherine e del distanziamento, riaprire gli hub vaccinali chiusi troppo presto, ma soprattutto servirebbe un'altra politica di governo, che invece di pensare solo a salvaguardare la “normalità” capitalistica e reprimere il dissenso e le lotte sociali potenziasse invece la sanità pubblica e investisse urgentemente nella scuola, nei trasporti e negli altri servizi sociali indispensabili per la vita delle masse popolari. Qualcosa però di impossibile da parte di un governo al servizio del regime capitalista neofascista, della grande finanza e dell'UE imperialista come quello del banchiere massone Draghi, che prima sarà buttato giù con lo sciopero generale e la lotta di piazza e meglio sarà per i lavoratori e le masse popolari.

1 dicembre 2021