Fortemente voluta dall’assessora Moratti per conto della giunta regionale fascio-leghista
La controriforma della sanità lombarda cancella la sanità pubblica per la privata

Dal corrispondente della Lombardia
Lo scorso 30 novembre il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato con 48 voti a favore e 26 contrari il progetto di legge 187 relativo alla “riforma” del sistema sanitario fortemente voluto dall'assessora alla Sanità e al Welfare, Letizia Moratti, che di fatto cancella la sanità pubblica. Il testo votato è identico a quello già approvato il 27 ottobre dalla Commissione Sanità della giunta, guidata dal governatore leghista Attilio Fontana, nonostante numerose associazioni fossero scese in piazza in segno di protesta denunciando come il suo unico scopo fosse ingrassare ulteriormente il comparto sanitario privato a cui andranno circa 2,7 miliardi di euro senza alcun beneficio per la sanità pubblica.
La legge regionale inserisce gli obiettivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il cosiddetto Recovery plan, riguardo case di comunità, ospedali di comunità e assistenza domiciliare integrata ma prevedendo l'apertura ai privati trasforma di fatto in un business anche la medicina territoriale e di prossimità. Viene prevista l’equivalenza delle strutture pubbliche e private accreditate, cioè il servizio pubblico farà da supporto al privato che potrà scegliere dove e come collocarsi. Ai privati viene regalato anche il welfare aziendale perché d'ora in poi un lavoratore iscrivendosi a forme mutualistiche convenzionate con la propria azienda potrà ottenere una sorta di “corsia preferenziale” per prestazioni sanitarie in regime privato senza passare dal servizio pubblico e si creerà quindi un mercato differenziato a seconda del tipo di tutela assicurativa.
In Lombardia, regione che la borghesia negli ultimi anni aveva propagandisticamente presentato come “eccellenza” del servizio sanitario nazionale per avere trasformato le malattie in fonte di profitti aprendo le porte ai privati e dove il 40% della spesa sanitaria era stata destinata alle strutture private convenzionate, nella prima fase della pandemia da Covid-19 gli ospedali sono collassati in pochi giorni facendo raggiungere il primo posto al mondo come numero di morti in relazione al numero di abitanti. Per i privati la malattia è fonte di profitto e quindi le prevenzioni vengono lasciate in secondo piano scegliendo di investire unicamente in prestazioni specialistiche di alto livello tralasciando il pronto soccorso e il dipartimento d’emergenza. La medicina preventiva e le strutture territoriali vengono ridotte al minimo, il personale viene privato delle risorse necessarie, i medici di medicina generale divengono carenti, manca l'assistenza domiciliare, le liste di attesa superano molte volte addirittura un anno di attesa, vengono chiusi servizi di psichiatria e quelli dedicati ai minori e manca il personale nella medicina del lavoro.
Occupandosi solo di cura e non di prevenzione il sistema sanitario non è stato e non sarà in grado in futuro di contrastare la pandemia che si deve fronteggiare innanzitutto sul territorio in uno stretto rapporto tra popolazione e strutture sanitarie. Non risulta ad oggi presente nemmeno un piano pandemico.
Con la gestione privata i distretti sanitari, le Case e gli ospedali di comunità indirizzeranno gli ammalati bisognosi di cure verso le loro strutture trasformando il servizio sanitario in una sorta di mercato dove chi avrà disponibilità economica potrà acquistare la cura mentre tutti gli altri attenderanno mesi e mesi. Senza contare che la gestione delle RSA resterà quasi completamente in mano ai privati.
Nella confusione di ruoli, visto che permarranno sia le Agenzie di Tutela della Salute (ATS), sia le Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST) l'unica cosa certa è che i dirigenti verranno scelti secondo un criterio di spartizione di poltrone assegnate ai partiti borghesi.
In futuro la possibilità di curarsi non dipenderà più da un servizio pubblico ma unicamente dalla disponibilità economica e dalle assicurazioni private. Chi non potrà accedervi avrà unicamente una limitata assistenza sanitaria di base.
Dobbiamo invece lottare, come prevede il Programma d'azione del PMLI, per una sanità pubblica, universale, gratuita, gestita con la partecipazione diretta dei lavoratori e delle masse popolari, che disponga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e sia finanziata tramite la fiscalità generale.

8 dicembre 2021