Firenze
In duecento sfidano pioggia e gelo per protestare contro le politiche economiche e sociali del governo Draghi. Corposa partecipazione del PMLI, riferimento proletario rivoluzionario dell'iniziativa
Panzarella: Apriamo una grande discussione sul futuro dell'Italia

Dal nostro inviato speciale
“Abbiamo scioperato e manifestato insieme l'11 ottobre in nome dell’equità sociale, del diritto alla casa e al reddito, alla salute e allo studio, per la redistribuzione della ricchezza, per la pace e per l'uguaglianza; ma il governo Draghi continua con la sua politica reazionaria al servizio dei grandi capitali e degli speculatori, cancellando diritti e seminando miseria per le classi popolari. Si autoproclamano governo dei migliori, ma sono solo i migliori amici di padroni e sfruttatori!”
Con queste parole inizia il comunicato di CUB Firenze, USB Firenze, COBAS Firenze, UNICOBAS Toscana e COBAS Sanità Università e Ricerca per la promozione del presidio che si è svolto nel pomeriggio del 4 dicembre all'uscita della stazione ferroviaria di Firenze.
Sotto una pioggia fredda e incessante, circa duecento manifestanti si sono riuniti per dire No alle politiche filopadronali e antipopolari del governo Draghi, condividendo la piattaforma dell'iniziativa in 14 punti che riguarda la denuncia di un carovita al quale non corrisponde il benché minimo aumento salariale, l'opposizione al precariato, ai licenziamenti e alla cancellazione dei diritti e delle tutele del lavoro, con il lancio della parola d'ordine “Lavorare meno per lavorare tutti”, oltre alla richiesta di una tassa patrimoniale che inverta la tendenza della recente controriforma fiscale che finisce quindi per penalizzare maggiormente i redditi più bassi.
Nel mirino anche la mattanza sul lavoro a causa della carenza di sicurezza e ai ritmi forsennati ai quali sono sottoposti lavoratrici e lavoratori di ogni settore, la “riforma” delle pensioni del governo Draghi definito “un vergognoso ritorno alla legge Fornero”, così come l'assenza di interventi importanti sul sistema sanitario nazionale, già ridotto ai minimi termini da decine di anni di tagli a servizi e personale, subappalti e privatizzazioni che il governo favorisce nonostante le tragiche carenze che anche la pandemia ha messo in evidenza.
I manifestanti hanno denunciato l'atteggiamento repressivo del governo sulle manifestazioni e sugli scioperi, la partecipazione dell'Italia alla Nato e alle sue guerre di occupazione, i femminicidi “frutto di un patriarcato dispotico tipico della cultura possessiva e individualista di cui il capitalismo borghese è intriso”, la scuola classista ormai asservita al lavoro sfruttato nell'esclusivo interesse del capitale, chiedendo al contempo il diritto alla casa per tutti, il rispetto dell'ambiente messo a rischio continuamente dalle grandi speculazioni delle grandi opere, l'accoglienza dei migranti, così come il diritto ai vaccini per tutti e l'abolizione del Green Pass altamente discriminante.
Insieme ai membri degli organismi promotori, hanno partecipato al presidio i lavoratori della GKN dietro al loro storico striscione “Insorgiamo”, alcuni militanti del PRC, dei CARC, di PaP, della Federazione Anarchica, del Movimento di lotta per la casa, della Rete Antisfratto, del Collettivo di Unità Anticapitalista, dei comitati “Io non ci sto” e “Ogni giorno è il primo maggio”, de La Comune, oltre alla nutrita e combattiva delegazione del PMLI che ha portato in piazza numerose bandiere del Partito e due cartelli che chiedevano lavoro e la proclamazione dello sciopero generale di tutte le categoria. Le compagne hanno diffuso circa 150 volantini.
Al microfono aperto reso disponibile dagli organizzatori, per il PMLI è intervenuto il compagno Franco Panzarella (testo pubblicato a parte) che oltre alla critica al governo e alla richiesta di sciopero generale, ha rilanciato la proposta del nostro Partito di aprire una grande discussione sul futuro dell'Italia all'interno del proletariato.
Al termine degli interventi i manifestanti hanno effettuato un breve corteo guidato da uno striscione d'apertura sul quale era scritto “Lavoro, salute, diritti, dignità, uniti nelle lotte” a testimoniare il carattere unitario dell'iniziativa.
Durante il corteo, sotto il perdurare della pioggia, oltre all'ormai noto inno di battaglia dei lavoratori GKN, lo spezzone del PMLI ha svolto il suo ruolo di avanguardia e di punto di riferimento proletario rivoluzionario lanciando alcuni slogan contro il governo e di richiesta dello sciopero generale che sono stati fatti propri da decine di manifestanti.
Il nostro auspicio è che si moltiplichino le iniziative contro il governo del banchiere massone Draghi al servizio della borghesia e del capitalismo, con l'obiettivo di convergere in una piazza unitaria a Roma per dar vita all'ormai irrimandabile sciopero generale di 8 ore di tutte le categorie che lavoratrici, lavoratori, disoccupati, studentesse e studenti chiedono da tempo. È ora che i sindacati confederali, e in primis la CGIL, ascoltino le voci di queste piazze e quelle analoghe che vengono dalla sua base sempre più delusa e insoddisfatta dall'inconcludenza di Landini e company, che altro non fanno che traccheggiare spianando nei fatti la strada alla prepotenza padronale e a Confindustria.

8 dicembre 2021