Governo, istituzioni e sindacati confederali immobili
GKN riapre la procedura di licenziamento
I lavoratori non mollano la piazza: “nessun posto di lavoro deve essere perso, nazionalizzare la GKN sotto il controllo operaio”
Presentata in parlamento la legge antidelocalizzazioni. In arrivo anche un piano di reindustrializzazione del sito elaborato dai lavoratori

A quasi 5 mesi dall'apertura della prima procedura di licenziamento collettivo avviata il 9 luglio scorso e poi bloccata dal Tribunale del lavoro di Firenze che 19 settembre ha accolto il ricorso presentato dai lavoratori per violazione dell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori rilevando un comportamento antisindacale da parte dell'azienda, il 30 novembre il gruppo finanziario inglese Melrose, proprietario dello stabilimento GKN di Cambi Bisenzio alle porte di Firenze, è tornato alla carica e ha annunciato la riapertura di una nuova procedura di licenziamento collettivo.
La notizia non ha però colto di sorpresa i lavoratori e il Collettivo di fabbrica che a partire dallo stesso pomeriggio del 30 novembre e nei giorni a seguire hanno organizzato alcuni partecipati e combattivi presidii sotto il comune di Firenze a Palazzo Vecchio, alla Regione, in prefettura e in piazza Unità di Italia per sollecitare il governo, le istituzioni locali e i vertici confederali a intervenire subito per impedire la delocalizzazione dello stabilimento e la perdita di oltre 500 posti di lavoro.
“Per noi era preventivabile – precisa in una nota il Collettivo - che Gkn Firenze si preparasse a riaprire la procedura di licenziamento da dicembre, probabilmente già da domani. In questo modo i 75 giorni della procedura ricadrebbero nel periodo delle festività, dicembre e gennaio, quando il Paese si ferma per le festività e la mobilitazione è più difficile”.
Mentre Dario Salvetti, membrro del Collettivo di Fabbrica e della Rsu, insieme ai lavoratori in presidio denunciava: “Ieri sera avevamo un incontro con i vertici della Regione, della Città metropolitana di Firenze e del Comune di Campi Bisenzio e il consulente che doveva illustrare le proposte di reindustralizzazione della fabbrica. Nella notte l'incontro è stato annullato e poi improvvisamente riconvocato questo pomeriggio da remoto e non sappiamo perché. Quello che appare chiaro è che sopra la nostra testa ci siano delle trame. Ora ci devono dare il piano di reindustrializzazione, quello che dicono hanno approntato da inizio novembre ma che non ci viene mai fatto vedere. Forse perché a Gkn interessa solo trovare una giustificazione morale per far ripartire la procedura di licenziamento, e per estorcere una cassa integrazione per cessata attività allo Stato e ai sindacati... La commedia è finita”.
Francesco Borgomeo, indicato dalla GKN come il consulente “pronto a rilevare l’azienda e disponibile a portare altri potenziali investitori al tavolo” in realtà non ha ricevuto nessun mandato da parte della multinazionale inglese che nei giorni scorsi ha anche ammesso che da ottobre ad oggi non ha prodotto nessun piano di industrializzazione.
Inoltre la Irses di Borgomeo, società di consulenza specializzata nella riconversione industriale, sottolineano ancora i lavoratori, ha tra le attività principali alcune produzioni che fanno capo al cosiddetto “ecodistretto ceramico” del Lazio con alla testa Saxa Gres spa che è gestita da fondi finanziari esattamente come Melrose. Mentre i due potenziali investitori che Borgomeo rappresenterebbe – uno per produrre macchinari per l’industria farmaceutica, e l’altro per produrre componenti per energie rinnovabili – fanno venire subito in mente agli operai la “truffa fotovoltaica” dell’Isi dopo la chiusura della Electrolux a Scandicci.
“Gkn si vanta di un processo di reindustrializzazione che per noi è un raggiro potenziale – spiegano i lavoratori in una nota - come del resto è già avvenuto  in questo Paese dove si fanno firmare cessazioni di attività e ammortizzatori per cessazione di attività con la promessa dell’arrivo di fantomatici compratori che puntualmente si ritirano una volta che fondo finanziario e multinazionale sono scappati... Noi chiediamo garanzie chiare: prima si discuta del piano di continuità produttiva e occupazionale, del mandato di vendita che Gkn ha dato al suo advisor. Tutto ciò avvenga sotto la supervisione del Ministero, di Invitalia, delle organizzazioni sindacali e dell’assemblea permanente dei lavoratori. Chiediamo che chi arriva mantenga lo stesso patrimonio di diritti conquistati in questi anni e gli stessi livelli occupazionali. Noi abbiamo già la nostra proposta per il futuro di Gkn, capace di tenere insieme un piano per la nazionalizzazione con una prospettiva concreta di reindustrializzazione del sito produttivo con la creazione di un polo pubblico per la mobilità sostenibile”.
È altresì curioso notare che, dopo 5 mesi di silenzio durante i quali “Il governo – come hanno detto più volte nel corso delle ultime manifestazioni Dario Salvetti e Matteo Moretti del Collettivo di Fabbrica - aveva tutto il tempo di intervenire con un decreto di urgenza o con un disegno di legge antidelocalizzazioni che impedisse per l’ennesima volta uno scempio simile”, in concomitanza con la nuova procedura di licenziamento è ripartita anche la campagna di imbonimento dell'opinione pubblica da parte dei mass media di regime con roboanti articoli sui giornali che alludono a fantomatici acquirenti e piani di rilancio e investimeno industriale inesistenti nel tentativo di mettere in cattiva luce la lotta dei lavoratori che giustamente non accettano di firmare accordi al buio e vogliono prima vedere e toccare con mano chi sono questi nuovi investitori e sprattutto qual è il piano industriale che intendono portare avanti per non rischiare di fare la fine di tanti altri lavoratori ai quali negli anni passati erano stati promessi mari e monti e poi, appena finito il clamore delle proteste, sono stati comunque licenziati, cassintegrati o costretti ad accettare condizioni di lavoro e di salario peggiori.
Per rispondere colpo su colpo a questa campagna mediatica, nei giorni scorsi il Collettivo di fabbrica ha allestito anche un ufficio stampa raggiungibile all'indirizzo collettivo.gkn.stampa@gmail.com a cui “inviare contatti stampa che ritenete rilevanti, così da poter ampliare la nostra capacità di raggiungere le redazioni più sperdute. Abbiamo creato sia una mailing di giornalisti che un gruppo whatsapp della stampa a cui veicolare informazioni” per “tenere alta l'attenzione su ciò che accadrà nei prossimi giorni in fabbrica, sulle sorti della vertenza e nella piana fiorentina. E sarebbe altrettanto importante se riusciste a consolidare gruppi di appoggio e controinformazione sui vostri territori. Ora più che mai dobbiamo stare appiccicati al collettivo di fabbrica, perchè quella battaglia è diventata sempre più la lotta di tutte e tutti, e non solo per difendere 500 posti di lavoro, ma anche per alimentare un processo che parla di diritti del lavoro, transizione ecologica e sociale. C'è bisogno di far ripartire il sostegno attraverso versamenti nella cassa di resistenza: Cassa di resistenza lavoratori GKN Firenze IT24C0501802800 000017089491 Causale: donazione cassa di resistenza Gkn”.
Dal 9 luglio i lavoratori e il Collettivo di fabbrica GKN hanno proclamato lo stato di agitazione e l'assemblea sindacale permanente dentro la fabbrica e quotidianamente lottano con grande coraggio e determinazione nelle piazze di tutta Italia.
Grazie al corretto utilizzo della democrazia diretta, con tutto il potere all'Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori, e alla pratica di una giusta politica di fronte unito con tutte le realtà operaie in lotta, i sindacati combattivi, i partiti e le organizzazioni della sinistra di opposizione e di classe, la vertenza GKN è riuscita a conquistare la fiducia, il sostegno e la solidarietà di un'intera comunità.
La GKN è diventata il fronte di lotta più avanzato e combattivo in tutto il territorio nazionale e ha rivitalizzato le storiche forme di lotta e organizzative del movimento operaio come il presidio permanente della fabbrica, la cassa di resistenza e il servizio d'ordine operaio.
Mai negli ultimi decenni si è vista una battaglia sindacale guidata da un Collettivo dei lavoratori della fabbrica che non si limita a lottare nelle piazze per difendere il proprio posto di lavoro ma vuole contare nelle scelte future dell'azienda proponendo anche soluzioni “istituzionali” (come ad esempio la proposta di legge contro le delocalizzazioni elaborata dagli stessi lavoratori col sostegno di un gruppo di avvocati e giuristi solidali e presentata nelle settimane in parlamento) e elaborando progetti di riqualificazione industriale come ad esempio quelli illustrati il 5 dicembre nel corso dell'assemblea svolta in collaborazione con la scuola Sant'Anna di Pisa e un gruppo di ingegneri e ricercatori per redigere un piano di reindustrializzazione del sito che preveda la nascita di un polo per la mobilità sostenibile e la proposta di nazionalizzazione della fabbrica sotto controllo operaio.
Da mesi il Collettivo GKN è impegnato in un tour nazionale per portare sostegno e solidarietà alle altre migliaia di lavoratori in lotta contro i licenziamenti dal Nord, al Centro e Sud Italia, con l'obiettivo di unire tutte le vertenze a cominciare dalla Embraco, Whirlpool Napoli, Bekaert, Electrolux di Scandicci, Air Italy, Alitalia, Ita, Ilva, Piombino, Giannetti Gomme, Blutec, in un'unica lotta e insorgere insieme contro la tracotanza padronale e il governo del banchiere massone Draghi che ne regge le sorti e ne cura gli interessi grazie anche al collaborazionismo dei vertici sindacali che hanno accettato lo sblocco dei licenziamenti e finora non ha mosso un dito per impedire la delocalizzazione della GKN.

8 dicembre 2021