Contro la "manovra inadeguata' del governo
La scuola si ribella a Draghi e scende in piazza
Insegnanti, lavoratori Ata e studenti uniti nella lotta

Il 10 dicembre migliaia di docenti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo (Ata) ma anche genitori e studenti, sono scesi in piazza in tutta Italia nell'ambito dello sciopero generale della scuola indetto da tutti i sindacati confederali e di base (Flc Cgil, Uil Scuola Rua, Snals Confsal, Gilda, Unams, And, Anief, Fisi, Cobas, Cub Sur e Sisa, escluso la Cisl), contro la legge di bilancio 2022 del governo Draghi che destina alla scuola, all'università e alla ricerca solo poche briciole.
Al grido di “Adesso basta. La scuola si ribella” cortei e manifestazioni regionali e provinciali si sono svolte a Roma , Milano , a Bologna (Piazza Memorial della Shoah), Firenze (piazza S. Marco), Torino (all'Usr in Corso Vittorio Emanuele II), Napoli (Piazza del Gesù), Palermo (Piazza Politeama), Pisa (Piazza XX Settembre), Catania (Piazza Roma), Livorno (Piazza Giusti), Genova (Piazza De Ferrari).
La manifestazione più partecipata e combattiva si è svolta a Roma dove migliaia di docenti, personale Ata, precari e studenti al canto di “Bella ciao” sono sfilati in corteo da Porta San Paolo fin sotto le finestre del ministero dell'Istruzione in Viale Trastevere.
"Lo scorso 19 novembre le mobilitazioni studentesche hanno attraversato tutto il Paese rivendicando un cambio di passo radicale della scuola – sottolineano fra l'altro le varie associazioni studentesche che hanno aderito allo sciopero nella Capitale - Oggi siamo a fianco di tutto il personale della scuola a gridare che urge cambiare rotta e ripensare un altro modello di scuola, differente per tutte le componenti sociali che lo vivono... Un ministro che pensa di mandare studentesse e studenti in azienda già alle elementari ma non fa nulla riguardo alle classi pollaio e il benessere psicologico è un ministro che ha fallito. É il fallimento di un intero sistema pedagogico che sta divenendo sempre più succube alle esigenze del mercato, non fornendo capacità e strumenti nella costruzione di un pensiero critico e distruggendo il ruolo trasformativo dei luoghi della formazione".
A Milano invece nonostante la pioggia battente altre migliaia di insegnanti, studenti e membri del personale scolastico sono sfilati in corteo per le vie del centro città, tra slogan, fumogeni e bandiere. “System Change. Priorità a scuola, ambiente e salute, non ai vostri profitti”, il messaggio scritto su uno degli striscioni esposti. Il corteo si è poi concluso in piazza Beccaria.
Le cifre ufficiali, sbandierate ad arte dal ministero dell'Istruzione per sminuire l'importanza dello sciopero, parlano di un'adesione intorno al 6%.
Invece le adesioni alle manifestazioni di piazza risultano tra le più partecipate degli ultimi 6 anni e inferiori per numero solo allo sciopero generale del 2015 contro la sedicente “buona scuola” di Renzi che fu addirittura il più partecipato di tutta la storia della scuola della Repubblica.
Tra l'altro c'è da considerare anche le difficili condizioni temporali e organizzative in cui lo sciopero della scuola è stato collocato, ossia: a un mese dalla sciopero indetto dai sindacati conflittuali dell’11 ottobre scorso; con il timore crescente di una quarta ondata pandemica ormai imminente e soprattutto al poco tempo intercorso fra la proclamazione dello stato di agitazione e l'indizione dello sciopero stesso.
Cinonostante molte scuole sono rimaste chiuse proprio a causa della larga adesione allo sciopero del personale Ata e le segreterie didattiche non hanno potuto comunicare in tempo i dati inerenti le adesioni ridimensionando di molto le percentuali.
Non ha aiutato nemmeno il fatto che il 16 dicembre è stato proclamato dalla CGIL e dalla Uil lo sciopero generale contro la manovra di bilancio e solo in un secondo tempo è stato chiarito che la scuola, ma anche altri settori come la Sanità, sono stati esclusi da tale mobilitazione in seguito all’intervento della commissione di Garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali con la motivazione che non viene rispettato il periodo di “rarefazione oggettiva”, ossia i 10 giorni di tempo che devono intercorrere tra una mobilitazione e l’altra nei singoli settori, nonché il cosiddetto “periodo di franchigia” previsto ad esempio per i servizi postali, sanitari, per quelli degli operatori ambientali e per i servizi alla collettività.
Ragione per cui molti insegnanti e personale Ata avevano scelto di saltare l'appuntamento del 10 e di astenersi dal lavoro il 16 dicembre.
Tra le rivendicazioni principali dei docenti e Ata spicca la richiesta di più consistenti aumenti alla scuola pubblica perché dopo decenni di tagli e due anni di emergenza, il governo Draghi, in continuità con i governi precedenti, continua ad attaccare il diritto allo studio e i lavoratori/trici della scuola.
Basti pensare che, nonostante l'enorme disponibilità di fondi europei, nel PNRR e nel disegno di legge di bilancio 2022, l’istruzione pubblica continua ad essere finanziata al di sotto della media OCSE (-24 miliardi). Dopo 13 anni di blocco salariale e due anni di didattica a distanza denunciano le sigle sindacali promotrici dello sciopero: "nella legge di bilancio solo lo 0,62% viene destinato alla professione docente, per pochi e a premio, mentre sul contratto è di 87 euro la previsione di aumento con 12 euro legati alla 'dedizione', quando è di 350 euro la differenza attuale tra il personale della PA e quello della scuola".
Docenti e personale Ata devono subire ancora l'umiliazione di un rinnovo contrattuale a dir poco offensivo che prevede dalla primaria alle superiori un aumento medio netto mensile di 40 euro più un umiliante e discriminatorio “bonus di merito” riservato solo a quei docenti che dimostrano una spiccata “dedizione al lavoro”.
Inoltre nella legge di bilancio non c’è traccia della necessaria stabilizzazione del personale precario, docente e ATA. Manca la riduzione strutturale del numero di alunni/e per classe, così come manca un piano reale di intervento, immediato e protratto nel tempo, per risanare e mettere a norma gli edifici scolastici.
Nel corso delle manifestazioni docenti e personale Ata hanno chiesto a gran voce il rinnovo immediato del CCNL, con aumenti significativi uguali per tutti/e, con il pieno recupero del potere d'acquisto perso nei tanti anni di blocco salariale, senza alcuna differenziazione in base al presunto "merito" o "dedizione al lavoro"; la centralità della scuola nel PNRR, innanzitutto attraverso un piano straordinario per l'edilizia scolastica e la sicurezza; la riduzione strutturale del numero di alunni per classe (massimo 20; 15 in presenza di alunni diversamente abili); un piano straordinario di assunzioni, ad iniziare dai “precari”, sulla base di un percorso per titoli (docenti 3 anni scolastici, ATA 2 anni); la conferma e stabilizzazione dell’organico Covid docente e ATA; favorire la vaccinazione volontaria, abolire nelle scuole l’obbligo vaccinale e le sanzioni correlate, garantire la gratuità dei tamponi per l’accesso ai luoghi di lavoro, tutelare la salute di lavoratori e studenti con presidi sanitari permanenti nelle scuole, sanificazione e ventilazione forzata degli ambienti.
Molto criticato il disegno di legge sull'”Autonomia differenziata” e tutte le forme di regionalizzazione della scuola e dei servizi pubblici unita a una forte richiesta di più democrazia sindacale che restituisca ai lavoratori la facoltà di decidere su contratti, rappresentanza, diritto di sciopero.

15 dicembre 2021