Diffidando delle promesse dell'azienda e delle istituzioni su una futura “reindustrializzazione” del sito produttivo
Gli operai della Gkn propongono il loro piano industriale
Il Collettivo di fabbrica aderisce e si prepara allo sciopero del 16 dicembre indetto da Cgil e Uil pur giudicandolo “tardivo, pasticciato, insufficiente, non ancora generalizzato”

Cinque mesi di lotta sono lunghi, difficilmente si riesce a resistere tanto. I lavoratori della Gkn però non cedono, e sono ancora lì, a combattere contro i licenziamenti e la chiusura della loro fabbrica. Ma stanno facendo molto di più, sono ancora lì a portare (e a ricevere) la solidarietà agli altri lavoratori che si trovano nelle stesse condizioni, a chi viene licenziato per aver reclamato i propri diritti, a mostrare con il loro esempio che solo con la lotta si possono costringere i padroni, il governo e le istituzioni a bloccare chiusure e licenziamenti. Sono ancora lì a fare da catalizzatore per riunire le centinaia di vertenze per il lavoro (e non solo) sparse per tutta Italia, in una mobilitazione generale ed unitaria.
Come abbiamo scritto più volte sul nostro giornale, la battaglia della GKN ha assunto un valore politico e sindacale nazionale di fondamentale importanza. Essa è decisiva per bloccare i licenziamenti non solo in quella fabbrica e per lo sviluppo della lotta sindacale in tutto il Paese. Essa esprime di fatto un modello avanzato di conduzione delle lotte sindacali, dimostrando che i rapporti di forza si possono cambiare e non è scritto da nessuna parte che gli operai devono subire inermi le decisioni dei padroni e dei loro governi.
Mai negli ultimi decenni si è era vista una battaglia sindacale guidata da un Collettivo dei lavoratori della fabbrica, il cui motto non a caso è Insorgiamo! che pratica la democrazia diretta, che valorizza pienamente l’Assemblea generale, che coinvolgendo la Fiom, la CGIL e altri sindacati, associazioni e partiti della sinistra anticapitalista, riesce a promuovere sui licenziamenti scioperi e manifestazioni di massa locali e nazionali. La Gkn sta dimostrando che la classe operaia è viva e vegeta ed è in grado di attirare a se ampi spezzoni della nostra società.
Una classe operaia che non delega i propri interessi ai sindacati, né tanto meno alle istituzioni, come stanno dimostrando anche gli ultimi sviluppi della vertenza. Tra la fine del mese di novembre e l'inizio di dicembre l'Advisor (il consulente dell'azienda) ha più volte ventilato l'interessamento di nuovi acquirenti, appartenenti ai più svariati settori, compreso quello farmaceutico, si è fatto il nome perfino di Pfizer. Ma gli incontri che dovevano illustrare questi nuovi piani di investimento sono stati sempre rimandati perché evidentemente erano soltanto dei bluff, ma servivano al fondo Melrose, proprietario di Gkn, a prendere tempo e giustificare la cessione dello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze).
Dopo aver protestato più volte di fronte a Prefettura, Comune e Regione per non essere stati convocati ed essere lasciati da soli nell'incertezza del loro futuro e, aggiungiamo noi, con il sostanziale disinteresse da parte dei sindacati confederali, Cgil compresa, gli operai hanno presentato un loro piano. Alla Gkn non hanno alcuna intenzione di aspettare una fantomatica reindustrializzazione, simile a quelle già fallite in altre parti del Paese, come ad esempio alla Bekaert, sempre in Toscana, dove si sono firmate cessazioni di attività e ammortizzatori, con la promessa dell'arrivo di nuovi compratori che puntualmente si ritirano quando le multinazionali sono scappate.
Un piano produttivo che propone una nazionalizzazione di nuovo tipo, “democratica” e sotto controllo operaio (pubblichiamo in questa stessa pagina i relativi documenti). Nel concreto il Collettivo di Fabbrica Gkn ha proposto una riqualificazione industriale incentrata su un Polo pubblico per la mobilità sostenibile, elaborata assieme a decine di ricercatrici e ricercatori, studiosi, economisti, ingegneri, sociologi solidali, in collaborazione con la Scuola Sant'Anna dell'università di Pisa. Un piano che prevede garanzie da parte dello Stato, che può sostenere il piano attingendo fondi dal PNRR, che in questo modo sarebbero utilizzati concretamente per iniziative industriali che vanno verso la tanto decantata, almeno a parole, “transizione ecologica”. Risorse da utilizzare in particolare in tutte quelle aziende del settore automotive che rischiano ridimensionamenti, delocalizzazioni e chiusure, creando una unica filiera per la produzione di mezzi pubblici ecosostenibili, per la conversione ambientale del grande trasporto urbano ed extraurbano, ferroviario, marittimo, su strada e aereo.
Gli operai hanno le idee chiare, come si può leggere sulla pagina Facebook del Collettivo:
“I cardini della nostra azione:
1. passaggio in continuità produttiva di Gkn, nessuna ripartenza dei licenziamenti, stessi posti di lavoro, stessi diritti
2. Ppms: polo pubblico della mobilità sostenibile. Se ci sono fondi per la transizione alla mobilità sostenibile e Stellantis continua a tagliare, ne deriva la proposta di un polo pubblico che rilevi le aziende in dismissione e le metta a lavorare per la mobilità pubblica e sostenibile
3. Reindustrializzazione e riconversione di prodotto di Gkn: se si va verso il cambio di produzione, non stiamo ad attendere con le mani in mano. Il collettivo di fabbrica ha il proprio piano elaborato insieme alle competenze e alle intelligenze solidali 4. Norme contro le delocalizzazioni: la legge è in parlamento e ora ci sono anche emendamenti nella manovra finanziaria. Li si approvi. Non ci sono più alibi
5. Fuori dalla mobilitazione non c'è salvezza, né ora né mai.
6. Sciopero generale e generalizzato, il percorso continua e attraversa la data di sciopero generale del 16 dicembre.
7. Insorgere per convergere, convergere per insorgere.
#insorgiamo”
Insomma, un dinamismo e dei metodi di lotta che richiamano alla memoria gli anni '60 e '70, che si dimostrano tutt'ora validi e attuali. Il Collettivo di Fabbrica ha risvegliato quel protagonismo operaio per troppo tempo sopito e sottomesso alle logiche collaborazioniste dei sindacati confederali, senza scadere nel settarismo. Ne è un esempio l'adesione allo sciopero generale del 16 gennaio, a cui la Gkn aderisce convintamente, organizzando anche dei pullman che partiranno dai cancelli della propria fabbrica. Questo però non impedisce al Collettivo di fabbrica Gkn di fare le sue considerazioni che ci sentiamo di condividere.
“Abbiamo proposto lo sciopero generale la prima volta il 18 settembre, alla fine di un corteo di 40.000 persone convocato da una fabbrica. L'11 ottobre era già previsto quello del sindacalismo di base. I motivi di allora? Gli stessi di oggi: morti sul lavoro, carovita, delocalizzazioni e crisi aziendali, pensioni, precariato, crisi automotive, situazione di scuola, sanità e pubblico impiego. E del resto c'era già stato lo sblocco dei licenziamenti a luglio. E sarebbe bastato questo. E invece niente. Lo sciopero generale veniva bollato come utopia. Nel nome di una parvenza di dialogo con il Governo, delle compatibilità con la Cisl e di un enorme conformismo.
E passavano i sabati, lasciando spazio ad una polarizzazione divisiva della classe tutta incentrata su green pass sì, green pass no. Tema su cui è lecito dibattere, ma che non può vivere al di fuori di un programma sociale complessivo. E poi l'attacco di Forza Nuova alla sede della Cgil. E poi Draghi che si alza dal tavolo sulle pensioni. E poi i licenziamenti definitivi a Gianetti, Whirlpool ecc.. E poi, e poi, e poi…
Oggi la Cisl non solo non sciopera ma esplicita una spaccatura. Del resto stiamo parlando di un sindacato che non ha scioperato un minuto nemmeno sul Jobs Act.
E così, oggi si scopre che questo nostro movimento è stato tra i pochi che ha preparato coerentemente questo momento. E adesso farebbe tanto comodo avere non una ma mille testuggini, pronte a riempire di studenti, movimenti, lavoratrici e lavoratori le piazze.
Ma noi non siamo qua a rivendicare primogeniture. Questo è uno sciopero tardivo e non ancora generalizzato. Ma è nostro anche se non è ancora "il nostro". E la cosa non ci stupisce: nessuno ti regala un percorso di convergenza e insorgenza. Starà a te, come sempre.
La testuggine si rimette in moto.
Ci vediamo a Roma il 16 dicembre. Invitiamo tutti i movimenti, tutto l'arco del sindacalismo ad aderire.”
Il comunicato si chiude con i contatti utili per andare a Roma assieme agli operai della Gkn e con il grido di lotta Insorgiamo!
Mentre si preparano per lo sciopero del 16, continua il loro “Insorgiamo tour” attraverso l'Italia, e contemporaneamente nel loro territorio, quella della Piana Fiorentina tra il capoluogo toscano e Prato, sono sempre tra i protagonisti di tutte le mobilitazioni. Il 10 dicembre ad esempio, i lavoratori Gkn erano a Sesto Fiorentino assieme ai docenti e agli studenti a sfilare in corteo in occasione dello sciopero nazionale della scuola.
Viva i lavoratori Gkn!

15 dicembre 2021