Myanmar
Condannata Aung San Suu Kyi
Accusa strumentale: “Incitamento e violazione delle regole per il Covid 19”

 
Il tribunale dei militari di Naypyidaw ha condannato lo scorso 6 dicembre a quattro anni di carcere la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, tuttora agli arresti in luogo sconosciuto dal golpe dell'1 febbraio scorso del comandante dell'esercito Min Aung Hlaing. Condannata per "incitamento e violazione delle regole Covid19" ai sensi di una legge sui disastri naturali, una accusa palesemente strumentale che è solo la prima di una decina di capi di imputazione che i golpisti del Myanmar le hanno confezionato per tenerla ancora in galera. Lo stesso processo e stessa pena che il tribunale golpista ha inflitto all’ex presidente Win Myint per fiaccare una opposizione che a distanza di 11 mesi riesce ancora a essere presente in piazza e in certe città a rispondere con le armi alla repressione dell'esecito.
L'opposizione al golpe era in piazza il 5 dicembre alla vigilia della decisione della magistratura e dopo la sentenza manifestanti sono scesi nuovamente nelle strade attaccando le forze golpiste almeno nel caso noto dell'assalto alla sede locale della polizia a Sanchaung, quartiere popolare di Yangon.
La sentenza è stata condannata dalla Ue, dall’Alta Commissaria per i diritti umani dell’Onu Michelle Bachelet che ha denunciato il "processo farsa", dal ministro degli Esteri britannico Liz Truss che ha chiesto la liberazione di tutti i prigionieri politici, e via elencando. Una protesta inefficace che ha molto meno peso delle dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri cinese che da "vicino amichevole" si è augurato una "transizione democratica" in Myanmar. Ossia il rafforzamento della dittatura grazie anche alle nuove forniture militari dei socialimperialisti di Pechino.
L'esecutivo clandestino dell'opposizione denunciava la condanna strumentale di Aung San Suu Kyi e attraverso il suo portavoce chiedeva una reazione "della comunità internazionale che deve prendere di mira ulteriormente i militari, il loro personale e le aziende" che collaborano coi golpisti. Invece Italia e Francia hanno continuato a vendere alla giunta golpista birmana aerei che possono essere usati nella repressione delle proteste, almeno un ATR-72, prodotto in Francia dalla joint venture tra la francese Airbus e l’azienda statale italiana Leonardo, e un Eurocopter di Airbus.
Lo denunciavano Italia-Birmania insieme, Amnesty International, Rete italiana Pace e Disarmo e Atlante delle Guerre ricordando che nei confronti del Myanmar è in vigore l’embargo della Ue che include “il divieto di esportazione di beni a duplice uso per gli utenti finali militari e della Polizia di frontiera e restrizioni all’esportazione di apparecchiature per il monitoraggio delle comunicazioni che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, l’addestramento militare e la cooperazione militare”. Le quattro associazioni denunciavano l'aggiramento dell'embargo sulle armi da parte dell’Italia e della Francia che favorisce i golpisti del Myanmar, senza che il governo Draghi muova un dito.

22 dicembre 2021