Ravanusa (Agrigento)
Strage annunciata: 9 morti, 100 sfollati, 4 palazzine crollate
Inchiesta per disastro colposo

 
La sera dell'11 dicembre scorso a Ravanusa, in provincia di Agrigento, una devastante esplosione provocata da una fuga di gas all'interno del centro abitato ha provocato la morte di nove persone (ma possiamo dire che le vittime sono dieci, se si considera che una delle vittime era una donna incinta che avrebbe dovuto partorire pochi giorni più tardi), la distruzione di quattro palazzine e il danneggiamento di numerose altre abitazioni che si trovano nell'area adiacente alle quattro palazzine crollate.
Da subito sono partiti i soccorsi, che hanno tempestivamente tratto in salvo due persone da sotto le macerie, e l'intervento tempestivo dei vigili del fuoco ha impedito che le fiamme, divampate dopo l'esplosione, facessero ulteriori danni.
Alla fine risultano un centinaio le persone sfollate, tra quelle che abitavano le palazzine crollate e i residenti negli immobili adiacenti, in parte resi, almeno temporaneamente, inagibili.
Anche se è stato immediatamente chiaro che a generare la fortissima esplosione era stato il gas, soltanto una settimana più tardi, il 18 dicembre, il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha dichiarato, a seguito delle rilevazioni operate dai vigili del fuoco, che essa “è stata prodotta da una 'bolla' o 'camera' di metano innescata da una casuale scintilla ”. “Si sta cercando – ha poi aggiunto Patronaggio - di ricostruire la dinamica dell'esplosione e del successivo propagarsi della 'palla di fuoco' e dell'onda d'urto ”. Ma sulle cause precise ancora non ci sono certezze, infatti “sul come e sul perché – ha concluso il magistrato - si sia creata la 'bolla', e perfino sul punto esatto dove la stessa si sia creata (al momento localizzata al di sotto o in adiacenza della abitazione del civico numero 65 di via Trilussa), permangono dubbi che saranno sciolti dalle investigazioni tecniche e di polizia giudiziaria in corso ”.
Subito dopo l’esplosione e i crolli la Procura agrigentina ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per le ipotesi di reato di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, perchè i magistrati inquirenti stanno ipotizzando che l'accadimento non sia frutto del caso, ma che c'erano stati precisi indizi di ciò che sarebbe potuto accedere ed è poi accaduto, e quindi che si è trattato di una strage annunciata.
Come hanno evidenziato, infatti, le inchieste del programma televisivo Tagadà e dal quotidiano Repubblica , esiste un preciso documento del 2017 del Comune di Ravanusa si segnalava quali erano le zone cittadine nelle quali era necessario intervenire perché ad altissimo rischio per problemi del sistema idromorfologico dell'area, tanto che il Comune stesso aveva pure iniziato a lavorare per ridurre questi rischi, iniziando però i lavori nel sottosuolo di strade relativamente lontane da via Trilussa, sotto la quale si è verificata la fuga di gas e l'esplosione, tanto che da giorni si era chiaramente percepito un forte odore di gas proprio nelle abitazioni adiacenti e i residenti avevano più volte l'allarme richiedendo interventi urgenti che risolvessero l'emergenza. Un allarme sciaguratamente rimasto inascoltato dalle autorità competenti.
Ai problemi del sistema idromorfologico si sono certamente sommate anche le problematiche delle tubature del gas, vecchie di quasi 38 anni, come ha evidenziato in un'intervista ad Adnkronos l'avvocato Andrea Aiello, che per un anno è stato l'amministratore giudiziario di Italgas, insieme con altri tre colleghi, Sergio Caramazza, Luigi Giovanni Saporito e Marco Frey.
Ricordo che nel 2014 – ha detto l'avvocato Aiello nell'intervista - facemmo fare dei rilievi su tutta la rete di gas a metano e i tecnici rilevarono grosse criticità sulle reti ispezionate. In tutta Italia, anche nell'agrigentino ”. La società Italgas, che gestisce la rete di metano anche a Ravanusa, era stata commissariata da parte della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, commissariamento prorogato dopo i primi sei mesi di altri sei mesi, ed è stata la prima volta che una società quotata in borsa ha subito una misura del genere. “Noi – ha proseguito Aiello - facemmo i rilievi, attraverso i nostri tecnici, a campione, tra cui proprio Agrigento. Italgas aveva in gestione 1.850 reti, era il primo distributore. Il Tribunale dispose di fare una attività di verifica e noi abbiamo fatto a campione una specifica attività di verifica su sessanta reti, e su tutte e sessanta sono state trovate grosse criticità ”. L'ipotesi della procura è che sotto le palazzine dove c'è stata l'esplosione si sia accumulato, a causa della rottura di un tubo, gas metano nel sottosuolo e che qui, approfittando dello smottamento del terreno, abbia formato una bolla per molte ore consecutive, fino a quando una qualsiasi fiammella non ha fatalmente causato l'innesco dell'esplosione.

22 dicembre 2021