Non si ferma l’ondata di licenziamenti in Campania
A rischio i posti di lavori di Leonardo, Giraservice e dell’Ippodromo di Napoli
Operai e operaie dell’ex Whirlpool chiedono un consorzio per salvare la storica fabbrica di via Argine
Lacrime di coccodrillo di De Luca e Manfredi

Redazione di Napoli
Mentre non si ferma la giusta lotta degli operai e delle operaie dell’ex Whirlpool di Napoli che hanno chiesto al governo Draghi di trasformare il vecchio stabilimento in un nuovo consorzio produttivo del settore metalmeccanico per reinserire i 400 e più dipendenti, non si ferma l’emorragia di posti di lavoro in Campania.
Spiazza l’annuncio del gruppo Leonardo - controllato al 30% dal Tesoro - di mettere in cassa integrazione migliaia di operai e operaie, esattamente 3.400 dipendenti, per 13 settimane. Una decisione vergognosa e unilaterale che colpirà non solo gli stabilimenti campani di Nola e Pomigliano d’Arco, ma si allargherà alla Puglia colpendo anche quelli di Foggia e Grottaglie fin da gennaio.
Il gruppo guidato da Alessandro Profumo sta portando avanti la cessione delle divisioni Oto Melara (cannoni navali) e Wass (siluri) per cui si contrappongono un’offerta franco tedesca (Knds) e una di Fincantieri.
Secondo i sindacati “la decisione dell’azienda è di inaudita gravità ed evidenzia l’immobilismo che dura da anni in una divisione, quella di Aerostrutture, fondamentale per il futuro del nostro Paese e per la stessa Leonardo”. Pertanto una delle grandi aziende a controllo pubblico di maggioranza statale, Leonardo, metterà in Cig nella sola Campania 1.200 lavoratori a Pomigliano e 430 nello stabilimento di Nola. Si tenga conto che il gruppo dell’aero spazio conta in tutto oltre 50mila dipendenti e ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con ricavi per 9,5 miliardi di euro e utili per 229 milioni di euro; la società vale in borsa 3,4 miliardi di euro. Perciò si rimane basiti dinanzi all’ennesima decisione dei pescecani agli ordini di Profumo di buttare per strada centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori sacrificandoli sull’altare del dio profitto.
Si chiude amaramente dopo anni di lotta la vertenza degli ultimi lavoratori dell’Ippodromo di Agnano con l’avvio di 77 licenziamenti da parte dell’Ente che stava gestendo la storica struttura. Tra dicembre e gennaio la società Ippodromi Partenopei che gestisce l’impianto del Comune di Napoli ha aperto la procedura di licenziamento per “cessazione di attività” comunicandolo alla giunta Manfredi e, in particolar modo, all’assessore allo Sport, Emanuela Ferrante. I sindacati criticano sia il governo Draghi che ha tagliato nel settore dell’ippica partenopea ben 600mila euro sia la giunta Manfredi che non avrebbe rinnovato la proroga della convezione con il Comune, come prevedeva la delibera comunale n. 34 del 2020. Un fatto che “getterà sul lastrico 77 famiglie” denunciano i sindacati puntando il diritto proprio sull’esecutivo del burattino di Draghi, De Luca e Conte.
L’emorragia di posti di lavoro non si è fermata nemmeno sotto le festività con 130 lettere di licenziamento per i dipendenti di “Giraservice”, la società che distribuiva fino a poco fa i biglietti di viaggio per i trasporti pubblici, come bus, metro e funicolari, alle rivendite di Napoli e provincia. Nonostante il sit-in fuori la Regione Campania e la richiesta esplicita di parlare con il presidente De Luca, questi, dicono i lavoratori, “si è negato, con grande nostra amarezza”. Gravi le responsabilità dei vertici dell'azienda, appartenenti al Consorzio Unico Campania e dell'assessore regionale al Lavoro e alle Attività Produttive, Antonio Marchiello.
Vanno segnalate, ad onor di cronaca, le dichiarazioni di De Luca e Manfredi, che versando le scontate lacrime di coccodrillo, si rivolgevano al governo Draghi “chiedendo spiegazioni” sul perché ancora una volta il territorio campano venisse penalizzato a livello industriale e di licenziamenti.
Dal canto nostro noi marxisti-leninisti ci appelliamo ai sindacati per bissare al più presto lo sciopero di otto ore tenutosi il 6 dicembre scorso, non limitandolo però al solo al settore della Leonardo ma farlo diventare generale, allargandolo a macchia d’olio a tutte le categorie, a partire da quelle metalmeccaniche, private e pubbliche. I licenziamenti non devono passare!

19 gennaio 2022