Intervista esclusiva de “Il Bolscevico” al Collettivo di fabbrica della GKN

In occasione del sesto mese di lotta contro i licenziamenti collettivi e le delocalizzazioni, abbiamo chiesto ai lavoratori della GKN di Campi Bisenzio (Firenze) un primo bilancio della loro esemplare esperienza di lotta.
Il 16 gennaio nell'atrio di ingresso degli uffici della fabbrica (dove tra l'altro, con il consenso del Collettivo di fabbrica e l'aiuto di alcuni lavoratori, è stata allestita a metà dicembre scorso la bellissima e rossa bacheca de “Il Bolscevico” intitolata “La lotta della GKN attraverso le pagine de “Il Bolscevico” con r degli articoli, i volantini e i manifesti più importanti pubblicati dal nostro giornale a partire dal 9 luglio scorso e in continuo aggiornamento) abbiamo incontrato Matteo Moretti e Roberto Spera, delegati Rsu e membri del Collettivo di Fabbrica i quali, su mandato dell'assemblea generale dei lavoratori, ci hanno rilasciato questa importante intervista, curata dal compagno Franco Panzarella, delegato della Redazione centrale dell'organo del PMLI.

 

Domanda : Noi marxisti-leninisti diamo grande importanza alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della GKN per il lavoro. Il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nel discorso del 12 settembre alla Commemorazione di Mao ha detto: "La battaglia della GKN ha un valore politico e sindacale nazionale di fondamentale importanza. Essa è decisiva per bloccare i licenziamenti non solo in quella fabbrica e per lo sviluppo della lotta sindacale in tutto il Paese. Essa esprime di fatto un modello avanzato di conduzione delle lotte sindacali". Volete per piacere spiegare ai lettori de "Il Bolscevico", organo del PMLI, a che punto è questa vostra lotta e quali sono i vostri attuali problemi?
Risposta: Gli attuali problemi sono di doppia natura: uno relativo al merito della vertenza, l’altro relativo alla narrazione che viene portata avanti a livello mediatico. Per quanto riguarda il primo, siamo in una difficile fase di trattativa con la nuova proprietà alla quale chiediamo garanzie legate al processo di transizione ma con poco potere contrattuale dato dall’impossibilità di scioperare e bloccare la produzione. In una normale trattativa tra lavoratori, organizzazioni sindacali e datori di lavoro, quando non si arriva ad un accordo, si utilizza la lotta che incide sul profitto del padrone per spostare gli equilibri della trattativa. In questo caso, essendo stati ridotti a puri salariati senza una missione produttiva, è più difficile imporre le nostre ragioni.
L’altra problematica è la narrazione che viene portata avanti dai media secondo cui GKN è salva: è più complicato spiegare agli altri lavoratori o alla cittadinanza che la fase che stiamo vivendo è più complicata della precedente. Nella prima fase abbiamo subìto un attacco feroce con la minaccia dei licenziamenti, facile da spiegare; oggi invece è una guerra di trincea dove a distanza di un mese dall’acquisizione ancora nulla è certo rispetto al futuro legato alla reindustrializzazione e viviamo nell’incertezza retributiva e di continuità occupazionale.
 
D: Mai negli ultimi decenni si è vista una battaglia sindacale guidata da un Collettivo dei lavoratori della fabbrica. Come avete raggiunto questa importante unità fra di voi in questa esemplare battaglia?
R: È un processo che è nato tanti anni fa, che mirava a recuperare un’autonomia di azione e di pensiero rispetto alla classica organizzazione sindacale. Questo processo si è concretizzato nella nascita del Collettivo di Fabbrica dove i lavoratori volontari, di diverse appartenenza sindacale o senza appartenenza sindacale, trovano il tempo di riunirsi, discutere e confrontarsi sul merito delle questioni approfondendo i temi e cercando di accrescere le conoscenze legate a leggi e contratti sindacali nell’ottica di acquisire autonomia di azione e di pensiero.
 
D: Nei giorni scorsi la Commissione Bilancio del Senato ha bocciato l’emendamento alla Legge di Bilancio 2022 sulle delocalizzazioni che avevate elaborato a partire da questa estate insieme a un pool di avvocati e giuristi solidali; al suo posto il governo ha approvato l'emendamento redatto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e dalla viceministra dello Sviluppo Economico Alessandra Todde che voi giustamente avete bollato come una presa in giro; che giudizio date al comportamento del governo Draghi in riferimento alla vostra lotta, e più in generale sulla legge di bilancio?
R: La cosa non ci sorprende: il governo Draghi è un governo padronale come del resto i precedenti. Le leggi che arrivano dal basso hanno di certo bisogno di essere supportate dalla mobilitazione che in questo momento nel Paese è assente. In assenza di una prova di forza da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, a trionfare sono gli interessi padronali ben rappresentati dai partiti che risiedono nel Parlamento: infatti, l’emendamento Giorgetti-Orlando è una proceduralizzazione delle delocalizzazioni e cioè il governo ha indicato una strada certa senza intoppi alle aziende che vogliono delocalizzare la produzione. Ennesimo regalo alle imprese, così come tutta la legge di bilancio e il futuro PNRR.
 
D: Domenica 5 dicembre avete convocato un'Assemblea pubblica in collaborazione con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e un gruppo di ingegneri e ricercatori solidali per discutere di un piano per la nazionalizzazione di GKN con una prospettiva concreta di reindustrializzazione del sito produttivo e la creazione di un polo pubblico per la mobilità sostenibile, di cosa si tratta esattamente?
R: in questi mesi, esponenti di partito e istituzionali ci hanno sempre detto che non avevano gli strumenti per agire. Allora noi non siamo rimasti a guardare: abbiamo creato noi stessi questi strumenti per togliere loro ogni scusa o alibi dietro cui trincerarsi. Così come per la legge anti-delocalizzazioni, non siamo stati passivi nemmeno per il piano di reindustrializzazione che qualcuno vorrebbe decidere sulle nostre teste: da una parte abbiamo recuperato delle idee maturate in passato legato a un competence center da sviluppare in un’area dello stabilimento; dall’altra, un progetto più generale legato ad un polo pubblico per la mobilità sostenibile che potrebbe essere collegato e collegabile agli altri stabilimenti in crisi del settore auto.
 
D: Mercoledì 29 dicembre avete avuto il primo incontro al Mise senza GKN-Melrose. Al suo posto c'era la nuova proprietà rappresentata dall'imprenditore Francesco Borgomeo presentato dalla stampa e dai media borghesi come il salvatore degli ex operai GKN perché ha annunciato il ritiro della messa in liquidazione della società e ha promesso che non impugnerà la sentenza del Tribunale del lavoro di Firenze che il 20 settembre vi ha dato ragione e ha condannato la GKN per violazione dell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori e comportamento antisindacale sulla procedura di licenziamento. Borgomeo ha anche annunciato che ci sono due/tre imprenditori interessati al progetto di reindustrializzazione uno che opera nel campo dell’industria meccanica per la farmaceutica, uno nell’ambito delle energie rinnovabili e un terzo soggetto, una holding finanziaria che si occupa di componentistica meccanica. La nuova proprietà considera di arrivare alla riorganizzazione e alla fase di start-up tra luglio e agosto 2022 con l’avvio dei primi 2 progetti e ha promesso che tutti i lavoratori ora ex GKN saranno tutti riqualificati e riassorbiti nella nuova QF spa; è così? O al momento si tratta solo di belle promesse che rischiano di sciogliersi come neve al sole di primavera visto che ancora non c'è nessun impegno concreto messo nero su bianco e soprattutto non si sa chi sono i nuovi investitori e quale piano industriale intendono portare avanti?
R: Siamo dentro a una partita di giro dove chi ha acquisito deve guadagnare sulla rivendita. Una partita non trasparente giocata sulle nostre teste dall’esito incerto. Da parte nostra chiediamo tempi certi ed accordi scritti chiari che dovranno concretizzarsi entro la fine del mese di gennaio. In assenza di ciò, pensiamo che si disveli una situazione che ha una finalità che ha come obiettivo quella di traghettare la vertenza su un binario morto e affossare la mobilitazione. Ci sono vari modi per chiudere le aziende: un attacco brutale, come quello subito il 9 di luglio, o una lenta agonia che porta gli stessi lavoratori al logoramento e al tentativo della salvezza individuale attraverso i licenziamenti.
 
D: Ci sbagliamo nel dire che il successo del consenso generale che avete ottenuto nel condurre la vostra lotta passa dal corretto utilizzo della democrazia diretta con tutto il potere all'Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori in occupazione e dall'aver praticato altrettanto correttamente la politica di fronte unito verso tutte le realtà operaie in lotta, i sindacati combattivi e di classe, i partiti e le organizzazioni della sinistra di opposizione e di classe, le istituzioni, il mondo della cultura, dell'arte, della musica fino al cardinale di Firenze Betori, nonché nell'aver rivitalizzato le storiche forme di lotta e organizzative del movimento operaio come l'occupazione permanente della fabbrica, la cassa di resistenza e il servizio d'ordine operaio?
R: No, non è sbagliato. Il nostro modo di lavorare si fonda sull’autorganizzazione e sulla presa di coscienza dei lavoratori che porta alla maturità di intraprendere le scelte giuste. Lo abbiamo sempre detto: GKN non si salva da sola. Per questo è stato molto importante tutto il sostegno e tutta la solidarietà che ci sono stati dimostrati sin dal primo momento: quella di un intero territorio che è insorto al nostro fianco, quella militante, così come è importantissima la convergenza con altri movimenti sociali.
 
D: La vostra parola d'ordine non a caso è "Insorgiamo"! E va ben al di là della primaria e sacrosanta lotta contro i licenziamenti. Non pensate che questa vostra esperienza possa dare un bel viatico ad aprire nel nostro Paese un tavolo di discussione nella sinistra di opposizione e di classe, senza settarismi e pregiudizi, franca e a cuore aperto, su una alternativa di società al capitalismo imperante, che per noi è il socialismo?
R: La nostra parola d’ordine in realtà è una domanda che poniamo alla nostra classe: insorgere non vuol dire solo salvare GKN, ma è una domanda che rivolgiamo a tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici che da anni sono vessati da un processo di smantellamento di quei diritti duramente conquistati, in nome di una società fondata sul profitto a tutti i costi. Per invertire questa tendenza non può bastare la lotta dei lavoratori GKN ma ognuno, nei propri luoghi di lavoro e nei propri ambiti di vita, deve innescare un processo di discussione, elaborazione ed autonomia che porti a convergere in un movimento più ampio per cambiare i rapporti di forza nella società.
 
D: Il nostro giornale ha seguito dal 9 di luglio e segue in maniera militante passo per passo la vostra indomita, esemplare e combattiva lotta. L'abbiamo riprodotta in alcune sue pagine nella bacheca qui all'interno del vostro stabilimento. Che commento ne date su di essa e cosa vi provoca nel guardarla?
R: Al nostro fianco dal primo minuto abbiamo avuto un vostro compagno che si è speso moltissimo per la nostra causa e che ci ha dato la possibilità di poter essere raccontati anche su queste pagine. Per questo ringraziamo voi, in particolare Franco per l’impegno militante dimostratoci.
 
D: Vi ringraziamo per questa importante intervista. Comunque finirà questa vostra storica battaglia, che naturalmente noi auspichiamo vittoriosa, siamo convinti che lascerà un segno profondo nella lotta di classe e sarà per sempre fonte di ispirazione per le lavoratrici e i lavoratori che non vogliono essere schiavi del capitalismo. Il PMLI e Il Bolscevico vi sosterranno totalmente come hanno fatto fin dal 9 luglio partecipando all'occupazione e ai turni di guardia, contribuendo alla cassa di resistenza e partecipando solidalmente a tutte le vostre manifestazioni e iniziative.
R: Grazie ancora!

19 gennaio 2022