Al vertice di Bruxelles
Nato e Russia restano sulle proprie posizioni
L'Ucraina contesa dalle due forze imperialiste

 
Il 12 gennaio a Bruxelles si è tenuta la prima riunione del consiglio Nato-Russia dopo una lunga interruzione di quasi tre anni ma la ripresa dei contatti diplomatici ufficiali tra l'organizzazione militare imperialista a guida Usa e l'imperialismo russo è l'unico risultato concreto di uno scontro, finora a parole, tra le due forze imperialiste che si fronteggiano lungo tutta la frontiera europea e sono ai ferri corti in particolare sulla contesa per il controllo dell'Ucraina. Che secondo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg rappresenta "un rischio reale di conflitto armato in Europa", soprattutto se continua la politica di "allargamento ad est della Nato - avvertiva il ministro della Difesa russo Sergei Lavrov - che può avere conseguenze imprevedibili" fino appunto alla minaccia di una risposta militare ventilata da Putin.
Intanto anche il riavvicinamento diplomatico è parziale dato che le rispettive rappresentanze a Bruxelles e Mosca sono ancora chiuse dopo che lo scorso 6 ottobre la Nato aveva deciso di cacciare metà del personale della missione russa presso l’Alleanza con l'accusa di spionaggio; Mosca aveva risposto ritirando tutti i propri rappresentanti e chiudeva la sede e contemporaneamente l’ufficio informazioni della Nato a Mosca.
Al vertice di Bruxelles Nato e Russia sono rimaste sulle rispettive posizioni completando il nulla di fatto del fitto giro diplomatico iniziato con l'incontro ministeriale Russia-Stati Uniti del 10 gennaio a Ginevra e chiuso il 13 gennaio dal vertice a Vienna dell’Osce, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. La Nato ammassa truppe e sistemi missilistici nei paesi membri dell'Europa dell'est, presso i confini russi, in un accerchiamento avviato fin dalla precedente amministrazione americana democratica guidata da Barack Obama ma la questione dirimente resta la contesa per il controllo dell'Ucraina; il blocco imperialista occidentale sostiene il governo reazionario di Kiev mentre Mosca si fa forte dell'alleanza con le forze indipendentiste che controllano le regioni orientali, una volta incamerato il recupero della Crimea sancito da un referendum. Il nuovo zar del Cremlino Vladimir Putin tiene un forte contingente di truppe al confine con l'Ucraina, in quella che per Usa e Nato è una minaccia di invasione del paese centroeuropeo, e chiede che l'Alleanza atlantica faccia un passo indietro e rinunci a inglobare Ucraina e Georgia che hanno presentato domanda già nel 2008. Usa e Nato rilanciano chiedendo alla Russia di rispettare la sovranità ucraina, compreso l'ingresso nell'alleanza militare, di andarsene dalla Crimea e allontanare le truppe schierate i confini di Kiev.
Al vertice Nato-Russia la vice segretaria di Stato statunitense, Wendy Sherman, aveva ammonito la Russia a non rompere i rapporti e a non invadere ancora l'Ucraina pena "costi e conseguenze significativi ben oltre quelli che hanno dovuto affrontare nel 2014". Di quali misure si tratti l'amministrazione Biden lo aveva già fatto sapere tramite un servizio del New York Times del 9 gennaio annunciando di aver quansi messo a punto un pacchetto di durissime sanzioni finanziarie, tecnologiche e militari.
Dopo l'incontro Usa-Russia di Ginevra il vice ministro degli Esteri russo Ryabkov annunciava che "non abbiamo intenzione di invadere l'Ucraina", ma "se la Nato procederà con lo schieramento di capacità in Europa, ciò richiederà una risposta militare. Non abbiamo più spazio per arretrare". Su questo a Ginevra "non abbiamo fatto progressi. Ma pensiamo che gli americani abbiano preso molto seriamente le proposte russe". E invece le questioni rimbalzavano pari pari al Consiglio Nato-Russia con lo stesso identico risultato di stallo.
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a fine lavori, ripeteva che se la Russia userà la forza contro Kiev "ci saranno gravi conseguenze economiche, politiche e finanziarie. Sosteniamo l’Ucraina" ma niente guerra. Usa, Regno Unito e Turchia in particolare sono i paesi che danno supporto a Kiev con forniture di attrezzature e nell'addestramento militare, commentava Stoltenberg, "ma Kiev non è un alleato della Nato. L'impegno a difendere tutti gli alleati vale solo per gli alleati. Se la Russia usa di nuovo la forza contro l'Ucraina, sarà un errore strategico e avrà gravi conseguenze in termini sanzioni politiche, economiche e finanziarie".
L'imperialismo americano alza il tiro contro il concorrente imperialista russo e fa la sua parte per accendere il fuoco di una crisi nel cuore dell'Europa, senza perdere di vista che la contesa principale si è comunque spostata in Asia contro la Cina, per incalzare Putin e nello stesso tempo tiene al guinzaglio gli alleati imperialisti europei, presenti con ruoli secondari al giro degli incontri da Ginevra a Vienna. I paesi guida dell'imperialismo europeo, Germania, Francia e Italia, hanno nella Russia uno dei principali partner commerciali, un determinante fornitore di energia e restano in attesa di tempi più opportuni per aprire i rubinetti del gasdotto Nord Stream 2; dietro a Joe Biden che non li ha invitati al vertice Usa-Russia di Ginevra lasciano spazio ai membri dell'Est come la Polonia, il cui ministro degli Esteri all'incontro in sede Ocse tuonava che "siamo di fronte al più alto rischio di guerra in Europa degli ultimi 30 anni” e avallava tutte le accuse messe in fila dalla Casa Bianca contro il Cremlino. Compresa l'ultima in ordine di tempo sull'invio di sabotatori in Ucraina per un attacco contro le proprie forze che permetterebbe a Mosca di giustificare un’invasione del paese. Il Cremlino rispondeva con la minaccia di inviare militari a Cuba e in Venezuela. Ormai è sotto gli occhi di tutti che stanno aumentando i pericoli di guerra fra i blocchi imperialisti concorrenti.
 

19 gennaio 2022