Sudan
Si intensificano le manifestazioni contro i golpisti del generale Burhan
Non sono sufficienti le dimissioni del primo ministro Hamdok

Il popolo sudanese è tornato in piazza, nella capitale Khartoum e nella città meridionale di Wad Madani, il 17 gennaio per continuare la battaglia contro la giunta golpista, il rilascio degli arrestati e una transizione verso la democrazia. Migliaia di manifestanti sono riusciti ad arrivare nella capitale a circa 2 chilometri dal palazzo presidenziale e a bloccare con barricate la strada principale nel quartiere di Al Diyum. Esercito e polizia hanno bloccato la manifestazione e sparato gas lacrimogeni e proiettili sui dimostranti, almeno tre i morti che si aggiungono alle oltre 60 vittime uccise durante le proteste di piazza dal colpo di Stato del 25 ottobre guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan.
Le manifestazioni sono riprese dopo le dimissioni, lo scorso 2 gennaio, del primo ministro Hamdok, lo stesso deposto dal golpe militare e reinsediato dagli stessi militari il 21 novembre col compito di guidare la cosiddetta transizione democratica da loro organizzata verso il voto previsto a luglio 2023. L'accordo dello scorso novembre tra i militari, i partiti e le organizzazioni della società civile prevedeva il rilascio dei detenuti politici e la creazione di un governo tecnico provvisorio che durante i negoziati per la suia costituzione si è rivelato essere un organismo senza potere esecutivo che avrebbe dovuto condividere, o meglio assecondare, le decisioni dei militari. Diversi partiti politici e gruppi civili hanno perciò denunciato l’accordo, rilanciato le manifestazioni in particolare nella capitale Khartoum e nella città gemella di Omdurman, dall’altra parte del Nilo, e costretto Hamdok a lasciare.


19 gennaio 2022