Anche se il Collettivo di Fabbrica punta a rimanere nel settore automotive, riconvertendo la produzione nella mobilità sostenibile
I lavoratori GKN votano Sì alla re-industrializzazione
Grazie a sei mesi di lotta salvati centinaia di posti di lavoro
La mobilitazione continua; “tenetevi liberi per marzo”

La complessa vertenza della GKN sta entrando in una nuova fase, anche se i contorni non sono ancora del tutto ben definiti. Poco prima della fine dell'anno l'imprenditore Francesco Borgomeo ha rilevato la fabbrica dal Fondo britannico Melrose annunciando il ritiro della messa in liquidazione della società dichiarando che non impugnerà la sentenza del Tribunale del lavoro di Firenze che il 20 settembre ha condannato la GKN per violazione dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori e comportamento antisindacale sulla procedura di licenziamento.
Borgomeo ha inoltre promesso che tutti i lavoratori ex GKN saranno riqualificati e riassorbiti nella nuova società, che si chiamerà QF. Questo ha fatto sì che giornali e mass-media sparassero titoloni sul nuovo salvatore della fabbrica di Campi Bisenzio, lasciando intendere che questa vertenza fosse oramai chiusa con la soddisfazione di tutti e soprattutto con la salvaguardia dei posti di lavoro. Sullo stesso piano anche i sindacati metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil. Assai più cauti i lavoratori, che nel loro primo commento affermavano: "In un modo o nell’altro Gkn Firenze viene smantellata. Certo, viene smantellata sotto la promessa di impiantare un’altra produzione. E probabilmente una produzione che non c’entra nulla con i semiassi. Così forse salveremo 500 posti di lavoro ma un altro pezzo dell’automotive se ne va”.
E non è questione di essere affezionati all’automotive - si leggeva ancora nel documento degli operai -. Il problema è un altro. Qua c’era una storia industriale di decenni che veniva dalla Fiat. E questa storia viene chiusa non per una decisione collettiva o per un piano sociale. Ma perché un fondo finanziario ha deciso, di concerto con Stellantis probabilmente, che qua non si dovevano più produrre semiassi. Noi non ne usciamo sconfitti, ma c’è poco da cantar vittoria: rimangono migliaia di posti di lavoro a rischio in tutto l’automotive e lo Stato esce da questa vicenda come un semplice passacarte". Insomma i lavoratori, come ci hanno confidato nell'intervista esclusiva concessa a il Bolscevico, non si sono fidati e il presidio permanente dentro e fuori la fabbrica non è stato smantellato.
Dobbiamo tenere presente che Borgomeo è poco più che un notaio, una specie di assistente alle vendite (advisor ). È vero che ha rilevato tutte le quote di Melrose togliendo le castagne dal fuoco al fondo finanziario, ma inevitabilmente cederà la nuova QF a un nuovo progetto industriale. Tre le possibili ipotesi ventilate dall'imprenditore fiorentino: macchinari per l’industria farmaceutica, componenti per energie rinnovabili, produzioni meccaniche. Al momento però non si conoscono né i nomi né i progetti.
Detto questo possiamo allo stesso tempo affermare che la lotta paga. Nel comunicato giustamente si afferma: “I licenziamenti in Gkn sono stati sconfitti non una ma due volte. Avevamo detto che se sfondavano qua, avrebbero sfondato dappertutto. Qua non hanno sfondato. E questo è quanto portiamo in dote a chiunque voglia trarne coraggio, lezione, bilanci, metodo”. Queste parole si associano benissimo a quelle pronunciate dal segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi che ha affermato: "La battaglia della GKN ha un valore politico e sindacale nazionale di fondamentale importanza. Essa è decisiva per bloccare i licenziamenti non solo in quella fabbrica e per lo sviluppo della lotta sindacale in tutto il Paese. Essa esprime di fatto un modello avanzato di conduzione delle lotte sindacali". E in effetti la lotta della Gkn ha ispirato gli altri operai che si oppongono a licenziamenti e delocalizzazioni, come ad esempio alla Caterpillar di Jesi.
Tornando alla vertenza che riguarda l'ex GKN, ora QF, dopo il rilevamento da parte di Borgomeo, il 19 gennaio si è riunito un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) dove erano presenti anche alcuni rappresentanti della RSU. Qui si è iniziato a mettere a fuoco tempi e garanzie del processo di reindustrializzazione. Un accordo vincolato all'approvazione del referendum dei lavoratori e all'assemblea permanente. Per il Collettivo di fabbrica il perno dell'accordo è stato fin da subito la garanzia della continuità occupazionale e dei diritti dei lavoratori. Un accordo quadro da completare ulteriormente da accordi in sede aziendale.
Le parti hanno anche stabilito che qualora al 30 agosto 2022, come previsto nel cronoprogramma, non dovesse concretizzarsi il progetto di riconversione industriale, sarà QF stessa a farsene carico anche con la partecipazione del governo attraverso equity di Invitalia e di altri investitori privati. Alcuni giorni dopo, in una situazione chiaramente segnata dal Covid, in termini di quarantene e positivi, il referendum sull'accordo al Mise ha visto 265 votanti su 354 aventi diritto (74%), con 262 sì, 2 no, 1 scheda nulla.
Non si è quindi ancora giunti a una soluzione definitiva ma la forte ed esemplare lotta degli operai della ex Gkn, che dura oramai ininterrottamente da sette mesi, ha permesso che ancora oggi, dopo un lasso di tempo così lungo, ci sia ancora la possibilità di salvare centinaia di posti di lavoro. E il collettivo di fabbrica e tutti i lavoratori non hanno alcuna intenzione di mollare, di lasciar decadere quella connessione che loro stessi hanno contribuito più di tutti a costruire, tra le numerose lotte per la difesa dell'occupazione, dei diritti, della dignità dei lavoratori, contro lo strapotere dei padroni, delle multinazionali e dei governi, contro lo stesso sistema produttivo fondato sul raggiungimento del massimo profitto, che si è andata ad intrecciare con i movimenti ambientalisti, antirazzisti e antifascisti.
Quindi la mobilitazione continua, e riprende l'”insorgiamo tour”, la serie di iniziative a sostegno degli operai dell'ex Gkn e al tempo stesso della Gkn a sostegno delle varie vertenze, non solo del lavoro, sparse per tutta Italia. Nel frattempo tutti i comunicati stampa del Collettivo di fabbrica si chiudono con l'appello “tenetevi liberi per marzo”, annunciando che per quel mese sarà promossa una grande manifestazione o una iniziativa di rilevanza nazionale.

26 gennaio 2022