L'obiettivo del semestre della presidenza francese del Consiglio europeo
Macron all'europarlamento: "L'Europa deve diventare una potenza. Serve un riarmo strategico"

 
Il semestre di presidenza francese dell'Unione europea è stato inaugurato dal presidente Emmanuel Macron al parlamento europeo a Strasburgo il 19 gennaio con un discorso pieno di retorica sui valori comuni e l'unità delle borghesie nazionali del Vecchio continente da rafforzare, sui valori da preservare ma anche da aggiornare per far fronte alle sfide dei paesi imperialisti concorrenti. Il nocciolo del discorso ha riguardato la necessità di fare della Ue una potenza in grado di competere alla pari con le altre, capace di trovare nuovi equilibri nei rapporti con la Russia di Putin sulla lunga linea di confine a Est e con gli Usa di Biden, che accendono la miccia della crisi Ucraina ma sono sempre più impegnati a difendere i propri interessi imperialisti sullo scenario asiatico contro la Cina. E sulla conseguente necessità della Ue di dotarsi di uno strumento militare per contro proprio, utile intanto nel cosiddetto Mediterraneo allargato che va dal Medio Oriente all'Africa subsahariana.
Non sono argomenti nuovi per un Macron che durante il suo quinquennio che sta per terminare all'Eliseo non ha cessato un momento di rivendicare la necessità del riarmo dell'imperialismo europeo a fronte di Nato sempre meno utile agli interessi di Bruxelles, che si è continuamente riproposto quale paladino degli interessi dell'imperialismo europeo in tandem con la Germania guidata dalla Merkel e di recente con l'Italia di Draghi come sancito nel Trattato del Quirinale sulla cooperazione bilaterale rafforzata firmato a Roma lo scorso 26 novembre. L'asse tra Parigi e Roma è complementare e non sostitutivo del vecchio Parigi-Berlino ora che si è insediato il nuovo governo del socialdemocratico Scholz, tanto che la prima cosa che Macron ha annunciato all'europarlamento è l’accordo con la Germania affinché la Conferenza sul Futuro dell’Europa “proponga di assegnare potere di iniziativa legislativa al Parlamento Europeo”. La prestigiosa tribuna europea è servita al candidato centrista Macron anche per dare lustro alla sua campagna elettorale e portare a casa una prevista riconferma alle presidenziali che si terranno del prossimo 10 aprile.
Nel suo discorso a Strasburgo Macron, salutata la nuova presidente dell'assise, la popolare maltese Roberta Metsola appena eletta al posto di David Sassoli morto l'11 gennaio scorso, si lanciava in una sviolinata su una immaginaria Europa "costruita su un modello unico al mondo, un modello di equilibrio tra libertà e solidarietà, tradizione e progresso", una "civiltà unica" che sarebbe alla base della "costruzione senza precedenti negli ultimi 70 anni", quelli della Ue che si è fornata come un blocco unico imperialista a favore delle borghesie nazionali e non certo dei popoli. Tanto che Macron esaltava una "democrazia liberale" contrapposta ai "regimi autoritari" presenti all'interno della Ue ma anche alle frontiere europee. La democrazia è da ravvivare perché, diceva, questo sistema che l'Europa ha inventato sarebbe diventato "stanco, incapace di affrontare le grandi sfide del secolo", messo in difficoltà da governi europei che intendono combiare il cosiddetto Stato di diritto, con una allusione ai governi reazionari detti sovranisti, ai regimi autoritari del Vecchio continente che guarderebbero solo ai propri interessi e avrebbero perso il senso dell'impegno comune europeo.
La potenza imperialista europea deve essere rilanciata con una riverniciatina alla Carta dei diritti fondamentali che potremo aggiornare in particolare "sulla protezione dell'ambiente o il riconoscimento del diritto all'aborto", specificava Macron che non lesinava nell'elencare temi importanti di una "forte" azione europea a favore di lavoratori e masse popolari dai salari "decenti" alla parità di genere, alla lotta contro ogni forma di discriminazione per recuperare un consenso delle masse popolari all'Europa dei monopoli. Si comportava come se fosse arrivato ieri mattina e non uno dei principali artefici della antipopolare politica dettata da Consiglio e Commissione di Bruxelles e avallata dall'europarlamento. Una ripugnante retorica borghese a favore di una Europa che diventi "una potenza democratica, culturale ed educativa" capace di affrontare le nuove sfide.
Il clima è la prima di queste sfide e secondo Macron occorre andare avanti sulla strada indicata dalla Commissione, quella che comprende il nucleare. La seconda sfida del secolo è la rivoluzione digitale e l'Europa deve "semplificare" le sue leggi e costruire un "vero mercato unico, cioè un mercato interno di proporzioni gigantesche". La terza sfida è quella che interessa di più Macron, quella della "nostra sicurezza" minacciata da disordine geopolitico, terrorismo, attacchi informatici, immigrazione illegale che vuole una risposta: "l'Europa deve armarsi, non per sfidare le altre potenze, no, ma per garantire la sua indipendenza in questo mondo di violenza, per non essere soggetta alle scelte degli altri, per essere libera". Insomma il nocciolo del "nostro progetto politico comune", sosteneva Macron, è che "l'Europa deve diventare una potenza. Serve un riarmo strategico".
Prima di tutto, elencava Macron, occorre riprendere il controllo delle nostre frontiere e non basta il rafforzamento in corso di Frontex ci vuole anche una forza di intervento rapido intergovernativa. In secondo luogo non possiamo "accontentarci di reagire alle crisi internazionali", bisogna anticiparle con la messa in atto di una "nostra" politica di carattere strategico già definita sotto la presidenza tedesca, una politica ancora complementare con la Nato, e con una strategia comune in termini di industria, difesa e indipendenza tecnologica, "senza la quale l'Unione Europea non ha senso né realtà". Questa è la potenza imperialista europea disegnata da Macron, "un'Europa che sia una potenza per il futuro, cioè un'Europa capace di rispondere alle sfide climatiche, tecnologiche e digitali ma anche geopolitiche, un'Europa che sia indipendente in quanto ha ancora i mezzi per decidere il proprio futuro e non dipendere dalle scelte delle altre grandi potenze", lo storico alleato Usa compreso. Una potenza imperialista che deve guardare all'altra sponda del Mediterraneo e proporre una "nuova alleanza" al continente africano a partire dal vertice Ue-Africa appena convocato per il prossimo febbraio dalla presidenza di turno francese in collaborazione con Consiglio e Commissione; che deve tenere lo sguardo ben attento sulle vicende nei Balcani occidentali e semplificare le procedure negoziali di adesione per inglobarli entro "un periodo di tempo ragionevole". Che deve ripristinare un rapporto di fiducia con il Regno Unito, un rapporto logorato dai comportamenti del governo di Londra invitato a rispettare gli accordi presi per la Brexit, dal protocollo dell'Irlanda del Nord ai diritti di pesca; questa è la condizione per "rimanere amici", avvisa Macron.
I sei mesi di presidenza francese della Ue non bastano certo a realizzare questo programma che ha l'ambizione di tracciare la via imperialista per il futuro dell'Europa sotto la guida certamente di Parigi e dei paesi che ci staranno. Ma a Macron interessava ribadire che l'imperialismo europeo deve essere il protagonista nel "costruire un ordine di sicurezza collettiva sul nostro continente", un compito che "richiede un riarmo strategico della nostra Europa", e una volta gonfiati i muscoli poter dire la sua, come "potenza di pace ed equilibrio" diceva Macron, in particolare nel "dialogo con la Russia", che non può essere una opzione ma una necessità dettata da storia e geografia. E mentre dalla Casa Bianca continuano a sollecitare gli alleati europei a rompere gli indugi e allinearsi senza tentennamenti alle accuse e attaccchi alla Russia, che alla pari delle mosse bellicose di Putin contro la sovranità dell'Ucraina fanno salire i pericoli di guerra in Europa, Macron sottolineava che "continueremo, insieme alla Germania nel formato Normandia, a cercare una soluzione politica", affinché la Ue si impegni a avviare un proprio dialogo con il Cremlino e negoziare un nuovo accordo di sicurezza.
Dobbiamo fare in modo che l'Europa faccia sentire la sua voce "unica e forte" su varie questioni, dagli armamenti strategici al controllo delle armi convenzionali e ai movimenti delle formazioni militari sul continente, sul "rispetto della sovranità di tutti gli Stati europei, qualunque sia la loro storia", indicava Macron chiamando i partner Ue a definire in tempi brevi una proposta europea da condividere successivamente "con i nostri alleati nel quadro della Nato. E poi proporla alla Russia per un negoziato". Ammesso che le sempre più l'escalation militare alimentata da Biden e Putin sull'Ucraina gli conceda il tempo.

26 gennaio 2022