“Onestà, onestà, onestà", slogan fasullo del M5S
Grillo lobbista
Il fondatore del M5S è accusato di aver preso 240 mila euro da Onorato per favorire i traghetti Moby

 
Beppe Grillo, fondatore del M5s, è indagato dalla procura di Milano per traffico illecito di influenze insieme a Vincenzo Onorato, che è alla guida delle compagnie Moby e Cin. Il reato prevede un’intermediazione nei confronti di una terza persona in cambio di una qualche utilità.
In questa vicenda, secondo la pm Cristiana Roveda e l’aggiunto Maurizio Romanelli, l’intermediario sarebbe Beppe Grillo, che tramite la sua società (di cui è socio unico) ha ricevuto nel periodo 2018-2019 ben 240mila euro per una partnership con la Moby, nota compagnia che fra l'altro trasporta con i suoi traghetti in particolare passeggeri e merci da e verso la Sardegna. Secondo la procura, Grillo si sarebbe adoperato per “veicolare ai parlamentari in carica appartenenti al movimento politico, trasferendo quindi al privato le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima". Così come la Casaleggio Associati, il cui socio di maggioranza è Davide Casaleggio, figlio del cofondatore del M5s Gianroberto, ha ricevuto 600mila euro all’anno dal 2018 al 2021 dalla Moby a fronte di un contratto per la “stesura di un piano strategico e per l’attuazione di strategie per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana e gli stakeholders alla tematica della limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano personale italiano e comunitario".
Grillo, secondo le ricostruzioni, potrebbe aver forzato i “suoi" parlamentari a compiere scelte politiche, favorevoli alla Moby e attuate almeno dal 2012. La situazione è ancora da chiarire, ma certo è che la Moby ha cominciato ad avere in quel periodo difficoltà finanziarie, tanto che ancora oggi si trova in concordato preventivo riuscendo a evitare il fallimento con una montagna di denaro ricevuto dal 2012 al 2020, ben 72 milioni di euro all’anno, per la continuità territoriale e per i biglietti garantiti a basso costo per chi è residente in Sardegna.
I pm ritengono "illecita la mediazione operata" da Grillo e dalla sua società sulla base sia "dell'entità degli importi versati o promessi" da Onorato, sia della "genericità delle cause dei contratti", sia "delle relazioni effettivamente esistenti ed utilizzate" dal fondatore del M5S, "su espresse richieste" dell'armatore "nell'interesse del gruppo Moby". In pratica, ricostruisce il decreto di perquisizione, Grillo con la sua società ha percepito 120 mila euro all'anno sia nel 2018 che nel 2019 "apparentemente come corrispettivo di un accordo di partnership" con la compagnia di traghetti per diffondere "su canali virtuali", come il sito beppegrillo.it, contenuti redazionali per il marchio Moby.
In cambio, secondo l'ipotesi da accertare, avrebbe fatto avere ai parlamentari del movimento da lui fondato le istanze di Onorato indirizzando quindi l'intervento pubblico in senso "favorevole agli interessi" della compagnia di navigazione allora e ancora oggi gravata dai conti in rosso. Inoltre, il cabarettista ligure avrebbe anche trasferito all'armatore "le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest'ultima".
I Pm hanno anche acceso un faro sul contratto tra Moby spa e la Casaleggio Associati per il triennio 2018-2020 che prevedeva il versamento di 600 mila euro all'anno, a cui si aggiungono l'Iva e i “fees” finalizzati al raggiungimento di particolari obiettivi, per la stesura di un piano strategico e la campagna pubblicitaria “io navigo Italiano” finita al centro di roventi polemiche in quanto accusata giustamente di razzismo.
Le chat tra Grillo e Onorato sono state trasmesse a Milano dai pm di Firenze che indagano per finanziamento illecito sulla fondazione Open, la “cassaforte" renziana che è stata sovvenzionata dallo stesso armatore e dalla compagnia con un totale di trecentomila euro tra il novembre 2015 e il giugno 2016.
Oltre ai pagamenti a Grillo e Casaleggio, l’indagine di Milano, sviluppata da quella per bancarotta nei confronti di Onorato, riguarda tutti gli esborsi del gruppo a favore di soggetti politici, citati in una nota di dieci pagine che elenca le spese non giustificate per un totale di circa 11 milioni di euro tra il 2015 e il 2020. Per quanto riguarda i politicanti borghesi, il gruppo marittimo ha versato centomila euro alla fondazione Change del governatore ligure Giovanni Toti, 90mila euro al Partito Democratico, 10mila euro ai fascisti di Fratelli d’Italia e 550mila euro a Roberto Mercuri, ex braccio destro dell’ex vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona.
Grillo si dice "molto amareggiato e con poca voglia di parlare" e dice di avere "la coscienza pulita", tuttavia non riesce a spiegare il fiume di denaro versato sui suoi conti e l'accondiscendenza di fatto dei governi da lui sostenuti (cioè tutti quelli che si sono succeduti dall'inizio della legislatura e fino almeno al 2020) nei confronti di Moby.
Vergognosa la difesa d'ufficio della sua collaboratrice Florinda Cosenza che sulla pagina Facebook di Grillo, sostiene l'impossibilità che sia avvenuto ciò di cui Grillo e i suoi sono accusati per il fatto che i parlamentari del M5S rinunciano a "milioni di euro" di rimborsi e stipendi e quindi sarebbero dei "coglioni" se si vendessero per 240mila euro, che in realtà per una pubblicità su un blog sono una bella cifretta e che vanno a finire nelle tasche del fondatore e allora padre-padrone del movimento e anche perché, il reato di "traffico d'influenze" è stato voluto proprio dai 5 stelle, cosa risibile di per sé, perché un conto è predicare bene, un conto razzolare male. Tanto per dirne una fu il delinquente Berlusconi a inasprire le pene per lo sfruttamento della prostituzione minorile, cosa che non gli impedì affatto di circondarsi di escort a cominciare dalla marocchina e allora minorenne Karima El Marough, nota come "Ruby rubacuori" fatta passare dal parlamento nero per "nipote di Mubarak" (ex presidente egiziano) per tentare di nascondere le vere ragioni dell'interessamento di Berlusconi verso la Ruby il 27 e 28 maggio 2010, quando fu fermata e accusata di furto, vicenda per la quale il piduista è ancora sotto processo (processo Ruby ter) esattamente per reati le cui pene furono da egli stesso inasprite.
Non solo, ma la rinuncia a parte dello stipendio da parte dei deputati e dei senatori M5S intanto non si è mai davvero capito dove vada a parare, primo perché i soldi (quantificati ad oggi in circa 42, 7 milioni di euro) vanno a finanziare, non si capisce bene come, "imprese in difficoltà e progetti innovativi", attraverso anche conti privati.
In secondo luogo perché 42,7 milioni di euro totali sono davvero poca cosa rispetto ai 72 milioni di euro all'anno per 8 anni (cioè circa 576 milioni), non ci sembra un fulgido esempio di politica industriale. Semmai sarebbe stato utile nazionalizzare senza indennizzo Moby spa, salvare tutti i lavoratori e abbassare le tariffe invece di continuare a soccorrere con denari pubblici un'azienda tutt'oggi in stato comatoso e che pure svolge un ruolo essenziale nell'ambito dei trasporti.
Gravissime sono le dichiarazioni di "vicinanza" a Grillo da parte di Conte: “Siamo vicini a Beppe Grillo e siamo fiduciosi che le verifiche chiariranno la piena legittimità del suo operato" e dell’ex ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli: “Grillo? Come fai a non avere fiducia in uno che da quando è entrato in politica ha perso soldi?", soprattutto se si pensa che il M5S quando erano altri politicanti borghesi a finire sotto inchiesta tendevano ad esprimersi in ben altro modo, gettando benzina sul fuoco delle varie vicende a fini elettorali e di consenso.
Inquietante il silenzio di tanti membri del M5S che non profferiscono parola sulla vicenda, nemmeno incalzati dalle proteste degli iscritti e dalla indignazione generale, silenzio che dà il sentore di un malessere diffuso alla base come al vertice dei pentastellati che mostra preoccupazione e timore rispetto al fatto che l’inchiesta si dilati e che vengano fuori altre compromettenti intercettazioni che potrebbero travolgere altri esponenti del M5S.
Sono almeno 10 gli esponenti le cui chat con Grillo in merito alla vicenda secondo gli inquirenti "lasciano ben pochi dubbi rispetto alle interpretazioni", fra i quali Patuanelli, Buffagni, Toninelli, Di Maio.
D'altra parte che Grillo sia indifendibile lo sostengono ormai perfino dalle parti de "Il Fatto Quotidiano", per anni assai vicino al movimento e al governo Conte II in particolare, lo stesso Travaglio ha da pochi mesi pubblicato un libro tutto volto a difendere l'esperienza fallimentare del governo Conte II riferendosi ai "complotti" contro Conte e pro Draghi ma dimenticandosi che Conte e il M5S sostengono Draghi e sono parte fondamentale della sua antipopolare maggioranza. Il che conferma l'esistenza del golpe bianco denunciato dal PMLI e il giudizio su Conte che da sempre ha dato, specie dopo la caduta del suo primo governo con la Lega, ossia che si tratta di un incallito e ambizioso liberale trasformista al servizio del regime capitalista neofascista.
Proprio sul "Fatto" Marco Lillo definisce la condotta di Grillo "indifendibile politicamente", perché "Come ha fatto a non pensare che, al di là delle accuse penali tutte da verificare, si sarebbe attirato l’accusa politica di aver preso soldi da Onorato come gli altri? Come ha fatto a mettersi nelle condizioni di essere assimilato, con i dovuti distinguo, a Matteo Renzi?... "Onorato ha virato sul M5S e quella battaglia è diventata grillina. Così Onorato nel 2018 ha firmato con la Beppegrillo Srl un contratto per i banner pubblicitari e i contenuti redazionali sul sito e anche un secondo contratto da 600 mila euro annui a favore della società di Davide Casaleggio, non indagato, per un piano strategico finalizzato alla promozione di Moby nelle istituzioni e nell’opinione pubblica."...
"Se un giornale si fa pagare per spot e altri contenuti redazionali – prosegue Marco Lillo - e poi il suo direttore firma pezzi sdraiati a favore dell’inserzionista, si dice che quel giornale fa 'marchette' cioè vende la sua linea per soldi. Se un politico si fa pagare da un armatore e perora i suoi interessi si trasforma in un lobbista... e si chiede: "Perché Grillo è caduto in questo errore? Una spiegazione possibile la danno i numeri: la Beppegrillo srl vanta ricavi per 240 mila euro nel 2019 e 230 mila euro nel 2018. Senza i soldi di Onorato probabilmente avrebbe faticato. Nel 2020, a causa anche del Covid, la società ha fatto ricavi per 58 mila euro con una perdita di 12 mila euro contro un utile lordo di 89mila euro del 2019 e di 101 mila nel 2018. Grillo potrebbe aver scelto di accettare l’offerta di Onorato più per ragioni di prestigio che di soldi. Proprio nel 2018 Grillo aveva diviso i destini del suo sito da quelli del M5s. Sarebbe stata dura ammettere che il sito faticava a mantenersi. L’orgoglio probabilmente è stato la molla che lo ha spinto a commettere il più grave errore politico della sua vita: errore che non pagherà solo lui. 240.000 euro senza i soldi di Onorato, la srl dell'ex comico non sarebbe stata così inutile”.
Come già a proposito dell'indagine per stupro nei confronti del figlio, rinviato a giudizio, in cui abbiamo visto un Grillo furioso attaccare la magistratura con una violenza verbale rivelatoria peraltro di maschilismo e misoginia, anche questa volta il suo atteggiamento ricalca quello di un politicante borghese colto con le mani nel sacco.
Ecco dov'è finito chi dodici anni fa fondò un movimento politico che fece del "vaffa" alla "casta", del grido "onestà, onestà", e che pure doveva "aprire il parlamento come una scatola di sardine", fino ad arrivare di fatto alla soppressione delle camere e alla loro sostituzione con la truffaldina "democrazia diretta" del voto online. La sua creatura politica ha dimostrato ampiamente di essere identica agli altri partiti parlamentari: stessa politica e stessa condotta. E stessa corruzione, vendendosi in questo caso per 240 mila euro all'armatore pluriinquisito Onorato della compagnia di navigazione Moby.
A dimostrazione del fatto, come dal PMLI denunciato fin dal primo giorno, che il M5S del comico milionario e qualunquista di destra, misogino e maschilista Grillo, oggi diretto da Conte, altro non è se non una trappola elettorale antiastensionista volta a riportare parte degli astensionisti nel porcile delle istituzioni del regime capitalista neofascista e filomafioso del quale ha dimostrato di essere parte integrante a pieno titolo, cosa compresa da gran parte del loro elettorato che infatti li ha mollati strada facendo a favore dell'astensione, comprendendo la sostanziale omogeneità del M5S con il resto dei partiti della destra e della "sinistra" borghese senza le stelle.

26 gennaio 2022