Sette migranti morti di freddo in un barcone
Quattro sono morti dopo il trasbordo

 
Sette migranti del Bangladesh sono arrivati senza vita sulle coste di Lampedusa nella notte dello scorso 25 gennaio, morti a causa del freddo mentre viaggiavano su un barcone partito dalle coste libiche di Abu Kammash, al confine con la Tunisia, con circa 280 persone a bordo, quasi tutti bengalesi ed egiziani.
Tre erano già privi di vita quando le motovedette italiane li hanno raggiunti, a circa 20 miglia nautiche a sud dell’isola, mentre altri quattro erano in condizioni disperate e sono morti dopo il trasbordo, prima di giungere a terra.
L'imbarcazione era stata segnalata da Alarm Phone intorno alle ore 20 del 24 gennaio, mentre si trovava al limite tra le acque territoriali tunisine e quelle internazionali della zona di ricerca e soccorso maltese. Immediatamente dalla Tunisia è partita una nave che tuttavia non è riuscita a individuare il barcone dei migranti, mentre alle 20:30 l’imbarcazione umanitaria Aita Mari, che aveva terminato delle esercitazioni vicino a Lampedusa, ha avuto notizia del barcone in difficoltà ascoltando una conversazione radio tra le autorità marittime dell’isola e un peschereccio e, mettendosi alla ricerca, ha raggiunto il barcone poco prima delle 23.
Dopo circa 90 minuti hanno raggiunto l'imbarcazione dei migranti una motovedetta della guardia di finanza e due della guardia costiera, che hanno immediatamente soccorso i presenti, un salvataggio peraltro estremamente complesso per il buio e le oscillazioni del barcone.
I medici a bordo delle motovedette hanno tentato di salvare quattro uomini che respiravano ancora, ma non è bastato, perchè le loro condizioni erano troppo compromesse, mentre altri due migranti, anche loro in pessime condizioni, sono riusciti a giungere in vita fino al molo di Lampedusa, anche se privi di sensi e con battito cardiaco alterato, da dove hanno raggiunto il pronto soccorso dell'isola dove sono stati immediatamente ricoverati.
I soccorritori hanno potuto subito constatare che la carretta del mare su cui viaggiavano i migranti aveva imbarcato acqua, perché durante la traversata aveva piovuto: sul Mediterraneo a gennaio di notte si gela, e bastano alcuni giorni di traversata passati con i vestiti inzuppati, e spesso senza mangiare e bere per provocare simili tragedie.
La Procura della Repubblica di Agrigento ha subito aperto un’indagine per individuare gli scafisti, che rischiano l’imputazione per i reati di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Un forte sdegno per l'accaduto è stato espresso immediatamente dall’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, il quale ha affermato: “siamo già oltre l’indifferenza, siamo all’ostilità perché si continuano a fare scelte precise per escludere”.
La Comunità di Sant’Egidio, dal canto suo, ha chiesto un impegno europeo per salvare chi rischia la vita in mare e incrementare i corridoi umanitari, e organizzazioni non governative attive nei soccorsi come Medici senza frontiere e Sea Watch hanno espressamente parlato di strage annunciata.
Medici senza frontiere ha affermato in un comunicato ufficiale che “la mancanza di rotte migratorie sicure e legali adeguate è una decisione politica. Migliaia di persone stanno morendo alle porte d'Europa come risultato di questa decisione” e Sea Watch dal canto suo ha ritenuto che i migranti deceduti siano “vittime dell'assenza di soccorsi, di un'Europa che decide di mettere a rischio ogni giorno la vita di chi cerca di attraversare il Mediterraneo”.
Nel frattempo si è consumata un'altra tragedia, perché il 27 gennaio le autorità tunisine e la Croce Rossa internazionale hanno dato notizia che sei persone migranti sono annegate e altre 30 sono disperse a seguito di un naufragio, al largo delle coste tunisine, di un barcone che conteneva settanta migranti.
Responsabili primi di questa ennesima tragedia sono il governo Draghi e il governo della Ue, per aver blindato le frontierre invece di aprirle.
Noi marxisti-leninisti ribadiamo con tutta la forza che è indispensabile aprire e non blindare le frontiere dell'Unione Europea, sia quelle terrestri sia quelle marittime, al fine di gestire, salvaguardando vite umane, una situazione provocata dall'imperialismo che ha determinato per secoli, e che tuttora continua a determinare, condizioni di fame, malattie infettive, mancanza di acqua potabile e di servizi igienico-sanitari di base nei Paesi sfruttati.
Donne, bambini e uomini che fuggono da guerre, carestie, povertà e disastri climatici devono poter raggiungere la propria destinazione in modo legale e senza mettere a rischio la vita, come purtroppo accade sempre più frequentemente nella quasi totale indifferenza della stampa borghese totalmente asservita al regime neofascista.

2 febbraio 2022