Chi è Sergio Mattarella
Un democristiano doc, presidenzialista, interventista, europeista, atlantista e nemico del popolo al Quirinale

Altro che “una splendida notizia per gli italiani” come l'ha definita il banchiere massone Draghi che da Palazzo Chigi potrà continuare a curare con maggior vigore gli interessi del capitalismo, della grande finanza e dell'Ue imperialista; altro che “soluzione unitaria che coincide con il sentimento di sincero affetto di tutti gli italiani verso la sua figura” come hanno esultato quasi all'unisono i mass media borghesi con alla testa “il Manifesto” trozkista: la rielezione del democristiano presidenzialista, europeista e atlantista Sergio Mattarella a 13° presidente della Repubblica da parte della stragrande maggioranza dei “grandi elettori” della sinistra e della destra borghesi rappresenta un'autentica iattura per il tutto il proletariato e le masse popolari e lavoratrici del nostro Paese.
La sua storia politica e personale, l'estrazione sociale, la sua formazione ideologica, culturale e istituzionale confermano che Mattarella non rappresenta affatto gli interessi di tutti gli italiani e meno che mai quelli del popolo, ma unicamente quelli della classe dominante borghese e del capitalismo.
Si tratta di un altro democristiano doc, come Scalfaro, della scuola di Moro e De Mita; un altro presidenzialista, già membro della Bicamerale golpista di D’Alema e padre della legge elettorale maggioritaria e presidenzialista detta Mattarellum, che affossò il sistema proporzionale, inaugurando ufficialmente la seconda repubblica neofascista e aprendo la strada alla legge elettorale fascista e piduista Italicum di Renzi e Berlusconi; un altro interventista convinto, come dimostra il suo passato di vicepresidente del Consiglio nel primo governo D’Alema sponsorizzato dal golpista Cossiga, che schierò l’Italia nella guerra imperialista all’allora Federazione Jugoslava, e come testimoniano i suoi continui proclami affinché l'Italia svolga un ruolo militare anche fuori dai confini nazionali, nella lotta al “terrorismo internazionale”, ossia alla lotta contro i movimenti islamici antimperialisti.
Mattarella nasce il 23 luglio del 1941 a Palermo, figlio di un vecchio notabile democristiano, Bernardo, (parlamentare, sottosegretario e cinque volte ministro tra gli anni cinquanta e sessanta), e fratello di Piersanti (ex presidente DC della Regione Siciliana assassinato dalla mafia nel 1980).
Cresciuto in una storica famiglia democristiana e di solida osservanza cattolica, fin da giovane milita tra le file della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana).
Laureato in giurisprudenza con lode nel 1964 alla Sapienza di Roma, è iscritto nell’albo degli avvocati del Foro di Palermo dal 1967. Avvocato e docente universitario di diritto parlamentare presso la facoltà di giurisprudenza dell’università di Palermo fino al 1983, anno in cui viene eletto per la prima volta alla Camera per la Democrazia Cristiana nella circoscrizione della Sicilia occidentale.
È nominato componente della Commissione parlamentare per il parere al governo sulla destinazione dei fondi per la ricostruzione del Belice, della Giunta per le autorizzazioni a procedere in giudizio e della I° Commissione (Affari costituzionali).
Durante la sua prima esperienza alla Camera, presenta tre proposte di legge tra le quali una relativa alla disciplina dell'insegnamento a distanza, una sull'istituzione del terzo centro universitario pugliese a Foggia e una sul riordinamento delle funzioni di controllo della Corte dei Conti.
Nel 1987 viene nominato per la prima volta ministro dei Rapporti con il parlamento nei governi De Mita e Goria. Poi ministro della Pubblica Istruzione nel governo Andreotti VI, dal quale si dimette in segno di protesta contro l'approvazione della legge Mammì che consegnò nelle mani di Berlusconi il monopolio privato delle concessioni radio-televisive.
Nel 1992, con l'inizio della XI legislatura, è vicepresidente della commissione parlamentare per le Riforme istituzionali e componente della commissione speciale per l'esame, in sede referente, dei progetti di legge concernenti la riforma dell'immunità parlamentare proprio mentre a Milano esplode Tangentopoli.
Passata la bufera giudiziaria Mattarella fu uno dei protagonisti della rifondazione Dc che nel gennaio 1994 portò alla fondazione del Partito Popolare Italiano, nelle cui liste è stato eletto alla Camera nel 1994 e nel 1996.
Nella XIII legislatura è stato Presidente del Gruppo parlamentare dei Popolari e Democratici (dall’inizio della legislatura all’ottobre 1998).
Sempre nel 1992 assume la direzione del quotidiano "Il Popolo", mentre l'anno successivo è il padre della riforma della legge elettorale in senso maggioritario che viene approvata nell'agosto 1993 e che in suo onore assume il soprannome (scelto da Giovanni Sartori) di Mattarellum.
Nel 1994 lascia la direzione del "Popolo" e durante la XII legislatura fa parte della commissione parlamentare antimafia ed è vicepresidente della I° commissione (Affari costituzionali) e della commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.
Due anni più tardi è eletto capogruppo dei deputati popolari con la nuova legislatura a maggioranza ulivista, durante la quale è componente della commissione parlamentare per le Riforme costituzionali.
Nell’ottobre 1998 è vice presidente del Consiglio dei Ministri durante il governo D'Alema I. Nel dicembre 1999 è nominato Ministro della Difesa nel governo D'Alema II e nel successivo governo Amato II incarico tenuto fino alle elezioni del giugno del 2001.
Approvate in quegli anni la legge che ha abolito la leva militare obbligatoria in favore dell'esercito professionale e quella che ha reso l’Arma dei Carabinieri forza armata autonoma.
Nel 2001 è rieletto in Parlamento nelle liste della Margherita e assume l'incarico di vicepresidente del Comitato per la legislazione; l'anno successivo, ne diventa presidente, abbandonando poi il ruolo nel 2003.
Durante la XIV legislatura, con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, è componente della delegazione parlamentare presso l'Assemblea NATO e della III Commissione (Affari esteri e comunitari).
In occasione delle elezioni politiche del 2006 è nuovamente eletto deputato nelle file dell'Ulivo. Nel corso della XV legislatura, con Romano Prodi presidente del Consiglio, è presidente della commissione giurisdizionale per il personale e membro della commissione parlamentare per le questioni regionali, della Giunta delle elezioni e della III Commissione (Affari esteri e comunitari).
Presenta come primo firmatario una proposta di legge sulla disciplina del sistema informativo per la sicurezza, e come cofirmatario proposte sull'ammissione dei soggetti affetti da favismo all'impiego nelle Forze Armate, sul diritto all'oblio delle persone sottoposte a procedimento penale e sulla concessione di un contributo per la costituzione dell'Osservatorio euro-mediterraneo Mar Nero per lo sviluppo sostenibile e la lotta contro la povertà.
Il 5 ottobre del 2011 Mattarella viene eletto dal parlamento in seduta comune giudice della Corte costituzionale mentre il 24 ottobre viene nominato Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana su iniziativa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
A gennaio del 2015, con le dimissioni annunciate dello stesso Napolitano, che lascia il Quirinale con la conclusione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea, il nome di Sergio Mattarella viene inserito nella lista dei papabili alla carica di presidente della Repubblica.
Al quarto turno delle elezioni che si svolgono il 31 gennaio 2015 diviene il 12° presidente della Repubblica Italiana.
Nel 2016, subito dopo la caduta del governo Renzi, costretto alle dimissioni dalla bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre, Mattarella calpesta la sovranità popolare sancita dalla stessa Costituzione e, su suggerimento dello stesso Renzi, conferisce l'incarico di governo a Paolo Gentiloni premiato dalla classe dominante borghese per aver abbandonato a suo tempo la militanza “marxista-leninista”. Un governo di chiara matrice renziana antipopolare, piduista e fascista di cui fanno parte fra gli altri Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Anna Finocchiaro, ossia i principali promotori, autori e sostenitori della controriforma costituzionale renziana.
Dopo le elezioni del 4 marzo 2018 Mattarella inaugura la stagione dei governi del presidente con a capo il tecnocrate borghese, trasformista e liberale Giuseppe Conte e i suoi due governi al servizio del regime capitalista neofascista: il Conte I, che ha spalancato le porte di Palazzo Chigi ai fascisti del XXI secolo con alla testa il caporione fascio-leghista Salvini e il ducetto Di Maio (anche se in un primo tempo Mattarella aveva cercato meritoriamente di bloccarlo non cedendo nella nomina di Paolo Savona) e poi col trasformista Conte II, nell'agosto del 2019, dopo il proclama di Salvini al Papete, con l'alleanza tra M5S, PD, IV e LEU.
All'inizio del 2021, con l'acuirsi della crisi economica capitalistica aggravata dalla pandemia, e l'ultimatum di Renzi a Conte con conseguente caduta del governo, Mattarella diventa l'artefice assoluto del golpe bianco che ha portato il banchiere massone Draghi alla guida del governo. Egli senza nemmeno consultare i partiti del parlamento ha assegnato, attraverso Draghi, il potere politico direttamente alla grande finanza e all’Ue imperialista.
Un avvenimento che non ha precedenti, nemmeno nei governi Ciampi e Monti. Nominando presidente del Consiglio Draghi con quella inusuale procedura e imponendo un governo che “non debba identificarsi con alcuna formula politica”, Mattarella ha di fatto trasformato la forma di governo da parlamentare a presidenziale. A conferma che la volontà popolare in un parlamento ormai completamente esautorato non conta un bel niente. E lo squallido mercimonio di voti e veti incrociati messo in atto dalle varie cosche parlamentari per accordarsi sulla rielezione di Mattarella è il segno più evidente che per le masse popolari italiane non cambia sostanzialmente nulla. È solo uno dei continui avvicendamenti al vertice dello Stato borghese e del regime neofascista.
Anche l'assordante campagna mediatica che ha accompagnato la sua rielezione è stata orchestrata ad hoc, con una copertura televisiva non stop e col chiaro intento di imbonire e riavvicinare alle marce istituzioni parlamentari ed elettorali borghesi le masse popolari che invece non sono mai state così disgustate e distanti come confermano tra l'altro i risultati delle ultime elezioni amministrative e regionali del 3 e 4 ottobre scorso dove quasi un elettore su due non si è recato alle urne.
Mattarella dunque non è il “salvatore della patria”, “al di sopra delle parti” e “garante della Costituzione”, che fra l'altro è già stata fatta a brandelli dal regime neofascista imperante, come ripete all'unisono la quasi totalità della grande stampa nazionale e internazionale; Mattarella è il garante della classe dominante borghese che con la sua rielezione al Quirinale intravvede finalmente un'occasione d'oro per completare la controriforma piduista e fascista della repubblica presidenziale e l'elezione diretta del capo dello Stato portando a termine il lungo lavoro iniziato con il patriottismo di Pertini, le picconate del capo dei gladiatori e Cossiga, divenuto prassi corrente con il rinnegato anticomunista Napolitano e ora blindato con la sua doppia elezione.
A riprova che nei momenti di grande difficoltà, la classe dominante borghese non ha alcun pudore a ricorrere a qualsiasi mezzo, costituzionale o incostituzionale, pur di mantenersi saldamente al potere.

2 febbraio 2022