Mentre l’amministrazione comunale PD si limita a interventi palliativo
Grave carenza di alloggi popolari a Cesena

Dal corrispondente dell'Emilia-Romagna
La carenza di alloggi popolari a Cesena è divenuta non solo cronica ma allargandosi a macchia d’olio rappresenta oramai una vera e propria emergenza popolare e sociale.
A confermarlo anche gli aridi numeri che, pur non spiegando a dovere il profondo disagio abitativo di centinaia di famiglie cesenati, fotografano comunque una situazione alla quale pubblico e privato non riescono, e non vogliono, dare una appropriata soluzione.
In base all’ultimo aggiornamento delle graduatoria degli aventi diritto agli alloggi popolari pubblicato dall’Unione dei Comuni Valle Savio, risulta che siano ben 708 le famiglie in lista d’attesa nel Comune di Cesena, con un incremento addirittura di 60 richieste rispetto a sei prima.
Dato che in un anno non si riescono ad assegnare più di una trentina di alloggi, dovuti principalmente all’uscita dei precedenti inquilini e non certo per l’assegnazione di nuovi alloggi, significa che la richiesta cresce di molto e in poco tempo.
Considerando che la carenza di alloggi popolari era già cronica prima della pandemia sanitaria, come risulta anche da uno studio effettuato 3 anni fa dalla regione Emilia-Romagna che aveva certificato che a Cesena il numero di nuclei familiari in lista d’attesa era pari al 67% del numero totale di alloggi di edilizia popolare, ben al di sopra della media regionale che si attestava al 44%, e che oggi con l’ulteriore impoverimento delle masse popolari accresce il numero di chi è costretto a ricorrervi, è evidente che la situazione è destinata a peggiorare ancora, a fronte anche di una ulteriore quarantina di procedure di sfratto già avviate.
Ma la “strategia” del comune di Cesena, in mano al PD, è ben poco lungimirante limitandosi a cercare di recuperare risorse per rendere agibili alcuni appartamenti attraverso la vendita di altri molto vecchi, diminuendo però cosi ulteriormente il patrimonio generale di alloggi pubblici, oppure agendo attraverso la misura regionale del sostegno all’affitto o la possibilità che hanno le amministrazioni di sostenere il costo della caparra dovuto al momento della sottoscrizione di un nuovo contratto d’affitto.
Interventi largamente insufficienti, più che altro palliativi di fronte alla gravità della situazione che richiede invece un intervento forte e diretto che miri a garantire il basilare diritto alla casa per tutti attraverso un sostanzioso aumento dei finanziamenti pubblici destinati dal governo nazionale e dalle amministrazioni locali alla politica abitativa per soddisfare il fabbisogno attraverso il riuso e il risanamento di vecchi edifici, l'utilizzo delle case sfitte e la costruzione di nuove case popolari con fitti accessibili a tutti, l’affitto popolare delle case di proprietà di banche, società di assicurazione e dei grandi proprietari immobiliari, contributi economici da parte delle amministrazioni comunali per pagare l'affitto agli indigenti, il divieto degli sfratti fino a che non sia offerta un’adeguata abitazione alternativa.

9 febbraio 2022