In Siria
Blitz Usa uccide il Califfo dello Stato islamico
Sono state assassinate 13 persone, tra cui donne e bambini

 
"Ieri sera, 2 febbraio, operando su mio ordine, le forze militari degli Stati Uniti hanno eliminato il leader dell'ISIS, noto come Hajji Abdullah", annunciava trionfante il presidente americano Joe Biden riportando l'esito del blitz condotto da una cinquantina di soldati delle forze speciali a bordo di alcuni elicotteri che aveva ucciso il Calilffo dello Stato islamico Abu Ibrahim al Hashimi al Quraishi, dal 31 ottobre 2019 successore di Abu Bakr Al Baghdadi anche esso assassinato durante un raid delle forze dell'imperialismo americano. Nello scontro sarebbero morte 13 persone, delle quali 6 bambini e 4 donne.
Secondo quanto dichiarato da "alti funzionari dell'amministrazione" americana in una conferenza stampa secretata fino a quella ufficiale di Biden l'operazione in corso da tempo era riuscita a individuare almeno due mesi fa la casa da dove il Califfo dirigeva l'organizzazione tramite corrieri, nascosto con una minima protezione dei militanti al terzo piano di una palazzina nella località di Atmeh, del governatorato siriano di Idlib e a poca distanza dalla Turchia. La stessa zona dove si era nascosto Al Baghdadi, l'unica rimasta alle formazioni armate dell'opposizione sunnita al regime siriano di Assad e sotto il controllo diretto o indiretto della Turchia.
Del blitz sarebbero stati informati con un preavviso minimo le forze dell'imperialismo russo che bombardano regolarmente la zona in base ai protocolli definiti tra gli occupanti per evitare scontri accidentali fra loro. Una "attenzione" che non riguarda i civili.
Il presidente americano ha tenuto a precisare che tutte le vittime del raid sarebbero dovute agli attaccati, compreso il Califfo che vistosi assediato avrebbe fatto esplodere una carica distruggendo la maggior parte del terzo piano e uccidendo tutta la sua famiglia mentre "ho diretto il Dipartimento della Difesa a prendere ogni precauzione possibile per minimizzare le vittime civili". Una affermazione che suona falsa e ipocrita a fronte dei civili seppelliti sotto i bombardamenti delle città dello Stato islamico fino alle oltre 10 mila vittime uccise dalle bombe americane nella parte finale della battaglia su Mosul nel 2017.
Da allora le forze dello Stato islamico sono state disperse ma non eliminate e sono ancora attive nel nord dell'Iraq e della Siria. A fine gennaio hanno portato a termine contro l'esercito iracheno uno degli attacchi più incisivi uccidendo 11 soldati in una città vicino a Jalawla e sferrato un attacco con oltre cento combattenti contro la prigione di Hasaka, nel nordest della Siria, per liberare i commilitoni detenuti dalle forze curde alleate agli Usa. L'assedio e la battaglia attorno alla prigione è durato una settimana e ha registrato più di 500 morti, segno di una capacità militare ancora non del tutto annientata dello Stato islamico.
Biden ha utilizzato il blitz per dare il segnale che l'imperialismo americano anche se considera oramai secondari alcuni fronti come quello mediorientale, come evidenziato dalla fuga dall'Afghanistan, è sempre pronto a colpire ovunque nel mondo coi propri soldati che "sono la solida spina dorsale d'acciaio di questa nazione" che mantiene al sicuro gli Usa "così come i nostri alleati". Anzitutto gli oltre 80 partner della coalizione globale anti ISIS che magari potrebbero ricambiare rispondendo con meno ritrosie alla nuova chiamata alle armi contro la Russia di Putin.

9 febbraio 2022