Mattarella e Draghi con i fascisti sulle foibe
Il parlamento e i partiti del regime neofascista si associano

Come avviene da alcuni anni, ogni volta in maniera sempre più programmata e organizzata, anche questo 10 febbraio la celebrazione del “Giorno del ricordo”, istituita per legge nel 2004 con voto unanime dalla destra e dalla “sinistra” borghesi per ricordare le “vittime delle foibe e gli esuli giuliano-dalmati”, ha visto una partecipazione massiccia, diffusa ed asfissiante delle istituzioni a tutti i livelli: dal Quirinale al parlamento nero, dalla presidenza del Consiglio alle Regioni, fino a centinaia di Comuni grandi e piccoli; spesso con i governatori e i sindaci della “sinistra” borghese a gareggiare con quelli della destra neofascista in tema di anticomunismo, di rovesciamento della storia e di esaltazione del nazionalismo patriottardo. E mai come quest'anno gli antifascisti, sia militanti che associazioni, e perfino gli storici e gli studiosi non prezzolati del regime, come il rettore dell'Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che hanno cercato con coraggio di resistere all'onda nera della narrazione fascista, patriottarda e antistorica delle foibe, sono stati così isolati, insultati e additati alla pubblica esecrazione come “revisionisti” e “negazionisti”.
A dare il la a questa vera e propria orgia su scala nazionale di anticomunismo viscerale, patriottismo revanscista e ribaltamento della storia sono state appunto le massime istituzioni dello Stato, con la cerimonia nell'aula del Senato e i discorsi del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio. “Il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della Seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo ”, ha esordito infatti Mattarella, centrando volutamente la frase sulle vittime italiane e nascondendo quelle jugoslave nell'indistinto e vago calderone di “tutti coloro che ” pagarono gli “orrori della Seconda guerra mondiale ”: chi? Quanti? Come? E per mano di chi? Mattarella si è ben guardato dal rispondere a queste semplici domande, altrimenti tutto il suo castello di menzogne sarebbe crollato miseramente.
 

Mattarella falsificatore della storia
I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre ”, ha proseguito invece imperterrito l'inquilino del Quirinale, che subito dopo, con quella suprema ipocrisia di stampo democristiano di cui è maestro, ha aggiunto: “La sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento ”. Quindi la guerra e l'invasione nazi-fascista dell'Jugoslavia sono per Mattarella una semplice successione di eventi, che non meritano nemmeno di essere dettagliati, a cui “seguirono per gli italiani ”, con uno spettacolare salto logico e senza alcun nesso causale, “ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommari e”, ecc. ecc.
È con questa infingarda noncuranza che Mattarella liquida le immense responsabilità e atrocità del fascismo, che in scrupolosa attuazione del motto mussoliniano (“di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone”), per un quarto di secolo ha infierito sulle popolazioni slave, con i tribunali speciali, le occupazioni militari, l'italianizzazione forzata della popolazione di lingua slava, le esecuzioni sommarie dei civili, gli incendi dei villaggi, gli stupri e i campi di concentramento dove, secondo la famigerata “Circolare C” del generale Mario Roatta (poi assolto nel 1948, insieme ad altri 750 criminali di guerra italiani mai processati) , “non si ammazzava abbastanza”.
Come se quei crimini commessi da mani italiane, che provocarono oltre 340 mila civili jugoslavi fucilati e massacrati solo tra l'invasione nazifascista dell'aprile 1941 e l'armistizio badogliano dell'8 settembre 1943, gli altri 100 mila civili deportati nei campi di concentramento italiani a morire di fame, di torture e di malattie, e i 10 mila partigiani italiani morti in combattimento a fianco dei partigiani Jugoslavi contro i boia nazi-fascisti, non contassero assolutamente nulla. Come non fossero neanche esistiti, per la vecchia volpe democristiana, atlantista ed europeista, a cui va aggiunto adesso il titolo di falsificatore della storia. In ogni caso, esattamente come i fascisti, egli disconosce alla radice qualsiasi legame causale tra questi crimini, reali e documentati, e quelli largamente esagerati e suffragati in gran parte solo dalla propaganda revanscista e fascista, relativi alle foibe e all'esodo dei giuliano-dalmati.
 

Il discorso di Draghi e la circolare alle scuole
In questa stessa scia si è inserito Mario Draghi, che prima, in apertura del discorso, senza nemmeno preoccuparsi di citare la guerra nazi-fascista alla Jugoslavia, ha sentenziato subito che “oggi commemoriamo le donne e gli uomini uccisi per mano dei partigiani jugoslavi e dalla persecuzione del regime di Tito ”. Poi, nelle conclusioni ha fatto, come Mattarella, il solito discorsino ipocrita che “con il 'giorno del Ricordo' continuiamo questo cammino di riconciliazione e rendiamo omaggio a tutte le vittime di quegli anni, italiane e slave ”.
Per l'inquilino del Quirinale e per il banchiere massone non solo non contano nulla i crimini del fascismo in Jugoslavia, ma nemmeno i pur numerosissimi studi di autorevoli storici e ricercatori che hanno dimostrato inconfutabilmente come non esistano prove degne di questo nome sulle cifre fantasiose messe in circolo dalla propaganda neofascista di 10 mila o perfino 30 mila “infoibati”, né tanto meno che si trattò di “pulizia etnica” contro gli italiani in quanto tali, visto che il massimo accertato storicamente è di alcune centinaia di persone, e per la maggior parte fascisti e collaborazionisti, anche non italiani. Così come non si trattò affatto di “pulizia etnica” l'esodo volontario delle famiglie italiane dall'Istria e dalla Dalmazia, trattandosi in massima parte di famiglie i cui capofamiglia erano coinvolti con l'occupazione fascista, l'italianizzazione forzata, la spoliazione e l'oppressione delle popolazioni slave.
Il terreno per questo ulteriore passo verso la riscrittura completa della storia del Novecento e la riabilitazione del fascismo e del nazionalismo patriottardo, era stato preparato sapientemente il giorno prima con una circolare del ministero dell'Istruzione inviata a tutte le scuole dal titolo “10 febbraio 2022 Giorno del ricordo – opportunità d'apprendimento”. In questo documento, firmato dal capo gabinetto del ministro Bianchi, Stefano Versari ( e suo amico e collaboratore fino dai tempi in cui Bianchi era assessore regionale all'Istruzione dell'Emila-Romagna), si sosteneva l'infame tesi che “il Giorno del ricordo e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la 'categoria' umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla 'categoria' degli ebrei”.
 

La falsificazione della storia imposta a bambini e ragazzi
Un'equivalenza infame tra le foibe e la Shoah bollata come “inaccettabile e storicamente aberrante” dal presidente dell'Anpi Gian Franco Pagliarulo in una nota stampa in cui chiamava il ministro a risponderne. Il quale se la cavava con la frasetta “ogni dramma ha la sua unicità, va ricordato nella sua specificità e non va confrontato con altri, con il rischio di generare altro dolore”. Intanto però la circolare aveva già raggiunto il suo scopo, e non risulta che siano stati presi provvedimenti disciplinari a carico di Versari.
Altrettanto, se non forse ancor più grave, ma che è passata però del tutto sotto silenzio sui media, è l'iniziativa presa dal ministero dell'istruzione di bandire un concorso nazionale in tutte le scuole, dalle elementari fino alle superiori, sul tema “10 febbraio – Per Amor di Patria”, la cui premiazione dei vincitori è avvenuta durante la cerimonia in Senato. Nella circolare che lo istituiva si davano già le linee storiche contraffatte da seguire per le ricerche, citando solo di sfuggita “l'affermarsi del fascismo e della sua politica di italianizzazione forzata” e “l'invasione italo-tedesca del 1941”, per saltare subito al “movimento nazional-comunista” di Tito e le “repressioni brutali dell'immediato dopoguerra che colpiscono la comunità italiana e che sono note come foibe”.
La stessa tecnica ipocrita di Mattarella e Draghi, insomma, che cancella tutto quanto è avvenuto prima delle foibe per far risaltare solo le vittime italiane. Addirittura, nelle indicazioni di ricerca per la scuola secondaria di secondo grado si cita, con evidente intento di riabilitazione storica, il ritrovamento dei resti e la sepoltura presso il mausoleo del Vittoriale, del Senatore Riccardo Gigante, fucilato dai partigiani Jugoslavi nel 1945. Guardandosi bene però dal precisare che costui fu un importante gerarca fascista e dal 1930 al 1934 fu podestà di Fiume, e dopo la caduta del fascismo aderì alla RSI ricoprendo anche la carica di governatore della provincia di Fiume. La pianificazione della distruzione della memoria storica e la sua ricostruzione in chiave fascista è arrivata anche nelle scuole!
 

Partecipazione corale di tutti i partiti del regime neofascista
Tutti i partiti del regime neofascista, senza distinzioni tra destra e “sinistra” borghesi, hanno contribuito a questo coro assordante e truffaldino. Basti pensare al tweet di Enrico Letta (“oggi il Paese tutto si unisca in una partecipazione corale alla giornata del ricordo”), che ha avuto il plauso del quotidiano fascista Il Tempo e la difesa pelosa della fascista Meloni dagli attacchi degli antifascisti. O alla presidente del gruppo PD alla Camera, Deborah Serracchiani, che ha assistito senza fare una piega alla squallida cerimonia ufficiale alla foiba di Basovizza, nonostante che anche quest'anno vi partecipassero organizzazioni nazionaliste e revansciste come la Lega nazionale di Trieste, e apertamente fasciste rappresentate da elementi con le insegne della RSI, il labaro con il teschio della X Mas, e quello nero degli Arditi d’Italia.
Nemmeno la tirata visceralmente anticomunista del neopodestà di Trieste, Dipiazza, che è ricorso al più truce armamentario della propaganda di destra del dopoguerra, con frasi truculente come “oggi in Italia e in sempre più parti del mondo la gente conosce cos’è stato l’olocausto delle foibe, l’eccidio di massa compiuto dalle bestie di Tito, dove persone legate con il filo di ferro venivano gettate in queste voragini ”, l'ha fatta sobbalzare. Quando invece, due anni fa, per gli stessi toni di Dipiazza aveva almeno abbandonato la cerimonia. Segno che ormai l'antifascismo è completamente sparito dalla cultura della “sinistra” borghese, ed è stato rimpiazzato dall'anticomunismo e dalla marcia teoria fascista della “memoria condivisa”.
Invece non ci può essere una “memoria condivisa” tra vittime e carnefici, tra fascisti e antifascisti, tra comunisti e anticomunisti, tra borghesia e proletariato. Quello che la destra e la “sinistra” borghesi chiamano “memoria condivisa” non è altro che la versione fascista della storia, come dimostra tutta la vicenda della costruzione a tavolino del “Giorno del ricordo”. Un disegno a lunga scadenza ordito dalla classe dominante borghese in combutta con i fascisti del XXI secolo e l'acquiescenza della “sinistra” borghese, per sradicare dalla coscienza popolare la Resistenza e l'antifascismo e trapiantarvi il nazionalismo patriottardo di stampo fascista funzionale alle sue ambizioni imperialiste ed espansioniste.
Che tutti gli antifascisti e i sinceri democratici e progressisti, sia singoli che organizzati in associazioni e partiti, si uniscano per impedire che si realizzi questo nero disegno, cominciando col chiedere con forza l'abrogazione della legge del 2004 che ha istituito il vergognoso “Giorno del ricordo”. Draghi deve mettere subito fuorilegge Forza Nuova e tutti i gruppi che si richiamano al fascismo e al nazismo. Altrimenti se ne deve andare a casa.

16 febbraio 2022