Capitalismo assassino
Aumentano gli infortuni e i morti sul lavoro nella provincia di Forlì-Cesena
Per fermare la mattanza occorre fermare il capitalismo

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì
Come denunciato sul n. 6 de “Il Bolscevico” è “sempre più spaventosa l’ecatombe di omicidi provocata dal bestiale sfruttamento capitalistica nei luoghi di lavoro”.
Infatti l’Inail ha certificato in Italia nel 2021 la cifra enorme di 555.236 infortuni sul lavoro e 1.221 morti (3,34 al giorno) mentre si recavano o erano al lavoro, e sono già 92 quelli nei primi 38 giorni del 2022.
Dati molto pesanti, e in peggioramento, si registrano anche nella provincia di Forlì-Cesena dove nel corso del 2021 vi sono stati 6.859 infortuni sul lavoro (18 al giorno) con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente; in crescita, 6 contro 4, anche il numero di coloro che hanno perso la vita per portare a casa i soldi per mangiare o poco più.
Tra i settori più colpiti ovviamente quelli dell’industria e delle costruzioni dove le normative sulla sicurezza, trattandosi spesso di piccole ditte, sono scarsamente applicate, mal controllate dagli organi preposti, e dove i lavoratori sono spesso sottoposti a ritmi di lavoro forsennati e in condizioni estremamente precarie. Anche le tipologie dei contratti applicati, ad esempio nel 2021 si sono registrate il 76% delle assunzioni con contratti a termine e il 6% di apprendistato, rendono minima la possibilità dei lavoratori di poter intervenire sui sistemi di sicurezza essendo facilmente ricattabili. E comunque persino il basso dato di contratti a tempo indeterminato, solo il 18%, non garantisce nulla, anzi, spesso si è ancora più vittime del processo produttivo che scarica su questi lavoratori la “sopravvivenza” stessa delle aziende.
Il fatto che nel territorio provinciale ad un aumento del 6,5% del Pil corrisponda un aumento dell’11% degli infortuni sul lavoro la dice lunga su chi il capitalismo, il governo e le amministrazioni locali stiano scaricando i costi della ripresa economica, a ulteriore dimostrazione che non “siamo tutti sulla stessa barca”. Se il capitalismo si rafforza vuol dire che vengono meno i diritti dei lavoratori, perché è principalmente di questi che si ciba il sistema economico capitalista, più aumentano la produzione e i ricavi e più si allarga la forbice tra i ricchi e i poveri perché aumenta il plusvalore del quale si appropria il capitalismo grazie alla proprietà privata dei mezzi di produzione.
Per questo non è sufficiente rivendicare delle pur buone leggi, dispositivi di sicurezza all'avanguardia, sanzioni più incisive e eserciti di ispettori; per fermare la mattanza sul lavoro occorre fermare il capitalismo, distruggerlo, estirparlo alla radice, e solo la rivoluzione proletaria e l’instaurazione del socialismo potrà farla finita una volta per tutte con gli omicidi sul lavoro commessi dal sistema capitalistico.


16 febbraio 2022