Dopo Lorenzo Parelli è la seconda vittima
Studente di 16 anni muore durante la “scuola-lavoro”
Giuseppe Lenoci era a bordo di un furgoncino che si è schiantato contro un albero
Abolire subito l'alternanza Scuola-lavoro (PCTO)

 
Purtroppo la lista delle vittime della scuola assassina si allunga. Lunedì 14 febbraio, dopo neanche un mese dalla tragica morte di Lorenzo Parelli, un'altra giovane vita, Giuseppe Lenoci, un studente di 16 anni di Monte Urano, è stata stroncata durante uno stage nell'ambito della famigerata alternanza scuola-lavoro (PCTO). Frequentava il Centro di formazione professionale Artigianelli di Fermo, istituto religioso riconosciuto dal ministero del Lavoro. Avrebbe dovuto essere l’ultimo stage e la prossima estate si sarebbe diplomato.
Giuseppe stava svolgendo uno stage formativo presso ditta di termoidraulica, Termoservisgas. Secondo quanto ricostruito, era in orario di lavoro a bordo del furgoncino della ditta quando a Serra dè Conti, in provincia di Ancona, per cause ancora da accertare, il mezzo è andato a schiantarsi frontalmente contro un albero. Per il ragazzo che si trovava sul sedile del passeggero non c'è stato nulla da fare. Alla guida del mezzo un operaio di 37 anni, che ha riportato ferite gravi ma non è in pericolo di vita. Aperta l'inchiesta per omicidio colposo. La polizia giudiziaria e il legale della famiglia Lenoci stanno acquisendo documenti dalla scuola per ricostruire quali attività prevedesse il tirocinio. Infatti la zia di Giuseppe, Angela, facendosi portavoce del dolore e della rabbia dell’intera famiglia ha dichiarato che “la tragedia si poteva evitare, non era assolutamente prevista l’uscita dall’azienda”.
La reazione degli studenti alla morte di Giuseppe è stata immediata in tutto il Paese. A Roma, Bologna, Torino, Milano e Bari la protesta contro l’alternanza scuola lavoro e la formazione al lavoro si è manifestata in cortei e azioni. A Roma il movimento “La Lupa” ha organizzato un combattivo corteo che si è diretto sotto il ministero dell’Istruzione, passando per Montecitorio, e sotto la sede di Confindustria gridando slogan. Molte sono state le incursioni davanti agli Uffici Scolastici Regionali organizzate dagli studenti del collettivo Osa (Opposizione studentesca d’Alternativa). “A questo ennesimo fatto tragico che colpisce la nostra generazione, dopo la morte di Lorenzo Parelli neanche un mese fa, la nostra risposta è la lotta. Chiediamo l’abolizione immediata dell’alternanza scuola-lavoro e le dimissioni del ministro Bianchi in quanto responsabile della situazione gravissima che stiamo vivendo”. Per gli “studenti in lotta” di Fermo la morte di Giuseppe “non è un errore, è un sistema che va cambiato”.
Penose e irricevibili le parole del ministro dell'Istruzione Bianchi (PD) che, nell'esprimere le condoglianze alla famiglia e commentare l'accaduto, non solo non ha fatto alcun passo indietro sui PCTO, anzi, ha cercato di fare degli inaccettabili distinguo tra “l'alternanza scuola-lavoro” e la “formazione professionale”. Quest'ultima non “un surrogato del lavoro” ma “un rapporto con il mondo del lavoro per educare i ragazzi”. “Educare” che in realtà va letto “sfruttare”. E di fatti dopo l'introduzione dell'alternanza scuola-lavoro, gli stage gratuiti o quasi, i tirocini ecc. gli imprenditori fanno la fila davanti agli istituti di formazione (come è il caso dell'Artigianelli) per avere gli studenti “in formazione” a costo zero per sostituire i vecchi operai non specializzati.
Peggio delle dichiarazioni di Bianchi ha fatto solo il responsabile giovanile del PD fermano Mattia Santarelli secondo il quale Giuseppe “non è morto di alternanza, non è morto di lavoro” ma “in un terribile incidente d’auto. Strumentalizzare qualsiasi notizia per parlare di un tema vuol dire mancanza di argomenti... È una strana forma di populismo, piuttosto macabra, per di più”. A zittire il reazionario piddino ci pensato Michele De Palma della Fiom: “Giuseppe è morto in un orario di scuola-lavoro o sbaglio? Di chi è la responsabilità? Cosa bisogna fare per impedire che accada di nuovo? Ecco, un giovane del Pd dovrebbe porsi domande di questo tipo”. Chiara la condanna della Segretaria Fiom di Fermo Valeria Sansolini che, nell'esprimere solidarietà alla famiglia e appoggio alla lotta degli studenti, denuncia: “Basta con l’alternanza scuola-lavoro, gli stage e i tirocini, il nome non cambia il fatto che giovani studenti sono prestati al lavoro spesso in maniera del tutto gratuita e inappropriata... La scuola deve tornare al suo compito che non è certo quello di un’azienda, ma il luogo in cui i giovani si dedicano al sapere libero da ogni condizionamento”. E ha proclamato un’ora di sciopero dei lavoratori metalmeccanici nell’ultimo turno lavorativo per il 18 febbraio in concomitanza con la giornata nazionale di mobilitazione degli studenti. Si tratta di un passo avanti rispetto a quello della Fiom nazionale e quella di Udine che dopo la morte di Lorenzo parlava solo di “un'esperienza formativa che va profondamente rivista”. In piazza a fianco degli studenti di Fermo e di tutta la regione per chiedere le dimissioni di Bianchi il 18 febbraio si è schierata anche l'USB Pubblico impiego Marche con la proclamazione dello sciopero dei lavoratori della scuola. Stessa adesione da parte di Riconquistiamotutto! Il sindacato è un'altra cosa.
"Questa morte si aggiunge a una lunga lista di morti sul lavoro e all'interno delle scuole – denuncia invece Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell'Unione Degli Studenti – morti causati da un sistema malato, volto solamente al profitto.... Vogliamo sicurezza dentro e fuori le scuole, – continua – vogliamo che l'alternanza scuola-lavoro e gli stage vadano aboliti a favore dell'istruzione integrata che metta in critica il sistema produttivo attuale per costruire dai luoghi della formazione un modello diverso di società".
Come il PMLI e Il Bolscevico hanno denunciato più e più volte, le responsabilità per la morte di Giuseppe, come quella di Lorenzo e degli altri studenti morti o feriti nel corso dell'alternanza scuola-lavoro, ricadono per intero sull'attuale sistema scolastico di istruzione capitalista, neofascista, classista, aziendalista e meritocratico instaurato a partire dalla seconda metà degli anni Novanta con le controriforme sia di “centro-destra” che di “centro-sinistra” dai ministri Berlinguer (Prodi), Moratti e Gelmini (Berlusconi), Giannini (Renzi) e portato alle estreme conseguenzen dalla ministra a Cinquestelle Azzolina (Conte I) e dal piddino Bianchi (Conte II).
Fin dalla sua istituzione noi marxisti-leninisti siamo stati fermamente contrari sia all'alternanza scuola lavoro che ai PCTO.
La soluzione non risiede in un imbellettamento solo esteriore dell'alternanza scuola-lavoro, magari ispirandosi al cosiddetto “modello tedesco”, l'Ausbildung che rimane pur sempre un metodo di sfruttamento della forza-lavoro giovanile. A nostro avviso il PCTO e tutte le forme di alternanza scuola-lavoro devono essere abolite; alle studentesse ed agli studenti va garantito innanzitutto il diritto di studio gratuito nella scuola pubblica e, una volta usciti da essa o dalle università per chi vorrà continuare gli studi, va garantito un posto di lavoro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato.
Una lotta che deve andare di pari passo con la lotta contro le politiche liberiste del governo Draghi, governo che conferma uno sprezzante disinteresse per la scuola pubblica destinando percentuali minime e assolutamente insufficienti del tanto osannato PNRR al sistema educativo pubblico, individuando peraltro nella digitalizzazione o nella costruzione di nuovi istituti le priorità, senza prendere in considerazione le questioni prioritarie che gli studenti anche in questa occasione denunciano nelle piazze della penisola.
 

23 febbraio 2022