Conferenza organizzativa nazionale di Rimini
La Cgil prosegue sulla strada del sindacato istituzionale e concertativo
Landini: “Codeterminazione è una parola forte, molto innovativa per la cultura della Cgil”

Nei giorni 10, 11 e 12 febbraio si è tenuta al palacongressi di Rimini la Conferenza organizzativa nazionale della Cgil. I comunicati emessi dal sindacato ci informano che il lungo percorso per arrivare al suo atto conclusivo ha coinvolto migliaia di delegati, funzionari e dirigenti. Le assemblee territoriali e di categoria sono state ben 1517.
Nonostante questa imponente mole di riunioni, la discussione è passata al di sopra della testa dei lavoratori, degli iscritti e dei delegati della stessa Cgil, coinvolgendo sopratutto gli “addetti ai lavori”, o meglio quelle figure che ricoprono degli incarichi di un certo livello che si stanno già preparando per il prossimo congresso nazionale che si dovrebbe tenere entro il 2022. Non c'è da stupirsi di questo perché il distacco tra il gruppo dirigente del maggiore sindacato italiano e la sua base è sempre più marcato e poi i lavoratori, gli iscritti, in una situazione particolarmente difficile come questa, hanno come priorità la difesa pratica e immediata dei loro diritti e dei loro salari, e di questo avrebbero preferito discutere.
Le Conferenze organizzative generalmente si svolgono o alla vigilia, o immediatamente dopo eventi politici e sociali rilevanti, che richiedono nuove decisioni, difatti non hanno delle scadenze programmate come i congressi, ma vengono convocate in base agli avvenimenti. Stavolta il motivo dichiarato da Landini è stata la necessità di discutere per migliorarsi, adeguarsi e intercettare con più efficacia un mondo del lavoro completamente trasformato rispetto al passato. Che giudizio dare della Conferenza di Rimini di quest'anno?
 

Cgil subalterna al tandem Draghi-Mattarella
Tutti gli interventi del vertice nazionale, a partire da Landini, riconfermano che la strada che intende seguire la Cgil è quella della collaborazione e della concertazione con il padronato e il governo, quella del sindacato istituzionale. Portando avanti le proprie rivendicazioni in modo “costruttivo”, dialogando con le istituzioni, ricercando ad ogni costo un tavolo di trattativa, assumendo essa stessa la responsabilità di assicurare un clima distensivo, che favorisca sia le imprese che l'esecutivo che guida il Paese, anche quello attuale presieduto dal banchiere massone Draghi.
Riferendosi all'elezione del Presidente della Repubblica e al quadro politico attuale Landini nella sua relazione ha affermato: “Ringraziamo ancora una volta il Presidente per il gesto di responsabilità con cui si è messo a disposizione per il bene del Paese e per il suo significativo discorso di insediamento, nel quale ha dato conferma della sua funzione di Garante della Costituzione e delle Istituzioni Repubblicane”. Se Landini appoggia Mattarella significa che appoggia anche il governo perché, come ha detto lo stesso Draghi nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri del 18 febbraio, “Il governo è stato creato dal presidente della Repubblica con il mandato di affrontare certe emergenze e conseguire certi risultati".
Nonostante Landini rivendichi l'autonomia della Cgil dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni, evochi mobilitazioni che però non ci sono state se non tardivamente e timidamente e dopo che i sindacati erano stati presi a pesci in faccia da Governo e Confindustria, appare evidente il suo sostegno e la sua soddisfazione per la riconferma del tandem Draghi-Mattarella, espressione del capitalismo, della grande finanza, della UE imperialista e della Nato, che ha dato vita a questo esecutivo sbeffeggiando la Costituzione e il parlamento in senso presidenzialista. Nei suoi interventi, sia in quello di apertura che di chiusura, non ha speso una sola parola di critica verso il governo.
Dopo lo sciopero del 16 dicembre, annunciato come inizio di una vasta mobilitazione, l'iniziativa si è invece subito arenata, nonostante Draghi e i suoi ministri abbiano riconfermato la legge Fornero, stanziato i soldi del PNRR a favore delle imprese concedendo le briciole a occupazione, Mezzogiorno, sanità, scuola e trasporti pubblici, elaborato una nuova tassazione che agevola i redditi medio alti e l'evasione fiscale.
 

Landini, la Cgil e i confederali hanno la memoria corta
Nella relazione di Landini si lanciano strali contro la precarietà, la frammentazione del lavoro, le morti sul lavoro, i contratti pirata, il lavoro povero (bassi salari), quando proprio l'accondiscendenza dei sindacati confederali ha favorito tutto questo, giacché Cgil,Cisl e Uil hanno firmato contratti, accordi e Patti che favorivano questa deregolamentazione del lavoro. Ci siamo così ritrovati che l'Italia è l'unico Paese europeo dove negli ultimi decenni i salari sono diminuiti, l'età pensionabile è tra le più alte dei paesi industrializzati, dove l'orario di lavoro è il più lungo, dove la disoccupazione giovanile è doppia rispetto alla media europea, dove la percentuale di donne occupate è dieci punti percentuali sotto la media continentale, dove ogni giorno muoiono più di tre persone sui luoghi di lavoro, dove la precarietà è un forma di lavoro sempre più diffusa.
Questa è la fotografia della realtà economica italiana e delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori nel nostro Paese, che la pandemia ha aggravato ma che esisteva ben prima del Covid, e che è costantemente peggiorata sia con i governi borghesi di destra che di “sinistra”. Una situazione per molti versi simile a livello mondiale ma che in Italia, come dicono i numeri e le statistiche, più che in altri Paesi, ha aumentato le diseguaglianze, creando una massa sempre più numerosa di poveri e profitti sempre più alti ai ricchi. E il sindacato, la Cgil, non hanno nulla da rimproverarsi?
Il Patto per la fabbrica, il contratto dei metalmeccanici, gli enti bilaterali e il sostegno alla previdenza, alla sanità e al welfare aziendale, l'aver accettato il codice IPCA (calcolo inflazione depurata dai costi energetici) per i rinnovi contrattuali, i Patti in deroga, tanto per citare solo alcuni degli accordi sottoscritti dai sindacati confederali che sono andati proprio nella direzione di favorire e di spalancare le porte ai bassi salari, alla riduzione dei diritti, alla precarietà e all'aumento delle morti sul lavoro che Landini dice tanto di voler combattere. Questi sono i frutti della linea sindacale incentrata sulla concertazione, sulla politica dei redditi, sulle compatibilità portata avanti da Cgil-Cisl-Uil, che poi si riflette anche sul piano organizzativo.
 

Più democrazia solo a parole
Alcune belle frasi e la retorica che si trovano leggendo la relazione di Landini lasciano il tempo che trovano, perché fanno a cazzotti con la prassi quotidiana della Cgil e dei sindacati confederali. Più democrazia, più partecipazione, maggiore coinvolgimento non sono congeniali a un sindacato concertativo e istituzionale. Difatti assistiamo con sempre maggiore frequenza all'interno della Cgil a sanzioni, espulsioni ed emarginazione di delegati o gruppi di iscritti che non rispettano le direttive dei dirigenti, verticismo, protagonismo di singoli segretari, lotte intestine e di potere.
Riprendere l'esperienza dei Consigli di fabbrica, valorizzazione del protagonismo dei lavoratori dice Landini. Davvero strano che toccando questo tasto non citi i lavoratori e il Collettivo di fabbrica della Gkn, che non viene mai nominata dal segretario della Cgil. L'esempio di lotta sindacale più avanzato in Italia viene ignorato, questo perché il Collettivo, intrecciando la propria lotta con quella di tante altre aziende e lavoratori sparsi in tutta Italia ha messo a nudo quanto i sindacati confederali, Cgil compresa, siano stati complici del peggioramento delle condizioni lavorative della classe operaia e dei lavoratori italiani.
Rilanciare il ruolo delle Camere del Lavoro come presidio territoriale, è la martellante proposta di Landini. Non ci sembra una grande idea, piuttosto ci sembra un modo per intercettare nuovi tesserati che non si riesce ad avvicinare suoi luoghi di lavoro. In pratica avvicinare alla Cgil i lavoratori fornendo servizi, come quelli fiscali, pensionistici, per le vertenze. In questo modo si ha un'adesione individuale ma non si organizzano collettivamente i lavoratori, cosa che può avvenire solamente con una presenza attiva e capillare nelle fabbriche, negli uffici e nei magazzini.
Sull'unità sindacale Landini auspica un suo rilancio, nonostante le recenti divergenze con la Cisl, “che non devono andare a pregiudicare il lavoro svolto fin qui unitariamente”. L'unità dei lavoratori è un bene da perseguire, ma ricercare l'unità a tutti i costi con la Cisl è assolutamente deleterio. Un'organizzazione che anziché scioperare il 16 dicembre, il 18 ha manifestato a favore delle misure prese dal governo Draghi e accettò tranquillamente persino il Jobs Act. Il rappresentante di questo sindacato che ha parlato dal palco di Rimini, Giorgio Graziani, ha dichiarato che occorre un “grande Patto sociale” e “in questo delicato momento serve un sindacato pronto a dialogare, autonomo, partecipativo e non conflittuale”, un'idea di sindacato che, a suo dire, divergerebbe da quella della Cgil.
Nelle sue conclusioni Landini ha parlato di “nuovi diritti di codeterminazione”. Per il segretario generale della Cgil “le persone hanno il diritto di essere coinvolte sulle scelte che le imprese compiono, prima che siano prese decisioni che riguardano in alcuni casi modelli organizzativi e ruolo del lavoro. Se ragioniamo in quella direzione c'è anche un tema di nuovi diritti di codeterminazione, diritti che oggi nel nostro Paese non ci sono”. E ha continuato: “Codeterminazione è una parola forte, molto innovativa per la cultura della Cgil”, ma non per la Cisl, da sempre un suo cavallo di battaglia. Perciò tra queste due sigle, ma anche con la Uil, c'è unità nel proseguire sulla strada di un sindacato istituzionale, cogestionario e neocorporativo.
 

Il prossimo congresso della Cgil e la proposta strategica del PMLI
La votazione finale è stata fatta su 11 schede separate, con risultati comunque omogenei. Attorno ai 900 i voti favorevoli, dai 33 ai 37 i voti contrari. Hanno votato contro tutti i delegati delle due aree programmatiche Riconquistiamo Tutto (RT) e Democrazia e Lavoro (DeL), che avevano presentato una dichiarazione comune firmata da 31 delegati che si sono espressi negativamente su tutte le 11 schede. Sembra quindi proseguire l'unità d'intenti tra queste due aree, RT che si autodefinisce “Opposizione in Cgil” e DeL, nata dopo la dissoluzione di “Lavoro e società” raccogliendo la sua sinistra mentre la maggioranza è approdata sulle posizioni della segreteria. Sembra scontato che da questa stretta collaborazione nascerà un documento alternativo (da sinistra) da presentare al prossimo congresso nazionale di cui ancora non si conosce la data esatta.
Naturalmente prima dovremo leggerlo e studiarlo, ma già da ora possiamo anticipare che i lavoratori marxisti-leninisti, che in larghissima parte sono iscritti alla Cgil, molto probabilmente aderiranno all'area che si coagulerà attorno a questo documento, in modo leale e portando il proprio contributo e le proprie posizioni specifiche, come abbiamo fatto in passato quando ai congressi nazionali sono stati presentati due o più documenti alternativi (ovviamente appoggiando quello collocato più a sinistra).
Questo non cambia di una virgola la nostra analisi sulla necessità di sciogliere tutti i sindacati, confederali e di base, e di costruire un unico sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati basato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati. Da non confondere con quello che ha detto Landini: “Noi vogliamo essere il sindacato democratico e unitario delle lavoratrici e dei lavoratori”, ma il suo disegno è quello di un sindacato unico soggetto istituzionale, cioè che pensa di ottenere dei miglioramenti per i lavoratori attraverso il confronto, il dialogo sociale e tenendo in considerazione le esigenze delle aziende.
Niente a che vedere con la nostra idea di un unico, grande sindacato che intende portare avanti esclusivamente gli interessi dei lavoratori e dei pensionati attraverso la loro mobilitazione e il conflitto sociale, autonomo e slegato dalle compatibilità capitalistiche e che respinge qualsiasi Patto di unità nazionale con padroni e governo.

23 febbraio 2022