Come si deduce dal discorso tenuto il 21 febbraio, alla vigilia dell'aggressione della Russia all'Ucraina
Il nuovo zar Putin vuole restaurare l'impero russo

 


La prima metà del lungo discorso di Putin del 21 febbraio, in cui ha annunciato il riconoscimento dell'indipendenza delle repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk che ha creato il pretesto per l'invasione generale del 24 febbraio, è stata dedicata ad una ricostruzione pseudo-storica della nascita dell'Ucraina e delle cause della sua separazione dalla “madre Russia”. Un'operazione particolarmente sporca perché cerca di addossare le responsabilità di questa separazione, e quindi per estensione anche delle cause dell'attuale guerra di aggressione, alla rivoluzione bolscevica e a Lenin e Stalin. Ma è anche un'operazione che mette a nudo il suo malcelato disegno di restaurazione dell'impero russo, cercando di invertire con la forza delle armi il corso della storia e riportare sotto il controllo di Mosca le nazioni, a cominciare dall'Ucraina, che dopo il collasso dell'URSS revisionista nel 1991 scelsero la strada dell'indipendenza. Non per nulla ha tenuto il discorso in diretta tv con alle spalle ben in vista la bandiera della Federazione russa decorata con l'aquila bicipite zarista.
Vorrei sottolineare ancora una volta che l'Ucraina non è solo un paese vicino per noi. È una parte inalienabile della nostra storia, cultura e spazio spirituale ”, ha esordito infatti il nuovo zar del Cremlino richiamandosi non a caso al passato zarista. “Da tempo immemorabile - ha aggiunto - le persone che vivono nel sud-ovest di quella che storicamente è stata terra russa si chiamano russi e cristiani ortodossi. Questo era il caso prima del 17° secolo, quando una parte di questo territorio si riunì allo stato russo, e dopo”. Secondo lui, cioè, l'Ucraina non era una delle tante nazionalità annesse all'impero zarista dominato dalla Russia, ma era parte della Russia stessa. A creare l'Ucraina “moderna ”, come nazione distinta dalla Russia, sarebbe stata invece la “Russia bolscevica e comunista ”.
 

Le falsità di Putin sulla nascita dell'Ucraina
Questo processo – prosegue infatti Putin - iniziò praticamente subito dopo la rivoluzione del 1917, e Lenin e i suoi soci lo fecero in un modo che fu estremamente duro per la Russia - separando, separando ciò che è storicamente terra russa. Nessuno chiese ai milioni di persone che vivevano lì cosa pensassero.
Poi, sia prima che dopo la Grande Guerra Patriottica, Stalin incorporò nell'URSS e trasferì all'Ucraina alcune terre che prima appartenevano a Polonia, Romania e Ungheria. Nel processo, diede alla Polonia parte di ciò che era tradizionalmente terra tedesca come compensazione, e nel 1954, Krusciov tolse la Crimea dalla Russia per qualche motivo e la diede anche all'Ucraina. In effetti, è così che si è formato il territorio della moderna Ucraina ”.
Quindi per l'anticomunista Putin furono i bolscevichi a separare artificialmente l'Ucraina dalla Russia, e non semplicemente, come avvenne in realtà, concedettero l'indipendenza chiesta dal popolo ucraino (che aveva patito come tanti altri dell'immenso impero zarista il giogo “grande russo”), in base al principio marxista-leninista dell'autodeterminazione delle nazioni e dei popoli. Nelle “Tesi sulla questione nazionale” in 10 punti elaborate nel giugno 1913, Lenin aveva già chiarito perfettamente e una volta per tutte questo principio, laddove al primo punto si proclamava che: “Il paragrafo del nostro programma (sull'autodecisione delle nazioni) non può essere interpretato che nel senso dell'autodecisione politica, cioè del diritto di separazione e di costituzione di uno Stato indipendente” . E nel secondo punto Lenin spiegava anche che ciò non rispondeva solo ai principi fondamentali della democrazia in generale, ma soprattutto al fatto che entro i confini della Russia, e in particolare nelle sue zone di frontiera, si trovavano parecchie nazioni molto diverse per condizioni economiche e di vita, e per di più “queste nazioni (come tutte le nazioni della Russia, tranne i grandi russi) sono indicibilmente oppresse dalla monarchia zarista”. Per questi ed altri motivi, insisteva Lenin, “i socialdemocratici russi devono, in tutta la loro propaganda, insistere sul diritto di tutte le nazionalità di costituire uno Stato separato o di scegliere liberamente lo Stato del quale esse desiderano far parte”.
 

Per Putin l'URSS avrebbe dovuto continuare l'impero zarista
Certo, per il dittatore imperialista del Cremlino, che rimpiange l'impero zarista e sogna di riportarlo in vita, simili principi di libertà e autodeterminazione suonano come bestemmie, e da qui l'odio che mai come in questa occasione ha sviscerato contro la Rivoluzione d'Ottobre, i bolscevichi, Lenin e Stalin, e la Costituzione dell'unione Sovietica che ha recepito solennemente tali principi. Secondo costui, infatti, i bolscevichi non avrebbero dovuto assolutamente rispettare tali principi e avrebbero dovuto in pratica mantenere la struttura statale totalmente accentrata e dispotica dell'impero zarista, trasferendola pari pari nella Costituzione dell'URSS: “Perché era necessario placare i nazionalisti, soddisfare le ambizioni nazionaliste in continua crescita alla periferia dell'ex impero? ”, si rammarica infatti il nuovo zar, “perché è stato necessario fare regali così generosi, al di là dei sogni più sfrenati dei nazionalisti più zelanti e, per di più, dare alle repubbliche il diritto di secessione dallo stato unificato senza alcuna condizione?”. Un fatto “incomprensibile e persino folle ”.
Il fatto è, si risponde Putin, che “dopo la rivoluzione, l'obiettivo principale dei bolscevichi era quello di rimanere al potere ad ogni costo, assolutamente ad ogni costo. Fecero di tutto per questo scopo: accettarono l'umiliante Trattato di Brest-Litovsk, nonostante la situazione militare ed economica della Germania del Kaiser e dei suoi alleati fosse drammatica e l'esito della prima guerra mondiale fosse scontato (assolutamente falso, quello fu invece un giusto e necessario compromesso, come la realtà storica poi dimostrò, per rispettare il programma bolscevico di far finire la guerra e affinché la rivoluzione non restasse schiacciata tra i controrivoluzionari interni e gli eserciti delle potenze centrali dall'esterno, ndr), e soddisfecero qualsiasi richiesta e desiderio dei nazionalisti all'interno del paese.
Quando si tratta del destino storico della Russia e dei suoi popoli, i principi dello sviluppo statale di Lenin non sono stati solo un errore; sono stati peggio di un errore, come si suol dire. Questo è diventato palesemente chiaro dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 ”.
 

Il nuovo zar manifesta tutto il suo odio anticomunista
Ancora una volta il nuovo Zar trova inconcepibile e bolla come una “follia ” che i bolscevichi guidati da Lenin e Stalin semplicemente applicassero e rispettassero con coerenza i principi scritti nel loro programma e per i quali il proletariato di tutte le nazionalità dell'impero zarista aveva versato il sangue nel fuoco della rivoluzione. E per questo non trova di meglio che inventarsi l'argomento cialtronesco che la libera associazione delle nazioni dell'ex impero russo all'URSS, e la libertà di separarsi in qualsiasi momento, fossero state concesse dai bolscevichi solo per mantenersi al potere.
Queste chiare parole di Stalin bastano e avanzano per smascherare e ridicolizzare le sporche menzogne del nuovo zar: “La rivoluzione in Russia non avrebbe vinto, e Kolčak e Denikin non sarebbero stati battuti, se il proletariato russo non avesse goduto della simpatia e dell’appoggio dei popoli oppressi dell’ex impero russo. Ma per conquistare la simpatia e l’appoggio di questi popoli, esso dovette, prima di tutto, spezzare le catene dell’imperialismo russo e liberare questi popoli dall’oppressione nazionale, senza di che sarebbe stato impossibile consolidare il potere sovietico, dare vita a un vero internazionalismo, creare quella mirabile organizzazione di collaborazione dei popoli che si chiama Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e che è il prototipo vivente della futura unione dei popoli in una economia mondiale unica”.
Eppure proprio lui che ha completato, dopo i rinnegati Gorbaciov ed Eltsin, la liquidazione dell'URSS e la restaurazione del capitalismo in Russia, ha la disgustosa faccia di bronzo di sostenere che “la disintegrazione del nostro paese unito è stata causata dagli errori storici e strategici dei leader bolscevichi e della direzione del PCUS, errori commessi in momenti diversi nella costruzione dello stato e nelle politiche economiche ed etniche. Il crollo della Russia storica conosciuta come URSS è sulla loro coscienza ”.
Come ho già detto – insiste anzi il dittatore imperialista - l'Ucraina sovietica è il risultato della politica dei bolscevichi e può essere giustamente chiamata 'l'Ucraina di Vladimir Lenin'. Egli ne fu il creatore e l'architetto. Questo è pienamente ed esaurientemente corroborato da documenti d'archivio, comprese le dure istruzioni di Lenin riguardo al Donbass, che fu effettivamente spinto in Ucraina. E oggi la 'progenie riconoscente' ha rovesciato i monumenti a Lenin in Ucraina. La chiamano decomunistizzazione”. E qui, rivolto agli ucraini ha esclamato: “Volete la decomunistizzazione? Molto bene, questo ci sta bene. Ma perché fermarsi a metà strada? Siamo pronti a mostrare cosa significherebbe per l'Ucraina una vera decomunistizzazione ”. Come dire che in fatto di anticomunismo egli e la sua banda criminale di oligarchi capitalisti plurimiliardari e mafiosi non accettano lezioni da nessuno.
 

“Putin ha una missione storica, riunificare il mondo slavo”
La seconda parte del discorso Putin l'ha dedicata a crearsi le giustificazioni politico-militari per l'invasione generale dell'Ucraina, già decisa ma negata banditescamente fino all'ultimo, insistendo soprattutto sul pericolo rappresentato dall'espansionismo della Nato ad Est e sulla necessità di proteggere le popolazioni russofone del Donbass dal “genocidio”. Ma il suo disegno imperialista e neozarista traspare con ancor maggior chiarezza nel successivo discorso del 24 febbraio, quello con cui ha dato il via all'invasione: “La Russia di oggi rimane uno degli stati nucleari più potenti. Inoltre, ha un certo vantaggio in diverse armi all'avanguardia. In questo contesto, non ci dovrebbe essere alcun dubbio per nessuno che qualsiasi potenziale aggressore dovrà affrontare la sconfitta e conseguenze infauste se dovesse attaccare direttamente il nostro paese ”, ha detto infatti Putin mettendo minacciosamente sul tavolo perfino la possibilità dell'impiego dell'arma nucleare.
Il problema per il nuovo zar è che “nei territori adiacenti alla Russia, che devo notare è la nostra terra storica, sta prendendo forma un ostile 'anti-Russia' ”, che sta facendo di tutto “per attirare le forze armate della NATO e ottenere armi all'avanguardia ”. E questo “per il nostro paese, è una questione di vita o di morte, una questione del nostro futuro storico come nazione”. “È la linea rossa di cui abbiamo parlato in numerose occasioni. L'hanno superata ”. In queste circostanze “dobbiamo intraprendere un'azione audace e immediata ”, e perciò “ho preso la decisione di effettuare un'operazione militare speciale ”, ha annunciato definendo con un agghiacciante eufemismo l'imminente invasione.
Lo scopo di questa operazione – ha aggiunto - è quello di proteggere le persone che, da otto anni a questa parte, stanno affrontando l'umiliazione e il genocidio perpetrato dal regime di Kiev. A tal fine, cercheremo di smilitarizzare e denazificare l'Ucraina”. Si è pure concesso di garantire spudoratamente che “non è nostra intenzione occupare il territorio ucraino. Non abbiamo intenzione di imporre niente a nessuno con la forza ”.
Intervistato dal Corriere della Sera del 25 febbraio, Dmitrij Suslov, direttore del Centro di Studi europei e internazionali presso la Scuola Superiore di Economia di Mosca e consigliere per la politica estera del Cremlino, ha chiarito invece che “l'obiettivo è il cambio di regime a Kiev... l'esercito russo vuole controllare l'intero territorio. Putin ha una missione storica, riunire due nazioni slave ”. Ed a conferma che ciò fa parte di un più ambizioso disegno a lungo termine di restaurazione dell'impero russo, alla domanda se “Putin vuole entrare nella storia come l’uomo che ha unificato il mondo russo”, Suslov ha così risposto: “Non c’è dubbio che questo sia uno dei pilastri del suo lascito storico: ristabilire l’unione dei tre Paesi slavi (Russia, Ucraina e Bielorussia, ndr). Non si tratta di ridare vita all’Impero russo o all’Urss. Ma ristabilire un’alleanza tra nazioni sorelle. Sanzioni e confrontazione sono temporanee, questo è per le generazioni ”.

2 marzo 2022