Lenin, Stalin e la questione nazionale

Tra Lenin e Stalin vi fu anche un confronto approfondito su una tematica di fondamentale importanza per le sorti della rivoluzione russa: la questione nazionale. In proposito esisteva tra loro piena affinità di pensiero e di obiettivi. A tal punto che Lenin esortò Stalin ad approfondire sul piano teorico e politico la questione. Dopo la sessione del CC del gennaio 1913 dove si discusse dell'attività parlamentare bolscevica, Stalin si recò a Vienna per seguire il lavoro di pubblicazione del Comunicato e delle Risoluzioni approvate dal CC e, a Vienna, preparò e scrisse l'opera "Il marxismo e la questione nazionale" soddisfacendo in tal modo ad una necessità ineludibile per il partito e agli stessi propositi discussi con Lenin. Anche Lenin del resto, in quel periodo, si occupò intensamente delle problematiche inerenti la questione nazionale. A Berna, dove si era recato per delle cure mediche necessarie alla moglie, Lenin scrisse, alla fine di giugno, le "Tesi sulla questione nazionale " tenendo poi, nel mese di luglio, quattro conferenze sulla questione nazionale a Zurigo, Ginevra, Losanna e Berna. Nei dieci punti in cui si articolano le sue "Tesi sulla questione nazionale" Lenin afferma:
"1. Il paragrafo del nostro programma (sull'autodecisione delle nazioni) non può essere interpretato che nel senso dell'autodecisione politica, cioè del diritto di separazione e di costituzione di uno Stato indipendente. 2. Per la socialdemocrazia (oggi direbbe marxisti-leninisti, ndr) russa questo punto del programma socialdemocratico è necessario, a) sia in nome dei principi fondamentali della democrazia in generale, b) sia per il fatto che si trovano entro i confini della Russia, e inoltre nelle sue zone di frontiera, parecchie nazioni con condizioni economiche e di vita decisamente diverse; oltre a ciò queste nazioni (come tutte le nazioni della Russia, tranne i grandi russi) sono indicibilmente oppresse dalla monarchia zarista; c) infine, per il fatto che in tutta l'Europa orientale (Austria e Balcani) e in Asia - cioè nei paesi confinanti con la Russia - o non è terminata o è appena iniziata la trasformazione democratica borghese degli Stati, la quale, dappertutto nel mondo, ha condotto, in maggior o minore misura, alla costituzione di Stati nazionali indipendenti oppure di Stati composti di nazioni più affini e vicine. d) la Russia è, nel momento attuale, un paese con il regime più arretrato e reazionario in confronto di tutti i paesi che la circondano, a cominciare - a occidente - dall'Austria, in cui dal 1867 si sono andate consolidando le basi della libertà politica e del regime costituzionale, e nella quale ora è stato anche istituito il suffragio universale, per finire - a oriente - con la Cina repubblicana. Per questo i socialdemocratici russi devono, in tutta la loro propaganda, insistere sul diritto di tutte le nazionalità di costituire uno Stato separato o di scegliere liberamente lo Stato del quale esse desiderano far parte. 3) Riconoscendo la socialdemocrazia il diritto di autodecisione di tutte le nazionalità, i socialdemocratici devono a) essere assolutamente contrari a ogni impiego della violenza, in qualsiasi sua forma, da parte della nazione dominante (o che costituisce la maggioranza della popolazione) nei confronti della nazione che desidera separarsi come Stato; b) esigere che il problema di questa separazione venga risolto esclusivamente mediante il suffragio universale diretto, eguale e a scrutinio segreto concesso alla popolazione di un determinato territorio; c) condurre una lotta costante sia contro i partiti centoneri e ottobristi che contro i partiti borghesi liberali ('progressisti', cadetti, ecc.) per ogni loro difesa o tolleranza dell'oppressione nazionale in generale o, in particolare, della negazione del diritto di autodecisione delle nazioni. 4) Se la socialdemocrazia riconosce il diritto di autodecisione per tutte le nazionalità, ciò non significa affatto che essa rinunci a una valutazione autonoma delle opportunità, in ogni singolo caso, della separazione statale di questa o quella nazione. Al contrario, i socialdemocratici devono dare precisamente un giudizio autonomo, tenendo conto sia delle condizioni di sviluppo del capitalismo e dell'oppressione dei proletari delle diverse nazioni da parte della borghesia, unita, di tutte le nazionalità, sia dei compiti generali della democrazia e, in primo luogo e soprattutto, degli interessi della lotta di classe del proletariato per il socialismo... In Russia ci sono due nazioni più civili, e che si distinguono per tutta una serie di condizioni storiche e di vita, le quali più facilmente e "naturalmente" potrebbero attuare il loro diritto alla separazione. Queste nazioni sono la Finlandia e la Polonia. L'esperienza della rivoluzione del 1905 ha mostrato che, perfino in queste due nazioni, le classi dominanti, i grandi proprietari fondiari e la borghesia, rinnegano la lotta rivoluzionaria per la libertà e cercano un ravvicinamento con le classi dominanti in Russia e con la monarchia zarista per la paura che incute loro il proletariato rivoluzionario finlandese e polacco. La socialdemocrazia deve quindi, con la massima energia, mettere in guardia il proletariato e le classi lavoratrici di tutte le nazionalità contro il palese inganno delle parole d'ordine nazionaliste della 'loro' borghesia, la quale, con discorsi melliflui o infiammati sulla 'patria', cerca di dividere il proletariato e di distogliere la sua attenzione dalle frodi della borghesia, che si allea economicamente e politicamente con la borghesia delle altre nazioni e con la monarchia zarista. Il proletariato non può condurre la lotta per il socialismo e difendere i propri interessi economici quotidiani senza la più stretta unione degli operai di tutte le nazioni in tutte le organizzazioni operaie, senza eccezione. Esso non può ottenere la libertà se non mediante una lotta rivoluzionaria per l'abbattimento della monarchia zarista e per la sua sostituzione con una repubblica democratica. La monarchia zarista non ammette la libertà e l'uguaglianza di diritti delle nazionalità, essendo inoltre il baluardo principale della barbarie, della ferocia e della reazione sia in Europa che in Asia. Soltanto un proletariato, unito, di tutte le nazioni della Russia, che trascini dietro di sé quegli elementi delle masse lavoratrici di tutte le nazioni che sono democratici conseguenti e capaci di una lotta rivoluzionaria, è in grado di abbattere questa monarchia. L'operaio che pone l'unione politica con la borghesia della 'propria' nazione al di sopra dell'unità completa con i proletari di tutte le nazioni agisce quindi contro i propri interessi, contro gli interessi del socialismo e della democrazia. 5) La socialdemocrazia, difendendo conseguentemente il regime statale democratico, esige l'assoluta uguaglianza di diritti delle nazionalità e lotta contro qualsiasi privilegio a favore di una o di alcune nazionalità. In particolare, la socialdemocrazia respinge la lingua 'ufficiale'... La socialdemocrazia rivendica la sostituzione delle vecchie suddivisioni amministrative della Russia, stabilite dai grandi proprietari fondiari feudali e dai funzionari dello Stato assolutista feudale, con suddivisioni che siano basate sulle esigenze della vita economica moderna e corrispondano, per quanto è possibile, alla composizione nazionale della popolazione. Tutte le regioni dello Stato che si distinguono per particolarità del loro modo di vita, o per la composizione nazionale della popolazione, devono godere di una larga autoamministrazione e dell'autonomia in istituzioni strutturate in base al suffragio universale, uguale e a scrutinio segreto. 6) La socialdemocrazia rivendica la promulgazione di una legge per tutto lo Stato che salvaguardi i diritti di ogni minoranza nazionale in qualsiasi località dello Stato. In base a questa legge, ogni provvedimento mediante il quale la maggioranza nazionale cercasse di crearsi un privilegio o di ledere i diritti della minoranza nazionale (nel campo della scuola, dell'uso di questa o quella lingua, nelle questioni del bilancio, ecc.) deve essere invalidato, e la messa in atto di questo provvedimento proibita sotto la minaccia di una pena. 7) La socialdemocrazia ha un atteggiamento negativo verso la parola d'ordine dell''autonomia nazionale culturale' (o semplicemente 'nazionale') e i progetti per la sua realizzazione, poiché questa parola d'ordine 1) è in assoluta contraddizione con l'internazionalismo della lotta di classe del proletariato, 2) facilita il processo di avvicinamento del proletariato e delle masse lavoratrici alla sfera di influenza delle idee del nazionalismo borghese, 3) può distogliere dal compito delle trasformazioni democratiche conseguenti dello Stato nel suo complesso, le quali, sole, garantiscono (per quanto in generale ciò è possibile in regime capitalista) una pace nazionale. Tenendo conto del particolare inasprimento, tra i socialdemocratici, del problema dell'autonomia nazionale culturale, riportiamo alcuni chiarimenti a questa tesi. a) Dal punto di vista della socialdemocrazia non è ammissibile lanciare, né direttamente né indirettamente, la parola d'ordine della cultura nazionale. Questa parola d'ordine è erronea, poiché tutta la vita economica, politica e spirituale dell'umanità diventa sempre più internazionale già in regime capitalistico. Il socialismo la rende pienamente internazionale. La cultura internazionale, che già ora viene sistematicamente creata dal proletariato di tutti i paesi, assimila non una 'cultura nazionale' nel suo complesso (quale che sia il collettivo nazionale), ma prende da ogni cultura nazionale i suoi elementi conseguentemente democratici e socialisti. b) Probabilmente, l'unico esempio di avvicinamento, sia pur timido, alla parola d'ordine della cultura nazionale nei programmi della socialdemocrazia, è espresso nel paragrafo 3 del programma di Brunn dei socialdemocratici austriaci. Questo paragrafo dice: 'Tutte le regioni autonome di una stessa nazione costituiscono un'unione nazionale unica, che decide le proprie questioni nazionali in maniera completamente autonoma'. È una parola d'ordine di compromesso, poiché non contiene neppure l'ombra di autonomia nazionale extraterritoriale (personale). Ma anche questa parola d'ordine è errata e dannosa, poiché non spetta affatto ai socialdemocratici russi unire in una nazione i tedeschi di Lodz, di Riga, di Pietroburgo e di Saratov. Il nostro compito è di lottare per instaurare una piena democrazia e per abolire tutti i privilegi nazionali, per unire, in Russia, gli operai tedeschi con gli operai di tutte le altre nazioni, per appoggiare e sviluppare la cultura internazionale socialista. Ancora più erronea è la parola d'ordine dell'autonomia nazionale extraterritoriale (personale), con l'istituzione di parlamenti nazionali (secondo il piano dei fautori coerenti di questa parola d'ordine) e con segretari di Stato nazionali (O. Bauer e K. Renner). Tali istituzioni, che sono in contraddizione con tutte le condizioni economiche dei paesi capitalistici e non sono state sperimentate in nessuno Stato democratico del mondo, sono un sogno opportunistico di persone che hanno perso la speranza nella creazione di istituti democratici conseguenti e cercano la salvezza dalle discordie nazionali della borghesia in una distinzione artificiale, sia del proletariato che della borghesia di ogni nazione, per alcuni problemi ('cultura')... c) La storia della parola d'ordine dell''autonomia nazionale culturale' in Russia dimostra che l'hanno approvata tutti i partiti borghesi ebraici, senza eccezione, e solo ebraici, dietro ai quali, acriticamente, si è trascinato il Bund, respingendo incoerentemente il parlamento nazionale ebraico (Dieta) e i segretari di Stato nazionali ebrei. Mentre perfino quei socialdemocratici europei i quali ammettono o difendono la parola d'ordine di compromesso dell'autonomia nazionale culturale riconoscono la completa inattualità di questa parola d'ordine per gli ebrei (O. Bauer e K. Kautski). 'Gli ebrei in Galizia e in Austria sono piuttosto una casta che una nazione, e i tentativi di costruire l'ebraismo in nazione sono tentativi di conservazione della casta' (K. Kautski). d) Nei paesi civili osserviamo un avvicinamento abbastanza (relativamente) completo alla pace nazionale in regime capitalistico soltanto quando esiste la massima attuazione della democrazia in tutta la struttura e amministrazione dello Stato (Svizzera). Le parole d'ordine della democrazia conseguente (repubblica, milizia, elezione dei funzionari da parte del popolo, ecc.) uniscono il proletariato e le masse lavoratrici, e, in generale, tutto ciò che c'è d'avanzato in ogni nazione, in nome della lotta per condizioni che escludano la possibilità del più piccolo privilegio nazionale; la parola d'ordine dell''autonomia nazionale culturale' predica invece l'isolamento delle nazioni per quanto riguarda il problema della scuola (o, in generale, il problema 'culturale'), isolamento che è del tutto compatibile con la conservazione delle basi di ogni privilegio (compresi quelli nazionali). Le parole d'ordine della democrazia conseguente fondono in un tutto unico il proletariato e la democrazia avanzata di tutte le nazioni (a cui è necessario non l'isolamento ma l'unione degli elementi democratici delle nazioni su tutti i problemi, compresa la questione della scuola), mentre la parola d'ordine dell'autonomia nazionale culturale divide il proletariato delle diverse nazioni, unendolo con gli elementi reazionari e borghesi delle singole nazioni. Le parole d'ordine della democrazia conseguente sono irriducibilmente ostili ai reazionari e alla borghesia controrivoluzionaria di tutte le nazioni, mentre la parola d'ordine dell'autonomia nazionale culturale è del tutto accettabile per i reazionari e i borghesi controrivoluzionari di alcune nazioni. 8) Tutto l'insieme delle condizioni economiche e politiche della Russia esige così, assolutamente, dalla socialdemocrazia l'attuazione della fusione degli operai di tutte le nazionalità, in tutte, senza eccezioni, le organizzazioni proletarie (politiche, sindacali, cooperative, educative, ecc. ecc.). Non la federazione occorre nella struttura di partito e non la formazione di gruppi socialdemocratici nazionali, ma l'unità dei proletari di tutte le nazioni di una determinata località, la propaganda e l'agitazione in tutte le lingue del proletariato locale, la lotta unita degli operai di tutte le nazioni contro qualsivoglia privilegio nazionale, la autonomia delle organizzazioni locali e regionali del partito. 9) L'esperienza più che decennale della storia del POSDR conferma le tesi sopra riportate. Il partito nasce nel 1898 come partito di 'tutta la Russia', cioè partito del proletariato di tutte le sue nazionalità. Esso rimane tale quando il Bund nel 1903 esce dal partito dopo che il congresso aveva respinto la richieste di considerare il Bund unico rappresentante del proletariato ebraico. Negli anni 1906-1907 la realtà rivela in pieno l'inconsistenza di questa richiesta, e un grande numero di proletari ebrei continua, in buona armonia, il lavoro socialdemocratico comune in molte organizzazioni locali, e il Bund ritorna nel partito. Il Congresso di Stoccolma (1906) unisce anche i socialdemocratici polacchi e lettoni, i quali abbracciano il punto di vista dell'autonomia territoriale; inoltre il congresso non approva il principio della federazione ed esige l'unificazione locale dei socialdemocratici di tutte le nazionalità. Questo principio viene applicato per molti anni nel Caucaso, viene messo in pratica a Varsavia (operai polacchi e soldati russi), a Vilna (operai polacchi, lettoni, ebrei e lituani), a Riga; in tutti gli ultimi tre centri viene applicato contro il Bund che, come separatista, si è staccato. Nel dicembre del 1908 il POSDR approva nella sua conferenza una risoluzione apposita, confermando l'esigenza dell'unità degli operai di tutte le nazionalità, non basata sul principio della federazione. I separatisti bundisti, in vena di scissione, non si conformano alla risoluzione del partito, e ciò porta al fallimento di tutta questa 'federazione del peggior tipo', avvicina i separatisti bundisti a quelli cechi e viceversa..., e infine, alla conferenza di agosto (1912) dei liquidatori, suscita il tentativo dei separatisti bundisti e dei liquidatori, con una parte dei liquidatori del Caucaso, di inserire, alla sordina, nel programma del partito l''autonomia nazionale culturale' senza peraltro difenderne la sostanza. Gli operai socialdemocratici rivoluzionari della Polonia, della regione lettone e del Caucaso condividono, come in passato, il punto di vista dell'autonomia territoriale e dell'unità degli operai socialdemocratici di tutte le nazioni. Il distacco bundista-liquidatore e l'alleanza del Bund con i non socialdemocratici a Varsavia pone all'ordine del giorno, davanti a tutti i socialdemocratici, tutta la questione nazionale, sia nel suo significato teorico, sia per l'edificazione del partito... 10) Il brutale e bellicoso nazionalismo centonero della monarchia zarista, e anche la nuova ondata di nazionalismo borghese grande-russo (il signor Struve, Russkaia Molvà, i 'progressisti', ecc.), ucraino, polacco (antisemitismo della 'democrazia' nazionale), georgiano, armeno, ecc., esige con particolare insistenza dalle organizzazioni socialdemocratiche, in tutte le parti della Russia, che venga rivolta un'attenzione maggiore che nel passato alla questione nazionale e vengano elaborate risoluzioni marxiste conseguenti ispirate a un internazionalismo coerente e all'unità dei proletari di tutte le nazioni". (Lenin, Tesi sulla questione nazionale, 1913, Opere complete, Vol. 19, pagg. 220-227 )

2 marzo 2022