Con l'obiettivo di restaurare l'impero russo
Le truppe del nuovo zar Putin invadono l'Ucraina
Si combatte a Kiev e in altre città strada per strada. Il Cremlino minaccia l'atomica. Colloqui Russia e Ucraina. Il socialimperialismo cinese si astiene sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU di condanna dell'invasione. Appello pacifista degli scienziati russi. Sanzioni da parte di Usa, UE e G7. La Ue invia missili e armamenti all'Ucraina
Manifestazioni di protesta in 45 città della Russia. Oltre 6 mila arresti

 
Le immagini delle delegazioni russa e ucraina schierate ai due lati del lungo tavolo per il primo contatto durato alcune ore di un negoziato ufficiale tra aggressore e aggredito, senza risultati ma che secondo la volontà espressa dalle parti dovrebbe proseguire nella località che si trova nella regione di Gomel in Bielorussia o altrove, e le contemporanee immagini della colonna lunga decine di chilometri di mezzi militari russi pronti a intervenire nella battaglia nella capitale Kiev e delle macerie a Kharkiv fissano la situazione all'1marzo dei primi cinque giorni di guerra in tutta l'Ucraina invasa dalle truppe del nuovo zar Putin. Sono segnali di una guerra in pieno sviluppo, in una Ucraina che combatte nella periferia della capitale e casa per casa nelle altre città, lungo i confini nord-orientali e a sud sul Mar Nero, e riesce a contenere la forza d'urto di un esercito sulla carta superiore.
Una aggressione quella russa che cresce nonostante la reazione dei paesi imperialisti concorrenti arrivata fino a rendere ufficiale la consegna di armi all'esercito di Kiev, al blocco dei voli, a pesanti sanzioni finanziarie e commerciali finora applicate solo contro l'Iran nel contenzioso sullo sviluppo del nucleare civile. Che cresce fino alla pericolosissima minaccia atomica lanciata dal Cremlino con la proclamazione dello stato d’allerta delle forze speciali addette all’arsenale nucleare russo. Una nuova guerra in Europa che non è la prima da 70 anni come raccontato dagli imperialisti americani e inglesi che nascondono quella da loro lanciata contro la Serbia poco più di venti anni fa.
Il via libera all'ingresso massiccio delle truppe in Ucraina era reso noto alle prime ore del 24 febbraio dallo zar Putin che annunciava l'inizio da parte della Russia di "un'operazione militare speciale in Ucraina" per difendere la popolazione delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk aggredite da Kiev. Seguendo la traccia del precedente discorso del 21 febbraio 2022 ripeteva che la colpa della guerra sarebbe nell'espansione verso est della Nato e le conseguenti minacce alla sicurezza russa, che "coloro che si sono dichiarati vincitori della Guerra Fredda" hanno attaccato la Serbia senza l'approvazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu e poi Iraq e Libia e si sono fermati a un passo dall'attacco in Siria (preceduti da quello russo, ndr). Tutto vero ma queste considerazioni non giustificano l'aggressione russa all'Ucraina, anzi confermano che l'imperialismo russo è tale e quale gli avversari imperialisti occidentali e che ambedue sono nemici mortali dei popoli di tutto il mondo.
Le repubbliche popolari del Donbass hanno chiesto aiuto alla Russia che si muove in base all'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, sosteneva il nuovo zar per tentare di dare una base legale all'aggressione, anzi all'operazione militare speciale a protezione delle popolazioni russofone del Donbass fino a "smilitarizzare e denazificare l'Ucraina". Chiunque ostacolo o minacci la Russia, deve sapere, che "la Russia risponderà immediatamente e le conseguenze saranno come non si sono mai viste in tutta la tua storia", concludeva Putin con una prima allusione alle armi atomiche, confermata successivamente dall'allerta delle forze nucleari russe.
 
L'Onu bloccato dal veto russo Un progetto di risoluzione presentato da Stati Uniti e Albania che "deplora" l'offensiva militare russa in Ucraina e chiede il ritiro immediato delle truppe russe era stato bocciato il 25 febbraio al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il veto della Russia.
Il documento ribadiva la sovranità, indipendenza, unità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti e deplorava "l'aggressione della Federazione Russa contro l'Ucraina in violazione dell'articolo 2, paragrafo 4, del Carta delle Nazioni Unite”. Respingeva il riconoscimento da parte di Mosca delle repubbliche di Donetsk e Luhansk definito una violazione della sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina e invitava le parti a rispettare gli accordi di Minsk, dichiarati morti da Putin, e a lavorare a una soluzione diplomatica.
Nel testo originale della risoluzione era presente una secca condanna dell'aggressione e il richiamo al capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite che consente ai membri di intraprendere un'azione militare, scondo la formulazione usata dall'imperialismo americano per avere qualche volta la copertura legale alle sue aggressioni. I due passaggi sarebbero stati modificati per evitare il veto anche della Cina, che è alleata strategica della Russia ma anche primo partner commerciale dell'Ucraina. Tanto bastava il veto della Russia per bloccare la condanna come nel caso dell'annessione della Cirmea nel 2014. Ma allora la Russia si prese 13 voti contrari e una astensione, la Cina; adesso gli astenuti sono stati tre e alla Cina si sono uniti India e Emirati arabi uniti, definendola una risoluzione non opportuna per una soluzione diplomatica del conflitto.
L'asse tra Pechino e Mosca entrava in azione anche nel caso delle sanzioni decise da Usa e Ue. La Cina si opponeva "all'uso delle sanzioni per risolvere i problemi ed è ancor più contraria alle sanzioni unilaterali che non hanno basi nel diritto internazionale", dichiarava il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, il 28 febbraio e annunciava che continuerà a svolgere la normale cooperazione commerciale con la Russia anche dopo che Usa, UE e G7 decidevano l'estromissione di banche russe dal sistema Swift, il sistema che regola le norme di pagamento fra i paesi.
 
Sanzioni Usa, Ue e G7
Dopo esseri baloccati per settimane a discutere di sanzioni economiche individuali ai dirigenti politici o capitalisti, oppure del blocco degli scambi economici riguardanti settori commerciali seppur importanti come quello tecnologico, che hanno occupato largo spazio sui mezzi di informazione ma pochi risultati effettivi Usa, Ue e G7 hanno trovato l'intesa su uno strumento che potrebbe essere più efficace, l'esclusione della Russia dal sistema di pagamento Swift, la rete che comprende 11mila istituzioni finanziarie in 200 Paesi, finora impedito dagli interessi di alcuni paesi imperislisti, Germania e Italia in testa, per non mettere in pericolo gli affari e le forniture di gas con Mosca. Putin ha tirato dritto in Ucraina e le pressioni americane hanno convinto gli indecisi, fuori la Russia da Swift e congelamento delle riserve in valuta estera della Banca centrale moscovita.
"L'impatto di queste misure sarà notevolmente amplificato grazie alla storica cooperazione multilaterale con una vasta gamma di alleati e partner che stanno rispecchiando le nostre azioni", "la capacità della Russia di accedere ai mercati globali, attrarre investimenti e utilizzare il dollaro statunitense sarà devastata" dichiaravano alla Casa Bianca dopo aver mosso il primo passo sull'embargo finanziario e accoglievano con favore gli impegni di Australia, Canada, Unione Europea, Giappone e Regno Unito, che coprono una fetta consistente degli affari internazionali. Ma gli imperialisti occidentali contano anche una serie di defezioni dalla rete che il concorrente imperialista russo si è costruito nel mondo come quelle di un certo peso dei tre maggiori paesi dell'America latina, Brasile, Argentina e Messico oltre agli scontati Venezuela, Cuba e Nicaragua.
L'efficacia delle decisioni dipenderà da quali e quanti dei 200 paesi aderenti a Swift applicheranno l'indicazione che colpisce le banche russe ma non gli ingenti capitali dei cosiddetti oligarchi russi, imboscati al ritmo di oltre 100 miliardi di euro all'anno dal 2016 nei meandri finanziari della City di Londra, per questo soprannominata "Londongrad". Riguardo al congelamento delle riserve della Banca centrale depositato in parte presso le Banche centrali dei Paesi del G10 occorrerà vedere se funzionerà la contromossa del Cremlino, ossia il piano messo in atto dal 2014 di abbattere la componente in dollari e far salire quella in renminbi. In ogni caso gli analisti della Deutsche Bank dopo le sanzioni hanno dichiarato che adesso "è effettivamente una guerra finanziaria".
Una guerra di sanzioni è quella della decisione dei paesi UE di chiudere lo spazio aereo ai velivoli russi, ricambiata con uguale misura da Mosca che chiudeva il proprio spazio aereo alle compagnie di 36 paesi, compresi quellI europei e del Canada.
La finora indecisa potenza imperialista europea sembra essere stata colpita da Putin che ha reso inutili e ridicolizzato i tentativi diplomatici dei viaggi a Mosca di Macron e Sholz e quello fermato prima ancora della partenza di Draghi. I singoli governanti borghesi e la Ue nel suo complesso con toni da amanti traditi e all'apparenza decisi a rendere i regali ricevuti, leggi le forniture energetiche che accecati dagli affari hanno reso quasi indispensabili alle loro economie, hanno risposto con iniziative straodinarie fino alla decisione formale di inviare missili e altri armamenti all'Ucraina, oltre a quelli già arrivati via Polonia.
Il 26 febbraio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen annunciava che "per la prima volta nella storia la Ue finanzierà l'acquisto e la fornitura di armi e di equipaggiamento per un Paese sotto attacco". Certo finora la Ue è stata dalla parte degli aggressori, tra i paesi imperialisti attaccanti dalla Serbia alla Libia, all'Iraq e all'Afghanistan. La decisione rappresenta comunque un pericoloso coinvolgimento seppur indiretto nella guerra. E viene a seguito di un dibattito che spinge con sempre maggiore forza verso il riarmo dell'imperialismo europeo per conto proprio, sull'asse tra Macron e Draghi cui sembra deciso a saltare il cancelliere Sholz che ha promesso che la Germania "farà ciò che è necessario per garantire la sicurezza in Europa" e stanzierà un fondo speciale da 100 miliardi di euro per le forze tedesche. Nella riunione del 28 febbraio, i ministri degli Esteri dei 27 hanno deciso di stanziare 500 milioni di euro per la fornitura di armi ed attrezzatura da guerra all’esercito ucraino e la Polonia si è subito offerta di fare da riferimento per il passaggio delle armi al vicino paese.
Fra le manifestazioni contro l'aggressione russa all'Ucraina registriamo l'appello di 664 ricercatori e giornalisti scientifici russi, sotto la forma di una lettera aperta publicata il 25 febbaio sul quotidiano francese Le Monde, che denuncia la piena responsabilità della Russia nello scoppio della guerra e pubblichiamo integralmente a parte.
No alla guerra è stato lo slogan di tanti coraggiosi manifestanti scesi in piazza in diverse città russe nonostante il divieto governativo e il generalizzato intervento repressivo della polizia. Tra il 24 e il 26 febbraio secondo l'agenzia Afp ci sono state manifestazioni di protesta in 45 città, le principali si sono svolte a Mosca e San Pietroburgo, e oltre 6 mila arresti. La stragrande maggioranza degi arrestati viene rilasciata dopo poche ore e il pagamento di una multa, altri condannati a pene detentive fino a 25 giorni.
Al termine del primo incontro tra le parti in Bielorussia, il capo negoziatore russo e consigliere presidenziale al Cremlino Vladimir Medinsky dichiarava che "abbiamo individuato alcun punti su cui è possibile trovare terreno comune", un membro della delegazione ucraina annunciava un secondo incontro in tempi brevi. Oltre ai colloqui diretti tra le parti sono ancora attivi i canali diretti fra le capitali imperialiste, come quello fra Parigi e Mosca che è servito a Putin per far sapere che le sue condizioni per terminare l'attacco militare sono il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea e la smilitarizzazione e neutralità dell'Ucraina, come se fosse il padrone del vicino paese. L’Ucraina chiede alla Russia il "cessate il fuoco immediato" e il ritiro delle truppe ma contemporanemente vuole essere immediatamente ammessa nella Ue attraverso una nuova procedura accelerata e semplificata. Ma non si riuscirà a mettere fine all'aggressione russa all'Ucraina se si in questo paese martoriato dalla guerra si sostituisce l'imperialismo dell'Ovest all'imperialismo dell'Est.
 

2 marzo 2022