Prato
Centinaia di di manifestanti in Piazza del Comune. Gli organizzatori impediscono alle donne ucraine di cantare l'inno nazionale e di intervenire. Divieto ai partiti di esporre bandiere e cartelli

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Prato
Nel pomeriggio del 26 febbraio oltre 500 manifestanti hanno gremito Piazza del Comune a Prato per protestare contro l'aggressione imperialista del nuovo zar Putin all'Ucraina.
Il presidio è stato promosso dal Comitato 25 Aprile, Libera e Anpi Prato, secondo un discutibile appello dal titolo: "Prato si mobilita per la pace... No alla guerra, al riarmo alla militarizzazione". Lo hanno sottoscritto associazioni, sindacati e partiti revisionisti e riformisti fra cui Prato Antifascista, Assemblea Sulla Stessa Barca, Arci Prato, Cgil Prato, Cisl Prato, Left Lab Prato, Movimento Federalista Europeo Prato, SPI Prato, Legambiente Prato, Acli Prato, Libertà e Giustizia Prato, Articolo 1 Prato, Sinistra Italiana Prato, Partito Democratico Prato, Giovani Democratici Prato, Sinistra Unita Val di Bisenzio, Movimento 5 Stelle Prato, Possibile Prato, Sinistra per Montemurlo, Rifondazione Comunista Prato e Radicali Prato.
Nell'appello c'è un generico richiamo alla pace e ai “valori della nostra Costituzione” e non si condanna l'aggressione imperialista della Russia ma addirittura si arriva quasi a giustificare l'attacco di Putin all'Ucraina addossando tutta la responsabilità “all'espansionismo militare di Usa, Nato e Ue che insistono per spingere il governo ucraino ad aderire al patto imperialista della Nato”. Pertanto è scritto ancora, “invitiamo” tutti i partecipanti a “portare in piazza solo le bandiere della pace” e nessun simbolo o vessillo di partito perché c'è “la necessità di costruire un movimento per la pace che scenda in piazza unito”.
Le contraddizioni fra gli organizzatori filo-Putin e la combattività antimperialista che invece esprimeva la piazza è esplosa fin dall'inizio della manifestazione.
Il primo scontro è avvenuto quando le donne ucraine hanno intonato con la voce commossa il loro inno nazionale e sono state subito zittite dagli organizzatori con la motivazione che “la manifestazione non è nazionalista ucraina”.
Il secondo momento di tensione c'è stato quando gli organizzatori hanno dato ampio spazio ad alcuni interventi che, ripercorrendo la storia dell'Ucraina, lo hanno definito uno Stato ultra nazionalista a partire dal 2014.
Parole che, sommate alle accuse di nazismo lanciate da Putin per giustificare l'aggressione, hanno provocato la protesta delle tante donne ucraine presenti in piazza le quali hanno prima chiesto di replicare alle accuse; ma poi, quando sono state di nuovo zittite e in malo modo dagli organizzatori “perché dovevate comunicarlo all'inizio, ora è tardi”, hanno deciso di abbandonare la piazza.
Al presidio era presente anche il compagno Franco Panzarella a cui gli organizzatori hanno “consigliato” di non esporre il cartello del PMLI con la parola d'ordine “Fuori Russia, Usa e Nato dall'Ucraina, Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale. L'Italia esca da Nato e Ue e rompa le relazioni diplomatiche, economiche e commerciali con la Russia”. Il compagno comunque ha diffuso alcune decine di copie del volantino con il Comunicato del PMLI “Isolare l'aggressore russo”, molto apprezzato e richiesto anche da alcuni studenti medi.

2 marzo 2022