Donne alzate la grande bandiera dell'8 Marzo per conquistare la piena emancipazione e la totale parità con l'uomo

di Monica Martenghi*
 
Un altro anno è passato ed eccoci di nuovo all'8 Marzo, Giornata internazionale delle donne. Un altro anno di pandemia sanitaria che ha continuato a dilagare e a mietere vittime e sofferenza, alla quale si è sommata una devastante crisi economica e sociale, aggravata dalla crisi energetica e dall'impennata dell'inflazione. Un anno da quando si è insediato il governo del banchiere massone Draghi. L’8 Marzo 2022 cade inoltre nel pieno di una tempesta guerrafondaia a causa dello scontro imperialista fra Usa, Nato e Russia per il controllo dell'Ucraina. Una tempesta che potrebbe anche sfociare in una nuova guerra imperialista mondiale.
Dopo oltre un secolo da quando fu istituita, questa giornata storica è quindi più che mai attuale e necessaria perché è un'occasione formidabile per fermarsi a riflettere, fare il punto sulla condizione femminile e la situazione politica e sociale, stabilire il da farsi e lanciare con forza nelle fabbriche, nelle scuole, nelle assemblee, nelle piazze le proprie rivendicazioni immediate e a lungo termine. È anche l’occasione per riportare all'attenzione generale del proletariato, delle masse e dell'intera società le questioni fondamentali e decisive della parità fra i sessi e dell'emancipazione delle donne, del socialismo e del potere politico del proletariato.
 
Aumentano la disparità di genere
Certo non c'era bisogno della pandemia da Covid 19 per capire che fra donne e uomini c'è ancora un abisso di condizioni economiche, sociali, familiari, e in ogni altro campo. Ma la pandemia ha fatto esplodere ancor di più questa disuguaglianza e disparità fra i sessi e di genere.
Le masse femminili sono state le principali vittime della pandemia, quelle che hanno dovuto sopportarne il maggior peso economico, familiare e sanitario. Lo testimoniano le donne che sono morte o hanno sofferto la morte dei propri cari; le lavoratrici dei servizi essenziali, della sanità e dell'assistenza, del commercio e delle pulizie che hanno raddoppiato impegno, orario e fatiche per combattere in prima linea il virus e garantire tutto ciò che era necessario al nostro popolo affrontando il pericolo del contagio spesso senza mezzi e protezioni. Tant'è vero che secondo l'Inail rappresentano quasi il 70% di tutti i lavoratori contagiati.
Nonostante le donne abbiano dimostrato anche durante la pandemia di essere forti, coraggiose, generose e capaci in ogni campo al pari degli uomini, sono state le prime a essere licenziate ed essere trattate ancora una volta come lavoratori di serie B, accessorie e di riserva, da spremere come limoni fino a quando il capitalismo ne ha bisogno e da rigettare nelle mure domestiche appena non più utili alla produzione e ai profitti.
Nel 2020, su 440 mila posti di lavoro bruciati, 312 mila erano posti di lavoro femminili. La cosiddetta “ripresa” occupazionale del 2021 ha completamente lasciato a casa le donne o le ha destinate a lavori ancor più dequalificati e precari. Gli ultimi dati Istat che risalgono all'ottobre 2021 ci dicono che la lieve crescita degli occupati dello 0,2%, pari a 35 mila posti in più, è dovuto esclusivamente a nuovi posti di lavoro per giovani under 25 e, soprattutto, tutti uomini.
Nel 2021 gli uomini hanno recuperato 271 mila posti lavoro (+2,1%), le donne sono ferme a +118 mila (+1,2%). Il lavoro delle donne viene ancora una volta penalizzato con una scarsa qualità e il ricorso massiccio al part-time involontario e al lavoro intermittente. Secondo il rapporto Inapp 2021, il 49,6% delle nuove assunzioni femminili (che rappresentano solo il 39,6% del totale) è a tempo parziale contro il 26,6% degli uomini. Il 42% dei contratti firmati dalle donne associa anche una forma contrattuale a termine o discontinua, una tipologia che riguarda solo il 22% del lavoro maschile. Al Sud, e in particolare in Sicilia, Calabria e Molise, a un ridotto numero di nuovi contratti attivati, corrisponde una percentuale di part-time intorno al 70%. Le donne costrette ad accettare il part-time, perché è la sola tipologia di contratto che viene loro proposto o perché il carico di lavoro in casa e per i figli grava ancora per il 62% sulle loro spalle, nel 2020 era già arrivato al 61,2%, contro una media europea del 21,6%.
Solo una donna italiana su due in età lavorativa è occupata. Al Sud solo una donna su tre. Per la prima volta dal 2013, dove faticosamente l'occupazione femminile era arrivata al 50,1%, ora è di nuovo calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%). La differenza fra il tasso di occupazione femminile e quello maschile è arrivato a toccare i 18,2 punti percentuali.
Il tasso di occupazione femminile scende ancora ulteriormente fra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud d'Italia (32,5%). Le giovani donne che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione professionale è cresciuto dal 27,9% al 29,3%. È questo un indice anche di quanto sta crescendo il numero del lavoro nero fra le donne. Le donne con figli sotto i 5 anni hanno un tasso di occupazione inferiore del 25% rispetto alle loro coetanee senza figli.
La pandemia ha costretto migliaia e migliaia di donne a lasciare il lavoro per poter seguire i figli in isolamento, quarantena e Didattica a distanza (Dad).
Tutto ciò dimostra che l'occupazione femminile è sempre più strutturalmente debole, instabile e povera rispetto a quella maschile il che allarga ulteriormente il gap economico, salariale (era già al 18%) e pensionistico fra donne e uomini e la dipendenza economica delle donne dagli uomini. Non è un caso che le donne sono già oggi la componente principale della povertà in Italia. Quasi due milioni e 300 mila donne vivono in condizioni di indigenza, più numerose – in termini assoluti – di minori, giovani e anziani. E sono povere anche se lavorano.
Il lavoro a distanza che ha riguardato e riguarda soprattutto le donne, la chiusura delle scuole, la Dad, la cura e l'assistenza dei familiari malati o degli anziani hanno aumentato durante questi anni a dismisura la mole di lavoro domestico e di cura nella famiglia. Una mole di lavoro che ricade quasi totalmente sulle donne. Gli asili nido coprono appena il 24% della domanda per i bambini sotto i 3 anni, al Sud c'è chi non raggiunge il 10%.
La cultura maschilista e patriarcale propria della classe dominante borghese continua a mietere vittime di violenza fisica e psicologica fra le donne e le persone LGBTQIPA+. La forzata chiusura dentro le mura domestiche ha favorito l’escalation della violenza maschile sulle donne soprattutto in famiglia. Nel 2021 sono state 116 le donne vittime di femminicidio. Una strage senza fine.
 
Un anno del governo Draghi
È un anno che, mediante un golpe bianco del presidente della Repubblica Mattarella, Draghi è salito a Palazzo Chigi ma la situazione per le masse femminili e per tutto il nostro popolo non è migliorata affatto. Come era chiaro fin dall'inizio per i marxisti-leninisti, con il governo Draghi il potere politico è passato direttamente in mano alla grande finanza e all'Ue imperialista. Al di là delle promesse, Draghi non ha difeso i posti di lavoro e creato nuova occupazione stabile e a tempo pieno soprattutto per le donne con i risultati che abbiamo già visto. Non ha potenziato la sanità pubblica e la medicina di prossimità e di territorio, nonché la medicina di genere con mezzi, strutture, strumenti e personale con il risultato che non solo si continua a morire di Covid, ma aumentano le sofferenze e le morti per tutte le altre patologie per le quali è stata praticamente azzerata la prevenzione e la cura a cominciare dalle malattie oncologiche. Non ha fatto del Mezzogiorno la prima questione nazionale riservando a questa area fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del piano complementare assolutamente insufficienti ai bisogni del Mezzogiorno e a garantire il riequilibrio Nord-Sud. Non ha messo in sicurezza le scuole permettendo il superamento della Dad e la regolare frequenza degli studenti che stanno pagando un prezzo altissimo. Così come non ha messo in sicurezza il territorio e l'ambiente. La violenza di genere non è stata fermata ma legittimata politicamente con l'affossamento parlamentare del ddl Zan. Infine, ma la lista potrebbe essere infinita, non ha ritirato le missioni militari italiane all'estero e al contrario è già pronto a supportare massicciamente con basi, uomini e mezzi la Nato in Ucraina. Il governo Draghi si è dimostrato nei fatti un governo presidenzialista dai caratteri e dal programma atlantista, europeista, interventista, antioperaio, antipopolare e antisindacale, che non disdegna di usare il manganello, gli arresti e i processi tipicamente mussoliniani nei confronti dei lavoratori in lotta, delle studentesse e degli studenti della Lupa, dei coraggiosi giovani No Tav.
Draghi e tutti i partiti del regime neofascista si riempiono la bocca di “parità di genere”. La verità è che usano strumentalmente questa bandiera per blandire le masse femminili e per asservirle al sistema capitalistico. I fatti dicono che nel Bilancio dello Stato solo lo 0,56% è stato impegnato “per ridurre il divario di genere”: 5,5 miliardi su quasi 1.000. La “parità di genere” che intendono è solo quella che permette alle donne della media e alta borghesia di far carriera al pari degli uomini nei gangli del potere economico, finanziario e statale e lasciare tutte le altre nella doppia schiavitù salariale e domestica. Questa situazione non sarebbe cambiata nemmeno se fosse stata eletta un presidente della repubblica donna, visto che, fra l'altro, tutte le possibili candidate sono esponenti di spicco dell'alta borghesia e dell'apparato dello Stato borghese.
 
La grande bandiera dell'8 Marzo
C'è bisogno eccome di alzare alta la grande bandiera dell'8 Marzo per conquistare la piena emancipazione e la totale parità con l’uomo.
Alzare questa bandiera significa innanzitutto salvaguardarne e rilanciarne la vera storia e il vero significato perché nessuno possa stravolgerlo e impadronirsene.
Fu la Conferenza internazionale delle donne comuniste che oltre cento anni fa, nel 1921, istituì l'8 Marzo per ricordare la grande manifestazione delle donne di Pietrogrado, l'8 Marzo 1917, che contribuì a creare le condizioni della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Si era nel pieno della prima guerra mondiale e una delle parole d’ordine principali era proprio la fine della guerra imperialista.
L’8 Marzo era nato in un primo momento come Giornata internazionale delle donne istituita nel 1910 dalla Conferenza delle donne socialiste di Copenaghen per ricordare il martirio delle 129 operaie della Cotton di New York morte due anni prima nell’incendio della fabbrica in cui il padrone le aveva rinchiuse. A promuoverla furono le marxiste-leniniste russe ed europee ispirate da Lenin.
Per molti anni, via via che il PCI revisionista si spostava a destra, l'8 Marzo si è scolorito perdendo la sua impronta di classe, fino a diventare una festa consumistica e privata piccolo borghese. Solo da qualche anno, su iniziativa encomiabile del Movimento NonUna di Meno, l'8 Marzo è tornato a essere una giornata di lotta, pur senza il carattere di classe proletario e rivoluzionario delle origini, e le donne, specie le giovani, sono ritornate fieramente in piazza.
Anche per quest'anno, il Movimento NUDM ha indetto per l’8 Marzo lo sciopero e i sindacati non confederali hanno già meritoriamente offerto la loro copertura sindacale. Noi lo appoggiamo e ci sembra venuto il momento che anche gli altri sindacati confederali, sopratutto la Cgil, vi aderiscano e offrano tutto il loro appoggio logistico e organizzativo. Fra l’altro questo può favorire la partecipazione massiccia delle operaie e delle lavoratrici che possono così riequilibrare all’interno del movimento femminile il rapporto attualmente a favore della componente piccolo borghese e il rapporto fra diritti sociali e diritti civili.
 
La nostra piattaforma
Alzare la grande bandiera dell'8 marzo significa anche impugnare con forza le due leve fondamentali per l'emancipazione della donna che per noi marxisti-leninisti sono il lavoro e la socializzazione del lavoro domestico. Due grandi battaglie strategiche che non potranno essere vinte completamente fermo restando il sistema capitalistico ma che avranno bisogno della conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato per realizzarsi pienamente e stabilmente.
Intanto possiamo però batterci con tutte le nostre forze per un lavoro vero che deve essere a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutte le donne. In questo quadro dobbiamo respingere sul nascere l'ipotesi di rendere permanente il ricorso al lavoro a distanza che resterà appannaggio esclusivo delle donne murandole vive nelle case, senza più confini fra lavoro e riposo, fra lavoro retribuito e lavoro familiare e domestico, ghettizzandole e isolandole socialmente, sindacalmente e politicamente. Occorre respingere il pacchetto denominato “Family Act” e mettere fine alla politica dei bonus e dei voucher che riflettono una concezione privatistica e familista del Welfare e rivendicare al contrario la costruzione di una fitta rete di servizi sociali, sanitari e scolastici pubblici in tutto il territorio nazionale, a partire dal Mezzogiorno. Appoggiamo il movimento studentesco della Lupa e la sua piattaforma e invitiamo tutte le studentesse e gli studenti a battersi per una scuola e una università pubbliche, gratuite e governate dagli studenti. Bisogna battersi per il diritto alla casa per tutti; per una sanità pubblica, universale, gratuita, territoriale; per un'assistenza sanitaria e sociale pubblica, universale e gratuita e di prossimità che non deve puntare sulla domiciliarità intesa come scaricare sulle famiglie tutto il peso dell'assistenza agli anziani e ai disabili; per il diritto alla salute delle donne, per sviluppare la medicina di genere, consultori pubblici autogestiti in tutte le città; il diritto per tutti, ivi compresi le coppie di fatto, omosessuali e singoli, ad accedere gratuitamente alla fecondazione assistita” “omologa” e non, alla “maternità surrogata” nelle strutture pubbliche; divieto di avvalersi dell’“obiezione di coscienza” da parte dei medici; per la libertà di aborto per le minorenni nelle strutture pubbliche senza il consenso dei genitori o del giudice tutelare; per nuovi farmaci, terapie e biotecnologie gratuiti e accessibili a tutti a cominciare dai farmaci e dai vaccini anticovid che devono essere riconosciuti come beni comuni e liberati dai vincoli dei brevetti; per il diritto all'eutanasia mortificato dalla bocciatura del relativo referendum; per la piena assistenza pubblica e gratuita ai disabili; per il finanziamento diretto dei centri antiviolenza autogestiti dalle donne stesse e per la loro costruzione dove non esistono; per misure che garantiscano con certezza la sicurezza sul lavoro e la sicurezza e la salute ambientale. Occorre richiedere l’abrogazione della “riforma Fornero” e delle controriforme delle pensioni che l'hanno preceduta, ripristinando un sistema pensionistico pubblico, universale, unificato, a ripartizione, e istituendo la pensione a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne. Occorre combattere la povertà delle donne respingendo l’elemosina del fallimentare “Reddito di cittadinanza” rivendicando l’aumento dei salari e delle pensioni, il lavoro per le disoccupate e le inoccupate, l’eliminazione della precarietà e la gratuità dei servizi sociali, sanitari e assistenziali pubblici.
Occorre battersi per l’abrogazione dei decreti Sicurezza e contro il ddl Pillon.
Su questa piattaforma o parte di questa siamo sicuri che operaie e lavoratrici dei vari settori, studentesse, donne della piccola borghesia possono fare fronte unito e trovare una grande unità di azione politica e sindacale per tutelare, difendere e realizzare i diritti e gli interessi delle masse femminili.
 
Le donne e il dibattito sul futuro dell’Italia
Alzare la grande bandiera dell'8 Marzo, significa oggi battersi con tutte le nostre forze per cacciare il governo del banchiere massone Draghi e lottare per il socialismo e il potere politico del proletariato. Perché è ormai dimostrato che il capitalismo e i suoi governi comunque composti non sono in grado di garantire benessere, diritti, uguaglianza fra i sessi e di genere e nemmeno pace duratura alle masse femminili e a tutto il nostro popolo.
Da oltre un anno il PMLI e in prima persona il suo Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, hanno lanciato l'appello agli anticapitalisti a creare un vasto fronte unito antidraghiano e al contempo ad aprire all'interno del proletariato e delle sue organizzazioni politiche, sindacali e culturali e fra di esse, una grande, franca e aperta discussione sul futuro dell'Italia. “Si aprano le menti, - ha esortato Scuderi - si scruti attentamente la situazione presente, si guardi con lungimiranza il futuro, si abbandonino settarismi, pregiudizi e preclusioni, si dica tutto quello che abbiamo in testa a cuore aperto, per trovare una intesa e costituire un'alleanza, un fronte unito, per aprire la via alla conquista del potere politico da parte del proletariato”.
Le operaie e le lavoratrici, le pensionate, le migranti, le studentesse, le ragazze, le intellettuali sinceramente anticapitaliste hanno tutto l'interesse a partecipare alla costruzione di questo fronte unito antidraghiano e ad essere protagoniste di questa grande discussione sul futuro dell'Italia che le riguarda in prima persona e alla quale possono dare un grande contributo di idee, sensibilità ed esperienza.
 
Le donne e il socialismo
Per noi l'unica via per l'emancipazione della donna e la totale parità fra i sessi è il socialismo e il potere politico del proletariato. Scuderi già nel 1987 aveva espresso questo fondamentale concetto nel suo importante discorso conclusivo alla 3ª Sessione plenaria del 3° CC del Partito il 1 marzo 1987, dedicata proprio alla condizione femminile in Italia. “Noi crediamo profondamente nell'emancipazione della donna, - furono le sue parole - e perché non possiamo tollerare che la 'metà del cielo' - come le donne vengono definite dal presidente Mao - viva in condizioni peggiori, subumane e subalterne rispetto all'altra metà, e perché non ci potrà mai essere effettivo progresso umano, civile e sociale senza la piena, reale e concreta parità tra la donna e l'uomo. Solo il proletariato – ha aggiunto – in quanto classe oppressa e antagonista alla borghesia può avere ed ha l'interesse all'emancipazione femminile, mentre la classe dominante al contrario ha interesse a mantenere sottomesse e in uno stato di subalternità le donne. Gli sfruttatori e gli oppressori non vogliono che le donne si emancipino per non perdere fette consistenti di profitti e per non allargare il fronte degli oppositori. Soprattutto attraverso la morale retrograda e cattolica circa la famiglia, la maternità, il divorzio, l'aborto e il sesso pensano di tenere la donna nell'oscurità e nella subalternità maritale, politica e sociale. Noi invece vogliamo liberare la donna non solo sul piano materiale - che è primario e fondamentale - ma anche sul piano culturale, morale e spirituale. Ecco perché il PMLI è lo strumento fondamentale dell'emancipazione femminile. Ecco perché invitiamo le donne sfruttate e oppresse e le ragazze ad entrare nel PMLI”.
Con questo immutato spirito proletario rivoluzionario alziamo la grande bandiera dell'8 Marzo per conquistare l'emancipazione femminile e la totale parità con l’uomo!
Buon 8 Marzo, alle nostre compagne, militanti e simpatizzanti del PMLI, e a tutte le marxiste-leniniste italiane e del mondo intero!
Buon 8 Marzo alle masse femminili di tutto il mondo!
Buon 8 Marzo a voi operaie, lavoratrici, pensionate, disoccupate, cassintegrate, precarie, migranti, studentesse che subite ogni giorno le angherie del regime e del capitalismo ma continuate con coraggio a difendere i vostri diritti e quelli di tutto il popolo nelle fabbriche, nei campi, negli uffici, nelle scuole, nelle università e nelle piazze!
Uniamoci in un grande fronte unito antidraghiano e anticapitalista!
Combattiamo ogni imperialismo sia dell’Est che dell’Ovest e prepariamoci a insorgere se l'Italia entrasse in guerra al fianco di Usa, Nato e Ue!
Uniamoci per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
* Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI
 

2 marzo 2022