Gli oppositori repressi dal governo come e peggio dei mafiosi
Respingiamo la “sorveglianza speciale” contro gli attivisti cosentini

 
Il 13 dicembre scorso gli attivisti cosentini Jessica Cosenza (25 anni) e Simone Guglielmelli (26 anni) sono stati convocati dalla direzione anticrimine della questura di Cosenza per la notifica della sorveglianza speciale, misura preventiva di cui più volte è stata messa in dubbio la legittimità costituzionale.
Questa misura di chiaro stampo fascista prevede fra l'altro un elenco di imposizioni al soggetto destinatario:obbligo di residenza, rientro a casa nelle ore notturne, divieto di partecipare a manifestazioni, ma che non derivano in alcun modo da condanne penali e si basano dunque esclusivamente su indizi e ipotesi.
Cosenza e Guglielmelli sono incensurati e hanno ricevuto solo denunce legate alla loro attività politica, senza tuttavia essere stati mai condannati.
Studenti presso la facoltà di scienze politiche dell’Università della Calabria (Unical), iscritti al sindacato Usb e parte del comitato Prendocasa, associazione che lotta per il diritto all’abitare delle persone più bisognose anche attraverso l’occupazione di palazzi. Cosenza è attiva anche con il collettivo di donne Fem.In. e operatrice del centro anti-violenza "Roberta Lanzino".
La misura della questura si basa sulla ricostruzione degli anni di attivismo politico dei due giovani, descritti come "soggetti pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza". Tra le masse del capoluogo Bruzio, però, i due attivisti sono conosciuti e stimati per il loro impegno al fianco dei senza casa, migranti, lavoratori e persone in difficoltà economica.
Nei giorni scorsi gli universitari di scienze politiche hanno organizzato un flashmob di solidarietà, oltre 70 docenti UniCal hanno sottoscritto un appello in cui difendono i due studenti ed esprimono preoccupazione per "la tenuta e l’agibilità democratica di un territorio fragile".
La stessa Jessica Cosenza sui giornali locali ha dichiarato: "Il vero motivo di questa misura repressiva è la nostra partecipazione alle mobilitazioni per la sanità pubblica esplose lo scorso autunno. Abbiamo gridato nomi e cognomi dei responsabili dello scempio che viviamo in Calabria e ora vogliono punirci"..."Se io sono una delinquente, chi trucca appalti, seppellisce rifiuti tossici, depreda i bilanci comunali, chiude strutture sanitarie, non tutela chi denuncia violenze, che cos’è?
In ogni caso, comunque vada, questa richiesta rappresenta un ricatto, un segnale: state zitti e buoni o finite come Jessica; anche se non riusciranno a farsi accogliere questa assurda richiesta stanno comunque provando a spaventarmi, facendo un gioco sadico con la mia serenità e la mia psiche.
Se il tribunale di sorveglianza si esprimerà a favore di questa misura, tutti i miei progetti di vita moriranno, a 25 anni sarò condannata senza possibilità di replica, sarò per sempre una reietta… Un lavoro, una casa, una famiglia diventeranno per me cose troppo lontane e irraggiungibili.
Allora adesso pretendo che la questora Petrocca risponda alle mie domande e si passi una mano sulla coscienza, davvero in Calabria il problema di legalità è rappresentato da Jessica Cosenza?
Ha senso stroncare la vita di una ragazza per mettere a tacere la vergogna di non aver svolto abbastanza bene il proprio lavoro?”
Pochi mesi fa la sorveglianza è stata chiesta, e confermata, anche per Francesco Azzinnaro, membro delle stesse realtà politiche dei due attivisti, mentre sempre nel dicembre scorso, altri tre attivisti hanno ricevuto un decreto penale di condanna per "adunata sediziosa" che impone di pagare ben 1.300 euro a testa per avere organizzato una passeggiata nel centro storico per denunciare lo stato di abbandono e di degrado dell’area insieme a una quarantina di abitanti, docenti dell'UniCal ed ex parlamentari.
Dice Ferdinando Gentile del Comitato "Piazza Piccola" sul giornale cosentino online "Iacchitè": "Ora, la domanda che mi pongo, di fronte a questo ennesimo abuso di potere da parte delle istituzioni in questa che oramai pare essere una città a “statuto speciale” (stilato ad uso e consumo del malaffare), (è questa: perché la dottoressa Petrocca (il questore) ce l’ha così tanto con chi, seppur in maniera vivace, ma sempre pacifica, manifesta il proprio dissenso rispetto alla dilagante corruzione massomafiosa presente in città?
Mi permetto di suggerire alcune possibili risposte: forse perché è fascista e non ama il libero e pacifico dissenso? Oppure glielo ha ordinato qualcuno, tipo che so, i Morrone, i Gentile, iGreco, gli Occhiuto, il procuratore, i servizi segreti, qualche oscura lobby massomafiosa, il clero? O è solo antipatia nei nostri confronti?"
Anche questa vicenda dimostra che lo stato borghese non è affatto "super partes" e al di sopra delle classi sociali, tutt'altro, esso è uno strumento nelle mani della classe dominante borghese, che, al di là di alcune apparenze, lascia sguazzare nell'impunità il marciume che si annida nell'economia e nella società, nella regione più povera d'Italia, se non d'Europa, nella quale "non si muove foglia che la 'ndrangheta non voglia".
Fra l'altro, come abbiamo sempre denunciato, è davvero difficile in Calabria capire dove comincia lo stato borghese e finisce la 'ndrangheta (e viceversa), questo comporta la politica della "carota", quando non di totale impunità per i poteri forti, i massomafiosi, i politicanti borghesi di destra e di "sinistra" al servizio del capitalismo e del bastone, del manganello e della repressione per chi osa "disturbare il manovratore" e lottare per i diritti, il lavoro, la casa, l'istruzione pubblica e gratuita, la sanità pubblica e così via.
Come non notare, per esempio, l'abissale differenza di trattamento verso i tanti, troppi, parlamentari sotto inchiesta, trincerati dietro le autorizzazioni a procedere, anche a fronte di veri e propri atti eversivi quali le accuse di aggiustamento di processi e spostamento di giudici, con relativo controllo del CSM, cosa che svela il marciume della magistratura borghese, completamente assoggettata all'esecutivo, conformemente ai piani della P2?
La condotta eversiva e liberticida della Questura e della Petrocca, è dunque l'ennesima prova provata che siamo in un regime neofascista con tanto di restrizione al lumicino degli spazi di democrazia borghese, pure previsti dalla oramai defunta Costituzione borghese del 1948, restrizioni poi inasprite prima dal dittatore antivirus Conte e poi da Draghi con l'avvento della pandemia, che ha fatto da detonatore alla lotta di classe, facendo esplodere ancor di più la povertà e le diseguaglianze sociali, sbugiardando il truffaldino slogan dei vertici del regime secondo il quale saremmo "tutti sulla stessa barca".
Questo regime neofascista reprime unicamente gli anticapitalisti e gli antifascisti e chi da sinistra si oppone a questo governo mentre tollera e protegge le organizzazioni fasciste e neofasciste. Mentre aspettiamo invano che il governo Draghi sciolga Forza Nuova e CasaPound, la sua polizia usa i manganelli contro gli studenti e cerca di mandare al confino i due attivisti cosentini Jessica Cosenza e Simone Guglielmelli. E più in generale c'è la volontà di mettere fuorilegge i partiti comunisti, a cominciare dal PMLI, come vorrebbe la Ue imperialista, che proprio in questo senso ha equiparato vergognosamente fascismo e comunismo e come vorrebbero in particolare in Italia i fascisti della Meloni.
Il PMLI e "Il Bolscevico" esprimono la loro totale solidarietà militante agli attivisti cosentini vittime di misure repressive tipiche del fascismo, li invita a non demordere, così come invita tutte le forze politiche (a cominciare dai partiti con la bandiera rossa e la falce e martello), sociali, culturali, sindacali e religiose coerentemente antifasciste ad unirsi in un ampio e combattivo fronte unito per buttare giù da sinistra e dalla piazza il governo del banchiere massone Draghi e la seconda repubblica neofascista e filomafiosa imperante nel nostro paese, parte integrante della Ue imperialista, vero mostro economico, politico, militare e istituzionale che non si può riformare in alcun modo e va distrutto, cominciando a tirarne fuori l'Italia.

9 marzo 2022