L'ONU condanna l'invasione dell'Ucraina
Cinque contrari tra cui la Corea del Nord. Trentacinque astenuti tra cui la Cina
Il segretario generale Guterres: "Mettere fine alle ostilità, ora"

 
Nell'ambito della sessione di emergenza sulla crisi che l'ONU ha aperto il 28 febbraio per l'undicesima volta nella sua storia, mercoledì 3 marzo l'assemblea Generale si è riunita meno di 24 ore dopo essere stata incaricata di farlo da un voto del Consiglio di Sicurezza, per deliberare in merito all'aggressione militare della Federazione Russa all'Ucraina.
Deplorando l'aggressione contro l'Ucraina in violazione della Carta delle Nazioni Unite, l'Assemblea ONU ha chiesto alla Federazione Russa di revocare immediatamente e incondizionatamente la decisione del 21 febbraio relativa allo status di alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk in Ucraina, di ritirare immediatamente le sue truppe entro i confini internazionalmente riconosciuti e, rivolta anche all'Ucraina, di rispettare i disattesi accordi di Minsk.
Nel testo, oltre alle premesse legislative sui principi della Carta di astenersi dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato risolvendo tutte le controversie internazionali con mezzi pacifici (art.2), l'ONU ha ricordato anche l'atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa firmato a Helsinki il 1° agosto 1975, e il Memorandum sulle garanzie di sicurezza in relazione all'adesione dell'Ucraina al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Memorandum di Budapest) del 5 dicembre 1994, in chiaro riferimento alle frasi minacciose e provocatorie di Putin sull'arsenale atomico, riaffermando che nessuna acquisizione territoriale derivante dalla minaccia o dall'uso della forza sarà riconosciuta come “legale”.
L'ONU ha espresso grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria in Ucraina e nell'area, con un numero crescente di sfollati interni e rifugiati che hanno bisogno di assistenza umanitaria; ha inoltre sottolineato il potenziale impatto che potrebbe avere il conflitto sulla questione alimentare a livello globale dato che l'Ucraina e l'intera regione sono una delle aree più importanti del mondo per la produzione di grano e le esportazioni agricole, e già oggi milioni di persone stanno affrontando la carestia o il suo rischio immediato, o stanno vivendo una grave insicurezza alimentare in diverse regioni del mondo. Anche per questo, l'ONU chiede un immediato passaggio sicuro, un corridoio “verde” e senza ostacoli, verso destinazioni al di fuori dell'Ucraina per la popolazione, e per l'intervento delle forze di assistenza umanitaria, oltre al rispetto e la protezione del personale medico e umanitario, delle Convenzioni di Ginevra del 1949 e, più in generale, dei diritti umani.
L'assemblea in ultimo ha stigmatizzato il coinvolgimento della Bielorussia in questo uso illegale della forza contro l'Ucraina, e l'ha invitata a rispettare i suoi obblighi internazionali, additandola chiaramente come complice primaria di Putin e della sua aggressione avendo messo il suo territorio a sua disposizione come porta d'accesso e deposito di armi per l'invasione .
Il segretario generale Guterres ha dichiarato: “Porre fine alle ostilità in Ucraina, ora... L’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina devono essere rispettate”.  

La mozione approvata a maggioranza con 5 voti contrari e 35 astenuti
La risoluzione è stata adottata con 141 voti a favore, 5 contrari (oltre agli scontati Federazione Russa e Bielorussia, hanno votato contro anche Repubblica Democratica Popolare di Corea, Eritrea, e Siria) e 35 astensioni.
Il delegato russo è intervenuto rilanciando le posizioni di Putin. Ha affermato che la radice della crisi si trova nella stessa Ucraina che si è fatta beffe del pacchetto di misure per l'attuazione degli accordi di Minsk, e non è riuscita a impegnarsi nel dialogo con Donetsk e Luhansk negando quindi il loro riconoscimento all'indipendenza.
Giustificando l'attacco come reazione ai fatti del Donbass ignorati dall'occidente, il delegato russo ha sostenuto addirittura che Putin avrebbe osservato l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, con l'obiettivo dunque di proteggere quelle persone che hanno subito “tormenti e genocidi”, spinti anche dalla necessità di de-nazificare l'Ucraina (ma Putin ha detto anche di volerla de-comunistizzare, anche se ciò non fa notizia nel novero dei media occidentali).
Denunciando la valanga di fake-news quotidiane diffuse per alimentare l'espansionismo NATO, ha lamentato: "Questo documento non ci permetterà di porre fine alle attività militari. Al contrario, potrebbe incoraggiare i radicali e i nazionalisti di Kiev a continuare a determinare la politica del loro paese a qualsiasi prezzo".
Dalla parte di Putin anche la Siria e la Corea del Nord, che hanno votato contro soprattutto in chiave anti-USA e NATO: “Gli Stati occidentali – ha affermato il delegato siriano, paese soffocato controllato dalla presenza militare russa - non hanno mai dimostrato tanto entusiasmo nel convocare una sessione speciale d'emergenza dell'Assemblea generale, il che dimostra una politica di ipocrisia e di doppi standard, basata sugli interessi e non sui principi. Le memorie e gli archivi delle Nazioni Unite hanno ampie prove degli atti illegittimi di intervento degli Stati Uniti e dei loro alleati della NATO che hanno causato milioni di morti innocenti in Corea, Vietnam, Afghanistan, Iraq e Siria, per non parlare dei blocchi imposti ai popoli in America Latina e altrove per raggiungere i propri obiettivi”.
A lui ha fatto eco il delegato di Pyongyang, con queste parole: “Data la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Iraq, dell'Afghanistan e della Libia da parte degli Stati Uniti e dell'Occidente con il pretesto della pace e della sicurezza internazionale, diviene assurdo per questi paesi menzionare il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale nel contesto della situazione ucraina.”.
L'Eritrea ha invece votato contro la risoluzione poiché, in base all'esperienza del suo paese, tutte le forme di sanzioni sono controproducenti. Un modo meno diretto ma altrettanto efficace di stare dalla parte dell'imperialismo russo.
 

35 Paesi astenuti
Seppur la maggioranza nel condannare l'aggressione russa sia stata schiacciante, i 35 Paesi che si sono astenuti sono un segnale chiaro e forte della sfera di influenza che il nuovo Zar del Cremlino ha in una parte considerevole del globo.
Si è astenuta infatti la Cina, che appena qualche settimana fa aveva firmato con la Russia un patto strategico contro gli Usa e la Nato. Pur dichiarando a parole di sostenere la sovranità e l'integrità territoriale di ogni Paese, di non vedere benefici per nessuno in una nuova “guerra fredda", e abbia messo in guardia dall'espansione di qualsiasi blocco militare, l'intervento del membro permanente del Consiglio di sicurezza il Paese ha sostenuto di fatto Putin e l'aggressione russa.
Oltre alla Cina si sono astenuti India, Iran, Iraq, Cuba e Pakistan, così come il Venezuela e le ex-repubbliche sovietiche di Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Tajikistan e la Mongolia.
L'influenza imperialista della Russia in Africa si è fatta sentire con le astensioni o la non partecipazione al voto di Algeria, Angola, Burundi, Centrafrica, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Mali, Madagascar, Namibia, Mozambico, Senegal, Sudafrica, Sudan, Sud Sudan, Zimbabwe, Uganda, Tanzania, Burkina Faso, Camerun, Eswatini, Etiopia, Guinea, Guinea Bissau, Marocco e Togo; molti dei quali sono entrati nell'ultimo decennio nell'orbita economica e commerciale nonché militare russa. Si pensi alla presenza di truppe e alle ingerenze militari in paesi come il Sudan, il Mozambico e il Mali.
In sostanza 26 Paesi dell'Africa non hanno votato la risoluzione dell'ONU, disegnando un continente diviso praticamente a metà che subisce il pesante condizionamento dell'imperialismo dell'Est e si schiera contro gli Usa e la Nato insieme ai due giganti del continente asiatico.
E se la Russia di Putin ha spinto sull'acceleratore fino a scalzare in più di un caso il colonialismo francese (vedi Mali, Senegal o Centrafrica) puntando sul tema dell'energia con gas e nucleare, lo ha fatto spesso in sinergia o senza pestare i piedi alla Cina, che in Africa ha ormai una influenza economica diffusa e consolidata, fatta soprattutto di sviluppo infrastrutturale e di saccheggio delle materie prime strategiche.
Dunque, è vero che l'ONU ha votato a larga maggioranza contro la guerra imperialista di Putin in Ucraina – e quello rimane un fatto fondamentale -, ma è altrettanto vero che il mondo appare oggi più diviso fra i due blocchi imperialisti dell'Est e dell'Ovest di quanto lo fosse prima di questa importante votazione.

9 marzo 2022