Russia e Ucraina trattano ma è difficile avvicinare le distanze
La Cina è disponibile a partecipare alla mediazione, però per ora sta ambiguamente con Putin

 
La teleconferenza tra il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, e il presidente cinese Xi Jinping dell'8 Marzo aveva fatto registrare la disponibilità della Cina a partecipare in prima persona agli sforzi di mediazione per far cessare la guerra in Ucraina. Una Cina disponibile ma che per ora sta con Putin.
L'inziativa degli imperialisti europei risulta pressoché nulla sul piano diplomatico, schiacciata su quella dell'imperialismno americano; nei negoziati diretti tra Russia e Ucraina le distanze restano palesi tanto che i risultati non vanno oltre la definizione di corridoi umanitari e mentre proseguivano i tentativi da parte degli amici del nuovo zar Putin, dal fascista turco Erdogan al sionista Bennet, di mettere le parti davanti a un tavolo a Antalya o a Gerusalemme i socialimperialisti di Pechino accettavano di tenere il primo incontro con gli emissari di Washington. Il primo incontro tra i due principali aspiranti al ruolo di padrone del mondo sembra però sia stato dedicato a un braccio di ferro tra le due superpotenze più che a cercare una via di uscita alla guerra in Ucraina scatenata dal partner strategico russo della Cina.
L'incontro del 14 marzo all'hotel Cavalieri Waldorf Astoria di Roma tra il consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullvan ed il responsabile per la politica estera del Partito revisionista cinese Yang Jiechi durava ben sette ore e si chiudeva senza nessuna dichiarazione ufficiale.
Jiechi si limitava a un generico "la Cina è impegnata a promuovere i negoziati di pace per l'Ucraina e invita tutte le parti a esercitare moderazione per proteggere i civili". Dalla Casa Bianca si sottolineava anzitutto che la delegazione americana aveva fatto presente alla Cina che doveva stare attenta nel suo sostegno alla Russia in seguito all'invasione dell'Ucraina e che "qualsiasi tipo di supporto a Mosca, militare o economico, comporterà delle implicazioni per le relazioni della Cina non solo con noi, ma con tutto il mondo".
Non a caso, a colloqui ancora in corso, l'imperialismo americano aveva rilanciato, tramite il compiacente quotidiano britannico Financial Times , l'accusa al rivale socialimperialismo cinese di voler fornire assistenza militare alla Russia. Accusa respinta da Pechino e da Mosca ma non certo campata in aria vista l'inefficacia delle armi tradizionali a garantire la rapida vittoria che Putin sperava di cogliere in Ucraina.
Nello scontro di dichiarazioni tra Pechinio e Washington registriamo quella del portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian che, riecheggiando Putin, accusava Usa e Nato di essere responsabili del conflitto e “gli Usa accusano invece la Cina della propria presa di posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere la Cina e la Russia, per mantenere la propria egemonia“.
Le società cinesi che aiutano la Russia a superare l'embargo degli imperialisti occidentali potrebbero avere pesanti ritorsioni dagli Usa, rilanciava la sfida in una intervista al New York Times il segretario al Commercio Gina Raimondo, con il blocco della fornitura di apparecchiature e software americani usati nei loro prodotti elettronici.
No alle sanzioni unilaterali che "non hanno fondamento nel diritto internazionale”, si faceva eco da Pechino ricordando che “Cina e Russia hanno sempre mantenuto buone relazioni di cooperazione energetica e continueranno a farlo anche su giacimenti di petrolio e gas" dopo l'annuncio del presidente Joe Biden alla Casa Bianca sul blocco all’import di petrolio e gas russo, che per gli Usa vale quasi zero e che aveva già ricevuto il benservito da due fedelissimi alleati quali Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti e il no della Ue.
Il primo incontro sulla guerra in Ucraina ha messo per la prima volta sullo stesso ring i due sfidanti Usa e Cina, con l'imperialismo americano che pretendeva di dettare le condizioni al rivale e mettere in crisi la sua alleanza strategica con il nuovo zar Putin e il socialimperialismo cinese impegnato a tenere in piedi il rapporto con Mosca e a mettere alla prova la sua capacità di gestore delle più importanti crisi internazionali. I negoziatori dei due paesi imperialisti si sono guardati negli occhi e hanno parlato di Russia e Ucraina e di come risolvere la questione innescata dalla sovranità del Donbass ma pensavano alla questione della sovranità di Taiwan possibile innesco del loro scontro diretto per il dominio assouto del mondo.

16 marzo 2022