Ferocia nazista dell'armata del nuovo zar Putin. Eroica resistenza del popolo e dell'esercito ucraini
Bombardate le città, i profughi in fuga, le scuole e persino un ospedale pediatrico. Gli abitanti delle città assediate senza cibo, medicine, luce elettrica e riscaldamento

 
La terza settimana della guerra scatenata con l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe del nuovo zar Putin si chiudeva con l'annuncio del 14 marzo dell'agenzia di stampa statale russa RIA che "l'operazione militare speciale" russa, gli imperialisti occidentali l'avrebbero chiamata missione di pace, è riuscita a conquistare il controllo di un corridoio terrestre "strategico" dalla Crimea al Donbass una volta superata la resistenza dei difensori della città di Volnovakha. A completare la vittoria degli invasori russi nella regione meridionale ucraina manca solo la presa di Mariupol.
La caduta di Volnovakha già quasi completamente distrutta dai bombardamenti è una delle poche novità militari a favore dell'esercito aggressore russo sul fronte sud, non ce ne sono su quello nord dove è fermato dalla strenua e eroica resistenza del popolo e dell'esercito ucraini. I cumuli di rovine di quelle che una volta erano abitazioni civili, financo di scuole e ospedali, che caratterizzano molti quartieri di tutte le città sulla linea del fronte da Sumy a Odessa, passando per Kharkiv e Mariupol sono l'immagine incontestabile della ferocia nazista dell'armata del nuovo zar Putin contro il popolo ucraino. Sono immagini già viste, sono quelle dei risultati di una tattica militare che non ha nessun rispetto per la popolazione civile utile per assediare e conquistare le città che l'imperialismo russo ha messo a punto in Siria contro le città controllate dall'opposizione al regime di Assad, allo stesso modo degli altrettanto criminali imperialisti americani che hanno raso al suolo case e abitanti delle città dello Stato islamico.
La città di Mariupol resiste agli invasori dal 2 marzo con i circa 400.000 abitanti assediati, molti senza cibo, medicine, luce elettrica e riscaldamento. Colpiti da artiglieria e aviazione tanto che il 9 marzo le bombe sono cadute persino su un ospedale pediatrico e l'annesso reparto di maternità. Solo il 14 marzo la trattativa tra russi e ucraini ha portato allo sblocco di un corridoio umanitario per l'evacuazione dei civili ma la difesa della città non molla.
Difendere ogni metro della nostra terra poi ricostruiremo tutto incitava il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un messaggio del 14 marzo. "La Russia continua a distruggere le nostre infrastrutture, continua a colpire le nostre città. Ma ricostruiremo ogni strada in ogni città. Ogni casa, appartamento di ogni ucraino. Ora che l'occupante è ancora sulla nostra terra dobbiamo colpirlo meglio che possiamo per proteggere le città, per proteggere i villaggi, per proteggere ogni metro della nostra terra".
Che l'esperienza delle vittoriose aggressioni militari nei piccoli paesi, da quella in Siria in corso dal 2015 a quella brevissima in Georgia nel 2008, non fosse replicabile in un grande paese come l'Ucraina probabilmente era stata messa nel conto dai generali di Putin che però hanno sbattuto il muso contro l'esercito ucraino e su una resistenza popolare che non cessa neanche nei territori occupati.
Oltre la Crimea, verso Odessa, a Kherson più volte i soldati russi occupanti hanno sparato per aria per disperdere la folla che protesta e grida "i soldati russi sono occupanti fascisti". Manifestazioni e scontri anche a Melitopol con la popolazione scesa in piazza per chiedere il rilascio del sindaco della città, Ivan Fedorov, sequestrato l'11 marzo.
Il nuovo zar Putin deve mettere in conto anche una protesta in Russia che non cede alla represione poliziesca, agli arresti e alla censura di guerra imposte dal Cremlino. In una lettera appello con apposte le firme di ben 4 mila fra insegnanti, accademici, studenti, laureati e personale della più antica università della Russia, l'Università statale Lomonosov di Mosca, è espressa una coraggiosa condanna dell'aggressione: "Condanniamo categoricamente la guerra che il nostro Paese ha scatenato in Ucraina. La guerra è violenza, crudeltà, morte, perdita di persone care, impotenza e paura che non possono essere giustificate da nessun obiettivo".
Altrettanto coraggiosa è stata la protesta della giornalista Marina Ovsjannikova che è stata arrestata il 14 marzo dopo che durante il principale notiziario della televisione ha fatto irruzione nello studio e alle spalle dell'annunciatrice ha tenuto esposto un cartello con scritto in russo "Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo" e in inglese "No alla guerra" e "russi contro la guerra".
Da una parte si moltiplicano gli incontri diplomatici, finora senza risultati utili neanche per un cessate il fuoco. Dall'altra cresce il confronto militare e il sempre più evidente e pericolosissimo coinvolgimento degli imperialisti europei che se respingono ancora le continue richieste di Kiev di istituire una zona di divieto di volo mandano un ininterrotto flusso di armi e di militari, li chiamino volontari o meglio mercenari già presenti su tutti gli scenari delle aggressioni e delle guerre imperialiste decise dal capofila Usa, dall'Afganistan in poi. I mercenari servono anche al nuovo zar Putin per portare avanti l'aggressione, vedi le decine di migliaia annunciati in arrivo dalla Siria e con quelli dalla Cecenia già sul campo.
Dopo che la gran parte dei paesi europei, fuorché Austria, Ungheria, Bulgaria e Irlanda, è scesa in guerra contro la Russia inviando armi a Kiev un altro piccolo scalino sulla strada che porta allo scontro diretto Russia e Nato-Usa, alla guerra mondiale imperialista, è stato superato il 13 marzo quando otto missili russi colpivano una base militare ucraina a Yaroviv a soli 25 chilometri dal confine con la Polonia, un paese Nato. A uno sputo di distanza dall’aeroporto polacco di Rzeszow Jasionka dove da due settimane atterrano senza sosta voli militari di tutti i Paesi dell’Alleanza Atlantica, almeno quattro quelli dall’Italia, per portare armi alla resistenza ucraina.
La base di Yaroviv con i suoi 400 chilometri quadri è la più grande del paese, si chiama "Centro di mantenimento della pace", è classificata come centro di addestramento dalla Nato e ospita istruttori stranieri, soprattutto americani e canadesi dal 2015 per addestrare i soldati di Kiev nell’uso dei razzi anti carro armato forniti dall’Occidente. Mosca aveva avvertito il giorno prima dell'attacco missilistico che "i convogli di armi sono un obiettivo legittimo per le forze armate russe" e ha colpito la base causando almeno 35 morti e 154 feriti, secondo quanto comunicato dal governatore della regione di Leopoli. Fra i feriti ci sarebbero soldati olandesi, forse mercenari.
Proprio il giorno successivo, il 14 marzo e fino al primo aprile in Norvegia si svolge una importante esercitazione della Nato, la Cold Response, con la partecipazione di circa 30.000 soldati, 200 aerei e 50 navi provenienti da 27 Stati, compresi i non allineati Svezia e Finlandia. L'esercitazione era prevista da tempo ma non è stata rimandata e porterà a una ulteriore esibizione dei muscoli dell'imperialismo occidentale a poche centinaia di chilometri dal confine del rivale imperialismo russo.
A chi sostiene che non possiamo stare a guardare lo scempio che si consuma in Ucraina e non possiamo essere equidistanti, con uno spirito bellicista che ricorda quello degli interventisti nella Prima guerra mondiale, possiamo rispondere che la soluzione in ogni caso non è quella di partecipare a escalation militare che porterebbe a una guerra mondiale. Possiamo rispondere che le sanzioni diplomatiche, politiche ed economico-commerciali serie e efficaci funzionano contro l'aggressore anche se forse nell'immediato sembrano meno efficaci di un camion di missili anticarro alla resistenza ucraina. Certo non bastano le sanzioni ridicole contro Putin e la sua famiglia e contro i cosiddetti oligarchi che hanno i miliardi al sicuro nelle casseforti dei loro colleghi capitalisti occidentali nella City di Londra o nelle banche Svizzere. Come quelle annunciate il 14 marzo dagli imperialisti australiani che dirette contro 33 oligarchi russi sono contrabbandate come di "importanza economica o strategica per la Russia". Una faccia di bronzo quella del governo liberale australiano di Scott John Morrison che fa il paio con quella del nuovo governo tedesco che per l'ennesima volta annuncia di essere pronto a intensificare le sanzioni ma non bloccando l'importazione di gas e petrolio.
Isolare la Russia. Che le sanzioni possano essere efficaci lo confermano quelle ancora parziali sulle attività delle banche russe e sul congelamento delle riserve della banca centrale di Mosca. Il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha reso noto il 14 marzo che le sanzioni hanno tolto al governo l'accesso a quasi la metà dei 640 miliardi in oro e riserve di valuta estera depositate nelle banche dei paesi imperialisti occidentali. resta a Mosca la parte delle riserve di oro tenute in casa e di valuta estera nella moneta cinese yuan. Finché l’asse Mosca-Pechino resta solido i problemi saranno attenuati ma a lungo termine tutto può succedere.

16 marzo 2022