Figura storica nella lotta dei precari “Bros” e amico del PMLI
È morto Salvatore Landolfi delegato dei disoccupati e degli operai napoletani
La Cellula “Vesuvio Rosso” gli rende omaggio e partecipa ai funerali

Redazione di Napoli
Dopo atroci sofferenze dovute a una malattia che lo attanagliava da qualche anno è morto il compagno Salvatore Landolfi, amico del PMLI e capo storico dei disoccupati organizzati, prima, e degli operai della manutenzione stradale della Campania, poi.
Figlio della classe operaia della periferia napoletana, Salvatore era entrato giovanissimo come lavoratore delle pulizie negli ospedali tanto da essere soprannominato “prezioso” per la sua efficienza sul lavoro. Dopo le grandi ristrutturazioni degli anni Novanta, Landolfi, come migliaia di altri operai, viene buttato da un momento all’altro in mezzo alla strada per la crisi delle grandi aziende, incluse quelle delle pulizie, al punto che dal 1994 viene di fatto licenziato.
Nonostante una vittoria per ottenere la liquidazione dalla sua vecchia società, la stessa era ormai fallita e Salvatore si era iscritto all’allora movimento dei disoccupati organizzati che si costituì tra la metà e la fine degli anni Novanta divenendo un punto di riferimento soprattutto per i giovanissimi e i giovani che si erano iscritti e che fecero toccare all’inizio del nuovo millennio al Movimento cifre importanti di migliaia e migliaia di aderenti che scendevano in piazza per il lavoro.
Fin dall’inizio Salvatore è d’accordo con la parola d’ordine del PMLI che riprende in piazza del “lavoro stabile e a salario pieno”, d’accordo con la nostra linea relativa alla lotta di massa che porta avanti nel Movimento, fino a diventare delegato dei disoccupati per anni, nonostante la grave repressione che subisce dalle istituzioni locali in camicia nera e dalle “forze dell’ordine” del regime neofascista.
Agli inizi degli anni Duemila il Movimento acquisisce alcuni diritti come quello alla formazione e ai pasti giornalieri e fa un balzo in avanti a livello di lotta. Dopo venti anni di lotta, arresti, processi gravissimi subiti (su tutti gli arresti dinanzi al Comune, l’occupazione dell’aeroporto di Capodichino e, la più grave di tutte, il processo per l’attuazione delle misure di prevenzione, il famigerato “libretto rosso” che si dà solo alla peggiore feccia camorristica e delinquenziale, e quando sulle misure di prevenzione nel quale Landolfi fu scortato assieme al suo avvocato, Mauro Buono, fino all’aula di udienza come se fosse un boss della camorra), Salvatore veniva assunto tra il 2017 e il 2018 alla manutenzione stradale regionale con altri 1.200 operai ex “Bros”, vestendo la tuta gialla e andando a lavorare nel casertano con turni di 8-10 ore. Nonostante tutto Landolfi, che nel frattempo aveva perso la moglie in giovane età, Rita, anche lei impegnata nella lotta dei disoccupati e che non vedrà i risultati della vittoria della loro lotta, continuava a stare in prima linea occupandosi dei due figli, all’epoca minorenni.
L’11 marzo la notizia della sua prematura dipartita annunciata anche da un bellissimo striscione dei Centri sociali napoletani che lo hanno ricordati come “Salvatore Landolfi, partigiano delle lotte sociali”.
In un comunicato la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI scrive tra l'altro: “Amico del Partito, Salvatore è stato un figlio del proletariato prima e avanguardia della classe operaia poi, al punto da subire una repressione poliziesca e giudiziaria che ha pochi pari nella storia recente del movimento operaio napoletano e nazionale... Fulgido esempio del proletariato organizzato, non ti dimenticheremo mai!”.
L’ultimo saluto si svolgeva sabato 12 marzo nella mattinata nel suo quartiere in via dello Scirocco, nella zona di via Stadera a Napoli a pochi km da Poggioreale, in un commosso quanto silenzioso corteo rotto soltanto dal pianto dei vicini di casa e dagli applausi dei partecipanti. La nostra Cellula era al corteo funebre in prima fila assieme agli altri delegati regionali, ai responsabili dei sindacati USB e Si.Cobas, agli avvocati Mauro Buono e Felice Consoli che hanno difeso negli ultimi tre lustri Salvatore nelle decine di processi a suo carico.
Sta di fatto che il nome di Salvatore Landolfi si iscrive a caratteri d’oro nella storia del movimento operaio e dei disoccupati organizzati napoletano e nazionale per il grande quanto inestimabile contributo che ha dato a far assumere migliaia di disoccupati come operai nella pubblica amministrazione regionale, vincendo l’arroganza e la tracotanza delle istituzioni locali in camicia nera e dei loro lacchè falsi comunisti.

30 marzo 2022