45° Anniversario della fondazione del PMLI
L'attuale situazione richiede il proletariato al potere e il socialismo

di Giovanni Scuderi*
 
Il 9 Aprile ricorre il 45° Anniversario della fondazione del PMLI. Ci sono voluti quasi dieci anni, dal settembre 1967 al 9 Aprile 1977, per creare le condizioni della fondazione.
Un miracolo politico e organizzativo prodotto da una piccola pattuglia di rivoluzionarie e di rivoluzionari senza alcuna esperienza marxista-leninista precedente, priva di mezzi, di risorse e di un appoggio internazionale, in presenza di un partito nominalmente comunista, il PCI, tra i più grandi del mondo e una selva di Organizzazioni e gruppi che si definivano comunisti o rivoluzionari. Ma questo miracolo non si sarebbe mai potuto verificare se non ci fosse stato Mao che con la sua potente opera marxista-leninista, rivoluzionaria, antimperialista e antirevisionista, culminata nella Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, ha influenzato, orientato e armato ideologicamente i fondatori del PMLI.
Sono passati, in totale, 55 anni e ancora il PMLI marcia con determinazione e fiducia nell'avvenire sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista. Perché i suoi membri sono convinti che non c'è cosa più bella, più utile, più rivoluzionaria, più appagante che dedicare la propria vita alla causa dell'emancipazione del proletariato e di tutta l'umanità.
Gloria ai fondatori del PMLI ancora fedeli alla causa e alle compagne e ai compagni che si sono aggiunti e si aggiungeranno a loro!
Il 45° Anniversario del PMLI si compie mentre è in corso la criminale aggressione russa all'Ucraina. Un'aggressione di stampo imperialista e nazista, simile a quelle di Hitler all'Urss di Stalin e di Bush all'Iraq.
Non è accettabile l'obiettivo dichiarato del nuovo zar Putin nel famigerato discorso del 21 febbraio, in cui si attaccano falsamente Lenin e Stalin per aver creato lo Stato dell'Ucraina, di voler “demilitarizzare” e “denazificare” l'Ucraina. Ancor più non è accettabile l'obiettivo non dichiarato di Putin che è quello di annettere l'Ucraina alla Russia in base alla infondata tesi che l'Ucraina fa parte integrante della Russia. È evidente che Putin vuole restaurare l'impero zarista.
Non bisogna quindi dare alcun appiglio a Putin per giustificare la sua aggressione all'Ucraina, Stato sovrano e indipendente; bisogna invece isolare l'aggressore russo sui piani politico, diplomatico, economico e commerciale e appoggiare l'eroica Resistenza del popolo, dell'esercito e del governo dell'Ucraina.
Non tutti gli antimperialisti lo capiscono perché, oltre a essere confusi dalla propaganda menzognera di Putin, dei suoi sostenitori e dei suoi agenti come Manlio Dinucci, sono condizionati dal fatto che l'Ucraina è appoggiata anche dagli Usa, dalla Nato e dall'Ue imperialisti. Ma ciò non dovrebbe essere un problema se si pensa che nella seconda guerra mondiale l'Urss di Stalin si alleò con l'imperialismo americano e con quello di altri Paesi per respingere l'aggressore imperialista tedesco.
Certamente gli alleati imperialisti dell'Ucraina hanno i loro obiettivi politici, economici e militari strategici contro l'imperialismo russo, ma questo non è un buon motivo da parte degli antimperialisti per non stare dalla parte dell'Ucraina aggredita. Le superpotenze imperialiste dell'Ovest e quelle dell'Est, Cina e Russia, si contendono la nuova spartizione e il dominio del mondo, non si può quindi stare con le une o con le altre; quando un qualsiasi paese, anche se capitalista, viene aggredito da una di esse bisogna stare dalla sua parte. In base ai principi che la sovranità, l'indipendenza e la libertà di ogni paese sono inviolabili; che ogni popolo è padrone del proprio destino; che ogni nazione ha il diritto all'autodeterminazione; che l'antifascismo, l'antinazismo, così come la rivoluzione e il socialismo non si esportano con le armi.
Il governo italiano, fornendo armi all'Ucraina, di fatto è entrato in guerra con la Russia, esponendo il popolo a pericolose ritorsioni militari. Tale infausta decisione, e le decisioni sulla proclamazione dello stato di emergenza fino al prossimo dicembre, sull'aumento delle spese militari al 2% del Pil e sulla preparazione dell'esercito al combattimento e agli scontri tra gli eserciti prescritta dalla circolare del capo di Stato Maggiore dell'esercito sono segnali inequivocabili che l'imperialismo italiano si prepara a nuovi interventi militari e a partecipare a una guerra mondiale tra le superpotenze, che si staglia sullo sfondo dello scenario internazionale.
Dobbiamo pensare fin da ora come prevenire tutto ciò, per evitare che il popolo italiano diventi ancora una volta carne da cannone. Intanto cacciando quanto prima questo governo diretto dal banchiere massone Mario Draghi e intensificando la lotta di classe per risolvere i problemi immediati delle masse riguardo il lavoro, l'orario di lavoro, le delocalizzazioni, il carovita, le bollette, i salari, la pensione, la salute, i brevetti sui vaccini, la sicurezza sul lavoro, la scuola e l'Università, l'acqua pubblica. Bisogna anche lottare per l'uscita dell'Italia dalla Nato e dall'Ue, per il ritiro di tutte le missioni militari all'estero, per la giustizia climatica e le fonti energetiche rinnovabili; contro l'esercito europeo, il nucleare, il disegno di legge Concorrenza, l'autonomia differenziata.
Ma per prevenire il coinvolgimento dell'Italia in imprese militari imperialiste e nella guerra mondiale e per dare alle masse benessere, lavoro, pace, libertà e democrazia, bisogna risolvere la questione di fondo, che è quella di cambiare società abbattendo il capitalismo, la classe dominante borghese e il suo Stato, sostituendoli con il socialismo, il proletariato al potere e lo Stato proletario socialista.
Una questione che i marxisti-leninisti italiani pongono da sempre e che ora, dati i nuovi avvenimenti internazionali e nazionali, è divenuta urgente e non più procrastinabile. È su questa questione che bisogna prioritariamente concentrarsi, e non sugli accordi elettorali e sulla formazione delle liste elettorali comunali parziali di giugno e per quelle delle elezioni politiche del prossimo anno.
Attraverso il documento strategico del 17 febbraio 2020, il Comitato centrale del PMLI ha lanciato cinque calorosi appelli alle forze anticapitaliste affinché si uniscano per concordare una linea comune contro il governo Draghi e per elaborare assieme un progetto comune per una nuova società.
Successivamente, il 20 ottobre 2021, questo appello è stato rilanciato dal Comitato centrale del PMLI, rivolgendolo ai partiti fautori del socialismo o aperti al socialismo perché si incontrassero in presenza o online per discutere i due suddetti temi. Purtroppo la maggioranza degli invitati non ha nemmeno risposto all'invito, e quindi l'incontro non ha potuto esserci. Che sia allora un altro partito comunista a prendere una iniziativa simile a quella del PMLI, oppure proponga un Convegno nazionale di tutte le forze anticapitaliste per discutere la questione del socialismo e del potere politico del proletariato in Italia.
Facciamo appello alle operaie e agli operai più avanzati, combattivi e informati a spingere i partiti, i sindacati, le associazioni e i movimenti di cui fanno parte a partecipare a questa pubblica discussione che riguarda il futuro dell'Italia. Con la consapevolezza che il proletariato è classe dirigente solo se ha in mano il potere politico totalmente, non parzialmente e in minoranza quando fa parte di un governo borghese. Il proletariato deve dirigere tutto ma non lo può fare senza il potere politico che può avere nel socialismo.
Nel capitalismo il proletariato, anche se riesce a cambiare i rapporti di forza a suo favore, come dimostra la storia del movimento operaio, può solo attirare a sé, organizzare e dirigere le classi alleate, in primo luogo i contadini, per difendere i propri diritti e quelli delle masse e degli alleati e accumulare le forze per abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo.
Il grande, storico e combattivo corteo con alla testa le operaie e gli operai ex Gkn che si è svolto a Firenze il 26 marzo ha dimostrato che le forze a sinistra del PD, architrave del capitalismo e dell'imperialismo italiani, hanno voglia di combattere e di cambiare la società, si apra allora una grande discussione pubblica senza pregiudizi e settarismi per stabilire cosa fare, come organizzarsi e dove si vuole andare. Il PMLI propone: Uniamoci sulla via dell'Ottobre verso il socialismo e il potere politico del proletariato.

 

Firenze, 4 aprile 2022

 

* Segretario generale del PMLI