No al governo mondiale
L'Onu va sciolta
La "riforma'' è funzionale all'imperialismo. Occorre una nuova organizzazione mondiale

Ripubblichiamo qui di seguito il testo integrale del Documento che l'Ufficio politico del PMLI ha approvò in data 7 Novembre 1995 in occasione del 50° anniversario dell'Onu, documento che già allora chiedeva lo scioglimento dell'attuale Onu e la sua sostituzione con una nuova Organizzazione senza membri permanenti e privilegiati e con diritto di veto ma con la partecipazione di tutti i paesi con uguali diritti e doveri.
 
L'Onu ha cinquant'anni. è tempo di fare un bilancio sulla base della sua storia e del suo operato, che ripercorriamo ampiamente in altra parte de "Il Bolscevico'', della nuova situazione internazionale e delle necessità dei popoli e delle nazioni oppresse. Sì, perché l'Onu di oggi è tanto diversa da quella di ieri quanto è mutato lo scenario mondiale. La Carta istitutiva dell'Onu, messa a punto verso la fine della seconda guerra mondiale, fu un prodotto delle condizioni storiche del tempo. Ossia un compromesso tra l'Urss di Stalin, guida del nascente campo socialista, e le potenze imperialiste occidentali, che avevano assieme sconfitto il mostro nazifascista. Un compromesso necessario in funzione del mantenimento della pace e a salvaguardia della sicurezza dei popoli. Dal '45 ad oggi i rapporti di forza all'interno dell'Onu hanno seguito flussi e riflussi della storia. Finché è stato in piedi il campo socialista, e Stalin prima e Mao dopo vigilavano sulla correttezza dell'azione dell'Onu, le Nazioni Unite ben difficilmente riuscivano a prevaricare e a forzare la propria Carta costitutiva. Si pensi che per rintuzzare gli attacchi imperialisti ed in particolare degli Usa che avevano scatenato la "guerra fredda'' anticomunista, l'Urss fu costretta, dal '45 al '55, a ricorrere al diritto di veto per ben 77 volte. Soltanto una volta, approfittando della temporanea assenza dell'Urss di Stalin dal Consiglio di sicurezza, decretata dal governo sovietico in segno di protesta contro la mancata ammissione alle Nazioni Unite della Repubblica popolare cinese di Mao, gli Usa poterono aggredire la Corea sotto le bandiere dell'Onu. Col famigerato XX congresso del PCUS del 1956 l'Urss cambiò colore politico e di fatto ammainò la bandiera del socialismo. All'Onu la presa del potere da parte dei rinnegati revisionisti moderni si concretizzò nella politica kruscioviana di capitolazione di fronte all'imperialismo e di tradimento delle lotte di liberazione nazionale dei popoli oppressi dall'imperialismo e dal colonialismo. Tant'è che gli Usa non ebbero difficoltà in questo periodo ad egemonizzare l'Onu, di cui si servivano come un ombrello per coprire giuridicamente le loro aggressioni e ingerenze in tutti gli angoli del globo. Con la comparsa del socialimperialismo sovietico, attraverso l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'Urss del rinnegato revisionista Breznev, le Nazioni Unite divennero area di scontro ma anche di accordi tra le due superpotenze, Usa e Urss, per la spartizione e il dominio del mondo alle spalle dei popoli. Tuttavia con l'ingresso della Cina socialista di Mao nel '71 e la liberazione di molti paesi del Terzo mondo dalla dominazione coloniale, all'Onu si sentì di nuovo forte la voce dei paesi più poveri e oppressi. Sebbene l'imperialismo non accettò nessuna delle numerose condanne pronunciate dall'Assemblea generale, disprezzandone l'operato, come fecero gli Usa fino a paventare un loro clamoroso ritiro, i progetti egemonici di Usa e Urss furono smascherati da questa tribuna, mentre si registrava che la tendenza principale nel mondo era la rivoluzione. Il pensiero di Mao e la Grande rivoluzione culturale proletaria avevano esercitato una potente influenza sul proletariato internazionale e sui popoli e le nazioni oppresse ed anche l'Onu ne risentì in maniera benefica. La morte di Mao e la restaurazione capitalistica in Cina da parte del rinnegato revisionista Deng Xiaoping e il susseguente avvento del neoliberale Gorbaciov al Cremlino che in pochi anni completava la distruzione fin dalle fondamenta teoriche, politiche e organizzative del Partito e dello Stato sovietici di Lenin e Stalin, provocando il crollo dell'Urss e dei regimi revisionisti dell'Est, hanno fatto entrare il mondo in una fase di apparente glaciazione politica dominata dal capitalismo, dall'imperialismo e dal neocolonialismo. Una fase che vede l'Onu diventare, da un lato, strumento dell'imperialismo mondiale e dietro il quale sono stati compiuti i più recenti misfatti, massacri e aggressioni a popoli e Stati sovrani; dall'altro, una sede "autorevole'' per la disputa per l'egemonia mondiale che oggi non si manifesta più tra socialismo e imperialismo, bensì tra le grandi potenze imperialiste, che sono Usa, Unione europea e Giappone. Siamo quindi entrati in una fase di profonde e laceranti contraddizioni interimperialiste, che possono sfociare in una nuova guerra mondiale, mentre la contraddizione tra i popoli e l'imperialismo è meno viva e operante rispetto al passato, pur rimanendo fondamentale a livello mondiale. Una contraddizione questa insopprimibile finché perdura l'imperialismo, destinata prima o poi a riesplodere in tutta la sua forza, estensione e significato. Indubbiamente la fase è cambiata, ma l'epoca è sempre quella dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. è in questo quadro che va visto il "nuovo'' ruolo dell'Onu, assunto per la prima volta in maniera clamorosa nell'aggressione imperialista all'Irak del '90-'91 e definito dall'imperialismo stesso "embrione del governo mondiale''. Ma che cos'è il governo mondiale? è il governo assoluto dell'imperialismo, attraverso il quale esso punta a garantire e salvaguardare lo status quo, negare di fatto ogni lotta rivoluzionaria dei popoli oppressi, calpestarne l'aspirazione all'indipendenza e all'emancipazione dall'imperialismo e dallo sfruttamento capitalista. Instaurato il governo mondiale ogni superpotenza imperialista giocherà le sue carte per prevalere sulle altre. E' in questo quadro che va visto il dibattito in corso al palazzo di vetro sulla "riforma'' dell'Onu. In che direzione va questa "necessaria riforma'' come affermano gli imperialisti e i loro lacché? Vediamone i punti essenziali. Allargamento del Consiglio di sicurezza ad altre potenze imperialiste emergenti, denominatore comune di quasi tutte le proposte formulate in maniera più o meno esplicita è l'ingresso di Germania e Giappone, col diritto di veto; creazione di un esercito permanente dell'Onu atto alla guerra imperialista, dopo aver stabilito nuove procedure che consentano il reperimento delle risorse finanziarie necessarie; riscrizione del diritto internazionale, partendo dalla cancellazione dell'impedimento all'ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano, sancito dall'articolo 2 della Carta istitutiva dell'Onu, e sua sostituzione con la teoria del "diritto-dovere di ingerenza umanitaria'', condivisa vergognosamente anche dal papa nero Wojtyla, che dietro l'ignobile cortina delle "missioni umanitarie'' deve giustificare l'interventismo imperialista nel mondo. E' evidente come la "riforma'' dell'Onu sia in realtà una controriforma funzionale all'imperialismo e dalla quale i popoli non hanno niente da guadagnare, se non un maggiore impoverimento e la perdita della libertà dall'imperialismo conquistata col sangue dei loro figli migliori. Ma è altresì evidente come questa partita sulla "riforma'' dell'Onu si giochi esclusivamente all'interno del campo imperialista, dove le potenze più forti reclamano quanto più spazio possibile a scapito delle potenze rivali e da cui sono esclusi i paesi più piccoli e deboli, incapaci di far sentire la propria voce. Perché essenzialmente sono privi di un fronte antimperialista mondiale che abbia alla testa dei paesi autenticamente e coerentemente antimperialisti a cui ispirarsi. In altre parole la "riforma'' dell'Onu mira a sancire i nuovi rapporti di forza tra le potenze imperialiste e a stabilire nuove misure per soffocare ogni anelito dei popoli alla libertà dall'imperialismo e dal capitalismo e al socialismo. Altro che "Onu dei popoli''! Quella che si vuole instaurare è un'Onu imperialista, governata dall'imperialismo. L'"Onu dei popoli'', sbandierata dai rinnegati del comunismo D'Alema e Veltroni e dai falsi comunisti, Bertinotti, Cossutta, Ingrao e Rossanda e che è stata fatta propria anche da forze sane di orientamento democratico e antimperialista e di area pacifista e antimilitarista, confuse e frastornate dalla spaventosa omologazione filoimperialista che sta dilagando dietro l'inganno dell'azione "pacifica e insostituibile'' dell'Onu e del governo mondiale, è una parola d'ordine imperialista. La usavano già governanti americani e britannici dopo la fine della seconda guerra mondiale, la usa oggi il segretario generale dell'Onu, l'interventista Boutros-Ghali, unicamente per ingannare gli stessi popoli, facendo loro credere di poter incidere sulle decisioni delle Nazioni Unite. Quando in realtà con quest'operazione l'imperialismo vuole carpirne il consenso al suo spregiudicato progetto di dominio mondiale. Una parola d'ordine altresì fuorviante perché l'Onu è fatta di Stati non di popoli e quindi agisce secondo i voleri dei governanti statuali, oggi in mano quasi tutti direttamente o indirettamente all'imperialismo. Comunque sia, per quale motivo i popoli dovrebbero credere in un governo mondiale costituito in ultima analisi da un pugno di paesi ricchi predatori che sfruttano e opprimono il resto dell'umanità? E quale parvenza di "democraticità'' ha questo governo mondiale dal momento che dovrà basarsi sempre e comunque sullo statuto dell'Onu che assegna tutto il potere al Consiglio di sicurezza, con diritto di veto per i cinque membri permanenti, mentre all'Assemblea generale i paesi poveri e del Terzo mondo che sono la stragrande maggioranza continueranno a contare meno di zero? L'attuale situazione internazionale abbisogna di scelte coraggiose. Per rompere la tenaglia d'acciaio dell'imperialismo occorre che i popoli riprendano la lotta contro di esso a livello mondiale e in primo luogo contro l'imperialismo del proprio Paese. I paesi poveri non possono collaborare con i paesi ricchi. Lo possono fare le cricche oligarchiche al potere nei vari paesi dell'Est, dell'Asia, dell'Africa, Medioriente e America Latina che proprio grazie all'imperialismo possono sguazzare nell'oro. Non certo i popoli che languono nella fame, miseria, disoccupazione e oppressione. Il PMLI si è sempre espresso sulla necessità dello scioglimento di tutte le alleanze imperialiste, a partire da Nato, Ue e Ueo. In questa occasione affermiamo che anche l'Onu, questa Onu, non risponde più all'esigenza della sua costituzione, ha cambiato carattere, ha ormai fatto il suo tempo e va sciolta. Bisogna finirla una volta per tutte col culto di questa Organizzazione che non è affatto qualcosa di sacro, una "necessità storica'' come dicono gli imperialisti. Essa è, e lo diventerà in maggiore misura dopo la "riforma'', un'alleanza e una organizzazione imperialista a cui ci si può benissimo opporre e da cui nell'immediato occorre ritirarsi. Negli anni '60 dei paesi che inglobavano più di un quarto della popolazione mondiale, quali la Cina, la Corea e il Vietnam, non erano rappresentati in questa Organizzazione. Eppure essi vivevano lo stesso ed il loro prestigio internazionale cresceva anziché diminuire. A detta dell'imperialismo l'Onu resta l'organizzazione internazionale suprema, dove si decidono le sorti del mondo, ed è prassi corrente che un paese acquisisce uno status internazionale solo a partire dal giorno in cui diviene membro delle Nazioni Unite. Lo si è visto per le repubbliche dell'ex Urss e dell'ex Jugoslavia. Ma chi ha investito l'Onu di questa autorità? Dovrebbero essere la realtà della sua indipendenza e il carattere del ruolo che svolge negli affari internazionali a determinare lo statuto internazionale di ogni paese e non certo la sua appartenenza o meno all'Onu. Oggi in realtà ogni piccolo e medio paese che varca quella soglia si consegna, legato mani e piedi, all'imperialismo e dovrà svolgere il ruolo di spettatore o di strumento di fronte alla competizione che inevitabilmente si scatenerà per il suo controllo e la sua egemonia. L'Onu è una tigre di carta. Il grattacielo che la ospita, costruito e donato nel 1952 dalla famiglia del miliardario americano Rockefeller, e le sue ramificazioni nei continenti hanno il solo scopo di intimorire i popoli. Ma se tutti i paesi difendessero strenuamente la loro dignità nazionale e la loro sovranità l'Onu non potrebbe fare niente contro di loro. E' giunto il momento di farla finita con questa organizzazione imperialista. Occorre una nuova organizzazione mondiale, senza membri permanenti e privilegiati, senza diritto di veto, con uguali diritti e doveri, fondata sui principi del rispetto reciproco per la sovranità e l'integrità territoriali, di non aggressione, di non ingerenza nei rispettivi affari interni, di uguaglianza e di reciproco vantaggio. Una volta assicurato il loro rispetto, essa potrà svolgere un ruolo positivo e benefico nella risoluzione delle dispute internazionali, le controversie politiche, di confine, economiche, finanziarie e commerciali, affinché possano trovare una pacifica soluzione. Prima i popoli del mondo, e soprattutto dei paesi più poveri e depredati dall'imperialismo, faranno questo passo rivoluzionario tanto prima romperanno le catene dello sfruttamento e dell'oppressione imperialista.
 
L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 7 Novembre 1995