L'armata neonazista del nuovo zar Putin si accanisce contro i civili ucraini
A Irpin bimbi torturati e uccisi. Massacro a Borodyanka, strage di civili alla stazione di Kramatorsk, fosse comuni a Makariv, stupri, torture, sgozzamenti, 130 cadaveri a Makarov. Mariupol distrutta. "Il macellaio della Siria" generale Dvornikov nuovo comandante dell'armata
Il papa bacia la bandiera dell'Ucraina e denuncia il massacro di Bucha e l'"impotenza" dell'ONU

 
Dalla parziale ritirata dell'esercito russo dai territori occidentali, emergono ulteriori particolari che evidenziano la devastazione, le vittime e le macerie che le truppe zariste neonaziste di Putin lasciano dietro di sé. Raccapricciante la denuncia del ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba che in conferenza stampa a margine del Consiglio Nato coi ministri degli esteri a Bruxelles si è rivolto a loro dicendo: “Voi non potete capire come ci si sente quando violentano i bambini”. Si parla infatti di stupri e violenze soprattutto nei confronti di bambini e di madri che si offrivano ai soldati dell'armata zarista neonazista per lasciare liberi i propri figli, ma che invece nella stragrande maggioranza dei casi hanno avuto la stessa sorte. E ancora a Izium fonti governative ucraine denunciano torture e sevizie su civili che poi sarebbero stati bruciati vivi. L'Onu fa sapere che i civili morti all'8 aprile sarebbero 1.766, di cui 183 bambini. La sola Ucraina ha aperto più di 5.500 indagini sui crimini di guerra russi commessi.
Secondo il sindaco Boyachenko, ora sostituito col fantoccio filorusso dal Cremlino, il 90% della città di Mariupol sarebbe stato distrutto in meno di un mese, e il 40% delle strutture non è in alcun modo recuperabile; inoltre il numero delle vittime in città, secondo fonti militari e civili ucraine, ammonterebbe a oltre 10 mila persone. Nella città martire i russi dopo un peridodo di allentamento, hanno ripreso l'offensiva che è tutt'ora in corso con Mosca che annuncia una sua imminente “liberazione”, in realtà occupazione; infatti i russi stanno tentando di sfondare la difesa ucraina ad Izyum per ristabilire il controllo su Mariupol stessa. Anche il porto di Mariupol è stato occupato dai battaglioni filorussi del Donetsk, mentre le navi russe aprivano il fuoco sulla nave da carico Apachi che stava entrando in ciò che resta di quel porto per far evacuare i capi del battaglione neonazista Azov.
L'OMS ha nuovamente chiesto l'accesso umanitario nella città martire, denunciando in una nota che gli attacchi russi alle strutture sanitarie in tutto il Paese hanno raggiunto i 91 edifici distrutti. All'Onu fa eco Kiev: “L'esercito russo ha distrutto tutto: ospedali, maternità, condomini e il teatro cittadino, dove i civili si nascondevano dalle bombe”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che la Russia potrebbe tentare di distruggere Odessa, già colpita da alcuni missili: "Dobbiamo salvare Odessa dalla distruzione subita da Mariupol".
Allo stesso tempo il sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk in un'intervista alla tv ucraina Dw ha affermato che nella città sono stati trovati finora oltre 360 civili uccisi – numero destinato a salire – e che quasi nel 90% dei casi riportano ferite da proiettile e non da schegge di esplosioni, oltre a sevizie e torture. Le televisioni russe hanno trasmesso l'orrore di Bucha, ma ai telespettatori è stato spiegato che quelle immagini raccapriccianti erano state inscenate dai funzionari ucraini con l'aiuto dell'Occidente. A Bucha si è recata anche Ursula Von Der Leyen nel suo viaggio diplomatico in Ucraina dove incontrando Zelensky, ha consegnato il questionario per l'adesione alla UE che avvia di fatto l'ingresso di Kiev nella comunità europea, affermando anche di essere convinta che l'Ucraina vincerà questa guerra, mentre la Russia “affonderà nel degrado economico, finanziario e tecnologico”.
Nuove atrocità emergono dai racconti del sindaco di Irpin, Alexander Markushin: i russi in città hanno prima sparato agli abitanti e poi sono passati sui corpi con i carri armati. "Dopo la liberazione di Irpin – ha detto in una conferenza online organizzata dalla commissione d'inchiesta ucraina, come riporta Pravda Ucraina - abbiamo dovuto raccoglierne i resti con le pale".
A Makariv, nella zona di Kiev, sono stati trovati 132 corpi di persone in molti casi uccise da colpi di arma da fuoco e sepolte in fosse comuni. Fosse comuni scoperte anche a Buzova e a Vilkhivka, vicino Kharkiv, ma in quest'ultimo caso all'interno sono stati recuperati corpi di militari russi. Un susseguirsi senza fine di crimini di guerra che Kiev vorrebbe sottoporre a un processo internazionale stile “Norimberga”.
A Borodyanka, a nord di Kiev, secondo fonti ucraine, i dispersi sarebbero oltre 200, probabilmente rimasti sepolti sotto le macerie dei bombardamenti. Secondo Kiev la situazione potrebbe essere anche peggiore che a Bucha. A Kiev intanto, abbandonata dall'esercito di occupazione, stanno ritornando oltre a parte della popolazione sfollata entro confine, anche gli ambasciatori di alcuni Paesi, fra i quali Turchia, Lituania e Slovenia. Continua il coprifuoco nella città di Gostomel, vicino Kiev, fino al 14 aprile per consentire lo sminamento e il rientro in sicurezza dei civili. Ad oggi si stima un totale di oltre 11 milioni di sfollati, in pratica come tutta la popolazione del Belgio.
In linea con l'allarme lanciato dalla OMS c'è anche il governatore Haidai dell'oblast di Lugansk che ha accusato le forze russe di attaccare deliberatamente gli ospedali che nel suo territorio sarebbero tutti stati spazzati via, per impedire la cura delle persone ferite. Secondo l'arcivescovo di Kiev le forze zariste avrebbero in dotazione anche crematori mobili che servirebbero per bruciare giorno e notte i corpi dei civili uccisi: "Questa ideologia della soluzione definitiva, e cioè della distruzione del popolo ucraino che conta quasi 60 milioni di persone,- osserva Shevchuk - ripete i modelli nazisti, sono le morti che avvengono per mano del potere che vuole istaurare un nuovo ordine".
 

Mosca punta al rafforzamento dell'occupazione del Donbass
Il progresso delle operazioni offensive in Ucraina sud-orientale è l'obiettivo principale delle forze militari russe secondo l'intelligence britannica. In effetti lo spostamento e la riorganizzazione delle truppe russe nel Donbass, dove continua la resistenza del popolo e dell'esercito ucraini, continua la sua opera distruttiva. Bombe e spari hanno colpito un ospedale a Severodonetsk, e altre hanno distrutto quattro impianti di stoccaggio di carburante nelle città di Mykolayiv, Kharkiv, Zaporizhzhia e Chuchiv che servivano come rifornimenti all'esercito ucraino.
Intanto prosegue l'evacuazione dei residenti del Donbass verso la Russia. Nelle ultime 24 ore, come ha reso noto l'ufficio regionale dei servizi di Mosca (Fsb), oltre 15.000 abitanti delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk sono stati evacuati nella regione di Rostov, il che conferma l'ipotesi di un rafforzamento dell'offensiva militare in quell'area, sempre più vicina.
Da immagini satellitari raccolte l'8 aprile e analizzate dalla società statunitense Maxar Technologies, è emerso che il nuovo zar Putin sta muovendo verso il Sud un convoglio lungo una decina di chilometri e con un centinaio di mezzi, tra cui veicoli corazzati e artiglieria, nella zona della città di Velykyi Burluk.
Che oggi Mosca si stia concentrando in quell'area appare di tutta evidenza, anche a fronte di un attacco aereo russo che il 7 aprile ha colpito l'unica ferrovia controllata dagli ucraini nei pressi di Donetsk, impedendo la partenza di tre treni pronti per l'evacuazione. Pesanti bombardamenti si sono verificati poi a partire dall'8 aprile nelle città di Slavyansk, Avdiivka e Kharkiv e su tutta la rete ferroviaria del Luhansk che sarebbe pressoché distrutta. Bombardato anche l'aeroporto internazionale di Dnipro.
Uno dei bombardamenti più sanguinosi dal 24 febbraio è quello che ha colpito la stazione di Kramatorsk dove erano presenti circa 4 mila persone. Una serie di esplosioni che hanno provocato oltre 57 morti e più di trecento feriti, come riferisce l'agenzia ucraina Unian. Alle dichiarazioni di sdegno di Zelensky ha risposto il Cremlino, negando l'ennesima strage e affermando che i frammenti del missile usato apparterrebbero ad un vettore Tochka-U, utilizzato esclusivamente dalle forze ucraine, quando in realtà Kiev replica che in realtà si tratta di un missile a grappolo Iskander.
In questo contesto ostenta sicurezza e fiducia il consigliere ucraino Podoliak, che in una intervista ha affermato che L'Ucraina: “È pronta per le grandi battaglie, deve vincerle, anche nel Donbass. E quando succederà l'Ucraina avrà una posizione più forte nei negoziati il che le consentirà di dettare certe condizioni”.
 

Continua l'eroica Resistenza del popolo, esercito e governo ucraini
Putin sarebbe stato costretto a ripiegare a est, vista la forte resistenza che gli ha impedito di raggiungere l'obiettivo di conquistare Kiev. Ad oggi l'esercito ucraino ha riacquistato il controllo della regione di Sumy, sul confine russo, a nord del Donbass.
A testimoniare il grandissimo, eroico e coraggioso lavoro della resistenza e dell'esercito ucraini, la Russia è stata costretta ad ammettere la propria difficoltà in Ucraina; "Abbiamo perdite significative tra le truppe e è una grande tragedia per noi", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, in un'intervista al canale privato britannico Sky News, senza aggiornare ulteriormente il numero che fine marzo il Cremlino stimava in 1.351 soldati uccisi e altri 3.825 feriti dall'inizio dell'offensiva in Ucraina.
Numeri ancora lontani da quelli reali, con tutta evidenza molto più alti, altrimenti non si spiegherebbe il rallentamento e, per certi versi, il ripiegamento a sud est delle forze neozariste. Secondo Kiev al 9 aprile i soldati russi uccisi sarebbero oltre 19 mila, e un totale di quasi 5 mila dispositivi militari dalle navi e carri armati, ai veicoli blindati di trasporto. Anche per questa situazione di imprevista difficoltà, Mosca si troverebbe costretta a reclutare persino personale congedato, e mirerebbe a mobilitare 1.700 operai delle acciaierie di Alchevsk, così come alcuni addetti alla manutenzione delle linee elettriche.
Secondo la Bbc oggi, quando si avvcina sempre di più l'inizio delle operazioni militari in Donbass, dopo oltre 44 giorni di guerra, Putin ha scelto quale Comandante delle truppe di invasione il famigerato generale Aleksandr Dvornikov, già a capo della spedizione in Siria. Noto come "Il macellaio della Siria", Dvornikov ha 60 anni e finora era a capo del Distretto militare del sud. Ha assicurato la vittoria imperialista russa nell’operazione in Siria grazie alla “tecnica Grozny”, precedentemente usata anche nella capitale cecena, che prevede raid a tappeto senza distinguere obiettivi civili e militari, così da aprire la strada all’esercito affinché possa prendere possesso delle città.
 

Armi e aiuti a Kiev
In questo contesto è il vicesegretario della Nato, Mircea Geoana, a sostenere che nelle prossime settimane gli “alleati” forniranno più armi all'Ucraina poiché è previsto l'avvio di una guerra più convenzionale e su scala più vaste sulle coste del Mar Nero e nel Donbass. E questa escalation bellicistica occidentale non si è fatta certo attendere.
Downing Streeet, dopo l'incontro fra Boris Johnson e Zelensky, si è impegnata a fornire 120 mezzi blindati e nuovi sistemi missilistici anti nave all'Ucraina. Inoltre, "personale militare britannico verrebbe inviato in un Paese vicino all'Ucraina per condurre le attività formative" necessarie ad addestrare gli ucraini all'uso di questi blindati. Gli USA hanno deciso di inviare all'Ucraina oltre 1.400 missili Stinger, 5 mila Javelin anticarro e oltre 50 milioni di munizioni, oltre a droni per visione notturna, giubbotti antiproiettili e elmetti. Anche la Germania avvierà la propria fornitura di armamenti.
La Slovacchia ha ceduto a Kiev un sistema missilistico antiaereo e immediatamente Biden ha affermato che gli USA riposizioneranno un sistema Patriot in Slovacchia. Ma continua il riarmo Nato anche in Canada che ha aumentato le spese militari di 6,4 miliardi e ha messo a disposizione un miliardo di dollari canadesi di assistenza finanziaria e 500 milioni di dollari canadesi per l'acquisto di armi da destinare a Kiev.
Intanto il Cremlino prende nota e afferma che con l'incremento delle forniture di armi all'Ucraina la Nato non fa altro che prolungare il conflitto; “sono pericolose e provocatorie" e possono portare "gli Stati Uniti e la Federazione Russa sulla via del confronto militare diretto", è quello che ha detto in un'intervista a Newsweek l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov.
Analogamente la Cina ha annunciato di voler accelerare l'espansione del proprio arsenale nucleare come deterrente alla rinnovata aggressività dell'imperialismo americano, soprattutto per un eventuale coinvolgimento diretto in un possibile conflitto su Taiwan.
 

Zelensky chiede l'embargo immediato di gas, carbone e petrolio dalla Russia
Sollecitata in ogni occasione dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky nelle sue numerose partecipazioni di fronte ai parlamenti dei Paesi occidentali, nella seduta del 7 aprile, il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione sulla reazione Ue alla guerra in Ucraina nella quale si dà il via al quinto pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Non c'è ancora la proposta di embargo immediato per le importazioni di gas dalla Russia, oltre che per quelle di petrolio, carbone e combustibile nucleare. Ma al momento Josep Borrel ha annunciato l'intenzione di avviare entro pochi giorni la discussione su questo argomento, "ma una proposta formale non è sul tavolo", ha ammesso venerdì un alto funzionario europeo. "L'unanimità è necessaria per l'adozione delle sanzioni. Tuttavia, possiamo vedere chiaramente che diversi stati membri sono molto dipendenti nei confronti della Russia", ha sottolineato, riferendosi in particolare a Germania, Italia, Austria e Ungheria. "Non presenteremo qualcosa che non passerà”.
Intanto Il presidente USA Biden ha firmato la legge che vieta le importazioni di energia dalla Russia e quella che interrompe le normali relazioni commerciali con Mosca.
Una fonte Vedomosti di una delle compagnie carbonifere russe afferma che le esportazioni dall'Europa potrebbero essere principalmente reindirizzate al sud-est asiatico. In sostanza Daniil Karimov, amministratore delegato del settore metallurgico di Otkritie Research, ha osservato che per ristrutturare la logistica per l'Asia è necessario affrontare molti ostacoli, a cominciare dalla ricerca di nuovi clienti. Le aziende, a suo avviso, dovranno fissare "sconti significativi" ai prezzi correnti per farlo. "India, Cina, Vietnam e altri paesi del sud-est asiatico sono alla ricerca di energia a basso costo”.
Intanto la FAO annuncia l'impennata dei prezzi mondiali sui prodotti alimentari che toccano i massimi da sempre; secondo l'organizzazione dell'ONU i mercati risentono della guerra nella regione del mar Nero per quanto riguarda i cereali.
 

Negoziati a rilento
Continunano i negoziati senza registrare però progressi significativi. La nuova bozza ricevuta dalla Russia per mano ucraina, secondo il ministro degli Esteri russo Lavrov non rispetterebbe quanto concordato dagli ultimi colloqui ad Istanbul; allo stesso Lavrov risponde a tono Podolyak che afferma di non vedere ancora la de-escalatione all'attacco promessa, indispensabile per poter procedere ulteriormente.
"L'Ucraina è pronta per le grandi battaglie, deve vincerle, in particolare nel Donbass. E dopo avremo una posizione negoziale più solida che ci consentirà di dettare determinate condizioni. Poi i presidenti si incontreranno. Potrebbero passare due o tre settimane", ha detto Podolyak, affermando dunque che l'attesissimo incontro fra Putin e Zelensky per Kiev si farà solo dopo i fatti che accadranno in Dombass, con gli ucraini che sono convinti di poter vincere questa battaglia.
 

L'escalation bellica
Il timore dell'espansionismo russo produce effetti, e secondo recenti resoconti dei media finlandesi, Helsinki potrebbe presentare domanda di adesione già alla fine di aprile o all'inizio di maggio. Anche in Svezia viene rilanciata la questione dell'adesione alla Nato. Nel frattempo, funzionari russi hanno ripetutamente affermato che Mosca considera inaccettabile l'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, posizione espressa anche a fine febbraio, all'indomani dell'inizio dell'aggressione militare all'Ucraina.
Getta benzina sul fuoco Stoltenberg, segretario Nato, affermando che l'attuale presenza sul fianco orientale dell'Alleanza ritenuta non più adeguata, sarà sostituita da forze ritenute sufficienti a respingere tentativi di invasione ai danni di stati membri quali Estonia, Lettonia e altri di confine, e che le opzioni di questo ripristino saranno sviluppate dal comando militare della Nato che non perde certo l'occasione per rafforzare la propria presenza ad est.
Da parte sua il ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che "Questa non è più l'Unione europea. Ora è semplicemente un dipartimento della Nato che si occupa delle relazioni economiche e commerciali", aggiungendo che "questa guerra sarà vinta sul campo di battaglia". Insomma l'imperialismo zarista russo è sta facendo terra bruciata in Ucraina per vincere questa guerra anche a rischio di scatenare la guerra mondiale.
Papa Francesco non si stanca di invocare la pace e la cessazione delle ostilità. Nell'udienza generale del 6 aprile ha prima mostrato e baciato una bandiera ucraina, dai colori sbiaditi, proveniente “dalla città martoriata di Bucha”, vittima di un “massacro” e di “crudeltà orrende”. Ha attaccato le “strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, o influenza ideologica o influenza militare: lo stiamo vedendo con la guerra”. E infine ha amaramente rilevato: “Nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza delle Organizzazioni delle Nazioni Unite”.

13 aprile 2022