Contro villaggi curdi nel nord dell'Iraq
Fallito l'attacco dell'esercito turco al PKK
L'attacco favorito da Barzani, premier del Kurdistan iracheno

 
Il Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan-KNK, fondato su inizitiva del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) per mettere insieme rappresentanti di vari gruppi e partiti curdi favorevoli all'indipendenza, ha denunciato con forza l'inizio di una nuova campagna militare dell'esercito turco che a partire dal 17 aprile ha attaccato da terra con soldati aviotrasportati e il supporto di artiglieria pesante, aerei, droni ed elicotteri cinque villaggi del distretto di Zarghan nel Kurdistan meridionale già colpiti da bombardamenti aerei nei tre giorni precedenti.
Secondo il ministro della difesa turco Akar, l’operazione chiamata "Blocco dell’artiglio" avrebbe avuto come obiettivi vari rifugi e depositi di munizioni dei "terroristi" del PKK andati distrutti. Il PKK invece dichiarava che l'attacco turco era stato respinto con perdite significative per gli aggressori nonostante il supporto ricevuto dai peshmerga di Erbil, le formazioni curde del Kdp di Barzani, il premier del Kurdistan iracheno. I combattenti delle Forze di difesa del popolo (HPG) hanno ucciso un centinaio di soldati turchi, fa i quali sei alti ufficiali, e danneggiato due velivoli negli scontri della prima ondata di attacchi nei villaggi investiti dall'offensiva turca e sono riusciti a non far sbarcare quelli arrivati con gli elicotteri. Fallito l'attacco via terra, gli aggressori turchi continuavano a bombardare la zona curda.
Non è la prima volta che a un incontro ad Ankara tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro del governo del Kurdistan iracheno (Krg) Masrour Barzani sia seguito un attacco militare contro le città curde del nord dell'Iraq, basi della guerra di resistenza condotta dal PKK. Erdogan e Barzani si sono visti il 15 aprile per riaffermare la cooperazione bilaterale a favore della "stabilità e sicurezza" della regione che li ha visti stretti alleati nell'offensiva contro lo Stato islamico e adesso contro la parte curda che segue il PKK e non il Kdp di Barzani.
La criminale collaborazione tra i curdi del Kdp e il macellaio turco Erdogan negli attacchi alle basi curde nel nord dell'Iraq è stata denunciata anche dai curdi iracheni dell'Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), il partito rivale del Kdp di Barzani a Erbil, con partecipate manifestazioni a Suleymaniya, nella parte orientale del Kurdistan iracheno. Il presidente del gruppo parlamentare del Puk a Baghdad definiva le operazioni militari della Turchia contro il territorio della regione del Kurdistan "una violazione della sovranità e dello spazio aereo dell'Iraq. Un attacco anche contro i principi internazionali e le relazioni di vicinato tra l'Iraq e la Turchia".
Ai primi di febbraio l'esercito turco aveva lanciato l'offensiva "Aquila d’inverno" e colpito con pesanti bombardmenti Makhmour, Rojava e Shengal, le zone curde nel nord della Siria e dell'Iraq.
Mentre il presidente turco sta cercando di svolgere il ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina e di presentarsi come un pacificatore, denunciava il Congresso nazionale del Kurdistan-KNK, ha "lanciato una rinnovata offensiva militare su larga scala contro il Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), un’altra campagna per invadere, spopolare e occupare più aree. Ancora una volta, il vero volto di Erdogan, quello di aggressore e occupante, può essere visto in Kurdistan. La politica di negazione dei diritti e guerra contro il popolo curdo è un principio centrale dello stato turco e della leadership di Erdogan e gli sforzi trasparenti di Erdogan per agire come mediatore sulla scena internazionale servono solo a distrarre dal ruolo distruttivo che continua a svolgere in Turchia , in Kurdistan e in tutta la regione".
C'è l'Erdogan che il 25 aprile annunciava il blocco dello spazio aereo per i voli militari russi diretti in Siria e per quelli civili con a bordo militari russi, dopo che aveva vietato l'ingresso nei Dardanelli e nel Bosforo alle navi militari dirette nel Mar Nero per far pesare il ruolo di potenza egemone locale di primo livello della Turchia. Erdogan spingeva il socio imperialista Putin a riprendere il discorso dei negoziati diretti con l'Ucraina dal punto in cui si era interrotto il 29 marzo a Istanbul. E pur non avendo aderito alle sanzioni occidentali riceveva il riconoscimento degli "sforzi diplomatici della Turchia" da parte del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, impegnato nel corso dell'inutile viaggio a Mosca e Kiev.
C'è l'Erdogan dittatore in casa propria che fa condannarre all'ergastolo l'attivista turco per i diritti umani Osman Kavala con l'accusa di avere "tentato di rovesciare il governo" sostenendo le proteste anti governative al Gezi Park di Istanbul nel 2013.
C'è l'Erdogan che approfitta dell'attenzione centrata sulla guerra in Europa che scivola con una apparente normalità sempre più verso un conflitto mondiale e come Putin si comporta da aggressore e macellaio sul fronte sud, sui territori curdi in Siria e in Iraq nel tentativo di ricostruire l'egemonia dell'impero ottomano.
Gli alleati imperialisti non lo ostacoleranno e non è difficile pensare che faranno cadere nel vuoto l'appello lanciato il 18 aprile dal Congresso nazionale del Kurdistan-KNK dopo gli ultimi attacchi, un appello che chiede "a tutti i governi e alle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, la NATO, l’UE, il Consiglio d’Europa e la Lega araba, di intraprendere un’azione urgente contro questa violazione del diritto internazionale, di condannare inequivocabilmente questo crimine di aggressione e di chiedere che la Turchia ritiri le sue truppe dal Kurdistan meridionale".
Al momento si registrano la protesta dell presidente iracheno Barham Salih contro "questi attacchi che minacciano chiaramente la nostra sicurezza nazionale", del leader del movimento sciita iracheno Sadr, Muqtada Al Sadr, che ha definito gli attacchi dello stato turco alla regione del Kurdistan una violazione dei diritti sovrani dell'Iraq che devono cessare immediatamente.
Altrettanto significativa la denuncia dell'ex presidente del Parlamento della regione del Kurdistan, Yusuf Mihemed: "gli attacchi turchi non sono nuovi; il loro obiettivo è di raggiungere e prendere il controllo della provincia di Mosul, che una volta era sotto il dominio ottomano. Vogliono assegnare la regione alla Turchia. Credono di potersi liberare del trattato di Losanna dopo cento anni. I loro obiettivi sono a lungo termine. Nelle circostanze attuali, la Turchia pensa di poter legittimare la propria invasione se l'invasione russa dell'Ucraina avrà successo".

27 aprile 2022