Manifestazioni in tutta Italia, le più importanti a Assisi, Taranto, Torino, Milano, Portella della Ginestra
I problemi delle lavoratrici e dei lavoratori e la guerra in Ucraina al centro del 1° Maggio
A Torino la polizia a manganellate impedisce alla sinistra del corteo di entrare in piazza S.Carlo. A Milano lo spezzone della Fiom canta Bandiera Rossa. Insoddisfacenti i discorsi dei segretari Cgil-Cisl-Uil
IL PMLI INVITA A LOTTARE PER IL POTERE POLITICO E IL SOCIALISMO

Nella Giornata internazionale dei lavoratori del 2022 il tema centrale è stato quelle delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, che a seguito della crisi economica capitalistica, aggravata dalla pandemia da Covid e dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, sono drasticamente peggiorate. Disoccupazione, bassi salari, pensioni da fame, carovita, morti sul lavoro sono stati centrali nei cortei e negli interventi dei sindacalisti.
La guerra non è quindi riuscita a oscurare le problematiche legate al mondo del lavoro, anche se i due temi rimangono intrecciati tra loro. La maggioranza della classe operaia e dei lavoratori ha respinto la retorica della guerra, dell'”unità nazionale” dei sacrifici a senso unico. I numeri e i fatti parlano chiaro: mentre i ricchi sono aumentati e la speculazione fa ingrassare i capitalisti, l'Italia è l'unico Paese europeo dove i salari sono scesi negli ultimi 30 anni, ma per i padroni questo tema rimane un tabù. Appena il Ministro del Lavoro Orlando nei giorni scorsi ha avanzato una timida proposta di legare gli aiuti alle aziende con il rinnovo e l'adeguamento dei contratti, e quindi all'incremento dei salari, Confindustria è insorta gridando al sentimento “anti-industriale” e invocando meno tasse per le imprese.
In tutte le piazze d'Italia, seppur con toni diversi, si è alzata alta la voce contro la guerra e contro il coinvolgimento dell'Italia nel conflitto scatenato da Putin. Il governo del banchiere massone Draghi, con l'invio di armi all'Ucraina, oltre a violare la Costituzione, mette a repentaglio la sicurezza del nostro Paese con il rischio di ritorsioni. Mentre con l'aumento delle spese militari toglie ancora risorse alla sanità, alla scuola e ai servizi pubblici, ai redditi, al sostegno a chi è in difficoltà. Le lavoratrici e i lavoratori hanno puntato il dito contro questa politica guerrafondaia e antipopolare, che senza vergogna arriva al punto di spendere i soldi del PNRR per le armi e nuove basi militari anziché per alleviare le tante emergenze sociali e per salvaguardare il lavoro.
Il PMLI, dove presente, ha fatte proprie queste rivendicazioni, unendosi alla parte più avanzata e combattiva delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani e di tutti quei manifestanti che si oppongono all'invasione dell'Ucraina e all'imperialismo, alla Nato, alla UE e al governo Draghi. A Milano, Biella, Firenze, Prato, Empoli, Fucecchio, Pontassieve, Barberino, Napoli e Catania i marxisti-leninisti hanno contribuito a caratterizzare da sinistra le manifestazioni con la loro presenza e la propria elaborazione politica, ricercando sempre l'unità con tutti gli anticapitalisti, come dimostra il volantino sul Primo Maggio “rivoltiamo la piramide” che porta la firma del PMLI e di altre nove organizzazioni. In particolare proponendo, oltre alle rivendicazioni immediate, quella strategica del potere politico al proletariato e del socialismo
Perché, come ha sottolineato il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi nel suo Editoriale per il 45° compleanno del Partito: “per prevenire il coinvolgimento dell'Italia in imprese militari imperialiste e nella guerra mondiale e per dare alle masse benessere, lavoro, pace, libertà e democrazia, bisogna risolvere la questione di fondo, che è quella di cambiare società abbattendo il capitalismo, la classe dominante borghese e il suo Stato, sostituendoli con il socialismo, il proletariato al potere e lo Stato proletario socialista. Una questione che i marxisti-leninisti italiani pongono da sempre e che ora, dati i nuovi avvenimenti internazionali e nazionali, è divenuta urgente e non più procrastinabile. È su questa questione che bisogna prioritariamente concentrarsi, e non sugli accordi elettorali e sulla formazione delle liste elettorali comunali parziali di giugno e per quelle delle elezioni politiche del prossimo anno.”
In questo articolo riportiamo notizia degli appuntamenti più importanti, mentre gli articoli più dettagliati delle singole iniziative locali saranno pubblicati nel prossimo numero del Bolscevico . Come vedremo, spesso le manifestazioni in una stessa città, specie in quelle più grandi, sono state più di una. Se da un lato questa modalità contribuisce a spezzettare cortei e iniziative che sarebbe auspicabile vedere unitarie, che raccolgono tutte le lavoratrici e i lavoratori, sono anche il sintomo di come i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, che generalmente a livello organizzativo monopolizzano il Primo Maggio, non sono più in grado di rappresentare le aspirazioni, le rivendicazioni e anche la rabbia di lavoratori, precari, giovani e donne, pensionati.
Partiamo da Assisi , in Umbria, scelta da Cgil-Cisl-Uil come sede della manifestazione nazionale unitaria per la sua simbologia e per essere tappa della marcia della pace tenutasi pochi giorni prima. Se sulla guerra le dichiarazioni dei tre segretari sono in buona parte condivisibili, a parte la debole condanna dell'aumento delle spese militari e dell'invio di materiale bellico in Ucraina, sui temi del lavoro gli interventi sono stati insoddisfacenti (Landini e Bombardieri) o addirittura irricevibili e al limite del provocatorio (Barra). Il segretario della Cgil attacca il presidente di Confindustria Bonomi sulla necessità di rinnovare i contratti e di “mettere più soldi in busta paga” ma non saranno certo le sue frasi ad effetto ai comizi o i “consigli” del ministro Orlando a smuovere i padroni. Per fare questo occorre la mobilitazione e non certo la politica degli accordi al ribasso e dei patti in deroga sottoscritti dai confederali.
Bombardieri della Uil invece ha invocato ancora una volta la concertazione e la convocazione a Palazzo Chigi. Cosa che poi avvenuta il giorno dopo, ma dove puntualmente il governo non ha preso nessuna misura seria in favore delle masse lavoratrici e popolari. Sbarra della Cisl si spinge oltre e supplica Draghi: “E' tempo di un nuovo Patto sociale” che, con una notevole faccia tosta, indica come unica strada “per proteggere i salari”, mentre come ben sappiamo ha sempre comportato la subordinazione dei lavoratori a padronato e governo. A maggior ragione adesso in tempo di pandemia e di guerra, dove i capitalisti vogliono il blocco degli stipendi e Draghi chiede sacrifici per supportare le aziende e il riarmo dell'Italia.
Un'altra importante manifestazione si è svolta a Torino che, come da tradizione, ha visto l'adesione di migliaia di persone, e dove spesso si registrano tensioni. Questo perché lo “spezzone sociale”, il fondo del corteo che da sempre raccoglie l’anima più combattiva dei partecipanti, da anni non viene fatto entrare in piazza San Carlo al comizio ufficiale per paura di contestazioni e motivo, da sempre, di violenti scontri con la polizia. E puntualmente anche quest'anno è avvenuto quando i manifestanti hanno tentato di avvicinarsi al palco istituzionale. Sono partite violentissime cariche a suon di manganellate mentre dall'altra parte si sono difesi con i bastoni delle bandiere e gli striscioni. Un contro comizio è stato allestito nella vicina via Roma, dove i manifestanti hanno costretto la polizia ad allontanarsi. Gastone Cottino, 97 anni, partigiano, dal microfono si è rivolto alla folla con queste parole: “Dobbiamo tenere duro. Qui vogliono mettere in discussione i principi costituzionali. Il Primo Maggio è di tutti, di tutti i compagni e di tutti i lavoratori. Io ho quasi cent’anni ma vi posso dire che nella mia lunga vita un episodio così vergognoso come quello di oggi raramente l’ho visto”.
Un clima da legge marziale quello del capoluogo piemontese. Mezz'ora prima ne avevano fatte le spese anche un gruppo di riders che aveva fischiato al passaggio del sindaco, picchiati dalla polizia nonostante una parte del corteo li avesse invitati ad entrare. Subito il fascioleghista Salvini e il suo compare di partito Molteni, il deputato PD ed ex sindaco della città Fassino, il ministro degli Interni Lamorgese, si sono messi a condannare “i violenti” e “gli imbecilli” e a pontificare la militarizzazione della città. Noi invece esprimiamo solidarietà a quei manifestanti che nel giorno della festa dei lavoratori vengono isolati e picchiati per impedire eventuali “disturbi” alla passerella dei rappresentanti delle istituzioni.
A Milano, dopo due anni di stop per il Covid, si sono riviste in piazza migliaia di persone. La difesa dei diritti e della sicurezza sul lavoro e anche il NO al riarmo e alla spinta verso una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina sono alcuni dei temi su cui si è incentrata la manifestazione. Altro tema caldo il carovita e i salari bassi, particolarmente sentito in una città che risulta essere la più cara d'Italia. Nel corteo ha risuonato più volte “Bella Ciao”. Erano presenti un po' tutte le categorie di lavoratori con una nutrita rappresentanza soprattutto dei metalmeccanici. Quelli della Fiom-Cgil hanno sfilato cantando Bandiera Rossa. Sempre nel capoluogo lombardo il pomeriggio si è svolto “Primaggia”, iniziativa che ha raccolto sopratutto i lavoratori precari e i sindacati di base. “Non pagheremo noi la vostra guerra. No al carovita”, si leggeva in un cartello di apertura del corteo che ha sfilato in un clima di festa e di lotta.
A Bologna il Primo Maggio organizzato in Piazza Maggiore da Cgil, Cisl e Uil è durato tutto il giorno, tra politica e musica. Al centro degli interventi la guerra, il carovita e gli aumenti salariali. In piazza dell'Unità, invece, ha manifestato il sindacato di base Usb: anche qui stessi temi ma tenendo nel mirino anche il governo Draghi. Dalle 11 si sono alternati i lavoratori e le lavoratrici del porto di Genova e dell'aeroporto di Pisa, delegati di fabbrica, la rete Disarmiamo la Guerra e altre realtà cittadine. In migliaia anche a Trieste , in due manifestazioni distinte, una organizzata dai confederali l'altra dai sindacati di base. In provincia di Firenze ogni cittadina ha avuto il suo corteo, e in molti di questi era presente il PMLI. Tra i più significativi e numerosi quelli di Empoli e di Sesto Fiorentino, aperto dai lavoratori del Cartonificio fiorentino che stanno lottando contro il trasferimento della loro fabbrica.
A Napoli si è finalmente rivisto un Primo Maggio con tanti manifestanti, seppur distribuiti in tante iniziative. Ex operai e i giovanissimi hanno sfilato insieme tra le strade di Barra, quartiere nella zona orientale di Napoli, per celebrare la festa del 1° maggio e per reclamare la necessità di Pace e lavoro. Il corteo era organizzato dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso. Primo Maggio di mobilitazione a Soccavo, quartiere periferico della città. Guerra, precarietà, carovita, pandemia, questi i temi trattati. Una manifestazione di preparazione in vista dello sciopero generale del 20 maggio contro la guerra e l’economia di guerra. Il corteo si è snodato pacificamente per le vie del quartiere e vi hanno partecipato comitati, sindacati di base, partiti, sotto un ferreo controllo poliziesco. La manifestazione di Cgil-Cisl-Uil si è tenuta a Largo Donnaregina dove assieme alle richieste di salario e sviluppo si è unità la disponibilità dei confederali al “Patto Sociale”.
A Taranto si è svolto con successo il concertone Uno Maggio libero e pensante, che a differenza del suo omologo e più famoso evento romano riesce, accanto ad una vasta offerta musicale, ad essere ricco di spunti e riflessioni sulle tematiche del lavoro, dello sfruttamento e dell'inquinamento con spirito critico e dialettico. Come ha spiegato l'attore Michele Riondino, uno degli organizzatori: “Anche noi vorremmo che l’Italia potesse mantenere il proprio fabbisogno di acciaio, ma siamo per un sistema industriale innovativo, che guardi al futuro, che rispetti la vita umana e la qualità dei diritti essenziali dell’uomo: il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto alla scuola, il diritto a respirare aria pulita, il diritto a un sistema sanitario che funzioni e che sia adeguato alle richieste della cittadinanza”. E ha continuato: “Si facevano le leggi in modo tale che la produzione potesse aumentare ma senza darlo troppo a vedere. Con lo scoppio della guerra è saltato anche questo pudore. Adesso ancora andremo a carbone, andremo ancora a gas ma questo noi non ce lo possiamo permettere”.
Un altro importante appuntamento si è tenuto in provincia di Palermo, a Portella della Ginestra , in occasione del 75° anniversario della strage avvenuta il Primo Maggio del 1947. Voluta dallo Stato, dai grandi proprietari terrieri siciliani e dall'imperialismo americano (interessato unicamente a evitare con ogni mezzo una vittoria del Fronte democratico popolare che univa i partiti parlamentari di sinistra alle elezioni del 1948) che armarono la mafia per stroncare le lotte per la distribuzione della terra e il miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari isolane, causò l'uccisione di 11 persone, tra braccianti, contadini, donne e bambini. Un corteo molto partecipato, organizzato dalla Cgil, è partito dalla Casa del popolo di Piana degli Albanesi al canto di “Bella ciao”, fino al pianoro di Portella, dove si trova il memoriale. Molto toccante la cerimonia, introdotta dalla lettura dei nomi delle vittime da parte del novantenne Serafino Petta, uno dei sopravvissuti all'eccidio.

4 maggio 2022