Durante l'adunata nazionale a Rimini
Le mani degli alpini sulle donne
Oltre 500 le segnalazioni di violenze fisiche e verbali. Non una di meno di Rimini mette a disposizione un supporto legale a chiunque voglia sporgere denuncia

 
La 93ª adunata dell’Associazione Nazionale Alpini, che si è svolta tra Rimini e San Marino dal 5 all'8 maggio scorsi è stata teatro, anche questa volta come nelle edizioni precedenti, di gravissimi episodi di sessismo nei confronti di ragazze, donne e lavoratrici del settore turistico e alberghiero. Episodi che da sempre hanno contraddistinto le parate nazionaliste degli Alpini. Solo che questa volta grazie al supporto del movimento transfemminista Non una di meno di Rimini assieme a Casa Madiba e Pride off, che hanno messo a disposizione un supporto legale, le donne che hanno subito violenze fisiche e verbali hanno trovato il coraggio di denunciarle.
In tre giorni sono state raccolte oltre 160 testimonianze di atteggiamenti sessisti, molestie, violenze di genere, discriminazioni omolesbobitransfobiche, senza considerare comportamenti razzisti ed inneggianti al fascismo. “Oggi ero nel centro di Rimini era pieno zeppo di alpini ubriachi. Ero con una mia amica abbiamo entrambe quattordici anni… eravamo anche vestite normalmente e un alpino mi ha tirato uno schiaffo fortissimo sul sedere e si sono messi a ridere. Sono traumatizzata e mi sono messa a piangere” racconta una delle tante ragazze giovanissime che hanno riportato la loro testimonianza. E ancora “Faccio la cameriera e tra ieri e oggi è stato surreale il livello di molestie che ho dovuto sopportare. Gente che allunga le mani, cerca di darti baci sulla guancia dopo averti tolto con la forza la mascherina, continui apprezzamenti che passano dal “sei bella” a chiederti che intimo indossi, se lo indossi”, racconta una cameriera di un bar in centro a Rimini.
Altre donne nelle loro testimonianze riportano di aver avuto difficoltà a rientrare in casa: “Ieri sera mentre andavo in bici mi hanno fermata cercando di farmi entrare in un capannone, io sono scappata pedalando più velocemente possibile”. Altre ragazze raccontano di essere state bloccate da gruppi di alpini sulla pista ciclabile tra fischi, catcalling (termine usato per definire la molestia sessuale verbale avvenuta per strada) e allusioni a sfondo sessuale; altre donne riferiscono ancora di aver subito catcalling mentre si trovavano in casa, affacciate alla finestra.
Dopo questi inaccettabili fatti si sono susseguite una serie di prese di posizione di condanna, per lo più evanescenti, da parte dei rappresentanti di “centro-sinistra” delle istituzioni sia centrali che locali in cui si è contraddistinta la contraddizione all'interno del PD. Infatti, all'indomani delle denunce la Conferenza delle donne del PD di Rimini dirama un comunicato in cui si mette allo stesso livello la condanna delle molestie e la difesa del valore del corpo degli alpini discreditando le testimonianze raccolte: “Intendiamo, del pari, dissociarci”, si legge nel testo, “da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito”. La nota continua mettendo in dubbio che siano avvenute le violenze poiché “la cospicua presenza di Forze dell’Ordine, era a garanzia della tempestiva segnalazione, repressione e denuncia di eventuali episodi a connotazione antigiuridica”. Una tesi molto simile al comunicato di giustificazione dell’Associazione nazionale alpini che ha dato la responsabilità a presunti “infiltrati”. Una presa di posizione delle donne PD romagnole che ha costretto la presidente della Conferenza nazionale del PD Cecilia Elia a intervenire per dire che “ciò che sta emergendo è grave e non può essere sottovalutato”. Anche le deputate PD in una nota congiunta hanno chiesto l’intervento del ministero della Difesa: “Chiediamo quali azioni intenda intraprendere perché gli episodi gravissimi avvenuti a Rimini non si ripetano e quali iniziative intenda assumere per fare chiarezza e supportare le donne che sono state vittime delle molestie”, probabilmente spinte dalla blanda presa di posizione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, anch'egli PD che si è limitato a parlare di “comportamenti gravissimi” invitando però a non generalizzare e colpevolizzare tutto il corpo degli Alpini... Una posizione simile a quella di Salvini del resto che in una nota chiede di “condannare episodi di molestie o maleducazione” ma di evitare generalizzazioni.
Una contraddizione che emerge anche nella presa di posizione del capogruppo dei deputati del PD, Debora Serracchiani contraria alla petizione che chiede lo stop delle adunate lanciata immediatamente su Change da Micol Schiavon e che in sole 12 ore ha raccolto più di 12 mila firme, invitando a non sospendere la prossima adunata in programma a Udine perché “sarebbe come arrendersi a un pugno di violenti” sostenendo la posizione al riguardo dello stesso presidente dell'Associazione nazionale alpini.
Non una di meno insieme a Casa Madiba e Pride off tramite un comunicato continuano la battaglia, dando appuntamento all'incontro pubblico di giovedì 19 maggio alle 18 in piazzetta Francesca da Rimini, "non per parlare di quello che è accaduto all'Adunata e continuare a spettacolarizzare i fatti dentro il circuito mediatico, ma per discutere e organizzarci affinché questi non accadano mai più". NUDM intende "continuare a tenere aperto quello spazio inclusivo e intersezionale che si è generato da fatti che riteniamo gravissimi", dal catcalling alle molestie sessuali, dagli insulti agli accerchiamenti, fino ai palpeggiamenti nelle strade, nei parchi, sotto casa, nei luoghi di lavoro. Episodi "da troppi minimizzati e considerati del tutto normali". “La cultura della violenza maschile e di genere è diffusa - concludono le associazioni - parte integrante della società che abitiamo. Per questo non si tratta di un fenomeno che riguarda poche mele marce, ma che investe l'intera società".
I fatti di Rimini non sono un “fenomeno che riguarda poche mele marce” ma è il risultato della concezione del mondo borghese del sistema capitalistico, con tutta la sua ipocrisia, una cultura antifemminile, basata sulla sopraffazione dei più forti sui più deboli, dell'uomo sulla donna. Le violenze sessuali, gli stupri, gli abusi sulle donne, i femminicidi sono l'espressione più cruenta di questa cultura marcia e putrida, corrotta e corruttrice, misogina e patriarcale. E non a caso sono accaduti nel raduno di uno dei corpi dell'Esercito come il corpo degli Alpini segnatamente sessista, si pensi che solo nei primi anni 2000 è stato concesso l'arruolamento anche alle donne.
Finché esisterà il capitalismo basato sulla proprietà privata, il libero mercato e il patriarcato le donne continueranno a essere relegate in un ruolo subalterno, vittime della doppia schiavitù salariale e domestica, soggette agli abusi sessuali nei luoghi di lavoro e nella società. Solo conquistando il socialismo e cancellando la proprietà privata capitalistica, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e l'intera sovrastruttura ideologica, statale, politica, culturale e morale capitalistica, le donne potranno emanciparsi dallo sfruttamento e dalla schiavitù sociale.

18 maggio 2022