Le adesioni maggiori, e fino al 100%, tra i giovani e nei centri minori.
I magistrati scioperano contro la “riforma” Cartabia

 
I magistrati ordinari italiani, quindi, lo scorso 30 aprile al termine dell'assemblea nazionale dell'Associazione nazionale magistrati hanno deliberato a stragrande maggioranza (1.081 voti favorevoli, 169 contrari e 13 astenuti) per lunedì 16 maggio una giornata di sciopero, cogliendo in pieno il carattere eversivo dell'ordine democratico e costituzionale del provvedimento elaborato dal Ministero della Giustizia spacciato come “riforma” e già approvato alla Camera, con la previsione della possibilità di ulteriori forme di protesta a oltranza se non ci saranno aperture.
La giunta dell'Associazione nazionale magistrati, difendendo l'iniziativa di agitazione e mettendo in risalto il carattere eversivo dell'iniziativa del governo, ha ribadito che il provvedimento legislativo approvato alla Camera “mette in discussione lo spirito del titolo IV della Costituzione” e che “lo sciopero è un atto di coraggio, l’unità un dovere”, invitando pertanto tutti i magistrati ad astenersi da tutte le funzioni durante la giornata di agitazione.
In un'intervista pubblicata sul Fatto Quotidiano del 15 maggio Eugenio Albamonte, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati e attualmente segretario dell'associazione Area, ha indicato i punti maggiormente critici del provvedimento già approvato dalla Camera, sottolineandone il carattere eversivo da un punto di vista costituzionale: “innanzitutto l’effettiva separazioni delle funzioni: si è sempre detto – ha affermato il magistrato romano - che per realizzarla bisognava cambiare la Costituzione, adesso con una serie di norme che realizzano lo stesso effetto, lo si fa con legge ordinaria”. “C’è poi – ha continuato Albamonte - la questione del fascicolo della performance: è un modo di misurare la bravura dei magistrati in relazione al fatto che le proprie decisioni siano confermate nei gradi successivi del giudizio. Il ruolo dei magistrati è anche quello di adeguare le leggi alle evoluzioni della società e non sempre questo meccanismo porta a un immediato allineamento dei giudici di Cassazione: a volte c’è bisogno di anni affinché la Suprema Corte, o la Consulta, arrivi a dei principi emersi nel corso delle indagini, ma magari smentiti dalle sentenze successive”.
L'adesione dei magistrati all'iniziativa di astensione è stata notevole: in alcuni Tribunali – come quelli di Forlì, Lecco e Marsala – lo sciopero ha riguardato il 100% delle toghe, ma sono numerosi gli uffici giudiziari importanti – Ancona, Catania e Brescia - dove l'astensione ha superato il 60%, tanto che alla fine della giornata di astensione il 48% dei magistrati italiani si è schierato nettamente contro il provvedimento votato alla Camera.
Tendenzialmente l'astensione maggiore si è avuta negli uffici giudiziari di provincia, mentre nelle grandi città l'astensione, pur assai significativa, è stata proporzionalmente minore. Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, in un'intervista concessa a Sky TG24, ha messo in evidenza che “nei piccoli tribunali, dove ci sono magistrati molto giovani, i dati di adesione sono elevatissimi”, un fatto che, secondo il presidente dell'Anm, “mostra che i magistrati più giovani avvertono di più il pericolo di questo mutamento del modello di magistrato” con il provvedimento già votato alla Camera.
Contemporaneamente all'astensione, moltissimi magistrati hanno organizzato iniziative pubbliche negli stessi uffici giudiziari e non solo per spiegare all'opinione pubblica i gravi motivi che hanno portato allo sciopero.
Hanno ragioni da vendere l'Associazione nazionale magistrati e tutti i magistrati che si battono per impedire che la magistratura finisca per essere assoggettata all'esecutivo, perché questo significherebbe realizzare il piano antidemocratico ed eversivo che fu della famigerata loggia P2.

18 maggio 2022